Edward Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'impero romano, volume 6

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Storia della decadenza e rovina dell'impero romano, volume 6: краткое содержание, описание и аннотация

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A. 395

L'imparzialità, che Stilicone affettava, come comune tutore de' reali fratelli, lo mosse a regolare l'ugual divisione delle armi, delle gioie e della magnifica guardaroba e suppellettile del defunto Imperatore 28 28 I. Cons. Stil. II. 88. 94 . Non solamente le vesti ed i diademi del morto Imperatore, ma eziandio gli elmetti, le guardie delle spade, i bodrieri, le corazze ec. erano arricchite di perle, di smeraldi e di diamanti. . Ma l'oggetto più importante dell'eredità consisteva nelle numerose legioni, coorti e squadroni di Romani e di Barbari, che l'evento della guerra civile avea riuniti sotto lo stendardo di Teodosio. Le diverse truppe dell'Europa e dell'Asia, irritate fra loro da recenti animosità, eran tenute in timore dall'autorità d'un solo uomo; e la rigorosa disciplina di Stilicone difese le terre del cittadino dalla rapina del licenzioso soldato 29 29 … Tantoque remoto Principe, mutatas orbis non sensit habenas. Quest'alta lode (I. Cons. Stilich. I. 149 ) si può giustificare da' timori del moribondo Imperatore ( De Bell. Gildon. 292-301 ), e dalla pace e buon ordine, che si goderono dopo la sua morte I. Cons. Stil. I. 150-168 . . Ansioso però ed impaziente di sollevar l'Italia dalla presenza di questo formidabil esercito, che poteva solo esser utile alle frontiere dell'Imperio, diede orecchio alla giusta richiesta, del Ministro d'Arcadio; dichiarò la sua intenzione di ricondurre in persona le truppe Orientali; e si servì destramente del rumore d'un tumulto Gotico per coprire i suoi privati disegni d'ambizione e di vendetta 30 30 La marcia di Stilicone e la morte di Ruffino son descritte da Claudiano ( in Ruffin. l. II. 101-453 ), da Zosimo (l. V. p. 296. 297), da Sozomeno (l. VIII. c. 1), da Socrate (VI. c. 1), da Filostorgio (l. XI. c. 3 col Gotofredo p. 441) e dalla Cronica di Marcellino. . L'anima rea di Ruffino si pose in agitazione all'avvicinarsi d'un guerriero e d'un rivale, di cui meritava l'inimicizia; vide con gran terrore lo stretto spazio di vita e di grandezza che gli restava; ed interpose l'autorità dell'Imperatore Arcadio, come l'ultima speranza di salute. Stilicone, il quale pare che dirigesse la sua marcia lungo la costa marittima dell'Adriatico, non era molto distante dalla città di Tessalonica, quando ricevè un ordine perentorio, che richiamava le truppe dell'Oriente, e dichiarava che un ulteriore avvicinamento di lui si sarebbe risguardato dalla Corte di Bisanzio come un atto di ostilità. La pronta ed inaspettata ubbidienza del Generale dell'Occidente convinse il volgo della sua fedeltà e moderazione, e siccome s'era già conciliato l'affetto delle truppe Orientali, raccomandò al loro zelo l'esecuzione del suo sanguinoso disegno, che eseguir si poteva nella sua assenza forse con minor pericolo e rimprovero. Stilicone lasciò il comando della milizia d'Oriente a Gaina, Goto, sulla fede del quale stabilmente si riposava, con la sicurezza almeno, che l'audace Barbaro non avrebbe mai deviato dal suo scopo per alcuna considerazione di timore o di rimorso. I