Arkadi Strugatzki - È difficile essere un dio

Здесь есть возможность читать онлайн «Arkadi Strugatzki - È difficile essere un dio» весь текст электронной книги совершенно бесплатно (целиком полную версию без сокращений). В некоторых случаях можно слушать аудио, скачать через торрент в формате fb2 и присутствует краткое содержание. Год выпуска: 2005, Издательство: Marcos y Marcos, Жанр: Фантастика и фэнтези, на итальянском языке. Описание произведения, (предисловие) а так же отзывы посетителей доступны на портале библиотеки ЛибКат.

È difficile essere un dio: краткое содержание, описание и аннотация

Предлагаем к чтению аннотацию, описание, краткое содержание или предисловие (зависит от того, что написал сам автор книги «È difficile essere un dio»). Если вы не нашли необходимую информацию о книге — напишите в комментариях, мы постараемся отыскать её.

La repressione impazza ad Arkanar, nel paesaggio si stagliano le forche.
Il Re ha messo al bando tutti gli intellettuali.
Gli studiosi inviati dal pianeta terra, ormai pacifico ed evoluto,  cercano di confondersi tra gli abitanti di Arkanar, studiano, osservano, trasmettono informazioni.
Intervenire? Creare forzatamente nuovi equilibri, nuove alleanze?
Funzionerebbe? Sarebbe giustificabile eticamente?
Com'è difficile essere un dio!

È difficile essere un dio — читать онлайн бесплатно полную книгу (весь текст) целиком

Ниже представлен текст книги, разбитый по страницам. Система сохранения места последней прочитанной страницы, позволяет с удобством читать онлайн бесплатно книгу «È difficile essere un dio», без необходимости каждый раз заново искать на чём Вы остановились. Поставьте закладку, и сможете в любой момент перейти на страницу, на которой закончили чтение.

Тёмная тема
Сбросить

Интервал:

Закладка:

Сделать

Tutto ciò era considerato decorativo, come la cerimonia che accompagnava il risveglio del Re o gli spettacolari ufficiali della guardia all’entrata del castello.

L’indulgenza dei monarchi a volte si estendeva al punto di permettere ad alcuni scienziati e poeti di diventare piccoli ingranaggi della macchina statale. Così, per esempio, solo cinquant’anni prima l’alchimista Botsa aveva ricoperto l’incarico di ministro del Dipartimento Minerario, carica eliminata da tempo perché non più necessaria. In quella funzione aveva aperto molte nuove miniere e reso famosa Arkanar per le sue leghe di alta qualità. Sfortunatamente, le formule segrete di Botsa erano andate perdute dopo la sua morte. Il poeta Pepin aveva presieduto fino a non molto tempo prima il programma educativo statale, ma poi il ministero della Storia e delle Scienze Linguistiche era stato dichiarato dannoso per la salute mentale, perché si sapeva che aveva causato la disintegrazione delle menti umane.

Per quanto a volte fosse successo che la favorita del Re, qualche donna ottusa e svenevole, si fosse interessata a qualche particolare scienziato o artista fino al punto di farlo vendere come schiavo o avvelenare con l’arsenico, era stato Don Reba a sposare la causa fino in fondo e con piacere. Durante il suo regno, in qualità di onnipotente ministro della Sicurezza per la Protezione della Corona, aveva organizzato persecuzioni tanto violente contro gli intellettuali da provocare le proteste di alcuni nobili, i quali si erano lamentati che la vita di corte stava diventando sempre più noiosa e che ai balli si ascoltavano solo stupidi pettegolezzi.

Bagir Kissenskij era stato accusato di follia rasentante il tradimento e perciò rinchiuso nei sotterranei. Solo grazie agli sforzi di Rumata era stato rilasciato e aveva potuto tornare nella capitale. L’osservatorio di Bagir era stato bruciato, e quei pochi allievi che erano scampati all’incendio erano fuggiti il più lontano possibile. Il medico reale Tata e altri cinque ciarlatani si erano rivelati improvvisamente avvelenatori che sobillavano il Duca di Irukan contro il Re. Tata aveva confessato tutto sotto tortura ed era stato pubblicamente impiccato nella Piazza Reale. Nel tentativo di salvare Tata, Rumata aveva speso trenta pud d’oro, aveva perso quattro dei suoi agenti, nobili all’oscuro di tutto, ed era giunto a un passo dalla morte cercando di rapire il condannato.

