Leicester con cinque o sei altri andò al laboratorio. Mezz’ora dopo erano di ritorno.
«Riflessione completa su un metro. Schema A sui 10 centimetri,» comunicò Leicester.
«E questo sembra dar ragione a Chris.»
«Non ne sono certo,» osservò Weichart. «Perchè sulla lunghezza di un metro non abbiamo avuto lo schema A?»
«Potrei avanzare un’ipotesi, ma sarebbe anche più fantastica, perciò per il momento la lascio correre. Il fatto è — insisto a dire che è un fatto — che quando abbiamo trasmesso sui 10 centimetri c’è sempre stato un rapido aumento della jonizzazione atmosferica, mentre la jonizzazione è calata subito appena sospesa la trasmissione. C’è qualcuno che può negarlo?»
«Non nego che i fatti finora non si accordino con quel che tu dici,» osservò Weichart. «Riconosco che non lo si può negare. Non sono più d’accordo invece quando vuoi trovare un rapporto di causa fra le nostre trasmissioni e gli sbalzi della jonizzazione.»
«Vuoi dire forse, Dave, che le nostre scoperte di stasera sono stata pure coincidenza?» chiese Marlowe.
«Proprio così. Riconosco che come coincidenze sono fin troppe, ma il rapporto causale che yuol trovarvi Kingsley mi sembra assolutamente impossibile. Secondo me l’improbabile può accadere, ma l’impossibile no.»
«Impossibile è dir troppo,» insistè Kingsley, «e certo Weichart non è in grado di giustificare l’uso di questa parola. Noi dobbiamo scegliere fra due improbabilità, e infatti ho detto che la mia ipotesi pareva anche a me improbabile, quando l’ho lanciata. Inoltre son d’accordo con quel che ha osservato Alexis, e cioè che un’ipotesi si mette alla prova solo calcolando quel che essa prevede. Sono passati tre quarti d’ora dall’ultima trasmissione di Harry Leicester. Propongo che Harry tenti ancora sui 10 centimetri.»
«Oh no,» fece Leicester con voce lamentosa.
«Vi dico,» continuò Kingsley, «che si ripeterà lo schema A. Vorrei sapere cosa prevede Weichart.»
A Weichart non piaceva la piega che stava prendendo la discussione, e cercò di svignarsela. Marlowe si mise a ridere.
«Ti ha preso, Dave. Se davvero è stata tutta una coincidenza, devi convenire che la previsione di Kingsley questa volta non si può avverare.»
«È poco probabile, ma può sempre accadere.»
«Avanti, Dave! Cosa succederà? Su che numero punti?»
E Weichart fu costretto ad ammettere che prevedeva di veder fallire la previsione di Kingsley.
«Benissimo. Andiamo a vedere,» fece Leicester.
E mentre uscivano Ann Halsey disse a Parkinson:
«Farò dell’altro caffè. Mi aiuta signor Parkinson? Quando tornano ne vorranno ancora. ~
E mentre preparavano il caffè, la ragazza continuò:
«Ha mai sentito tanti discorsi? Credevo che gli scienziati fossero gente silenziosa, invece non ho mai sentito tante chiacchiere. Come dice Omar Khayyàm a proposito dei dottori e dei santi?»
«Mi pare che dice così,» rispose Parkinson:
«Quand’ero giovane, cercavo con ardore
la compagnia di dottori e di santi,
e sentivo gran discorsi
sempre, di continuo, ma ogni volta
uscivo dalla porta per cui ero entrato.»
«Non è tanto il volume dei discorsi che mi sorprende,» continuò Parkinson ridendo. «Succede lo stesso anche in politica. Mi sorprende invece la quantità di errori che hanno commesso; quante volte le cose sono andate in maniera diversa dalle loro previsioni.»
Quando gli scienziati ritornarono bastò un’occhiata per comprendere com’erano andate le cose. Parkinson porse a Marlowe una tazza di caffè.
«Grazie. Be’, è andata. Aveva ragione Chris e torto Dave. E ora credo che dobbiamo cercar di stabilirne il significato.»
«A te la parola Chris,» disse Leicester.
«Supponiamo che la mia ipotesi sia giusta, che le nostre trasmissioni producano cioè un effetto notevole sulla jonizzazione dell’atmosfera.»
