Antonio Ghislanzoni - Libro segreto

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Antonio Ghislanzoni

Libro segreto

Didone abbandonata

PERSONAGGI
Troiani Dame Damigelle Seguaci di Jarba Pompieri Sacerdoti Ancelle - фото 1

Troiani – Dame – Damigelle – Seguaci di Jarba – Pompieri – Sacerdoti – Ancelle – Eunuchi – Cantanti – Ballerine – Corifei – Suonatori, ecc., ecc., ecc.

PERSONAGGI MITOLOGICI

Giove.

Giunone.

Cupido.

Venere.

Euro.

Eolo.

Dei – Semidei – Inservienti dell’Olimpo – Cuochi – Paraninfi, ecc.

ATTO PRIMO

SCENA PRIMA

Sala nella reggia di Didone. – A sinistra una porta, a destra una apertura che mette ad un balcone.

All’alzarsi della tela, una schiera di donne vestite a bruno e inginocchiate occuperanno il lato destro della scena. Si ode nella via il suono di una marcia funebre.

Voci (di fuori) .

È morto, è morto… il misero Sichéo..

Donne. Orato pro eo!

Una Donna ( sotto voce alle sue vicine ). Questa marcia mi sembra averla udita altre volte…

Altra Donna. È la marcia della Jone … L’abbiamo udita in teatro per quattro stagioni di seguito.

Voci. È morto… è morto il misero Sichéo!..

Donne. Orate… (come stonano!) pro eo!

SCENA SECONDA

Il Ministro degli esteri. – Il Ministro delle finanze con seguito di Deputati e Senatori, che attraversano la scena a passo misurato .

Donne. Il corpo diplomatico vestito di gramaglia Si avanza…

Min. Est. ( al Ministro delle finanze ). Qualche soldo gettate alla canaglia, A patto che non cessino di piangere…

Min. Fin. Credete
Ch’essi piangan davvero?.. Poco li conoscete.
L’esequie di un sovrano son sempre una risorsa.
Per i preti, pel popolo…

Min. Est. ( sottovoce )

Date a me quella borsa…
Fra noi, che portiam gli oneri
Più gravi della Stato;
Fra noi, che il morto principe
Abbiam cotanto amato,
Divideremo il peltro … E gli altri…

Min. Fin

A dente asciutto!
L’unico modo è questo di propagare il lutto.

Coro. La regina si avanza.

I Min. ( fingendo la più viva com .) Ohimè!..

Tutti. Quale sventura!

I Min. Vorrei l’estinto prence seguire in sepoltura!

( Tutti portano il fazz. agli occhi ).

Tutti. Oh giorno di squallor!
Oh notte di dolor!
Dei barbari il terror,
Dei popoli l’amor,
Qual mattutino fior
Spento cadéo.
Morto di raffreddor
È il re Sichéo.

SCENA TERZA

Didone – Berta – Clivia – Rubinia – Anna — altre ancelle – e detti .

Didone ( irrompendo sulla scena colle chiome sparse ). Lasciatemi!.. sgombratemi il passo… Aprite quella finestra… Dei immortali! Non sarà dunque permesso ad una regina… di seguire nella tomba l’augusto consorte? ( fa per gettarsi dalla finestra – i ministri accorrono a trattenerla ).

I Min. Ferma… regina!

Did. Chi ardisce opporsi alla mia volontà?.. Ah… siete voi… voi mio primo ministro! E avete osato portare la mano sulla mia sacra, inviolabile persona?..

I Min. Perdono, o regal donna. Mi spiace dovervi ricordare che sotto il regime costituzionale…

Did. Basta! vi comprendo. L’augusto mio sposo e signore non ebbe che un solo torto al mondo, quello di aver emanato uno Statuto che ci fa schiavi della nazione, che ci impedisce di muovere un passo senza il consenso delle due Camere. Dire che non mi è permesso di raggiungere il mio Sichéo… Signori Ministri, Deputati e Senatori, fatemi almeno questa grazia; lasciatemi sola col mio immenso cordoglio. Voi altri non potete comprendere il dolore di una giovane sposa vedovata innanzi tempo…

I Min. Noi comprendiamo dal nostro…

Did. Lasciatemi, vi dico. Uscite tutti!
Non un sol detto… o ch’io, pel sommo Giove!

I Min. Ella in versi parlò: si corra altrove.

( Ad un cenno del ministro degli esteri, tutti si allontanano, meno le donne ).

