Antonio Ghislanzoni - Racconti e novelle

Здесь есть возможность читать онлайн «Antonio Ghislanzoni - Racconti e novelle» — ознакомительный отрывок электронной книги совершенно бесплатно, а после прочтения отрывка купить полную версию. В некоторых случаях можно слушать аудио, скачать через торрент в формате fb2 и присутствует краткое содержание. Жанр: foreign_antique, foreign_prose, на итальянском языке. Описание произведения, (предисловие) а так же отзывы посетителей доступны на портале библиотеки ЛибКат.

Racconti e novelle: краткое содержание, описание и аннотация

Предлагаем к чтению аннотацию, описание, краткое содержание или предисловие (зависит от того, что написал сам автор книги «Racconti e novelle»). Если вы не нашли необходимую информацию о книге — напишите в комментариях, мы постараемся отыскать её.

Racconti e novelle — читать онлайн ознакомительный отрывок

Ниже представлен текст книги, разбитый по страницам. Система сохранения места последней прочитанной страницы, позволяет с удобством читать онлайн бесплатно книгу «Racconti e novelle», без необходимости каждый раз заново искать на чём Вы остановились. Поставьте закладку, и сможете в любой момент перейти на страницу, на которой закончили чтение.

Тёмная тема
Сбросить

Интервал:

Закладка:

Сделать

Non vi descrivo le emozioni di quel viaggio. La Savina mi diè tante prove di amabilità, che io le promisi di sposarla non appena avessi compiuta la mia educazione musicale.

All'indomani del nostro arrivo a Milano, la contessa iniziò le sue pratiche per farmi entrare al Conservatorio. Quella donna otteneva ciò che voleva, ed io venni ammesso senza difficoltà. Il mio primo maestro era un uomo in sui cinquant'anni, e godeva fama di insuperabile nell'arte di formare le voci .

– Vieni qua, il mio bravo giovinotto – diss'egli assidendosi al pianoforte – la tua nobile protettrice mi vuol far credere che tu possegga una bellissima voce. Probabilmente la signora contessa ha voluto dire che i tuoi organi non hanno difetti cardinali. Belle voci non si danno in natura; starei quasi per dire che in natura non esistono voci. I suoni sono opera dell'arte; e l'arte, figliuol mio, è frutto dello studio e di un ben regolato esercizio. In ogni modo, vediamo la tua estensione.

Il maestro prese a toccare il pianoforte, ed io mi diedi a vociare di tutta lena.

La mia voce timbrata e sonora saliva dal do basso al si bemolle acuto con ammirabile facilità. Terminato l'esperimento, il maestro mi rivolse una strana domanda:

– Ebbene?.. Che cosa intendiamo di fare? Vogliamo cantare il tenore, il baritono o il basso profondo?

– A dir vero, signor maestro, l'organista del paese e la illustrissima signora contessa Bavoso mi avevano fatto sperare che cantando da tenore, in pochi anni mi sarei fatto milionario o qualche cosa di simile. Ho promesso al signor sindaco di contribuire per diecimila franchi all'erezione del nuovo campanile…

– Caspita! hai delle idee molto elevate, figliuol mio!.. ma poichè la signora contessa vuole un tenore; tanto fa, le daremo ciò che le abbisogna.

Il maestro serbava nel parlarmi la maggior serietà, ma forse nell'intimo del cuore si burlava de' fatti miei.

Cosa strana! questo professore autorevole e stimato, che aveva la pretesa di creare le voci a totale beneficio dei suoi allievi, mancava affatto di voce.

– Un tenore, diceva egli, colle opere che si scrivono in giornata, non può fare a meno del si naturale, del do ed anche del do diesis . Convien dunque, figliuol mio, che ci mettiamo di proposito a procurarci queste note essenziali. Per conquistare gli acuti non vi è che un solo mezzo: rinvigorire le note più basse, le quali rappresentano nella scala armonica le fondamenta dell'edifizio. Credi tu che si possa elevare una casa di cinque o sei piani quando non si pongano innanzi tutto delle basi massiccie?

Con questa logica da capo mastro il professore mi impose di esercitare quotidianamente le mie quattro note più basse.

Do re mi fa, fa re mi do – tale fu il vocalizzo obbligatorio de' miei primi esercizi. Di là a tre mesi io perdetti il si bemolle ; a metà del semestre il la acuto scomparve affatto; alla fine dell'anno, da tenore divenni baritono.

Non debbo tacervi che il mio autorevole maestro si preoccupava mediocremente di questi miei progressi. La sua lezione durava ordinariamente dieci minuti e si chiudeva colla formola di congedo: Bravo! molto bene! benissimo!

Le lezioni delle allieve duravano più a lungo.

Ho notato che tutti i professori del Conservatorio ponevano una cura speciale nella educazione delle ragazze. Allorquando il mio maestro inculcava il solfeggio alle future regine della scena, prendeva la posa di un ispirato e mostrava il bianco degli occhi. – Quelle lezioni lo affaticavano assai. Contuttociò la più parte delle allieve perdevano anch'esse la voce, ed altre cose.

Alla fine dell'anno, il mio sol acuto minacciava di ecclisarsi – il maestro se ne avvide, fece un rapporto al direttore dogli studi, ed io fui sottoposto ad un consiglio di professori, i quali fra gli sbadigli firmarono il verdetto della mia assoluta impotenza a proseguire negli studi.

Immaginate la mia sorpresa, il mio disappunto, la mia desolazione!

