Nelle case dei ricchi, per fortuna, le scale non scricchiolavano mai. Ogni asse al suo posto, tappeti sparsi ovunque, cardini ben oliati che non cigolano quando una porta viene aperta di soppiatto. Nella sua camera Phyllis sedeva davanti allo specchio e si spazzolava con cura i capelli color miele. Indossava una vaporosa vestaglia lilla e i suoi movimenti erano calmi e regolari finché, di colpo, la spazzola d’argento s’immobilizzò a mezz’aria.
Casey gliela tolse di mano: pareva essere uscito dallo specchio.
— Casey!
Non fu un grido, ma un sussurro.
La guardava e pensava che mai demonio era stato così bello. — Che profumo adoperi? — le chiese. — Deve chiamarsi “Bacio della morte”.
Forse l’immagine riflessa nello specchio era irreale. Phyllis sentiva che occorreva voltarsi, ma aveva paura e non mascherava più il suo terrore.
— Che cosa fai qui? — riuscì a dire finalmente. — Che cosa è successo? Dov’è Lance?
— Per quel che ne so io è ancora dove l’hai lasciato tu, con una pallottola in testa.
— No!
— Non preoccuparti. Nessuno saprà mai che sei stata tu. Sulla rivoltella ci sono le mie impronte, lo sai bene. Non ho premuto il grilletto com’era stato deciso, ma ho tenuto in mano l’arma. Sono stato più fortunato di Gorden: la mia era carica.
Casey depose sul tavolo la spazzola e prese il lungo tappo appuntito di una delle bottiglie di cristallo, annusando poi il profumo pungente con un sorriso ironico. — Dovrei forse essere lusingato — aggiunse. — Mi hai per lo meno concesso di vivere per un po’.
— Non capisco di che cosa parli — protestò Phyllis. — Non mi sono mai mossa di qui.
— Di’ pure. Mi hai convinto a fare tante cose, perché smettere?
— Ti sto dicendo la verità!
— La verità? Che cosa ne sai tu della verità?
Chi sapeva la verità, in effetti? Casey aspettava, sperando che gli potesse rispondere. Perché? Per denaro? Casey Morrow era dunque sceso tanto in basso per qualche miserabile migliaio di dollari? Non poteva essere questa la verità. La verità era lì davanti a lui, con le labbra socchiuse e gli occhi sbarrati per lo spavento.
— So che cosa stai pensando! — gridò Phyllis. — Per via di ieri sera pensi che io ti abbia sempre mentito. Ma non capisci? Non capisci? Ieri sera ho dovuto mentire perché tu hai parlato del matrimonio e la tua vita non valeva un soldo se avesse saputo che eri mio marito. Saresti diventato un altro ostacolo che Lance doveva rimuovere.
— Sarà per questo che mi hai piantato, suppongo. Per questo che ti sei precipitata da lui.
— Dovevo arrivare prima!
— Ma certo! Dovevi raggiungerlo e fargli coraggio, in modo che non crollasse quando la polizia avesse stretto la rete. In modo che non svelasse chi era stato a convincerlo a uccidere Brunner. Che cosa gli avevi promesso, bellezza? Oppure basta che dia freno alla mia fantasia?
— Non è vero…
— Basta con le menzogne! — Casey ne aveva abbastanza. — Smetti di mentire, voglio sapere che cosa ne hai fatto della rivoltella. Voglio sapere dove l’hai messa e se menti di nuovo, ti ammazzo, perdio!
La luce dardeggiava sul tappo appuntito di cristallo ch’egli stringeva in pugno, traendone bagliori sinistri. L’avrebbe uccisa. Perché altro era venuto? Una bugiarda, una serpe infida che uccideva per procura e faceva in modo che i suoi mandatari si ammazzassero l’un l’altro. Meritava di morire. Ma ora l’inerzia si stava impossessando di Casey. La fissava e attendeva senza saperne il perché, visto che non potevano esistere dubbi che Phyllis Brunner meritasse la morte.
— Rivoltella? — ripeté. — Che rivoltella? Non sapevo che ne avessi una.
Dopo l’urlo di Phyllis, il silenzio si abbatté sulla casa. Casey fissava quel corpo steso a terra, avvolto nella vaporosa vestaglia lilla, e attendeva che il silenzio cessasse. Parve essere passato un secolo quando risuonarono passi cauti nel corridoio e la porta si socchiuse lentamente.