soldati furono facilmente indotti a punire il nemico di Stilicone e di Roma; e tal era l'odio generale, che Ruffino erasi eccitato contro, che fedelmente si conservò il segreto fatale, comunicato a migliaia di persone nella lunga marcia che si fece da Tessalonica fino alle porte di Costantinopoli. Tosto che risoluta fu la sua morte, si condiscese a lusingarne l'orgoglio. L'ambizioso Prefetto s'indusse a credere, che que' potenti ausiliarj avrebber potuto tentarsi a porgli il diadema sul capo; ed i tesori, ch'egli distribuì con lenta e ripugnante mano, s'accettarono dall'irata moltitudine come un insulto piuttosto che come un dono. Le truppe si fermarono alla distanza d'un miglio dalla Capitale nel campo di Marte, avanti al palazzo dell'Ebdomone; e l'Imperatore, insieme col suo Ministro, secondo l'antico uso, avanzaronsi a salutar rispettosamente la forza, che sostenevano il trono. Mentre Ruffino passava lungo le file, e con affettata cortesia mascherava la sua innata alterigia, le ali appoco appoco girarono da destra a sinistra, ed inchiusero la condannata lor vittima dentro il cerchio delle loro armi. Prima che potesse riflettere al pericolo della sua situazione, Gaina diede il segnale di morte; un ardito soldato, avanzandosi, immerse la spada nel seno del reo Prefetto, e Ruffino cadde, gemè, e spirò ai piedi dell'atterrito Imperatore. Se le agonie d'un momento espiar potessero i delitti di tutta la vita, o se gli oltraggi fatti ad un insensibil cadavere potessero esitar oggetto di compassione, potrebbe forse la nostra umanità esser commossa dalle orride circostanze, che accompagnarono l'uccision di Ruffino. Il lacero corpo di lui fu abbandonato al brutal furore della plebaglia d'ambedue i sessi, che corse in folla da ogni quartiere della città ad incrudelir sugli avanzi del superbo ministro, al sopracciglio del quale tanto poco tempo avanti avevan tremato. Gli fu tagliata la mano destra e portata in giro per le strade di Costantinopoli ad estorcere con crudel beffa delle contribuzioni per l'avaro tiranno, il capo del quale s'espose pubblicamente, innalzato sulla punta d'una lunga lancia 31 31 La sezione di Ruffino, che Claudiano eseguisce con la cruda freschezza d'un anatomico ( in Ruffin II. 405, 415 ) viene anche indicata da Zosimo e da Girolamo, T. I. p. 16. . Secondo le selvagge massime delle Repubbliche Greche, l'innocente famiglia di lui avrebbe dovuto partecipare della pena de' suoi delitti. La moglie e la figlia di Ruffino dovettero la loro salvezza all'influenza della religione. Il suo santuario le protesse dalla rabbiosa frenesia del popolo; e fu permesso loro di passare il resto della vita in esercizj di Cristiana devozione in un ritiro di Gerusalemme 32 32 Il pagano Zosimo fa menzione del santuario e del pellegrinaggio di esse. Silvania, sorella di Ruffino, che passò la sua vita in Gerusalemme, è celebre nell'istoria Monastica. Primieramente la studiosa vergine avea diligentemente ed anche più volte letti i Commentatori della Bibbia, come Origene, Gregorio, Basilio ec., le opere de' quali ascendevano a cinque milioni di versi. In secondo luogo all'età di sessant'anni potea vantarsi di non essersi mai lavata le mani, la faccia, o alcun'altra parte di tutto il suo corpo, eccettuate le punte delle dita per ricever la Comunione. Vedi Vit. Patr. p. 779. 977. .

