Edward Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'impero romano, volume 6

Здесь есть возможность читать онлайн «Edward Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'impero romano, volume 6» — ознакомительный отрывок электронной книги совершенно бесплатно, а после прочтения отрывка купить полную версию. В некоторых случаях можно слушать аудио, скачать через торрент в формате fb2 и присутствует краткое содержание. Издательство: Иностранный паблик, Жанр: foreign_antique, foreign_prose, на итальянском языке. Описание произведения, (предисловие) а так же отзывы посетителей доступны на портале библиотеки ЛибКат.

Storia della decadenza e rovina dell'impero romano, volume 6: краткое содержание, описание и аннотация

Предлагаем к чтению аннотацию, описание, краткое содержание или предисловие (зависит от того, что написал сам автор книги «Storia della decadenza e rovina dell'impero romano, volume 6»). Если вы не нашли необходимую информацию о книге — напишите в комментариях, мы постараемся отыскать её.

Storia della decadenza e rovina dell'impero romano, volume 6 — читать онлайн ознакомительный отрывок

Ниже представлен текст книги, разбитый по страницам. Система сохранения места последней прочитанной страницы, позволяет с удобством читать онлайн бесплатно книгу «Storia della decadenza e rovina dell'impero romano, volume 6», без необходимости каждый раз заново искать на чём Вы остановились. Поставьте закладку, и сможете в любой момент перейти на страницу, на которой закончили чтение.

Тёмная тема
Сбросить

Интервал:

Закладка:

Сделать

CAPITOLO XXX

Ribellione dei Goti. Saccheggian la Grecia. Due grandi invasioni nell'Italia, fatte da Alarico e da Radagaiso. Sono essi rispinti da Stilicone. I Germani invadon la Gallia. Usurpazione di Costantino in Occidente. Disgrazia e morte di Stilicone

