Fred Hoyle - La Nuvola nera

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La Nuvola nera: краткое содержание, описание и аннотация

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L’ombra mortale di una nuvola di gas avvolge la Terra. Mentre i politici si agitano vanamente, alcuni scienziati giungono a una straordinaria scoperta: la Nuvola non è solo un ammasso di gas… In questo classico della fantascienza (1958), suspence, credibilità scientifica (Hoyle è uno scienziato), e infiniti spunti di riflessione sui rapporti scienza-politica.

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«Perchè ogni volta accade mentre si trasmette. A volte i messaggi arrivano, a volte no, come se la jonizzazione oscillasse, su e giù.»

«Barnett pensa che ci siano scariche elettriche. Perchè vi sembrano strane queste oscillazioni?»

«Sta diventando uno scienziato anche lei, Parkinson,» fece Kingsley ridendo. «Ma non è una cosa facile, questa volta,» continuò. «Capisco le oscillazioni, ma non del tipo di quelle che stiamo verificando. Non vede la stranezza?»

«No, direi di no.»

«Ma i messaggi dalla Cina e dagli Stati Uniti, giovanotto! In tutti e due i casi abbiamo avuto l’effetto di fading. Ciò sembra dimostrare che quando una trasmissione è possibile, è possibile con difficoltà. Insomma le oscillazioni, a quanto pare, ci lasciano sì la possibilità di trasmettere, ma con un margine minimo di sicurezza. Una volta può esser accaduto per caso, ma il fatto strano è che ci è successo due volte.»

«Non c’è un difetto nel tuo ragionamento, Chris?» Leicester teneva la pipa fra i denti, poi la tolse e la puntò su Kingsley. «Se ci sono delle scariche, forse le oscillazioni sono molto rapide. I messaggi dagli Stati Uniti e dalla Cina erano lunghi, oltre tre minuti. Forse le oscillazioni durano tre minuti circa. Allora capisci perchè i messaggi brevi li abbiamo completi, come quelli dal Brasile e dall’Irlanda, mentre non riusciamo mai a ottenere completo un messaggio lungo.»

«Interpretazione ingegnosa, Harry, ma io non la credo giusta. Guardavo la registrazione del messaggio degli Stati Uniti. È netto, fino al momento in cui comincia il fading. Non mi sembra sia un’oscillazione profonda, altrimenti il segnale avrebbe variato anche prima del fading. Se le oscillazioni avvengono ogni tre minuti, perchè non riusciamo a ricevere un maggior numero di messaggi o almeno di frammenti? Non credo che ci sia risposta a questa obiezione.»

Leicester si rimise la pipa in bocca.

«Certo, mi pare così. Ma è una questione maledettamente strana.»

«Che cosa propone di fare?» chiese Parkinson.

«Credo che lei, Parkinson, dovrebbe chiedere a Londra di telefonare a Washington, perchè di là trasmettano per cinque minuti, ogni ora, partendo ogni volta dall’ora esatta. Così noi sapremo quali messaggi non si ricevono, e quali invece passano. Potrebbe anche mettere al corrente della situazione altri governi.»

Nei successivi tre giorni non fu ricevuta alcuna trasmissione. Nessuno seppe mai se questo dipendeva dall’effetto di fading, o se invece non c’era stata alcuna trasmissione. Preoccupati della situazione stabilirono un nuovo programma. Marlowe disse a Parkinson:

«Abbiamo deciso di studiare a fondo la questione: non possiamo fidarci di quelle trasmissioni occasionali.»

«In che modo?»

«Abbiamo pensato di puntare tutte le nostre antenne verso l’alto invece che, come si è fatto finora, più o buono verso l’orizzonte. In questo modo le nostre stesse trasmissioni possono servire per lo studio di questa insolita jonizzazione. Cioè noi riceveremo, riflesse, le nostre trasmissioni medesime.»

Nei due giorni successivi i radioastronomi ebbero il loro daffare con le antenne. La sera del 9 dicembre, sul tardi era tutto pronto e nel laboratorio c’era molta gente in attesa dei risultati.

«O.K. Dagli il via,» disse qualcuno.

«Su che lunghezza d’onda dobbiamo cominciare?»

«Un metro, direi,» propose Barnett. «Se ha ragione Kingsley, a ritenere che il margine della trasmissione sia sui 25 centimetri, e se sono giuste le nostre idee sugli effetti di collisione, dovrebbe esser questa la lunghezza critica per la propagazione verticale.»

