La catena d’oro comparve nelle mani del contadino. L’Anello dei Re prese a oscillare nell’aria, catturando lo sguardo del principe col suo bagliore.
«Figlio, figlio mio!» esclamò Dracula con gli occhi colmi di felicità. Il principe abbandonò il trono sul quale era solito sedere quando concedeva udienza. Scese i tre scalini e andò incontro a suo figlio, cingendolo in un abbraccio.
Quindi volle abbracciare anche Mihail. Il contadino abbassò nuovamente il capo e consegnò al principe gli oggetti che ornavano il collo di Iosua. A lungo quell’uomo onesto aveva atteso che questa opportunità gli si presentasse, e ora si sentiva come se avesse portato a termine un compito assegnatogli dal cielo.
Dracula parlò a lungo con loro, apprendendo da Iosua che il padre adottivo aveva affrontato molti sacrifici per farlo crescere e che lo aveva allevato come un figlio.
«Hai fatto bene, Mihail, a volere che nessuno ascoltasse il tuo racconto. Purtroppo i traditori sono ovunque e io devo sempre guardarmi le spalle. Non dobbiamo svelare a nessuno questo nostro segreto, sino a che la Valacchia non sarà un luogo sicuro per me e per i miei parenti. Nel frattempo sarò generoso con te, che hai salvato la vita del mio primogenito, e assicurerò a Iosua e alla sua famiglia adottiva la più agiata delle esistenze. Tra poco dovrò partire nuovamente per il fronte. Quando tornerò vorrei che il ragazzo si trasferisse a palazzo e che facesse conoscenza con i due figli che ho avuto dalla mia nuova moglie.» Dracula si rivolse quindi al giovane. «Vivremo tutti insieme nella nostra casa, e saremo una grande famiglia. Vedrai, Iosua, non ci vorrà molto tempo.»
Vlad III di Valacchia non sarebbe mai tornato dalla guerra.
Vittima di un tranello tesogli da alcuni dei suoi soldati che si erano venduti al nemico turco, fu circondato e, sebbene avesse lottato come un leone, alla fine fu sopraffatto e cadde insieme ai valorosi che gli erano rimasti fedeli sino alla morte.
La testa dell’Impalatore venne recisa dal corpo ed esposta per lungo tempo sulle mura di Costantinopoli, a dimostrazione che il temuto condottiero era veramente morto. Il corpo venne traslato nel monastero di Snagov e qui fu seppellito in una cripta segreta. L’Anello dei Re rimase alla moglie e questa, a sua volta, lo consegnò a suo figlio Minhea insieme al cofanetto di fattura saracena che conteneva una fortuna in pietre preziose. «Il lasciapassare per il futuro», lo chiamavano da sempre i membri della famiglia. E per sempre i loro discendenti avrebbero dovuto considerarlo tale: una fonte da cui non attingere, a meno che non ce ne fosse stata necessità estrema.
13 ottobre 2004
«Avevi ragione, Oswald: il tempo è volato e stiamo ancora brancolando nel buio», aveva detto Cassandra scuotendo il capo.
«Quello che è più grave è che, con Deidra Blasey e Kingston rinchiusi in prigione, pare che il pericolo del Giusto sia stato dimenticato da chiunque. Mancano poche ore all’attentato e non siamo riusciti a cavare un ragno dal buco.»
Il computer di Oswald emise il segnale di messaggio ricevuto.
‹FORSE HO TROVATO UNA TRACCIA, MAGGIORE›, lesse Oswald sul monitor. Sapeva di poter contare sul capitano Bernstein.
‹NON NE SONO SICURO, MA PENSO DI ESSERE SULLA VIA GIUSTA. MI PERMETTA DI RICORDARLE I VERSETTI CORANICI CHE IL GIUSTO CI HA INVIATO: IL PRIMO: SI TROVAVA ALL’ORIZZONTE PIÙ ELEVATO ,È TRATTO DALLA SURA AN-NAJM ,CHE SIGNIFICA «LA STELLA». IL SECONDO VERSETTO INVECE RECITA: PER QUELLI CHE SONO MISCREDENTI NON BASTERANNO I LORO BENI E I LORO FIGLI PER METTERLI AL RIPARO DA ALLAH. SARANNO COMBUSTIBILE DEL FUOCO ,ED È TRATTO DALLA SURA AL ’IMRÂN («LA FAMIGLIA DI IMRAN»). I TITOLI DELLE SURE HANNO SVIATO LE INDAGINI: ANCH’IO HO PERSO UN SACCO DI TEMPO A CERCARE STELLE, FAMIGLIE DI STELLE, MISCREDENTI CON LE STELLE, STELLE ALL’ORIZZONTE PIÙ ELEVATO ECCETERA ECCETERA. MA LA SOLUZIONE ERA MOLTO PIÙ VICINA: SENTA CHE COSA HO TROVATO…›
La divisa degli allievi della Islamic East Horizon School di Pasadena, in California, era sportiva ed elegante al tempo stesso: le ragazze indossavano un kilt in tartan scozzese a piccoli riquadri grigi e verdi su sfondo rosso. Le gonne erano lunghe sino al polpaccio. Le spesse calze bianche non lasciavano intravedere un millimetro di pelle. Bianca era pure la blusa a collo alto. Alcune delle allieve portavano sopra a questa il velo, altre erano a capo scoperto. I maschi avevano pantaloni del medesimo tessuto scozzese delle gonne. Una camicia bianca e una cravatta a linee oblique di tipo Regimental completavano il loro abbigliamento. La Islamic East Horizon School era una delle migliori scuole islamiche del paese.