Quella era stata la sua prima grande sconfitta. E allora finalmente aveva capito che Don Reba non aveva agito a caso. Una settimana dopo aveva saputo che l’alchimista Synda era stato citato in giudizio per aver sottratto la pietra filosofale dal tesoro statale. Rumata era ancora furioso per la precedente sconfitta e quindi aveva deciso di prendere in mano la questione direttamente. Appostato vicino alla casa dell’alchimista, si era coperto il volto con una maschera nera e aveva disarmato personalmente gli Sturmovik che stavano portando Synda in prigione. Aveva rinchiuso gli Sturmovik nella cantina della casa di lui, che non aveva la più pallida idea di quello che gli stava accadendo, e gli aveva fatto attraversare il confine soaniano. Là, dopo un periodo di disorientamento, l’alchimista aveva continuato la sua ricerca della pietra filosofale sotto la supervisione di Don Kondor. Il poeta Pepin aveva improvvisamente indossato il saio e si era ritirato in un monastero lontano.

Zuren il Giusto era stato smascherato di recente. Era ritenuto colpevole di aver pronunciato frasi criminosamente ambigue, e in seguito era stato condannato per aver cercato di accontentare i gusti delle classi inferiori. Dicevano che avesse rinunciato al suo onore e al suo denaro. Lui aveva cercato di far valere i propri diritti recitando delle ballate apertamente sovversive in certe locande di malaffare, ed era stato picchiato selvaggiamente due volte da gruppi di patrioti. Solo allora si era lasciato convincere dal suo amico e mecenate Don Rumata a fuggire dalla capitale. Rumata non avrebbe mai potuto scordare la partenza del poeta: pallido, triste, completamente ubriaco, stringeva il parapetto della nave urlando il suo sonetto d’addio con voce sonora e sorprendentemente giovanile: «Pesan sull’anima mia come foglie morte… «Per quanto riguardava il poeta Gur, era stato informato da Don Reba in un colloquio privato che il Principe di Arkanar non poteva assistere la sua famiglia, data l’ostilità che lui esprimeva nelle sue poesie. In seguito Gur aveva gettato personalmente le proprie opere in un falò sulla Piazza Reale. Da allora, ogni volta che il Re si compiaceva di fare una passeggiata a cavallo, Gur era in mezzo ai cortigiani con la testa china e pallido in viso; quando Don Reba gli faceva un cenno impercettibile usciva dal gruppo e recitava poesie ultrapatriottiche, accolte però solo con malcelati sbadigli.

A teatro veniva rappresentato sempre lo stesso dramma: La caduta dei barbari, ovvero il Maresciallo Totz, Re Pitz di Arkanar. I concerti ormai si limitavano generalmente a esecuzioni musicali di canzoni. I pittori sopravvissuti dipingevano insegne e cartelli. Due o tre dei migliori riuscirono addirittura a restare a corte, dove eseguivano un ritratto dopo l’altro del Re e di Don Reba (che sosteneva sempre il Re con sollecitudine e rispetto). Il Re era sempre rappresentato come uno splendido ventenne, mentre Don Reba era ritratto come un uomo maturo dall’espressione molto Profonda.