Avviarono il trasmettitore da un metro.

«Passa,» osservò Barnett.

«Come lo sa?» chiese Parkinson a Marlowe.

«Ci sono segnali di ritorno, molto deboli,» rispose Marlowe. «Lo vede su quello schermo là. Quasi tutta la potenza viene assorbita, oppure traversa l’atmosfera ed entra nello spazio.»

Per mezz’ora stettero tutti lì a guardare gli apparecchi elettrici e a discutere la questione. Poi i presenti si agitarono.

«Il segnale va su.»

«Guardi!» esclamò Marlowe. «Dio mio va su di volata!»

Per dieci minuti il segnale di ritorno continuò a crescere.

«È saturo. Ora la riflessione è totale, direi,» fece Leicester.

«Pare che tu abbia ragione. Il segnale riflesso ci viene da un’altezza di meno di 50 miglia, più o meno come ci aspettavamo. La jonizzazione deve essere da cento a mille volte superiore al normale.»

Passò un’altra mezz’ora, tutta occupata dai calcoli.

«Vediamo cosa succede sui 10 centimetri,» osservò Marlowe.

Un altro apparecchio entrò in funzione.

«Ora siamo sui 10 centimetri. Passa, come previsto,» annunciò Barnett.

«È roba troppo scientifica per me,» disse Ann Halsey. «Vado a fare il tè. Vieni ad aiutarmi, Chris. Puoi abbandonare per qualche minuto i tuoi metri e i tuoi quadranti?»

Qualche momento dopo erano tutti intenti a prendere il tè e a chiacchierare quando all’improvviso Leicester sobbalzò gridando.

«Santo cielo, guardate!»

«È impossibile!»

«Eppure è vero!»

«Cresce la riflessione sui 10 centimetri. Ciò significa che la jonizzazione aumenta in misura colossale,» spiegò Marlowe a Parkinson.

«Quella maledetta cosa si satura ancora.»

«Ciò significa che la jonizzazione è cresciuta di cento volte in meno di un’ora. È incredibile.»

«Proviamo col trasmettitore da un centimetro, Harry,» disse Kingsley a Leicester.

Spostarono la trasmissione sul centimetro.

«Ebbene? Passa benissimo,» fece qualcuno.

«Ma non per molto tempo. Fra un’altra mezz’ora anche questo sarà bloccato, credete a me,» disse Barnett.

«A proposito, che messaggio state trasmettendo?» chiese Parkinson.

«Nessuno,» rispose Leicester, «trasmettiamo solo C. W. — onda continua.»

«Ho capito tutto,» pensò Parkinson.

Gli scienziati rimasero lì intorno per un paio d’ore e forse di più ma non successe nulla.

«Be’, continua a passare. Vedremo quel che succede dopo cena,» disse Barnett.

Dopo cena la trasmissione sul centimetro continuava a passare.

«Perchè non proviamo a tornare sui 10 centimetri?» propose Marlowe.

«O.K., proviamo.» Leicester azionò lo strumento. «Interessante,» fece. «Ora passa anche sui 10 centimetri, pare che la jonizzazione diminuisca, e anche in fretta.»

«Formazione di joni negativi, forse,» fece Weichart.

Dieci minuti dopo Leicester mandò un grido di sorpresa.

«Guardate, il segnale ritorna!»

Era vero. Per qualche minuto il segnale riflesso continuò a crescere, fino al massimo.

«Ora la riflessione è completa. Cosa dobbiamo fare? Tornare sul centimetro?»

«No, Harry,» fece Kingsley. «Ho una proposta rivoluzionaria. Andiamo su in salotto, beviamo un caffè e ascoltiamo Ann che ci suona qualcosa con le sue mani d’oro. Vorrei piantarla per un paio d’ore e tornare qua più tardi.»

«Ma che idea è questa, Chris?»

«Oh, un’idea matta. Ma forse mi perdonerete, una volta tanto.»

«Una volta tanto!» fece Marlowe ridendo. «Da quando sei nato, Chris, il prossimo non fa altro che perdonarti.»

«Forse è vero, ma non è cortese da parte tua dirmelo, Geoff. Avanti, Ann. Era tanto tempo che volevi farci sentire Beethoven, opera 106. Questa è la volta buona.»

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