Edward Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'impero romano, volume 12
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Edward Gibbon
Storia della decadenza e rovina dell'impero romano, volume 12
CAPITOLO LX
Scisma de' Greci e de' Latini. Stato di Costantinopoli. Ribellione de' Bulgari. Isacco l'Angelo scacciato dal trono per opera del suo fratello Alessio. Origine della quarta Crociata. I Francesi e i Veneziani collegati col figlio d'Isacco. Spedizione navale a Costantinopoli. I due assedj, e resa della città caduta in mano de' Latini.
Lo scisma delle Chiese greca e latina seguì d'appresso la restaurazione dell'Impero d'Occidente da Carlomagno operata 1 1 Il Mosheim narra la storia dello scisma de' Greci incominciando dal nono secolo e venendo sino al decimo ottavo, con erudizione, chiarezza ed imparzialità. V. intorno al filioque ( Inst. , Hist. eccl. , p. 277), Leone III (pag. 303), Fozio (p. 307, 308), Michele Cerulario (p. 370, 371).
. Una nimistà nazionale e religiosa tiene tuttavia disgiunte le due più numerose comunioni del mondo Cristiano; e lo Scisma di Costantinopoli, inimicando i più utili confederati, irritando i più pericolosi nemici, l'invilimento e la caduta dell'Impero romano d'Oriente affrettò.
Più d'una volta, e manifestamente, è apparsa nel corso di questa Storia l'avversione de' Greci contra i Latini. Stata erane prima origine l'odio che i secondi portavano alla servitù, odio vie più acceso, dopo il regno di Costantino, dall'orgoglio della eguaglianza e dall'ambizione del dominio, e invelenito in appresso dalla preferenza che alcuni sudditi ribelli aveano data alla lega de' Franchi. In tutti i tempi, i Greci si mostrarono vanagloriosi di primeggiare per la loro erudizione religiosa e profana. Primi di fatto nel ricevere i lumi del Cristianesimo i Greci, nel seno di lor nazioni i decreti di sette Concilj generali vennero pronunziati 2 2 È vero, che i primi sei o sette Concilj generali sono stati adunati in Asia minore, o a Costantinopoli nell'Impero greco, e che la massima parte de' Vescovi erano Greci, ovvero delle province d'Asia, e d'Egitto, ma v'erano anche alcuni Vescovi Latini, cioè Occidentali, ad il Pontefice romano vi fu rappresentato da' suoi due procuratori. (Nota di N. N.)
. La lingua de' medesimi era quella della Santa Scrittura e della filosofia; nei popoli barbari, 3 3 Se Fozio Patriarca di Costantinopoli e della Chiesa Orientale, così diceva della Chiesa Occidentale, è altresì vero, che questa riteneva le stesse interpretazioni, e decisioni de' primi sei o sette Concilj generali intorno la Divinità, la persona, la natura, la volontà di Gesù Cristo, tenuta pura dalla Chiesa Orientale. I Greci, ed in generale i Cristiani Orientali, furono i primi ad avere erronee opinioni cioè eresie; ma oltre a' Priscillianisti, che sorsero in Ispagna intorno al principio del quarto secolo, si manifestarono anche nella Chiesa Occidentale, nel decimo secolo, altri errori, che sebbene repressi dalla forza dei Cattolici ricomparvero, e crebbero grandemente per opera de' Protestanti, che li ridussero a sistema, e ad insegnamento metodico, e ne persuasero, malgrado le persecuzioni de' Cattolici, prestamente intere nazioni d'Europa, siccome sappiamo. (Nota di N. N.)
immersi nelle tenebre dell'Occidente 4 4 Ανδρες δυσσεβεις και αποτροποι, ανδρεε επ σκοτους, αναδυντες, της γαρ ’Εσπεριου μοιρας ύπηρχον γεννηματα, uomini empj ed abbominevoli, uomini emersi dalle tenebre, poichè sono razza delle regioni esperie , (Fozio Epistola, p. 47, edizione di Montacut). Il patriarca d'Oriente continua ad adoperare le immagini del tuono, de' tremuoti, della grandine, precursori dell'Anticristo ec.