Ann Halsey gli porse una tazza di caffè.
«Come mi piacerebbe sapere cosa significa jonizzazione! Tieni, prendi questo.»
«Oh, significa che le parti esterne degli atomi si staccano da quelle interne.»
«E come succede?»
«Può succedere in molti modi: per scarica elettrica, come in un fulmine o in un tubo al neon — quelli che abbiamo qui, per esempio. In questi tubi il gas viene parzialmente jonizzato.»
«Secondo me la difficoltà sta nell’energia. Le vostre trasmissioni non hanno la potenza necessaria a produrre questa crescita della jonizzazione,» disse McNeil.
«Giusto,» rispose Marlowe. «È assolutamente impossibile che le nostre trasmissioni siano la causa prima delle fluttuazioni nell’atmosfera. Dio mio, dovrebbero avere un’energia tremenda.»
«E allora come può esser giusta l’ipotesi di Kingsley?»
«Le nostre trasmissioni non sono la causa prima, come dice Geoff. Questo è del tutto impossibile, son d’accordo con Weichart. Avanzo un’altra ipotesi: che le nostre trasmissioni sollecitino l’espandersi di una energia assai più grande.»
«Chris, ma dove supponi che sia collocate questa fonte di energia?» chiese Marlowe.
«Nella Nuvola, naturalmente.»
«Ma è certamente fantastico immaginare che noi possiamo spingere la Nuvola a reagire in questo modo, e a farlo con tanta frequenza. Bisognerebbe supporre che la Nuvola abbia una specie di meccanismo di alimentazione,» intervenne Leicester.
«Sulla base della mia ipotesi questa affermazione sta in piedi»
«Ma non vedi, Kingsley, che è un’idea pazza,» esclamò Weichart.
Kingsley diede un’occhiata all’orologio.
«È ora di tentare di nuovo, se qualcuno è d’accordo. C’è nessuno che sia disposto?»
«Per amor del cielo, no!» esclamò Leicester.
«I casi sono due: andare o restar qui. Se restiamo significa che diamo ragione all’ipotesi di Kingsley. E allora, ragazzi, si va o si resta?» fece Marlowe.
«Si resta,» rispose Barnett. «E vediamo come finisce la discussione. Siamo arrivati al punto che la Nuvola ha
una specie di meccanismo di alimentazione, un meccanismo capace di esprimere un’enorme quantità di energia, non appena riceve la pur minima trasmissione radio dal di fuori. Ora dovremmo spiegarci come funziona tale meccanismo, e perchè funziona così. Qualcuno ne ha idea?»
Alexandrov si schiarì la voce, e tutti aspettavano che buttasse fuori una delle sue rarissime osservazioni.
«Bastardo in Nuvola. Detto anche prima.»
Qualcuno sogghignò e si sentì la risatina di Yvette Hedelfort. Invece Kingsley in tutta serietà:
«Lo ricordo. Diceva sul serio, Alexis?»
«Sempre serio, accidenti,» fece il russo.
«Avanti, Chris, che cos’hai in mente?» chiese qualcuno.
«Ho in mente questo: dentro la Nuvola c’è un’intelligenza Prima che qualcuno cominci a criticarmi, lasciatemi dire che so benissimo che questa è un’idea assurda, c che non la proporrei nemmeno, per ora, se l’unica altra idea possibile non fosse anche più assurda. Non avete mai pensato che sul comportamento di questa Nuvola ci siamo sbagliati troppe volte?»
Parkinson e Ann Halsey si guardarono sorridendo.
«C’è qualcosa di comune in tutti i nostri errori. Son tutti del tipo che si presenterebbe normalmente se la Nuvola, anzichè inanimate, fosse viva.»
Il progresso dell’uomo dipende in larga misura dall’individuo. Migliaia di milioni di uomini vivono organizzati in una società che somiglia a quella delle formiche. Ma invece non è così. Le idee nuove, causa di ogni sviluppi, nascono dall’individuo, non da una comunità o da uno Stato. Le nuove idee, fragili come fiori di primavera, e che la moltitudine con facilità calpesta, trovano invece accoglienza presso il pensatore solitario.
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