A. 395

Se i sudditi di Roma avesser potuto ignorare le obbligazioni, che dovevano al Gran Teodosio, si sarebber tosto convinti della penosa difficoltà, con cui lo spirito e l'abilità del loro defonto Imperatore avea sostenuto il fragile e cadente edifizio della Repubblica. Esso morì nel mese di Gennaio; e prima che finisse l'inverno dell'istesso anno, la nazione de' Goti avea preso le armi 63 63 Si fa distintamente menzione della ribellione dei Goti, e del blocco di Costantinopoli da Claudiano (in Rif. l. II. 7-10 ), da Zosimo ( l. V. p. 292 ) e da Giornandes ( de reb. Get. c. 29 ). . I Barbari ausiliarj alzarono l'indipendente loro stendardo; ed arditamente dichiararono le ostili intenzioni, che avevan lungo tempo nutrite nelle feroci lor menti. I lor nazionali, che per le condizioni dell'ultimo trattato erano stati condannati ad una vita di tranquillità e di fatica, abbandonarono al primo suono di tromba le loro possessioni, e con ardore ripresero le armi, che avevan contro voglia posate. Si rovesciarono gli ostacoli del Danubio; uscirono dalle lor foreste i selvaggi guerrieri della Scizia; e lo straordinario rigor dell'inverno somministrò al poeta l'osservazione, che «traevano i gravi lor carri sul largo e gelato dosso dello sdegnante fiume 64 64 … Alii per toga ferocis Danubii solidata ruunt; expertaque remis Frangunt stagna rotis. Claudiano ed Ovidio spesse volte divertono la lor fantasia col mescolar le metafore e le proprietà della liquida onda e del solido ghiaccio. In questo facil esercizio s'è impiegato molto falso spirito. .» Gl'infelici abitanti delle Province meridionali del Danubio si sottomisero alle calamità, che nel corso di vent'anni eran divenute quasi famigliari alla loro immaginazione, e le varie truppe di Barbari, che si gloriavan del nome Gotico, confusamente si sparsero da' selvosi lidi della Dalmazia fino alle mura di Costantinopoli 65 65 Girol. tom. I. p. 26. Ei procura di consolare Eliodoro, Vescovo d'Altino, suo amico, della perdita di Nepoziano, nipote di lui, con una curiosa ricapitolazione di tutte le pubbliche e private disgrazie di quei tempi. (Vedi Tillemont Mem. Eccl. Tom. XII. p. 200). . L'interrompimento o almeno la diminuzione del sussidio che i Goti aveano ricevuto dalla prudente liberalità di Teodosio, fu lo specioso pretesto della lor ribellione; s'accrebbe l'affronto pel disprezzo che dimostrarono verso gl'imbelli figliuoli di Teodosio; e ne fu infiammato lo sdegno dalla debolezza o perfidia del ministro d'Arcadio. Le frequenti visite, che Ruffino faceva al campo dei Barbari, dei quali affettava d'imitar le armi e le vesti, si riguardavano come una prova bastante della rea corrispondenza di lui; ed il pubblico nemico, per un motivo di gratitudine o di politica, nella generale devastazione avea cura di risparmiare i beni privati dell'odioso Prefetto. I goti, invece d'esser mossi dalle cieche e capricciose passioni dei lor Capitani, erano allora diretti dall'audace ed artificioso genio d'Alarico. Questo famoso condottiero discendeva dalla nobile stirpe dei Balti 66 66 Baltha o Ardita: origo mirifica , dice Giornandes (c. 26). Quest'illustre stirpe continuò lungamente a fiorire in Francia nella Gotica provincia di Septimania o della Linguadoca sotto il corrotto nome di Baux : ed un ramo di quella famiglia dopo si stabilì nel regno di Napoli (Grot. in Prolegom. ad Hist. Gotich. p. 53 ). I Signori di Baux vicino ad Arles, e di settantanove luoghi loro subordinati, erano indipendenti dai Conti di Provenza: Longuerne Descript. de la France T. I. p. 357. , che non cedeva, che alla sola famiglia reale degli Amali. Ei chiese il comando delle armi Romane; e la Corte Imperiale lo provocò a dimostrar la follia del rifiuto, e l'importanza di perderlo. Per quante speranze potesse avere della conquista di Costantinopoli, il giudizioso Generale tosto abbandonò una non eseguibile impresa. L'Imperator Arcadio, in mezzo ad una Corte divisa in vari partiti e ad un popolo malcontento, fu atterrito dall'aspetto delle armi Gotiche, ma alla mancanza d'abilità e di valore supplì la forza della città; e le fortificazioni, sì di terra che di mare, poteron sicuramente disfidare gl'impotenti e fortuiti dardi dei Barbari. Alarico sdegnò di più trattenersi negli abbattuti e rovinati paesi della Tracia e della Dacia, e risolvè di cercare un'abbondante messe di fama e di ricchezze in una provincia, che fin allora scampato aveva i disastri della guerra 67 67 Zosimo (l. V. p. 293-295) è la guida migliore che abbiamo per la conquista della Grecia; ma i cenni e le allusioni di Claudiano sono altrettanti raggi d'istorica luce. .

