MORTE AL COLLEGE
(UN MISTERO DI RILEY PAIGE—LIBRO 7)
B L A K E P I E R C E
Blake Pierce
Blake Pierce è l’autore della serie di successo dei misteri di RILEY PAGE, che include sei libri (e oltre). Blake Pierce è anche autore della serie dei misteri di AVERY BLACK, composta da tre libri (e oltre); e anche della nuova serie dei misteri di KERI LOCKE.
Accanito lettore, da sempre appassionato di romanzi gialli e thriller, Blake apprezza i vostri commenti; pertanto siete invitati a visitare il sito www.blakepierceauthor.comper saperne di più e restare in contatto.
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LIBRI DI BLAKE PIERCE
I MISTERI DI RILEY PAIGE
IL KILLER DELLA ROSA (Libro #1)
IL SUSSURRATORE DELLE CATENE (Libro #2)
OSCURITA’ PERVERSA (Libro #3)
IL KILLER DELL’OROLOGIO (Libro #4)
KILLER PER CASO (Libro #5)
CORSA CONTRO LA FOLLIA (Libro #6)
MORTE AL COLLEGE (Libro #7)
UN CASO IRRISOLTO (Libro #8)
I MISTERI DI MACKENZIE WHITE
PRIMA CHE UCCIDA (Libro #1)
UNA NUOVA CHANCE (Libro #2)
PRIMA CHE BRAMI (Libro #3)
I MISTERI DI AVERY BLACK
IL KILLER DI COLLEGIALI (Libro #1)
CORSA CONTRO IL TEMPO (Libro #2)
FUOCO A BOSTON (Libro #3)
I MISTERI DI KERI LOCKE
UNA TRACCIA DI MORTE (Libro #1)
UNA TRACCIA DI OMICIDIO (Libro #2)
UNA TRACCIA DI VIZIO (Libro #3)
INDICE
PROLOGO
CAPITOLO UNO
CAPITOLO DUE
CAPITOLO TRE
CAPITOLO QUATTRO
CAPITOLO CINQUE
CAPITOLO SEI
CAPITOLO SETTE
CAPITOLO OTTO
CAPITOLO NOVE
CAPITOLO DIECI
CAPITOLO UNDICI
CAPITOLO DODICI
CAPITOLO TREDICI
CAPITOLO QUATTORDICI
CAPITOLO QUINDICI
CAPITOLO SEDICI
CAPITOLO DICIASSETTE
CAPITOLO DICIOTTO
CAPITOLO DICIANNOVE
CAPITOLO VENTI
CAPITOLO VENTUNO
CAPITOLO VENTIDUE
CAPITOLO VENTITRE
CAPITOLO VENTIQUATTRO
CAPITOLO VENTICINQUE
CAPITOLO VENTISEI
CAPITOLO VENTISETTE
CAPITOLO VENTOTTO
CAPITOLO VENTINOVE
CAPITOLO TRENTA
CAPITOLO TRENTUNO
CAPITOLO TRENTADUE
CAPITOLO TRENTATRE
CAPITOLO TRENTAQUATTRO
CAPITOLO TRENTACINQUE
CAPITOLO TRENTASEI
CAPITOLO TRENTASETTE
CAPITOLO TRENTOTTO
CAPITOLO TRENTANOVE
CAPITOLO QUARANTA
PROLOGO
Tiffany era già vestita, quando sentì la madre chiamarla dal piano di sotto.
“Tiffany! Sei pronta per la chiesa?”
“Quasi, mamma” le rispose. “Dammi ancora un attimo.”
“Allora, sbrigati. Dobbiamo uscire tra cinque minuti.”
“OK.”
In realtà Tiffany era già pronta da parecchio tempo, quasi subito dopo aver fatto colazione con un delizioso waffle insieme ai genitori, al piano di sotto. Non voleva andare da nessuna parte. Si stava divertendo un mondo a guardare dei buffi video con animali sul suo cellulare.