La vita alla corte di Arkanar si era fatta veramente noiosissima. Nondimeno gli aristocratici, i gentiluomini senza occupazioni, gli ufficiali della guardia e le amanti frivole dei nobili riempivano le anticamere e i salotti del palazzo come un tempo: un po’ per vanità, un po’ per paura. A essere sinceri, molti non si erano accorti dei cambiamenti. Erano le stesse persone che una volta, quando erano costrette ad assistere ai concerti o alle serate di poesia, apprezzavano molto l’intervallo. Non vedevano l’ora che arrivasse per discutere dei meriti delle varie razze di cani da caccia o raccontarsi storielle. Erano magari capaci di partecipare a qualche breve discussione sulla sopravvivenza dell’anima dopo la morte, ma già questioni come la forma dei pianeti o le cause delle epidemie erano considerate sconvenienti. Gli ufficiali della guardia provarono una certa nostalgia per i pittori; il loro realismo naturalista aveva prodotto tanti capolavori…

Rumata arrivò a palazzo un po’ troppo tardi. La cerimonia della toilette del Re era già iniziata. Le stanze erano piene, e si sentiva la voce irritata del sovrano che copriva quella melodiosa del maestro di cerimonia, che presiedeva alla vestizione formale di Sua Maestà. I cortigiani discutevano degli avvenimenti della notte passata. Un criminale, probabilmente irukano, si era introdotto nottetempo nel palazzo, aveva ucciso le guardie ed era giunto fino alla camera da letto reale. Là, si diceva, era stato disarmato e catturato da Don Reba in persona. Mentre lo portavano alla Torre della Gioia era stato fatto a pezzi da un gruppo di patrioti la cui lealtà verso il Re li aveva fatti impazzire di rabbia. Era il sesto attentato in un mese, e quell’ultimo incidente non aveva suscitato particolare interesse. La discussione verteva solo sui dettagli.

Rumata venne a sapere che Sua Maestà, alla vista dell’assassino aveva protetto con il suo corpo la bella Donna Midara, pronunciando la storica frase: «Vattene, ribaldo!» Molti cortigiani erano disposti a credere che la frase fosse stata realmente pronunciata, ma ritenevano che il Re l’avesse detta scambiando l’assassino per un servitore. Tutti erano sicuri che Don Reba fosse stato in guardia come sempre, ed era invincibile nei combattimenti corpo a corpo. Rumata si dichiarò d’accordo e raccontò un aneddoto inventato al momento: Don Reba era stato attaccato da dodici banditi, ne aveva uccisi tre sul colpo e sbaragliato gli altri. Il racconto fu accolto con estremo interesse e approvato vivacemente, solo che Rumata disse incidentalmente che lo aveva sentito da Don Sera. Dai visi degli ascoltatori sparì subito ogni traccia d’interesse, perché era risaputo che Don Sera era un bugiardo e un imbroglione. Su Donna Okana non si disse una parola. Forse non avevano ancora avuto la notizia, oppure fingevano di non sapere niente.

Читать дальше
Тёмная тема
Сбросить

Интервал:

Закладка:

Сделать

Похожие книги на «È difficile essere un dio»

Представляем Вашему вниманию похожие книги на «È difficile essere un dio» списком для выбора. Мы отобрали схожую по названию и смыслу литературу в надежде предоставить читателям больше вариантов отыскать новые, интересные, ещё непрочитанные произведения.


Arkadi Strougatski - L'auberge de l'alpiniste mort
Arkadi Strougatski
Arcadi Strougatski - Le lundi commence le samedi
Arcadi Strougatski
Arcadi Strougatski - L’Arc-en-ciel lointain
Arcadi Strougatski
Arkadi Strugatski - İktidar Mahkumları
Arkadi Strugatski
Arcadi Strougatski - Le Petit
Arcadi Strougatski
Arkadi Strougatski - Stalker
Arkadi Strougatski
Arkadi Strougatski - L'Escargot sur la pente
Arkadi Strougatski
Arkadi Strugatski - Țara norilor purpurii
Arkadi Strugatski
Arkadi Strugatski - Decidamente tal vez
Arkadi Strugatski
libcat.ru: книга без обложки
Arkadi Strugatski
Отзывы о книге «È difficile essere un dio»

Обсуждение, отзывы о книге «È difficile essere un dio» и просто собственные мнения читателей. Оставьте ваши комментарии, напишите, что Вы думаете о произведении, его смысле или главных героях. Укажите что конкретно понравилось, а что нет, и почему Вы так считаете.

x