Marco Buticchi - L'anello dei re

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L'anello dei re: краткое содержание, описание и аннотация

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Un attentato a New York semina il panico tra la popolazione, ma si tratta solo di un primo caso di una serie di agguati verso la popolazione musulmana. Il rivendicatore si firma “Giusto in nome di Dio” e imprime sulle sue lettere il sigillo a 6 punte del re Salomone. Si alternano quindi le vicende dei possessori dell’anello. Dalla Venezia del 1300 si passa al fronte carsico della Grande Guerra e poi fino alla dittatura di Ceausescu in Romania.Questi flash-back si alternano alla ricerca del “Giusto” da parte di Oswald Breil e Cassandra Ziegler. Dopo numerosi colpi di scena , intrighi di potere, di cui sono protagonisti anche personaggi realmente esistiti, i protagonisti riescono a scoprire la vera identità del “Giusto” e evitare l’ennesimo massacro.

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L’improvviso boato delle esplosioni lacerò l’aria.

La carica detonò all’altezza delle ruote posteriori della seconda locomotiva. Sia la motrice sia il trolley che la seguiva si contorsero, prima di librarsi in aria, quindi si abbatterono al suolo, rotolando lungo la scarpata. Del ponte di legno non erano rimasti che due monconi da un lato e dall’altro della gola. Il primo dei locomotori, deragliato dai binari divelti, aveva proseguito la sua corsa: la concluse anch’esso precipitando nel dirupo.

Il resto della colonna sembrò contorcersi come il corpo di un serpente di ferro, e i vagoni si aggrovigliarono tra di loro in un sinuoso balletto che aveva come tema la morte. Un macabro frastuono di ferraglia che strideva, esplosioni e urla, accompagnavano la scena.

Fu il silenzio, improvviso e irreale dopo tanto fragore, a dare agli arabi il segnale d’attacco. Gli obici posizionati sull’altura vomitarono fuoco e piombo, mentre i turchi sopravvissuti fuggivano in ogni direzione alla ricerca di un riparo.

Infine toccò alle scariche di fucileria portare distruzione e morte laddove i cannoni avevano mancato il bersaglio. Ai turchi non rimase che issare un drappo bianco in segno di resa sulla baionetta di un fucile.

Pochi istanti dopo, gli arabi sbucarono dai loro nascondigli, riversandosi urlanti nei pressi di quel che restava del treno.

La zona era disseminata di oggetti, casse di armi e merci di ogni genere. Gli arabi cercavano freneticamente di accaparrarsi qualunque cosa suscitasse il loro interesse e la caricavano sui cammelli.

«Smettetela!» gridava Lawrence a gran voce. «I turchi della guarnigione di Mudowwara avranno sentito l’esplosione e saranno in marcia verso di noi. Non gli ci vorrà molto tempo per raggiungerci.»

In un primo momento quelle parole parvero perdersi tra le urla eccitate dei saccheggiatori, quindi, lentamente, l’ordine si ripristinò tra le file scompaginate del drappello.

«Che ne facciamo dei prigionieri, El Lawrence?» chiese Zaal, al quale non era sfuggito il fatto che c’era un gran numero di donne, quasi certamente mogli dei sottufficiali turchi al seguito dei loro mariti.

«Lasciateli qui. Tra poco arriveranno i loro commilitoni e se ne prenderanno cura. Abbiamo avuto perdite?»

«Solamente tre feriti lievi, signore. Salem però è disperso. Io stesso l’ho cercato a lungo, ma senza esito.»

Salem era il più forte tra le guardie del corpo di Lawrence. Aveva la carnagione scura e ciò indicava le sue origini centroafricane. Combatteva come un leone e nulla sembrava capace di fermarlo.

Lawrence indugiò ancora un po’ sul campo di battaglia, accompagnato da una piccola scorta di cui faceva parte anche Sciarra, per cercare l’uomo scomparso. Di Salem, però, non si rinvenne traccia. La sua perdita rendeva amaro il sapore della vittoria.

Due giorni dopo il drappello aveva accumulato un discreto vantaggio sui turchi lanciati all’inseguimento. Ma all’improvviso una carovana composta da pochi cammelli si stagliò alle spalle degli uomini di Lawrence. Galoppavano alla loro volta di grande carriera.

Quando furono a portata di voce, Zaal mise le mani a cono sulla bocca e urlò: «Amici o nemici?»

«Se il riverbero non avesse bruciato i tuoi occhi mi riconosceresti, Zaal. Sono Maulud, tuo cugino. Ho cavalcato giorno e notte per raggiungervi.»