SCENA QUARTA

Didone – Anna – Berta – Clivia – Rubinia – e poche ancelle – indi il Questore.

Did. Anna… mia dolce sorella… Lascia che io sfoghi sul tuo seno il mio dolore immenso. Ah! tu non fosti mai maritata… nè puoi immaginare…

Anna. Ho sempre desiderato di trovar marito – epperò comprendo quanto tu debba soffrire nell’aver perduto il tuo.

Did. Perdere!.. ma ciò è ben più grave che non trovare… Vedi, sorella, voglio spiegarmi con un paragone: tu sei abituata a prendere il thè ogni sera…

Berta. Sicuro! quando si è abituati a prendere il thè ogni sera, non si può dormire se prima…

Did. Chi osa interrompere la regina?..

Berta. Perdonate, augusta sovrana… Ma noi si fa di tutto… per distrarvi dalla vostra grave melanconia… La principessina Anna non ha pratica di queste faccende… e bisogna esprimersi sotto metafora… Io voleva dire che quando si è abituati a prendere il thè, non è più possibile farne senza – e siccome… una giovane… e bella… e possente regina quale voi siete, o augusta Dido, tiene a sua disposizione tutti i magazzeni dello Stato…

Did. ( colla massima collera ). E tu osi supporre!.. Animo! via!.. sentiamo un poco cosa tu intendi per questi magazzeni dello Stato!.. Fuori la frase tutta intera! Vediamo fin dove può giungere la impertinenza delle mie cameriere… dopo che il mio Sichéo ebbe la debolezza di accordare una costituzione.

Cliv. Regina: non vi adirate… Io pure sono di avviso…

Did. Tu pure, civettuola!..

Rub. Eccelsa regina… piuttosto che vedervi morire di dolore…

Did. Sentiamo un poco: piuttosto che vedermi morire…?

Berta. Sentite regina… Anch’io ho avuto i miei giorni di immenso lutto, allorquando venni a perdere il mio primo marito, che era, come sapete, il gran cuoco delle vostre reali cucine… La prima notte, ho sentito il sangue montarmi alla testa… e fui sul punto di commettere uno sproposito… Ma poi, riflettendo bene, ho veduto che la sventura non era irreparabile, ed ho finito collo sposare Medonte, il maniscalco dei vostri augusti cavalli.

Did. Sciagurata!.. E non hai sentito, nella prima notte dello spergiuro imene, spalancarsi gli abissi? – non hai veduto giganteggiare presso il talamo l’ombra fiera e sdegnosa dello spento consorte?

Berta. Non ho sentito… non ho veduto nulla… Ero troppo distratta. Vi assicuro, regina, che il vostro augusto maniscalco non mi dava tempo di pensare ai quondam .

Did. (Queste donne di bassa estrazione non hanno cuore!..)

Berta. Regina!..

Rub. Berta ha ragione… Tergete le lacrime… e pensate…

Did. Non più!..

Anna. A me pare…

Did. Basta, vi dico!.. ( levando la mano in atto minaccioso ). Già troppo ho offesa la sacra e imperitura memoria del fu augusto mio consorte, prestando orecchio ai vostri scandalosi propositi… Io dovrei punirvi severamente… Ma pure mi sento inclinata a usarvi clemenza riflettendo alla vostra grossolana costituzione… ai vostri bassi natali… Parlo a voi, o pettegole… Quanto a te, mia ottima sorella; a te, inesperta della vita e non colpevole che di puerili desiderii e di illusioni fallaci, odi bene quanto io sto per dirti. – Io giuro per ciò che vi ha di più sacro nell’Olimpo e sulla terra, per la venerabile barba di Saturno, per tutti gli Dei e le Dee immortali, per lo Statuto proclamato dal mio fu augusto consorte, per la mia lista civile… giuro di serbare eterna fede al cenere di Sichéo – giuro che questa mia mano non verrà mai profanata dal contatto di un uomo, foss’egli per beltà ed eleganza di forme rivale di Apollo, e per energica costituzione di muscoli pari a Marte l’invitto. Io porterò eternamente la gramaglia… e i miei capelli disadorni e sparsi di immonda cenere… faranno testimonianza perpetua del mio dolore. ( Levando le braccia verso il lampadario ). Numi e semi–numi dell’Olimpo! a voi, vindici d’ogni spergiuro, salga questo mio voto solenne… E se mai di un solo desiderio, di un solo pensiero io offendessi la cara e venerata memoria del mio augusto consorte; scendano pure i vostri fulmini sulla mia testa regale,

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