«È davvero un’ottima domanda, Geoff, e non sono certo di avere una risposta convincente. Ma l’idea è questa: forse la bestia non può resistere molto a lungo negli immediati paraggi di una stella. Forse di tanto in tanto si sposta da una stella all’altra, crea le sue molecole, che formano, per così dire, il suo alimento, e poi riparte. Forse lo sta facendo da chissà quanto tempo.»
«Ma perchè non dovrebbe, la bestia, poter restare in permanenza presso una stella?»
«Be’, una nuvola comune, domestica, una nuvola senza bestia dentro, rimanendo per sempre accanto a una stella, a poco a poco si condenserebbe, trasformandosi in un corpo compatto o in una serie di corpi compatti. Lo sappiamo tutti del resto: la nostra Terra forse è nata da una nuvola, che si è condensate. È chiaro che alla nostra bestia dispiacerebbe molto vedere la sua Nuvola protettiva condensarsi e diventare un pianeta. È chiaro perciò che essa avrà deciso di andarsene prima di correre questo rischio. E quando se ne va si porta dietro la Nuvola.»
«Secondo lei quanto tempo ci vorrà?» chiese Parkinson.
«Non lo so. Secondo me la bestia se ne andrà non appena avrà terminato di ricostruire la sua riserva di cibo. Forse settimane, forse mesi, anni, millenni…»
«Mi par di sentire puzzo di bruciato,» osservò Barnett.
«Può darsi. Io non so ancora se hai il naso buono Bill. Cos’è che non va?»
«Molte cose. Intanto quello che hai detto sulla condensazione può valere soltanto per una nuvola inanimata. Ma se noi ammettiamo che la Nuvola possa controllare la distribuzione del materiale nel suo interno, allora essa può anche impedire, e facilmente, che avvenga la condensazione. Dopo tutto la condensazione è un fenomeno di instabilità, e basterebbe un minimo di controllo da parte della bestia per impedirla.»
«Ci sono due risposte. Prima: credo che la bestia possa perdere il controllo se rimane troppo tempo vicina al Sole. Se vi rimane troppo a lungo, il campo magnetico del Sole penetrerà nella Nuvola. Poi la rotazione della Nuvola intorno al Sole farà esplodere il campo magnetico, e quindi non ci sarà più possibilità di controllo.»
«Dio mio, è un’osservazione eccellente.»
«Vero? Ed eccone un’altra: per quanto la bestia possa differire dalla vita terrestre, essa deve avere una cosa in comune con noi: come noi deve obbedire alle regole fondamentali biologiche della selezione e dello sviluppo. Voglio dire che la Nuvola non può aver avuto sempre, fin dall’inizio, una bestia compiuta nel suo interno. All’inizio deve aver avuto un essere piccolo e semplice, come è accaduto sulla Terra. Perciò, all’inizio, non deve essere stato complesso il controllo della distribuzione della materia all’interno della Nuvola. Quindi, se all’inizio la Nuvola era situate in prossimità di una stella, non avrebbe potuto impedire di condensarsi in un pianeta o in un gruppo di pianeti.»
«Perciò secondo te come è avvenuto l’inizio della Nuvola?»
«Dev’essere stato un incidente nello spazio interstellare. Agli inizi la vita della Nuvola deve essere dipesa dal campo generale di radiazione delle stelle. Anche in questo modo la radiazione — in quanto capace di creare molecole — dev’essere stata più forte che sulla Terra. Poi immagino che, sviluppandosi l’intelligenza, essa abbia scoperto che le riserve di cibo — cioè la formazione di molecole — potevano accrescersi enormemente se la Nuvola si spostava accanto a una stella per un periodo di tempo relativamente breve. Insomma la Nuvola deve essere un cittadino temporaneo dello spazio interstellare. Avanti, Bill, tira fuori qualche altra obiezione.»
