Charlier sbadigliò senza rispondere. Era una buona finzione, ma Schiffer sapeva leggere i sottotitoli: l’orco era spaventato. Sulla sua scrivania era appena stata depositata una bomba.
«Non so di cosa parli», disse infine. «Perché cerchi quella donna?»
«È legata a un affare sul quale sto lavorando.»
Il commissario assunse un tono bonario:
«Schiffer, tu sei in pensione.»
«Ho ripreso servizio.»
«Quale affare? Quale servizio?»
Schiffer sapeva di dover fare qualche concessione se voleva ottenere delle informazioni:
«Sto indagando sui tre omicidi del decimo arrondissement.»
Il volto corrucciato si distese:
«Se ne sta occupando la polizia giudiziaria del decimo. Chi è che ti ha tirato dentro?»
«Il capitano Paul Nerteaux, il responsabile dell’inchiesta.»
«E cos’ha a che vedere con tutto questo la tua Sema comesichiama?»
«È la stessa indagine.»
Charlier si mise a giocare con un tagliacarte. Una sorta di pugnale di foggia orientale. Ogni gesto tradiva il suo nervosismo.
«Ho visto di sfuggita un verbale su quella storia dell’hammam», ammise infine. «Un problema di racket credo…»
Schiffer era capace di riconoscere la minima sfumatura, la minima vibrazione di una voce: era il risultato di anni di interrogatori. E Charlier gli sembrava fondamentalmente sincero: l’attacco alla Porte Bleue non lo interessava affatto. Ancora un po’ di esca e poi l’avrebbe intrappolato sul serio.
«Non si trattava di racket.»
«No?»
«I Lupi grigi sono tornati, Charlier. Sono loro che hanno fatto irruzione nell’hammam. Quella notte hanno rapito una ragazza. Il suo cadavere è stato ritrovato due giorni dopo.»
Le sue folte sopracciglia sembravano disegnare due punti interrogativi:
«Perché si divertirebbero a trucidare un’operaia?»
«Hanno un contratto. Cercano una donna. Nel quartiere turco. Sai che me ne intendo di questo tipo di cose. È già la terza volta che si sbagliano.»
«Qual è il legame con Sema Gokalp?»
Si prese il tempo necessario per mentire a metà:
«La notte del bagno turco, lei ha visto tutto. È una testimone fondamentale.»
Negli occhi di Charlier vide il turbamento. Non si aspettava niente del genere.
«Di cosa si tratta secondo te? Chi è immischiato in questa storia?»
«Non lo so», mentì di nuovo Schiffer. «Ma io cerco quegli assassini. E Sema può mettermi sulla strada giusta.»
Charlier sprofondò ancora di più nella sua poltrona.
«Dammi una sola ragione per aiutarti.»
Il poliziotto alla fine si sedette: cominciava il negoziato.
«Oggi sono di buon umore», sorrise Schiffer «e te ne darò due. La prima è che potrei rivelare ai tuoi superiori che sottrai i testimoni di un caso di omicidio. E questo fa disordine.»
Charlier gli restituì il sorriso:
«All’occorrenza posso fornire tutti gli incartamenti. Il suo mandato di espulsione. Il suo biglietto aereo. È tutto in ordine.»
«Hai le mani lunghe, Charlier, ma non arrivano fino in Turchia. Con una sola telefonata, posso provare che Sema Gokalp non è mai giunta a destinazione.»
Il commissario sembrava improvvisamente smagrito.
«Chi crederebbe a un poliziotto corrotto? Da quando eri nell’antigang non hai fatto altro che collezionare provvedimenti disciplinari. Mentre io sono al vertice della piramide.»
«È il vantaggio della mia posizione. Non ho niente da perdere.»
«Dimmi piuttosto la seconda ragione.»
Schiffer appoggiò i gomiti sulla scrivania. Sapeva già di aver vinto.
«Il piano Vigipirate del 1995. Quando ti scatenavi sugli indiziati magrebini al commissariato Louis-Blanc.»
«Ricatto a un commissario?»
«O forse un modo per scaricarsi la coscienza. Io sono in pensione. Potrei aver voglia di vuotare il sacco. Di ricordarmi di Abdel Saraoui, morto per i tuoi pugni. Se io apro le danze, al Louis-Blanc mi seguiranno tutti. Le urla di quel tipo le hanno ancora sullo stomaco, credimi.»