Apparve la signora Brunner. Vide Casey che stringeva ancora il tappo di cristallo insanguinato, poi vide Phyllis sul pavimento. Casey invece vide soltanto la Luger puntata in direzione del suo petto. Ebbe l’impulso di ridere. Non aveva nulla di comico quella rivoltella, significava la morte per lui, ma tuttavia ebbe l’impulso di ridere. Era dunque sempre stato tutto così semplice. Le sue ipotesi erano state esatte, eccettuato su un punto: la signora Brunner e non Phyllis si era valsa di Lance Gorden per eliminare il marito, la signora Brunner e non Phyllis aveva chiuso Casey Morrow in una bella trappola senza via d’uscita.
La piccola mano inguantata di lei stringeva l’arma con fermezza. — Non muovetevi, signor Morrow.
Casey non si mosse. Si limitò a lasciar cadere il tappo di cristallo dalla punta insanguinata.
— È morta?
Nessuna emozione nella voce della donna. Nulla, come se lei stessa fosse morta da tempo.
— Non lo so.
— Accertatevene.
— Mio Dio — mormorò Casey.
— Siete scandalizzato?
— Non mi stupisce che avesse paura di tornare a casa.
— Non dovreste essere scandalizzato. Dopo tutto siete innamorato di lei e l’avete uccisa.
Casey cominciava a ricordare tante cose, cominciava a ricordare la reazione di lei alle prime notizie che le aveva portato di Phyllis e in che modo avesse difeso Gorden finché non era fallita l’aggressione, procedendo quindi a svelare i loschi retroscena di lui per salvare se stessa. Soprattutto ricordava come in ogni sua parola fossero trapelati i suoi sospetti nei riguardi di Phyllis. Lo ricordava ora, mentre una rivoltella era puntata contro di lui.
— Suppongo che tocchi a me adesso — disse.
— A suo tempo e dopo un regolare processo. Nel frattempo aspetteremo lo sceriffo che mi sono permessa di avvertire telefonicamente prima di salire qui.
— Eravate molto sicura del fatto vostro.
Un sorriso vago le increspò le labbra. Fece un passo avanti e il profumo traditore di Phyllis la seguiva come una scia. — Non siate stupido, signor Morrow — disse. — Vi sto aspettando fin da quando ho lasciato quel misero appartamento. Assomigliate molto a Lance: emotivo, pronto al panico. Sapevo benissimo come avrebbe reagito vedendo il rapporto dell’investigatore privato sulla scrivania di mio marito e sapevo anche come avrebbe agito oggi.
— Con qualche incoraggiamento — borbottò Casey. — E io che cosa dovrei fare… confessarmi colpevole di tre omicidi?
— Basterà uno.
— E quello commesso da voi, con la rivoltella che avete in mano? Controllano quel genere di cose, sapete?
Doveva tenere d’occhio la sua calma micidiale. Se si fosse incrinata, anche leggermente, sarebbe stato necessario agire in fretta. Era riuscito a spostarsi davanti al corpo di Phyllis ed era già un vantaggio, ma si sarebbe sentito più al sicuro dopo l’arrivo dello sceriffo.
— Peccato che siate tanto emotivo — spiegò la signora Brunner. — Se non aveste lasciato cadere la rivoltella, avventandovi su Phyllis in modo tanto selvaggio, io non avrei potuto raccattarla e tenervi a bada, fino all’arrivo delle autorità. Naturalmente — aggiunse con tono pieno di significato — se preferite tentare la fuga…
Chiaro, chiarissimo: lei aveva già pronta la versione da servire alla polizia e sarebbe anche riuscita a farsi credere. Fra la parola della signora Brunner e quella di Casey Morrow, chi avrebbe esitato? Tutto in lei, dalla sua posa al modo con cui stringeva la Luger, lasciava capire che ne era consapevole. Vestiva tuttora di nero e chissà per quanto avrebbe continuato a portare elegantemente il lutto del marito, della figlia e del quasi genero. Un lutto di lusso.
Vedendo che volgeva lo sguardo verso la figlia, Casey fu pronto a sviarla, dicendo: — Dev’essere terribile non avere denaro. Neppure i Morokowski si sono mai abbassati a tanto. — Le parole, però, non valevano più a distrarla. Fissava il corpo di Phyllis e l’improvviso balenio nei suoi occhi ammoniva Casey che era giunta l’ora. Il riflesso di fari d’automobile apparve sulla parete mentre una macchina svoltava nel viale, e se anche fosse stato lo sceriffo era troppo tardi. Un grido soffocato di sorpresa e Casey si era tuffato sulla rivoltella che già rimbombava fragorosa.
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