A. 396

Il carattere degli Uffiziali civili e militari, che Ruffino avea posti al governo della Grecia confermò il pubblico sospetto, ch'egli avesse aperto per tradimento l'antica sede della libertà e del sapere al Gotico invasore. Il Proconsole Antioco era l'indegno figlio di un rispettabile padre; e Geronzio, che comandava le truppe della provincia, era meglio idoneo ad eseguire gli opprimenti ordini di un tiranno, che a difendere con abilità e coraggio un paese, con la maggior diligenza fortificato dalla mano della natura. Alarico avea traversato senza resistenza le pianure della Macedonia e della Tessaglia fino a piè del monte Oeta, aspra e selvosa catena di colli quasi impenetrabile alla sua cavalleria. Questi estendevansi da Levante a Ponente fino al lido del mare; e lasciavan di mezzo fra il precipizio ed il golfo Maleo uno spazio di trecento piedi, che in alcuni luoghi era ristretto ad una strada capace d'ammettere un solo carro per volta 68 68 Si paragoni Erodoto (l. VII. c. 176) con Livio (XXXVI. 15). Lo stretto ingresso della Grecia era stato probabilmente allargato da qualche infelice invasore. . In quell'angusto passo delle Termopile, dove Leonida ed i trecento Spartani avevan gloriosamente sacrificato le loro vite, i Goti potevano essere arrestati o distrutti da un abile Generale, e forse la vista di quel sacro luogo avrebbe potuto accendere alcune scintille di militare ardore nei petti de' Greci degenerati. Le truppe ch'erano state poste alla difesa dello stretto passo delle Termopile, si ritirarono, secondo gli ordini, senza neppure tentar d'impedire il rapido e sicuro passaggio d'Alarico 69 69 Egli passò, dice Eunapio ( in vit. Philos. p. 93. Edit. Commelin. 1596 ) per lo stretto δια των πυλον παρηλθει ωσπερ δια σαδιου και ιπποκροτου πεδιου τρεχων passa per le Termopile come correndo per uno stadio o per un campo che risuona di cavalli. ; e le fertili campagne della Focide e della Beozia furono immediatamente coperte da un diluvio di Barbari, che uccidevano i maschi in età di portar le armi, e rapivan le belle femmine con le spoglie ed i bestiami degl'incendiati villaggi. I viaggiatori, che passarono per la Grecia molti anni dopo, facilmente ravvisavano le profonde e sanguinose tracce della marcia dei Goti; e Tebe fu meno debitrice della propria conservazione alla forza delle sue sette porte, che all'ardente fretta d'Alarico, che s'avanzò ad occupare la città d'Atene e l'importante porto del Pireo. L'istessa impazienza lo spinse a toglier la dilazione ed il pericolo di un assedio coll'offerta di una capitolazione, ed appena gli Ateniesi udiron la voce dell'araldo Goto, che facilmente s'indussero a dare la maggior parte delle loro ricchezze per riscatto della città di Minerva, e de' suoi abitanti. Si ratificò il trattato con solenni giuramenti, ed osservossi con reciproca fedeltà. II Principe Goto, con un piccolo e scelto seguito, fu ammesso dentro le mura; egli fece uso del bagno, accettò uno splendido banchetto preparatogli dal magistrato ed affettò di mostrare, che non gli erano ignoti i costumi delle civili nazioni 70 70 Per condiscendere a Girolamo e a Claudiano ( in Ruffin. l. II. 191 ) ho mescolato alcuni più scuri colori nella dolce rappresentazione di Zosimo, che desiderava di mitigare la calamità d'Atene. Nec fera Cecropias traxissent vincula matres. Sinesio ( Epist. 156. p. 272. Edit. Patav. ) osserva, che Atene, di cui attribuisce le disgrazie all'avarizia del Pro-Console, era in quel tempo meno famosa per le sue scuole di filosofia, che pel commercio che faceva di mele. . Ma tutto il territorio dell'Attica, dal promontorio di Sunio fino alla città di Megara, fu rovinato dalla funesta di lui presenza; e se possiamo servirci del paragone di un Filosofo contemporaneo, Atene medesima rassomigliava alla sanguinosa e vota pelle di una vittima uccisa. La distanza fra Megara e Corinto non poteva eccedere molto lo spazio di trenta miglia; ma la mala via , nome esprimente che tuttavia essa porta fra i Greci, era o potea rendersi inservibile per lo marcia di un nemico. I folti ed oscuri boschi del monte Citero cuoprivano l'interno del paese; gli scogli Scironj s'avvicinavano alla superficie dell'acqua, e stavan pendenti sopra il tortuoso e stretto sentiero, che durava più di sei miglia lungo il lido del mare 71 71 … Vallata mari Scironia rupes Et duo continuo connectens aequora muro Isthmos… Claudian. de Bell. Getic. 