Finora, aveva guardato un pechinese andare sullo skateboard, un bulldog salire su una scala a pioli, un gatto che provava a suonare la chitarra, un grosso cane che inseguiva la sua coda quando qualcuno cantava “Pop Goes the Weasel,” e infine un branco di coniglietti che correvano.
E in quel momento, stava guardando un video davvero molto divertente. Uno scoiattolo continuava a provare ad entrare in una mangiatoia per uccelli, costruita proprio per tenere lontani gli scoiattoli. In qualsiasi modo la bestiola si avvicinasse, la mangiatoia girava su se stessa e lo faceva volare via. Ma l’animaletto era determinato, e non aveva alcuna intenzione di demordere.
La ragazza continuò a ridacchiare, guardando il video, finché la madre la chiamò di nuovo.
“Tiffany! Tua sorella viene con noi?”
“Credo di no, mamma.”
“Allora, va a chiederglielo per favore.”
Tiffany sospirò. Avrebbe voluto più che mai risponderle …
“Vaglielo a chiedere tu.”
Invece, si limitò a dire: “OK.”
La sorella diciannovenne di Tiffany, Lois, non era scesa a fare colazione. Tiffany era sicura che non avesse alcuna intenzione di andare in chiesa. Del resto, lo aveva detto già il giorno prima.
Lois aveva partecipato sempre meno alle attività di famiglia, da quando aveva iniziato ad andare al college in autunno. Era vero che tornava a casa quasi sempre nel fine settimana, durante le vacanze e le pause delle lezioni, ma si limitava a starsene per conto suo o ad uscire con gli amici, e quasi sempre dormiva fino a tardi al mattino.
Tiffany non poteva certo biasimarla.
La vita familiare a Pennington poteva annoiare a morte gli adolescenti. E la chiesa annoiava Tiffany quasi più di ogni altra cosa.
Con un sospiro, fermò il video e uscì in corridoio. La camera di Lois era al piano superiore; a confronto della sua era sfarzosa ed occupava la maggior parte della mansarda. Aveva persino un bagno privato, lassù, e un enorme armadio. Tiffany era ancora relegata nella camera da letto più piccola, al secondo piano, che le era toccata praticamente da sempre.
Non le sembrava giusto. Aveva sperato di ereditare la camera della sorella, una volta che quest’ultima fosse andata al college. Perché Lois aveva bisogno di tutto quello spazio ora che veniva a casa soltanto durante i fine settimana? Non potevano scambiarsi finalmente le camere?
Se ne lamentava spesso e volentieri, ma a nessuno sembrava importare.
Si fermò in fondo alle scale che conducevano alla mansarda, e gridò.
“Ehi, Lois! Vieni con noi?”
Non ci fu alcuna risposta. Tiffany roteò gli occhi, sbuffando: capitava sempre così, ogni volta che doveva rivolgersi a Lois, per un motivo o per un altro.
Salì le scale, e bussò alla porta della camera della sorella.
“Ehi, Lois” gridò di nuovo. “Stiamo andando in chiesa. Vieni?”
Ancora una volta, non ottenne alcuna risposta.
Tiffany strascicò i piedi con impazienza, poi bussò di nuovo.
“Sei sveglia?” chiese.
Ancora nessuna risposta.
Tiffany gemette forte. Forse Lois era profondamente addormentata, o stava ascoltando la musica con le cuffie alle orecchie. Molto più probabilmente, la stava semplicemente ignorando.
“OK” gridò. “Dirò alla mamma che non verrai con noi.”
Mentre scendeva di sotto, Tiffany si sentì un po’ preoccupata. Lois era sembrata giù, durante le sue ultime visite: non proprio depressa, ma neppure allegra come al solito. Aveva detto a Tiffany che il college era più duro di quanto si fosse aspettata e che la pressione la stava logorando.
In fondo alle scale, il padre era fermo nell’atrio, intento a controllare il suo orologio con impazienza. Sembrava pronto ad uscire: indossava già un caldo cappotto, un berretto impellicciato, una sciarpa e un paio di guanti. La mamma aveva il cappotto in mano.
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