Charlier continuava a fissare il tagliacarte che teneva nelle sue mani enormi. Quando riprese a parlare, la sua voce era cambiata.
«Sema Gokalp non può più aiutarti.»
«L’avete…?»
«No. È stata sottoposta a un esperimento.»
«Che genere di esperimento?»
Silenzio. Schiffer ripeté.
«Che genere di esperimento?»
«Un condizionamento psichico. Una nuova tecnica.»
Era così dunque. La manipolazione psichica era sempre stata l’ossessione di Charlier. Infiltrarsi nel cervello dei terroristi, condizionare le menti, cazzate del genere… Sema Gokalp era stata una cavia, la vittima di un delirio sperimentale.
Ora Schiffer coglieva tutta l’assurdità di quella situazione: Charlier non aveva scelto Sema Gokalp; lei gli era semplicemente caduta tra le mani. Non sapeva che aveva cambiato volto. E, era chiaro che ignorava chi lei fosse davvero.
Si alzò nuovamente, elettrizzato dalla testa ai piedi:
«Perché lei?»
«A causa del suo stato psichico: Sema soffriva di un’amnesia parziale che la rendeva particolarmente adatta a subire il nostro trattamento.»
Schiffer si sporse in avanti, come se avesse capito male:
«Mi stai dicendo che le avete fatto il lavaggio del cervello?»
«Sì, il programma implica un trattamento di quel tipo.»
Batté i pugni sul tavolo:
«Razza di coglione, la sua era proprio l’ultima memoria da cancellare! Aveva delle cose da dirmi!»
Charlier aggrottò le sopracciglia:
«Non capisco la tua indagine. Cos’aveva di così importante da rivelarti quella ragazza? Ha visto dei turchi rapire una ragazza, e allora?»
Indietro tutta:
«Ha delle informazioni su quegli assassini», disse Schiffer camminando per l’ufficio come una belva in gabbia. «Penso anche che lei conosca l’identità della preda.»
«La preda?»
«La donna che i Lupi stanno cercando. E che non hanno ancora trovato.»
«Ed è così importante?»
«Tre omicidi, Charlier, comincia a essere un po’ pesante, no? Continueranno a uccidere finché non l’avranno beccata.»
«E tu vuoi consegnargliela?»
Schiffer sorrise senza rispondere.
Charlier alzò le spalle e le cuciture della camicia rischiarono di saltare.
«A ogni modo non posso fare niente per te», concluse.
«Perché?»
«Ci è scappata.»
«Scherzi?»
«Ti sembra che sia in vena di scherzare?»
Schiffer non sapeva se ridere o urlare. Si risedette, prendendo il tagliacarte che Charlier aveva appena lasciato:
«Sempre coglioni nella polizia. Spiegami com’è andata.»
«Il nostro esperimento mirava a cambiare totalmente la sua personalità. Una cosa mai vista. Siamo riusciti a trasformarla in una borghese francese, nella moglie di un funzionario. Una semplice donna turca. Ti rendi conto? Ora non c’è più limite al condizionamento. Faremo…»
«Me ne frego del tuo esperimento», tagliò corto Schiffer. «Dimmi piuttosto come ha fatto a scappare.»
Il commissario si accigliò:
«In queste ultime settimane ha manifestato dei disturbi, amnesie, allucinazioni. La sua nuova personalità, quella che le avevamo iniettato, cominciava a fessurarsi. Eravamo pronti a ricoverarla, ma lei ha preso il volo.»
«Quando?»
«Ieri. Martedì mattina.»
Incredibile: la preda dei Lupi grigi era di nuovo in libertà. Né turca, né francese, con il cervello come un colabrodo. Al fondo di tutto quel marasma, gli parve di vedere una luce:
«Dunque la sua memoria iniziale sta tornando?»
«Non sappiamo. In ogni caso cominciava a diffidare di noi.»
«A che punto sono i tuoi ragazzi?»
«A un punto morto. Abbiamo rastrellato tutta Parigi. Non c’è stato modo di beccarla.»
Era il momento di giocare il suo jolly. Piantò il tagliacarte sul piano di legno:
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