Il poliziotto era a soli due metri dal turco, ma continuava a non vederne il volto.
« L’esilio è un duro mestiere , dice il poeta. E, aggiungo io, diventa sempre più duro. Una volta ci trattavano come cani. Ci sfruttavano, ci derubavano, ci arrestavano. Adesso uccidono le nostre donne. Quando finirà tutto questo?»
Schiffer non era dell’umore giusto per sorbirsi quella filosofia da bazar.
«Sei tu che fissi i limiti», replicò. «Tre operaie uccise nel tuo territorio e una proprio nella tua officina: non è poco.»
Gurdilek fece un gesto svogliato.
«Siamo in territorio francese. Proteggerci è compito della vostra polizia.»
«Ma non farmi ridere. I Lupi sono qui e tu lo sai. Chi cercano? E perché?»
«Non lo so.»
«Tu non vuoi saperlo.»
Ci fu un silenzio. Il respiro del turco continuava a solcare pesantemente l’aria.
«Sono padrone di questo quartiere», disse infine. «Non del mio paese. Questo affare ha le sue radici in Turchia.»
«Chi li manda?» chiese Schiffer alzando la voce. «I clan di Istanbul? Le famiglie di Antep? Chi?»
«Non lo so. Te lo giuro.»
Il poliziotto avanzò. Immediatamente, un fremito agitò la nebbia sul bordo della piscina: le guardie del corpo. Si fermò di colpo, tentando ancora di distinguere i lineamenti di Gurdilek. Ma scorse soltanto qualche frammento delle spalle, delle mani e del torso. Una pelle opaca, nera, screpolata dall’acqua, come carta crespa.
«Allora conti di lasciar proseguire il massacro?»
«Il massacro si fermerà quando avranno sistemato quest’affare, quando avranno trovato la ragazza.»
«O quando l’avrò trovata io.»
Le spalle nere si scossero:
«Adesso tocca a me ridere. Non sei all’altezza, amico mio.»
«Chi può aiutarmi in questa operazione?»
«Nessuno. Se qualcuno sapesse qualcosa l’avrebbe già detta. Ma non a te. A loro. Il quartiere aspira solo alla pace.»
Schiffer rifletté un istante. Gurdilek diceva la verità. Era uno dei misteri di quella storia. Come aveva fatto la ragazza a cavarsela fino a quel momento avendo contro l’intera comunità? E perché i Lupi continuavano a cercare nel quartiere? Perché erano certi che si nascondesse ancora nei paraggi?
Cambiò argomento:
«Cos’è successo nel tuo laboratorio?»
«In quel momento io ero a Monaco e…»
«Basta con le cazzate, Talat. Voglio tutti i dettagli.»
Il turco si lasciò sfuggire un sospiro rassegnato:
«Sono piombati qui, in pieno laboratorio. La notte del 13 novembre.»
«A che ora?»
«Le due del mattino.»
«Quanti erano?»
«Quattro.»
«Qualcuno li ha visti in faccia?»
«Avevano il passamontagna. A quanto dicono le ragazze, erano armati fino ai denti. Fucili, pistole, coltelli. Tutto.»
L’uomo con il giubbotto Adidas aveva descritto la stessa scena. Soldati in tenuta da commando che agivano nel bel mezzo di Parigi. In quarant’anni di carriera non aveva mai sentito una cosa così folle. Chi era quella donna per meritare un tale squadrone?
«Il seguito», mormorò.
«Hanno prelevato la ragazza e se ne sono andati, tutto qui. Non è durato più di tre minuti.»
«Una volta nel laboratorio, come hanno fatto a individuarla?»
«Avevano una foto.»
Schiffer indietreggiò e, attraverso il vapore, disse:
«Si chiamava Zeynep Tütengil. Aveva ventisette anni. Sposata con Burba Tütengil. Senza figli. Stava in rue de la Fidélité 34. Originaria della regione di Gaziantep. Immigrata in Francia dal settembre 2001.»
«Hai lavorato bene, fratello. Ma questa volta non andrai da nessuna parte.»
«Dov’è il marito?»
«È rientrato al paese.»
«Le altre operaie?»
«Dimentica questa faccenda. Sei troppo inquadrato per questo genere di pantano.»
«Smettila di parlare per enigmi.»
«Ai nostri tempi le cose erano semplici. I campi erano nettamente separati. Ora queste frontiere non esistono più.»