188. Gli scogli Scironj son descritti da Pausania (l. I. c. 44. p. 107. Edit. Kahn. ) e da' nostri moderni viaggiatori, Wheeler (p. 436) e Chandler (p. 298). Adriano rendè la strada capace di due carri. . Il passo di quelle rupi, tanto famoso in ogni secolo, si terminava dall'istmo di Corinto; ed un piccolo corpo di fermi ed intrepidi soldati avrebbe potuto felicemente difendere un temporaneo trinceramento di cinque o sei miglia dal mare Jonio all'Egeo. La fiducia, che avevano le città del Peloponneso nella naturale loro difesa, le aveva indotte a trascurare le antiche lor mura; e l'avarizia dei Romani Governatori aveva esaurito e tradito l'infelice provincia 72 72 Claudiano ( in Ruffin. l. II. 186. e de Bell. Get. 611 .) senz'ordine, quantunque con forza, descrive quella scena di rapina e di distruzione. . Corinto, Argo e Sparta cederono senza resistenza alle armi dei Goti; ed i più fortunati degli abitanti si liberarono con la morte dal vedere la schiavitù delle proprie famiglie, e l'incendio delle loro città 73 73 Τρις μακαρες Δαναιο και τετρακις, Tre e quattro volte beati Greci ec. Questi generosi versi d'Omero ( Odyss. l. V. 306 ) furon trascritti da uno dei giovani schiavi di Corinto: e le lacrime di Mummio posson provare, che il rozzo conquistatore, quantunque ignorasse il valore di una pittura originale, possedeva la più pura sorgente del buon gusto, cioè un cuore. Plutarc., Sym. posiac. l. IX. Tom. II p. 737. Edit. Weebel . . I vasi e le statue furon distribuite fra' Barbari con più riguardo al valore della materia, che all'eleganza dell'opera; le schiave furon sottoposte alle leggi della guerra; il godimento della beltà fu il premio del valore, ed i Greci non avevan ragion di dolersi di un abuso, che veniva giustificato dall'esempio dei tempi eroici 74 74 Omero continuatamente descrive l'esemplare pazienza di queste schiave, che accordavano le loro grazie, ed anche i loro cuori agli uccisori dei loro padri, fratelli, ec. Racine tocca con ammirabil delicatezza tal passione d'Erifile per Achille. . I discendenti di quel popolo straordinario, che aveva risguardato il valore e la disciplina come le mura di Sparta, non si rammentavano più della generosa risposta, che diedero i loro antichi ad un invasore più formidabile d'Alarico. «Se tu sei un Dio, non farai danno a quelli che non ti hanno mai offeso, se sei un uomo, avanzati pure… e troverai degli uomini uguali a te stesso 75 75 Plutarco ( in Pyrrho. Tom. II. p. 471. Edit. Brian. ) esprime la risposta genuina in dialetto laconico. Pirro attaccò Sparta con 25000 fanti, 2000 cavalli e 24 elefanti, e la difesa di quell'aperta città è un bel comento alle leggi di Licurgo, anche nell'ultimo stato di decadenza. ». Il condottiero de' Goti proseguì la vittoriosa sua marcia dalle Termopile a Sparta senza incontrare alcun antagonista mortale; ma uno degli avvocati dello spirante Paganesimo ha confidentemente asserito, che le mura d'Atene eran guardate dalla Dea Minerva col formidabile suo Egide, e dall'irata immagine d'Achille 76 76 Quale per avventura l'ha dipinto sì nobilmente Omero ( Iliad. XX. 164 ). : e che il conquistatore fu sconcertato dalla presenza delle ostili Divinità della Grecia. In un secolo di miracoli non sarebbe forse giusto il disputare all'istorico Zosimo il diritto al benefizio comune; pure non può dissimularsi, che la mente d'Alarico era mal preparata a ricevere, o dormendo o vegliando, le impressioni della Greca superstizione. I canti d'Omero e la fama d'Achille non eran probabilmente mai giunti all'orecchio dell'ignorante Barbaro; e la fede Cristiana, ch'egli aveva devotamente abbracciato, l'ammaestrò a disprezzare le immaginarie Divinità di Roma e d'Atene. L'invasione dei Goti, in cambio di vendicare l'onore del Paganesimo, contribuì, almeno accidentalmente, ad estirparne gli ultimi avanzi; ed i misteri di Cerere, ch'eran durati ottocent'anni, non sopravvissero alla distruzione d'Eleusi, ed alle calamità della Grecia 77 77 Eunapio ( in vit. Philos. p. 90-93 ) dichiara che una truppa di Monaci tradì la Grecia e seguì il campo Gotico. .

Читать дальше
Тёмная тема
Сбросить

Интервал:

Закладка:

Сделать

Похожие книги на «Storia della decadenza e rovina dell'impero romano, volume 6»

Представляем Вашему вниманию похожие книги на «Storia della decadenza e rovina dell'impero romano, volume 6» списком для выбора. Мы отобрали схожую по названию и смыслу литературу в надежде предоставить читателям больше вариантов отыскать новые, интересные, ещё непрочитанные произведения.


Отзывы о книге «Storia della decadenza e rovina dell'impero romano, volume 6»

Обсуждение, отзывы о книге «Storia della decadenza e rovina dell'impero romano, volume 6» и просто собственные мнения читателей. Оставьте ваши комментарии, напишите, что Вы думаете о произведении, его смысле или главных героях. Укажите что конкретно понравилось, а что нет, и почему Вы так считаете.

x