«Be’… avrei un altro problema. Non potrebbe la Nuvola creare da sola le sue radiazioni? Perchè prendersi la briga di venire presso una stella? Se essa si intende di fusioni nucleari, al punto di produrre quelle gigantesche esplosioni, perchè non dovrebbe servirsi della fusione nucleare per produrre la sua riserva di radiazioni?»
«Per produrre radiazioni in maniera controllabile occorre un reattore lento, e una stella è appunto un reattore lento. Il Sole altro non è se non un reattore lento a fusione nucleare. Per produrre radiazioni paragonabili a quelle del Sole, la Nuvola dovrebbe addirittura trasformarsi in una stella. In questo modo la bestia finirebbe arrostita, perchè all’interno ci sarebbe troppo calore.»
«Ma anche così io non credo che una nuvola di quella massa riesca a produrre grandi radiazioni,» osservò
Marlowe. «La sua massa è troppo piccola. In quanto al rapporto massa-luminosità, in confronto a quello del Sole, quello della Nuvola sarebbe niente. No, è un discorso sbagliato, Bill.»
«Anch’io vorrei fare una domanda,» fece Parkinson. «Perchè dite sempre al singolare? Non potrebbe darsi che nella Nuvola ci siano tante… bestioline?»
«Ho una risposta, ma mi ci vorrà del tempo a spiegarla.»
«Be’, credo che stanotte non avremo voglia di dormire, perciò vada avanti.»
«Cominciamo col supporre, come dice Parkinson, che dentro la Nuvola ci siano tante bestioline, invece di una sola, grossa. Dovrete concedermi in questo caso che fra gli individui interni alla Nuvola si sia stabilito un qualche rapporto di comunicazione.»
«Certamente.»
«E allora che forma dovrebbe avere tale comunicazione?»
«Ce lo devi dir tu, Chris.»
«Era una domanda retorica. Ritengo che non sarebbe possibile la comunicazione così come la intendiamo noi. Noi comunichiamo con mezzi acustici.»
«Vuoi dire parlando. Certo, tu almeno fai così, Chris,» disse Ann Halsey.
Kingsley non raccolse e continuò.
«Qualsiasi tentativo di far uso del suono sarebbe frustrato dall’enorme volume di fondo che deve esistere all’interno della Nuvola. Sarebbe come — anzi peggio — voler parlare mentre infuria la tempesta. Possiamo quindi ritenere che una possibile comunicazione all’interno della Nuvola dovrebbe avvenire elettricamente.»
«Mi sembra giusto.»
«Bene, andiamo avanti. La distanza fra i singoli individui all’interno della Nuvola dovrebbe essere molto grande — sempre sul nostro metro — perchè la Nuvola è molto grande. Sarebbe quindi difficilissimo, con tali distanze, usare metodi C.C.»
«Metodi C.C.? Chris, cerca di evitare il gergo.»
«Corrente continua.»
«Ah sì, ora capisco.»
«Insomma come succede al telefono. Detto all’ingrosso: la differenza fra comunicazione C.C. e comunicazione C.A. è la stessa che tra telefono e radio.»
Marlowe guardò Ann Halsey e sorrise.
«Chris sta cercando di spiegarci, a modo suo, che la comunicazione deve avvenire per propagazione radiante.»
«Se crede che in questo modo sia più chiaro…»
«Ma certo che è chiaro, non fare il sabotaggio, Ann. La propagazione radiante avviene quando emettiamo un segnale luminoso o un segnale radio. Questo viaggia per lo spazio, nel vuoto, a una velocità di 300.000 km al secondo. Ma anche a questa velocità ci vorrebbero circa dieci minuti perchè un segnale traversasse la Nuvola.
«Secondo: la quantità di informazioni che si possono trasmettere per propagazione radiante è enormemente più grande di quella che si può trasmettere nella maniera comune, con il suono. Lo abbiamo visto poco fa coi nostri radiotrasmettitori. Perciò se la Nuvola contenesse individui distinti, essi dovrebbero poter comunicare fra di loro in maniera molto più veloce della nostra. Quel che noi riusciamo a dire con un’ora di chiacchiere, essi lo direbbero in un centesimo di secondo.»
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