Mi recai dalla contessa Bavoso. Il sindaco del paese, venuto a Milano per certi suoi affari, era in quel giorno dalla contessa. Mi presentai trepidante come un reo che va incontro al suo giudice – la presenza del sindaco raddoppiava le mie angoscie.

– Bravo! molto bene! benissimo! – cominciò la contessa. – Il bell'onore che vi fate! Ecco la lettera del vostro professore – leggete se vi dà l'animo… E poi… abbiate ancora il coraggio di comparirci davanti!

Io lessi, e rimasi oltremodo meravigliato in vedere le strane cose che in quel foglio si dicevano sul conto mio. Mi si accusava di poca assiduità alle lezioni; si attribuiva il progressivo e non logico deperimento della mia voce a qualche vizio secreto, a qualche disordine organico prodotto dalla crapula o da altri abusi più gravi.

Fui preso da indignazione. – Signora contessa! esclamai coll'accento più vivo – mi meraviglio che questi signori mettano in giro tali calunnie… Io non ho mancato mai alle lezioni, e la mia condotta fu sempre quella di un onesto figliuolo. Il maestro pretendeva fabbricarmi una voce da tenore, rinforzandomi i bassi – io mi sono uniformato a' suoi consigli, e mentre lavoravo a consolidare i fondamenti dell'edifizio, il tetto è crollato. Quel signor fabbricatore di voci non ha fiato in corpo per sè – ed io, quando entrai al Conservatorio, ne aveva tanto da gonfiarli tutti quanti… Insomma…

– Insomma! Insomma! mi interruppe la contessa. – Voi siete un disgraziato., voi tornerete al paese a zappare le rape… Non si perdono il si bemolle e il la naturale senza qualche sconcerto dell'organismo, prodotto dai disordini e dai vizi. – So quello che mi dico… so quello che voi stesso ignorate… Il signor sindaco qui presente porterà la notizia a vostro padre… e voi partirete quando vi farà comodo.

Ciò detto, la contessa mi fece cenno d'uscire. Il sindaco, per rinforzare l'apostrofe della contessa, mi annichilì con un motto spietato: – Avremo un bel campanile… al paese!

Attraversando l'anticamera sentii afferrarmi pel soprabito da una mano tenace.

Mi volsi – era la Savina.

– Ho inteso tutto… Cos'è questo bemolle che hai perduto? Voglio saperlo…

– Lasciami in pace… Savina…

– No!.. voglio saperlo… Dio sa quante ne hai fatte!..

– Savina… ti dico!..

– Sento gente… va pure… Ci rivedremo domenica… all'ora della dottrina.

Uscii dalla casa Bavoso coll'animo in tempesta.

Dopo essermi aggirato per le vie di Milano, dibattendo molti progetti, entrai in una bottega da caffè dov'erano soliti a convenire alcuni artisti e studiosi di canto a me noti. Vedendomi accorato, mi interrogarono. Narrai ciò che mi era accaduto. Un signore di età matura che aveva prestato orecchio al mio racconto: «un altro Maccabeo!» esclamò con biblica amarezza – poi, voltosi a me direttamente: «Io conosco la contessa Bavoso, mi disse-è una pianista di gran talento e una dama di cuore – peccato ch'ella viva sotto la pressione del Conservatorio! – in ogni modo io non ho ancora disperato di convertirla… Chi sa! sareste voi disposto, figliuol caro, a fornirmi i mezzi per un'ultima prova?»

La mia situazione era tale che le parole di quell'uomo, tuttochè enigmatiche, mi apersero il cuore alla speranza.

– Se ti rimane un filo di voce, proseguì egli, a cui si possano riannodare dieci o dodici note, io mi incarico di restituirti in sei mesi ciò che i Bramini del Conservatorio ti hanno rubato nel corso di un anno.

Ciò detto, mi porse il suo biglietto di visita, e mi fece promettere che il dì seguente, verso le dieci ore del mattino, mi sarei recato da lui. Immaginate la mia gioia, quando uno degli astanti, un certo Zilgo, tenore in aspettativa, mi avvertì che quel mio nuovo protettore era il più insigne maestro di canto dell'Italia e dell'Universo, il solo che sapesse realmente creare le voci o ridonarle al primiero stato in caso di deperimento.

Читать дальше
Тёмная тема
Сбросить

Интервал:

Закладка:

Сделать

Похожие книги на «Racconti e novelle»

Представляем Вашему вниманию похожие книги на «Racconti e novelle» списком для выбора. Мы отобрали схожую по названию и смыслу литературу в надежде предоставить читателям больше вариантов отыскать новые, интересные, ещё непрочитанные произведения.


libcat.ru: книга без обложки
Dino Buzzati
Antonio Ortuño - Antonio Ortuño
Antonio Ortuño
Juan Moisés De La Serna - Racconti Di Habbaassi III
Juan Moisés De La Serna
Antonio Ghislanzoni - Libro segreto
Antonio Ghislanzoni
Antonio Ghislanzoni - L'arte di far debiti
Antonio Ghislanzoni
Antonio Ghislanzoni - Racconti politici
Antonio Ghislanzoni
Vittorio Bersezio - Tre racconti
Vittorio Bersezio
Отзывы о книге «Racconti e novelle»

Обсуждение, отзывы о книге «Racconti e novelle» и просто собственные мнения читателей. Оставьте ваши комментарии, напишите, что Вы думаете о произведении, его смысле или главных героях. Укажите что конкретно понравилось, а что нет, и почему Вы так считаете.

x