, doveano a loro avviso, arrogarsi il diritto di discutere le quistioni misteriose della teologica scienza. Ma questi Barbari, a lor volta, l'incostanza e le sottigliezze degli Orientali, autori di tutte le eresie, disprezzavano; e benedivano la propria ignoranza che di seguire con docilità la tradizione della Chiesa Appostolica si appagava. Ciò nulla meno nel settimo secolo, i Sinodi di Spagna, e quelli indi di Francia, portarono a miglior perfezione, o corruppero 5 5 Vedi la Nota di N. N. alla fine del presente Capitolo.
il Simbolo di Nicea intorno al mistero della terza persona della Trinità 6 6 Il Gesuita Petavio discute sul soggetto misterioso della processione del Santo Spirito e sul significato che esso presenta alla Storia, alla Teologia, alla controversia ( Dogmata theologica , tom. II, lib. VII, p. 362-440).
. Nelle lunghe controversie dell'Oriente era stata scrupolosamente definita la natura e la generazione di Gesù Cristo; e i naturali modi per cui un figlio deriva dal padre sembravano offrire alla mente qualche debole immagine di un tale mistero. Ma l'idea di nascita parea men confacevole allo Spirito Santo, che invece di un dono o di un attributo divino, veniva considerato dai Cattolici come una sostanza, una persona, un Dio. Comunque non generato, secondo lo stile ortodosso però, procedea . Procedeva egli solo dal padre, o fors'anche dal figlio? Ovvero dal padre e dal figlio? I Greci la prima di queste opinioni ammettevano, i Latini si chiarirono per la seconda; e l'aggiunta della parola filioque 7 7 Rifletta il lettore a ciò che diciamo nella nota posta alla fine del Capitolo. È vero poi che la Chiesa Greca Orientale non volle mai aggiungere, siccome fece l'occidentale Latina, la parola filioque , ritenendo, che lo Spirito Santo proceda da Dio Padre soltanto, e non anche dal figlio, siccome noi crediamo. (Nota di N. N.)
fatta al Simbolo di Nicea accese la discordia fra le Chiese Gallicana e Orientale. Nei principj di una tal controversia i Pontefici Romani fecero mostra di serbare la neutralità ed un animo moderato 8 8 Leone III pose sulla cattedra di s. Pietro due scudi di fino argento pesanti ciascuno novantaquattro libbre e mezzo, su i quali inscrisse il testo dei due Simboli ( utroque symbolo ) pro amore et cautela orthodoxae fidei (Anastas., in Leon. III, nel Muratori, t. III, part. I, p. 208). Il linguaggio 610 tenuto da esso prova evidentemente che nè il filioque , nè il Simbolo di Atanasio, erano riconosciuti a Roma verso l'anno 830.
. Condannavano la novità, e nondimeno all'opinione delle nazioni transalpine si mostraron propensi. Parea lor desiderio il coprire questa inutil ricerca col manto del silenzio e della carità; onde nella corrispondenza fra Carlomagno e Leone III, vediamo il Pontefice tener linguaggio di assennato politico, il Monarca abbandonarsi alle passioni e alle massime pregiudicate d'un prete 9 9 I Missi di Carlomagno sollecitarono vivamente il Pontefice, affinchè chiarisse dannati senza remissione tutti coloro che rifiutavano il filioque , o almeno la sua dottrina. Tutti, rispose il Papa, non hanno la capacità di raggiugnere colla mente altiora mysteria; qui potuerit et non voluerit, salvus esse non potest (Collect., Concil. t. IX, pag. 277-286). Il potuerit lasciava grandi aiuti alla salute delle anime.
. Ma i principi ortodossi di Roma agl'impulsi della sua temporale politica naturalmente cedettero; e il filioque che Leone desiderava cancellato 10 10 Non può dirsi che Leone III, che viveva nel principio del secolo nono, volesse precisamente cancellare il filioque ammesso dai Concilj provinciali di Spagna, e da Leone I Vescovo di Roma; egli solamente non voleva, che si aggiugnesse il filioque al Credimus ec. di Costantinopoli, e che si cantasse nelle chiese. In conclusione, comunque egli abbia creduto la procedenza dello Spirito Santo dal Padre ed anche dal figlio, fu ammessa, creduta dalla Chiesa, Latina, ed integrata al popolo, fino dal quinto secolo, ed il Concilio generale di Lione l'anno 1274 finalmente aggiunse il filioque al Credimus ec., del Concilio generale di Costantinopoli, e perciò ogni buon credente della Chiesa Latina, crede anche nella ultima aggiunta del filioque. (Nota di N. N.)
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