Così dicendo il nuovo venuto indicò un corpo adagiato di traverso sulla schiena di un cammello. Non ci volle molto a Lawrence e ai suoi per accorgersi che si trattava di Salem.

In seguito avrebbero appreso che l’africano era stato ferito in maniera non grave alla schiena e aveva vagato senza meta sino a che le forze lo avevano sostenuto. Il cugino di Zaal, che stava marciando per raggiungere le truppe del colonnello Lawrence, lo aveva trovato per caso e soccorso tra le dune del deserto.

Il giorno seguente una festa di strada accolse ad Aqaba le truppe vincitrici. Sciarra si diresse verso l’albergo: era stanco e non desiderava altro che un bagno caldo e un letto pulito. Certo, non avrebbe mai potuto immaginare la sorpresa che era ad attenderlo.

«Alberto», disse una voce che subito riconobbe.

L’uomo si volse e, al centro del piccolo giardino interno dell’albergo, vide il volto che aveva abitato i suoi sogni nelle lunghe notti del deserto. «Kimber! Come sei arrivata sin qui?» esclamò Sciarra. In un attimo si trovarono l’uno tra le braccia dell’altra.

«Credevi forse che avrei potuto abbandonare un ufficiale alleato alle prese con il deserto? Se ti avessero ferito come avresti fatto, senza la tua infermiera prediletta? Ricorda che vanto ancora dei diritti per averti accudito e medicato dopo il tuo atterraggio in Inghilterra.» Quindi si rivolse a Rocco, che era rimasto in piedi in disparte e aveva l’aria di chi sta per cedere alla stanchezza: «Se mi permettete… soldato… vorrei parlare con il colonnello da sola…»

L’attendente si allontanò, felice di poter raggiungere la sua stanza.

Kimberly si guardò attorno e, abbassando il tono della voce, disse con aria improvvisamente seria: «Alberto, credo di doverti dire alcune cose».

Pochi minuti più tardi i due si trovavano nella stanza di Sciarra.

«È venuto il momento che tu sappia la verità. Non sono un’infermiera. O meglio, l’occupazione di infermiera è solo una copertura. Lavoro per i servizi segreti del mio paese da quando è incominciata la guerra. Ti devo avvisare che c’è una spia al vostro seguito.»

Sciarra le fece cenno di andare avanti.

«Abbiamo intercettato un messaggio trasportato da un piccione viaggiatore…»

«Scusa se ti interrompo, ma abbiamo già fatto arrestare il messaggero. Ero presente durante l’operazione…»

«No, Alberto. Sto parlando di un altro messaggio, inviato mentre vi trovavate in viaggio per Mudowwara. Poche parole in lingua tedesca che indicavano il luogo, le modalità e l’ora della vostra azione. Se non avessimo avuto la fortuna di abbattere il piccione, quasi certamente tu non saresti qui adesso.»

Dinanzi agli occhi del colonnello italiano passarono una a una le facce degli uomini che li avevano accompagnati nell’ultima missione: non era facile individuare un traditore, data la totale assenza di indizi.

«Una sola cosa ti vorrei chiedere: anche… anche io faccio parte del tuo lavoro?» disse Sciarra interrompendo la ridda di congetture.

«In che senso?» chiese Kimber.

«Quello che c’è stato tra noi era parte di un piano teso a scoprire la mia fedeltà agli alleati?» chiese l’italiano guardandola negli occhi.

Lei si avvicinò, i loro sguardi si incontrarono, intensi. La mano della donna sfiorò il volto dell’ufficiale, arso dal sole del deserto. «Ero stata messa al tuo fianco per sorvegliarti e carpire informazioni quando sei arrivato in Inghilterra a bordo del dirigibile… poi… poi…»

«Che cosa è successo, poi?»

«Io ti amo, Alberto.»

Le loro labbra si sfiorarono a suggellare un patto che sarebbe andato al di là delle gelide ragioni della guerra. Il profumo… quel profumo che tanto a lungo Alberto aveva sognato, adesso era lì.

Sciarra pensava a come l’olfatto potesse far rivivere sensazioni perdute. All’improvviso tutto gli fu chiaro, e gli venne in mente l’odore acre che due volte aveva sentito da quando si trovava in Africa. Allora non era stato in grado di creare un collegamento, ma adesso… il tanfo provocato dagli escrementi dei piccioni e dei loro nidi… Ecco dove lo aveva già sentito!

Salem era stato portato nello stesso albergo in cui alloggiava Sciarra. Le sue condizioni erano andate velocemente migliorando. La pallottola non aveva leso alcun centro vitale. I rumori nel corridoio richiamarono la sua attenzione, quindi l’arabo dalla carnagione scura si alzò in piedi.

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