Edward Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'impero romano, volume 6
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A. 398
Gildone s'era preparato a far fronte all'invasione con tutte le forze dell'Affrica. Con la liberalità dei doni e delle promesse procurò d'assicurarsi la dubbiosa fedeltà de' soldati Romani, mentre attirava alle sue bandiere le remote tribù della Getulia e dell'Etiopia. Mise in ordine un'armata di sessantamila uomini, ed altamente vantavasi con quella temeraria presunzione, che suol precorrere la disgrazia, che la sua numerosa cavalleria calpestato avrebbe le truppe di Mascezel, ed involto in un nuvolo di ardente sabbia i nativi delle fredde regioni della Gallia e della Germania 49 49 Orosio dev'essere responsabile di tal racconto. La presunzione di Gildone, e le sue varie truppe di Barbari son rammentate da Claudiano (I. Cons. stil. l. 345-955 ).
. Ma il Mauritano, che comandava le legioni d'Onorio, era troppo bene informato delle maniere de' suoi nazionali per concepire alcun serio timore di un disordinato e nudo esercito di Barbari, il braccio sinistro dei quali invece di scudo non era difeso che da un mantello; che, appena scagliato aveano con la destra il lor giavelotto, restavano totalmente disarmati; ed i cui cavalli non erano mai stati ammaestrati a soffrir l'impaccio della briglia, o ad obbedirne la guida. Egli fermò il suo campo di cinquemila veterani in faccia ad un superiore nemico, e dopo la dilazione di tre giorni diede il segno di una generale battaglia 50 50 S. Ambrogio, che era morto circa un anno avanti, rivelò in una visione il tempo ed il luogo della vittoria. Di poi Mascezel raccontò il suo sogno a Paolino, scrittore originale della vita del Santo, dal quale potè facilmente passare tal notizia ad Orosio.
. Avanzandosi Mascezel sulla fronte con belle offerte di perdono e di pace, incontrò uno dei primi che portava lo stendardo Affricano, e ricusando questo di cedere, gli tagliò il braccio con la sua spada. Cadde a quel colpo insieme col braccio l'insegna; e subito fu replicato da tutte le bandiere della fila quel supposto atto di sommissione. A questo segno le disaffezionate coorti proclamarono il nome del legittimo loro Sovrano; i Barbari, sorpresi per la diserzione dei Romani loro alleati, si dispersero, secondo il loro costume, in una tumultuaria fuga; e Mascezel ottenne l'onore di una facile e quasi non sanguinosa vittoria 51 51 Zosimo (l. V. p. 303) suppone un ostinato combattimento; ma la narrazione d'Orosio par che occulti un fatto reale sotto la maschera d'un miracolo.
. Il tiranno dal campo di battaglia fuggì al lido del mare; e si gettò in un piccol vascello con la speranza di giugner sicuro a qualche amico porto dell'Impero Orientale; ma l'ostinazione del vento lo rispinse nel porto di Trabaca 52 52 Trabaca è situata fra le due Ippone (Cellar. Tom. II. P. 2. p. 212. Danville Tom. III. p. 84). Orosio ha nominato distintamente il campo di battaglia; ma la nostra ignoranza non può stabilirne la precisa situazione.
, che aveva riconosciuto insieme col resto della provincia il dominio d'Onorio, e l'autorità del suo vicario. Gli abitanti, in prova del pentimento e della fedeltà loro, arrestarono la persona di Gildone, e lo posero in carcere; ma la propria disperazione lo liberò dall'intollerabil tormento di soffrir la presenza di un ingiuriato e vittorioso fratello 53 53 La morte di Gildone s'esprime da Claudiano ( I. Cons. Stil. p. 357 ), e dai suoi migliori interpreti, Zosimo ed Orosio.
. Si portarono al piè dell'Imperatore i prigionieri e le spoglie dell'Affrica: ma Stilicone, la moderazione del quale appariva sempre più cospicua e più sincera in mezzo della prosperità, tuttavia affettò di osservar le leggi della Repubblica: e deferì al Senato ed al Popolo Romano il giudizio de' più illustri delinquenti 54 54 Claudiano (II. Cons. Stilich. 99-119 ) descrive il loro processo ( tremuit quos Africa nuper, cernunt rostra reos ) ed applaudisce al ristabilimento dell'antica costituzione. Qui è dove introduce quella celebre sentenza, tanto familiare agli amici del dispotismo: numquam libertas gratior extat, quam sub Rege pio … Ma la libertà, che dipende dalla pietà regale, appena merita questo nome.
. Fu pubblico e solenne il loro processo; ma i Giudici nell'esercizio di quell'antiquata e precaria giurisdizione, erano impazienti di punire i Magistrati Affricani, che avevano intercettato la sussistenza del Popolo Romano. Quella ricca e colpevol Provincia fu oppressa dai ministri Imperiali, che avevano un interesse visibile a moltiplicare il numero dei complici di Gildone; e quantunque sembri, che un editto d'Onorio freni la maliziosa industria degli accusatori, un altro editto, alla distanza di dieci anni, continua e rinnova la processura di que' danni, che furon fatti nel tempo della general ribellione 55 55 Vedi il Cod. Teod. lib. IX. Tit. XXXIX. leg. 3. tit. XL. l. 19.