«Spiegati meglio, cazzo!»
Talat Gurdilek fece una pausa. I vapori continuavano ad avviluppare il suo profilo. Alla fine disse:
«Se vuoi saperne di più, chiedi alla polizia.»
Schiffer trasalì.
«La polizia? Quale polizia?»
«Ho già raccontato tutto ai ragazzi del commissariato Louis-Blanc.»
Il bruciore della menta gli parve ancora più acuto.
«Quando?»
Gurdilek si sporse sul suo cubo di ceramica:
«Ascoltami bene, Schiffer, perché non te lo ripeterò. Quando i Lupi sono andati via, quella notte, hanno incrociato una macchina di pattuglia. C’è stato un inseguimento. I Lupi hanno seminato i vostri ragazzi. Ma dopo gli sbirri sono venuti qui a dare un’occhiata.»
Schiffer ascoltava quelle rivelazioni senza sapere che pesci pigliare. Per un momento si disse che Nerteaux gli aveva nascosto qualche verbale. Ma non aveva alcuna ragione per pensarla così. Semplicemente, il ragazzo non ne era al corrente.
La voce cavernosa continuò:
«Nel frattempo, le mie ragazze erano fuggite per la tangente. I poliziotti hanno semplicemente constatato l’intrusione e i danni. Il mio capo officina non ha parlato del rapimento, né dei tipi in tenuta da commando. Per la verità, non avrebbe detto niente se non ci fosse stata la ragazza.»
Schiffer sobbalzò:
«La ragazza?»
«Gli sbirri hanno scoperto un’operaia, al fondo dell’hammam, nascosta nel locale macchine.»
Schiffer non credeva alle proprie orecchie. Fin dall’inizio di quell’affare, una ragazza aveva visto i Lupi grigi. E quella ragazza era stata interrogata dalla polizia! Come mai Nerteaux non ne aveva mai sentito parlare? Ormai era una certezza: quelli del commissariato avevano nascosto il verbale.
«Come si chiamava quella donna?»
«Sema Gokalp.»
«Età?»
«Sulla trentina.»
«Sposata?»
«No, nubile. Una strana ragazza. Solitaria.»
«Da dove veniva?»
«Gaziantep.»
«Come Zeynep Tütengil?»
«Come tutte le ragazze del laboratorio. Lavorava qui da qualche settimana. Più o meno dal mese di ottobre.»
«Ha visto il rapimento?»
«Da vicino. Le due ragazze erano insieme, stavano regolando la temperatura nel locale delle tubature. I Lupi hanno prelevato Zeynep. Sema si è nascosta in un ripostiglio. Quando i poliziotti l’hanno scovata era in stato di choc. Morta di paura.»
«Poi?»
«Non ho più avuto notizie.»
«L’hanno rispedita in Turchia?»
«Non ne ho idea.»
«Rispondi Talat. Avrai ben chiesto informazioni.»
«Sema Gokalp è sparita. Il giorno dopo non era già più nella stazione di polizia. Svanita. Yemim ederim. Te lo giuro.»
Schiffer continuava a sudare a grosse gocce. Si sforzò di controllare la propria voce:
«Chi dirigeva la pattuglia quella notte?»
«Beauvanier.»
Cristophe Beauvanier era uno dei capitani del commissariato Louis-Blanc. Un appassionato di culturismo che passava le sue giornate in palestra. Non era il tipo da prendersi carico di una storia così. Bisognava risalire più in alto… Un brivido d’eccitazione scosse i suoi vestiti inzuppati.
Il nababbo parve leggergli nel pensiero:
«Sono loro che coprono i Lupi, Schiffer.»
«Non dire fesserie.»
«Dico la verità e tu lo sai. Hanno eliminato un testimone. Una donna che aveva visto tutto. Forse il viso di uno degli assassini. Forse un dettaglio che avrebbe potuto identificarli. È semplice: coprono i Lupi. Gli altri omicidi sono stati commessi con la loro benedizione. Allora puoi mettere via i tuoi modi da grande giustiziere. Voi non valete più di noi.»
Schiffer evitò di deglutire per non aggravare il bruciore in gola. Gurdilek si sbagliava: l’influenza dei turchi non poteva salire così in alto negli ambienti della polizia francese. Lui era ben piazzato per saperlo: per ben vent’anni aveva fatto da ponte tra i due mondi.
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