A. 396

Il servil Poeta di Stilicone applaudisce con feroce giubilo a questo orrido fatto, che sebbene fosse giusto in se stesso, violò per altro qualunque legge di natura e di società, profanò la maestà del Principe, e rinnovò i pericolosi esempj della militare licenza. La contemplazione dell'ordine e dell'armonia universale aveva convinto Claudiano dell'esistenza di Dio; ma pareva, che la prospera impunità del vizio contraddicesse a' suoi morali attributi, ed il fato di Ruffino fu l'unico evento, che dissipar potesse i religiosi dubbj del Poeta 33 33 Si veda il bell'esordio di quest'invettiva contro Ruffino, che si discute curiosamente dal Bayle Dict. Crit. Ruffin. not. E. . Tal atto potea vendicar l'onore della Providenza, ma non contribuì molto alla felicità del popolo. In meno di tre mesi fu questo informato delle massime del nuovo governo per mezzo d'un singolare editto, che stabiliva il diritto esclusivo del fisco sulle spoglie di Ruffino, ed imponeva sotto gravi pene silenzio a' presuntuosi reclami de' sudditi dell'Impero Orientale, che erano stati lesi dalla rapace sua tirannia 34 34 Vedi Cod. Teod. lib. IX. Tit. 42. Leg. 14. 15 . I nuovi Ministri procurarono, con incoerente avarizia, di prender le spoglie del loro predecessore e di provvedere alla futura lor sicurezza. . Neppure Stilicone potè ritrarre dalla morte del suo rivale quel frutto, che s'ero proposto; e quantunque soddisfacesse la propria vendetta, ne rimase però sconcertata l'ambizione. La debolezza d'Arcadio avea bisogno d'un padrone sotto il nome di favorito; ma esso preferì le arti ossequiose dell'Eunuco Eutropio, che aveva acquistato la domestica sua confidenza; e l'Imperatore mirava con terrore ed avversione il forte genio d'uno straniero soldato. Finattantochè divise furono dalla gelosia del potere, la spada di Gaina e le grazie d'Eudossia sostennero il favore del Gran Ciambellano del palazzo: il perfido Goto, che fu fatto Generale dell'Oriente, senza scrupolo tradì l'interesse del suo benefattore, e le medesime truppe, che sì recentemente avevano ucciso il nemico di Stilicone, furono impegnato a sostenere contro di esso l'indipendenza del trono di Costantinopoli. I favoriti d'Arcadio fomentarono una segreta ed irreconciliabile guerra contro un formidabil eroe, che aspirava a governare e a difendere i due imperj di Roma, e i due figli di Teodosio. Essi continuamente si sforzavano, per mezzo di oscure e perfide macchinazioni, di privarlo della stima del Principe, del rispetto del popolo e dell'amicizia de' Barbari. Si tesero più volte insidie alla vita di Stilicone per mezzo del ferro di mercenari assassini, e si ottenne dal Senato di Costantinopoli un decreto, che lo dichiarava nemico della Repubblica, e confiscava le vaste possessioni, che aveva nelle Province Orientali. In un tempo, in cui l'unica speranza di differir la rovina del nome Romano dipendeva dalla stabil unione e dal reciproco aiuto di tutte le nazioni, alle quali appoco appoco era stato quel nome comunicato, i sudditi d'Arcadio e d'Onorio venivano indotti dai rispettivi loro Signori a risguardarsi l'un l'altro con occhio di stranieri, ed ancor di nemici, a rallegrarsi delle lor vicendevoli calamità, e ad abbracciare come fedeli alleati i Barbari, ch'eccitavano ad invadere gli stati dei lor nazionali 35 35 Vedi Claudiano (I. Cons. Stilic. l. I. 275. 292. 296, l. II. 83 ), Zosimo l. V. p. 302. . I nativi dell'Italia affettavano di sprezzare i servili ed effemminati Greci di Bizanzio, che pretendevano d'imitar l'abito, e d'usurpare la dignità di Senatori Romani 36 36 Claudiano dirige il Consolato dell'Eunuco Eutropio ad una riflessione nazionale (l. II. 134). … Plaudentem cerne Senatum Et Byzantinos Proceres, Grajosque Quirites O patribus plebes, o digni consule patres. Egli è curioso d'osservare i primi sintomi della gelosia e dello scisma fra l'antica e la nuova Roma, fra i Greci ed i Latini. ; ed i Greci non avevano ancora deposto i sentimenti di odio e di disprezzo, che i culti loro maggiori avevano sì lungamente nudrito pei rozzi abitatori dell'Occidente. La distinzione di due governi, che ben tosto produsse quella di due nazioni, giustificherà il mio disegno di sospender la serie dell'istoria Bizantina per proseguire senz'interrompimento il disgraziato, ma memorabile regno d'Onorio.

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