. Gli aderenti del tiranno, che scamparono dal primo impeto dei soldati e dei giudici, poteron trarre qualche consolazione dal tragico fine del fratello di lui, che non potè mai ottenere il perdono per gli straordinari servigi, che avea prestati. Dopo d'aver terminato un'importante guerra nello spazio di un solo inverno, Mascezel fu ricevuto alla Corte di Milano con grande applauso, con affettata gratitudine e con segreta gelosia 56 56 Stilicone, che pretendeva un'egual parte in tutte le vittorie di Teodosio e del suo figlio, particolarmente asserisce, che l'Affrica fu ricuperata per la saviezza dei suoi consigli. Vedi un'iscrizione prodotta dal Baronio.
, e si è risguardata la sua morte, che forse fu l'effetto del caso, come un delitto di Stilicone. Nell'atto di passare un ponte, il Principe Mauritano, ch'era in compagnia del Generale dell'Occidente, fu ad un tratto gettato dal suo cavallo nel fiume; restò impedita l'officiosa premura dei famigliari da un crudele e perfido sorriso, che videro in volto a Stilicone; e mentr'essi differivano il necessario soccorso, l'infelice Mascezel rimase annegato 57 57 Ho addolcito la narrazione di Zosimo, che nella sua cruda semplicità è quasi incredibile (l. V. p. 303). Orosio condanna il vittorioso Generale (p. 538) per aver violato il diritto del Santuario.
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A. 398
La gioja del trionfo Affricano felicemente s'unì colle nozze dell'Imperatore Onorio e della sua cugina Maria, figlia di Stilicone: e quest'uguale ed onorevole parentela parve che investisse il potente ministro dell'autorità di padre sopra il sommesso pupillo di lui. Non tacque in giorno sì propizio la musa di Claudiano 58 58 Claudiano, come poeta laureato, compose un elaborato e serio epitalamio di 340 versi, oltre a varie giocose Fescennine, che si cantarono in tuono più licenzioso nella notte del maritaggio.
: cantò in vari e vivaci metri la felicità della coppia reale e la gloria dell'Eroe, che confermava la lor unione, e sosteneva il lor trono. Il genio poetico salvò dall'obblivione le antiche favole della Grecia, che avevan quasi finito d'esser l'oggetto di una fede religiosa. La pittura del bosco di Cipro, sede dell'armonia e dell'amore, il trionfante progresso di Venere sopra i nativi suoi mari, e la dolce influenza, che sparse la presenza di lei nel palazzo di Milano, esprimono ad ogni età i naturali sentimenti del cuore nel giusto e piacevol linguaggio di un'allegorica finzione. Ma l'amorosa impazienza, che Claudiano attribuisce al giovine Principe 59 59 … Calet obvius ire Jam Princeps, tardumque cupit discedere solem. Nobilis haud aliter sonipes… (De nupt. Hon. et Mariae 287) e più liberamente nelle Fescennine (112-126). Dices, o quoties mihi dulcius Quam flavos decies vincere Sarmatas · · · · · · · · · · · Tum victor madido prosilias toro Nocturni referent vulnera praelii.
, dovè eccitare il riso della Corte; e la sua bella sposa (se pur meritava la lode della beltà) non avea molto da temere o da sperare dalle passioni del suo amante. Onorio non avea che l'età di quattordici anni; Serena, madre della sposa, differì per arte, o per mezzo di persuasioni la consumazione delle nozze Reali. Maria morì vergine dopo essere stata moglie dieci anni; e fu assicurata la castità dell'Imperatore dalla freddezza, o forse anche dalla debolezza della sua costituzione 60 60 Vedi Zosimo t. V. p. 333.
. I suoi sudditi, che attentamente studiavano il carattere del giovane loro Sovrano, conobbero, che Onorio era senza passioni, e conseguentemente senza talenti; e che la debole e languida di lui natura era ugualmente incapace di adempire i doveri del suo grado che di godere i piaceri dell'età sua. Nella prima sua gioventù fece qualche profitto nell'esercizio di cavalcare e di tirar l'arco: ma presto abbandonò quelle faticose operazioni, ed il divertimento di nutrir uccelli divenne la seria e quotidiana cura del Monarca dell'Occidente 61 61 Procop. de Bell. Gothico l. I. c. II . Io ho preso la pratica generale d'Onorio, senz'adottare la strana e veramente improbabil novella, riferita dall'istorico Greco.
, il quale rimise le redini dell'Imperio nella ferma ed abile mano di Stilicone di lui tutore. L'esperienza dell'istoria, potrà confermare il sospetto, che un Principe, nato nella porpora, ebbe un'educazione peggiore dell'infimo dei suoi sudditi; e che l'ambizioso ministro lo lasciò arrivare all'età virile senza procurar d'eccitarne il coraggio, o d'illuminarne l'intelletto 62 62 Le lezioni di Teodosio, o per meglio dir di Claudiano (IV. Cons. Honor. 214-418 ) potrebber formare una bella istruzione pel futuro Principe di una libera e vasta nazione. Ma questa era troppo superiore ad Onorio ed a' depravati suoi sudditi.
. I predecessori d'Onorio eran soliti d'animare col loro esempio, o almeno con la presenza il valore delle legioni; e le date delle lor leggi attestano la perpetua attività dei loro movimenti per le Province del Mondo Romano. Ma il figlio di Teodosio passò il sonno della sua vita, come uno schiavo nel suo palazzo, come uno straniero nel suo paese, e come un paziente e quasi indifferente spettatore della rovina dell'Impero Occidentale, che fu più volte attaccato, e finalmente distrutto dalle armi dei Barbari. Nell'istoria, piena di eventi, di un regno di vent'otto anni, rare volte sarà necessario di rammentare il nome dell'Imperatore Onorio.
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