Nel tragitto che percorsero in taxi dall’aeroporto sino al 671 di North Orange Grove Boulevard, Cassandra e Oswald rimasero in silenzio. Breil stava ripassando mentalmente le informazioni ricevute da Bernstein: ‹HO SCANDAGLIATO I MOTORI DI RICERCA DI OGNI IDIOMA E LINGUA, INCLUSE QUELLE DEI PAESI ORIENTALI A PREVALENZA ISLAMICA, MA SENZA RISULTATO›, aveva scritto il capitano del Mossad. ‹L’ORIZZONTE E LE STELLE PAREVANO NON AVERE CONNESSIONI TERRESTRI SIGNIFICATIVE CON I FIGLI E L’IRA DI ALLAH. MA POI HO AVUTO UNA FOLGORAZIONE: NELLA PRIMA PARTE DEL MESSAGGIO SI LEGGE PREPARARE AL FUTURO E IO CREDEVO FOSSE CONNESSO CON L’AVVENTO DEL RAMADAN. HO INVECE PENSATO A CHE COSA PREPARA O HA PREPARATO TUTTI NOI AL FUTURO. NON LE VIENE IN MENTE NULLA, MAGGIORE? LA SCUOLA CI PREPARA AL FUTURO. ESISTONO NEGLI STATI UNITI DUE SCUOLE ISLAMICHE CHE PORTANO IL NOME DI EAST HORIZON SCHOOL. HO SCELTO QUELLA PIÙ A EST… ALL’ORIZZONTE DOVE NASCE IL SOLE : LA EAST HORIZON ISLAMIC SCHOOL DI PASADENA, APPUNTO.›
La facciata principale della scuola era simile a una delle tante ville dei divi di Hollywood: cinque palme dal tronco massiccio separavano il vialetto di accesso dal traffico di Orange Grove Boulevard. Di fianco alla costruzione a un solo piano in cui avevano sede la segreteria, la presidenza e gli uffici, si intravedevano campi da gioco la cui erba verde intenso era frutto di una cura giornaliera.
Breil osservò gli occhi dei bambini: erano simili a quelli di ogni altro piccolo, che fosse musulmano, ebreo o di altra religione. Quei bambini vivevano in pace e avevano tutto il diritto di continuare a farlo.
«Mi chiamo Oswald Breil, signor preside, e questa è la signora Cassandra Ziegler, già dirigente dell’FBI.»
Decha Jamal, da sei anni preside della scuola, era di origine orientale, probabilmente tailandese. Di statura media, aveva occhi a mandorla dallo sguardo attento. Poteva avere poco più di cinquant’anni e quando parlò la sua voce suonò calma ed educata. «So bene chi è lei, dottor Breil, e chi è la signora Ziegler. Chiunque legga di tanto in tanto un quotidiano non può non aver sentito parlare di voi. Quello che non riesco a capire è come mai siate qui, nella mia scuola.»
In quel momento il telefono di Cassandra Ziegler prese a squillare.
«Questa volta sarò molto meno esauriente di quanto non lo sia stato a Cipro: mi passi il suo amico nano, Cassandra.»
Senza proferire parola la Ziegler porse il cellulare a Breil. Dal pallore della donna Oswald capì subito di che cosa si trattava.
«Come dicevo poco fa alla sua compagna, dottor Breil, questa volta avrete a disposizione minori indicazioni. Anzitutto mi congratulo con voi per aver risolto questo nuovo enigma, anche se sul filo della lama», disse la voce metallica che Oswald ormai ben conosceva. «Adesso mi ascolti bene, dottor Breil: lei stesso provvederà a impedire ogni comunicazione tra la scuola e l’esterno isolando le linee telefoniche. Per facilitare il suo compito, la informo che l’allacciamento generale del centralino e di tutti i telefoni si trova nel quadro elettrico generale: è sufficiente disattivare un fusibile e nessun apparecchio della scuola potrà più comunicare con l’esterno. Inoltre, la informo che ogni conversazione da telefoni cellulari è da me controllata grazie a uno scanner: qualsiasi chiamata contenente frasi sibilline o poco chiare che provenga da un portatile situato all’interno della scuola mi indurrà a far cessare immediatamente questo bellissimo gioco. Resta inteso che nessuno dovrà sapere nulla, né gli allievi, né i professori, fatta eccezione per il preside Jamal a cui credo lei abbia appena comunicato i suoi sospetti. Non dovrete dare l’allarme per nessun motivo. Nessuno potrà uscire dalla scuola. Oltre all’esplosivo, ho disseminato microfoni quasi ovunque all’interno degli edifici e del campus. Qualunque disobbedienza a queste mie istruzioni comporterà l’immediato innesco dei detonatori. Buona caccia, Breil.»
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