• Пожаловаться

Mario Stern: Il sergente nella neve

Здесь есть возможность читать онлайн «Mario Stern: Il sergente nella neve» весь текст электронной книги совершенно бесплатно (целиком полную версию). В некоторых случаях присутствует краткое содержание. Город: Torino, год выпуска: 2001, ISBN: 9788806160319,8806160311, издательство: Einaudi, категория: Старинная литература / на итальянском языке. Описание произведения, (предисловие) а так же отзывы посетителей доступны на портале. Библиотека «Либ Кат» — LibCat.ru создана для любителей полистать хорошую книжку и предлагает широкий выбор жанров:

любовные романы фантастика и фэнтези приключения детективы и триллеры эротика документальные научные юмористические анекдоты о бизнесе проза детские сказки о религиии новинки православные старинные про компьютеры программирование на английском домоводство поэзия

Выбрав категорию по душе Вы сможете найти действительно стоящие книги и насладиться погружением в мир воображения, прочувствовать переживания героев или узнать для себя что-то новое, совершить внутреннее открытие. Подробная информация для ознакомления по текущему запросу представлена ниже:

Mario Stern Il sergente nella neve

Il sergente nella neve: краткое содержание, описание и аннотация

Предлагаем к чтению аннотацию, описание, краткое содержание или предисловие (зависит от того, что написал сам автор книги «Il sergente nella neve»). Если вы не нашли необходимую информацию о книге — напишите в комментариях, мы постараемся отыскать её.

Mario Stern: другие книги автора


Кто написал Il sergente nella neve? Узнайте фамилию, как зовут автора книги и список всех его произведений по сериям.

Il sergente nella neve — читать онлайн бесплатно полную книгу (весь текст) целиком

Ниже представлен текст книги, разбитый по страницам. Система сохранения места последней прочитанной страницы, позволяет с удобством читать онлайн бесплатно книгу «Il sergente nella neve», без необходимости каждый раз заново искать на чём Вы остановились. Поставьте закладку, и сможете в любой момент перейти на страницу, на которой закончили чтение.

Тёмная тема

Шрифт:

Сбросить

Интервал:

Закладка:

Сделать

Bombe a mano tante e del tipo piú buono: le O.T.O. o le Breda. Le S.R.C.M. buttatele sotto la neve. Nessuno pensi di andarsene per conto proprio. Dobbiamo restare sempre uniti. Ricordatevi questo, sempre uniti.

– Quando dobbiamo muoverci? – mi chiedevano. –

Stasera, forse –. E chiamai Moreschi da parte e gli dissi:

– Non preoccuparti molto dei mortai, prendili con te, ma non con tante munizioni. Bombe a mano e cartucce.

Tutto andrà bene.

– Allora sergentmagiú, – disse forte Meschini, – è meglio fare la polenta ancora una volta. – È meglio farla ancora una volta, – risposi.

Uscii fuori a ripetere nelle altre tane quello che avevo detto nella mia. Gli alpini chiedevano mille cose e gli occhi domandavano piú che le parole. Attorno a me era un gran punto interrogativo.

Prima di sera il tenente Cenci se ne tornò al suo caposaldo. – Credo non verrà nessuno, – mi disse. – Vecio, sta’ in gamba, non farti sorprendere e buona fortuna.

Arrivederci.

Sentivo tutta la responsabilità che mi gravava addosso. Se un rumore o una cosa qualsiasi avesse fatto notare che noi stavamo per abbandonare il caposaldo, chi sarebbe ritornato a baita? Gli alpini mi guardavano con gli occhi stanchi e pieni di sonno aspettando una mia parola. Cercavo di star sereno e pensavo a quello che avrei dovuto fare nel caso che fosse andata male. Quando venne la notte mandai a chiamare tutti i capisquadra: Minelli, Moreschi, il Baffo, il Rosso della pesante e Pintossi. Chiesi: – Come va? Avete tutto pronto? – Novità N.N., – risposero, – tutto pronto. – La prima a partire, – ordinai, – sarà la squadra di Moreschi. Oltre alle munizioni individuali dovete portare le munizioni per le armi della squadra. Fate caricare gli uomini il piú possibile; le munizioni che rimarranno nascondetele nella neve. Bisogna caricarsi come muli; non sappiamo quello che ci aspetterà. In caso le lasceremo poi lungo la strada quando non ne potremo piú. Appena Moreschi raggiungerà la casa diroccata che c’è fra noi e Cenci, aspetterà con le armi pronte che sia giunta la seconda squadra. Allora ripartirà. La seconda aspetterà la terza e cosí via. Nell’attesa dovete stare con le armi pronte e in silenzio. La seconda a partire sarà quella del Baffo; poi la pesante; poi Minelli; per ultima quella di Pintossi. Io verrò con quella di Pintossi –. Feci ripetere a tutti quello che avrebbero dovuto fare. E ripresi: – Se sentite sparare non preoccupatevi; la squadra che è in movimento raggiunga le cucine; lí ci sarà tutta la compagnia ad aspettare. Il caposquadra dovrà essere l’ultimo a partire. Tenetevi sempre gli uomini vicini e assicuratevi del funzionamento delle armi. Non lasciate i cucchiai nelle gavette, fanno rumore e bisognerà fare tutto nel massimo silenzio. Tutto andrà bene, tenetevi pronti, vi manderò io ad avvisare quando dovrete andarvene. Andate e arrivederci.

Per fortuna la notte era buia. La piú nera di tutte. La luna stava dietro le nubi ed era molto freddo. Il silenzio era pesante come la notte. Lontano, al di là delle nubi, dietro di noi, si vedevano i bagliori della battaglia e ne veniva un rumore come di ruote sull’acciottolato.

Stavo fuori della trincea con un mitragliatore imbracciato e scrutavo il buio verso le postazioni dei russi. Anche da loro era silenzio: pareva non esistessero piú. «Se attaccassero adesso?» pensavo. E fremevo.

Un alpino che avevo messo allíimbocco del camminamento che portava alla valletta venne a dirmi: – é passata la squadra di Moreschi, tutto bene. – Vai ad avvisare il Baffo, – dissi. Scrutavo il buio stringendo il mitragliatore e tremavo. – Sergentmagiú, è passato il Baffo, tutto bene. – Vai ad avvisare la pesante. – È passata la pesante, tutto bene. – Parla piano, vai ad avvisare Minelli –.

Era silenzio. Sentii Minelli che partiva, i passi che si allontanavano nei camminamenti, qualche bestemmia sottovoce. – Sergentmagiú, è passato anche Minelli –.

Guardavo davanti il fiume nero. Non tremavo piú. –

Preparatevi anche voi –. Sentivo il rumore degli uomini di Pintossi che si preparavano: parole mormorate sottovoce in un soffio, rumore di zaini che venivano caricati in spalla. – Sergentmagiú, possiamo andare? –Vai, Pintossi, vai e non far baccano. – E tu non vieni? – Vai, Pintossi, io verrò –. Mi si avvicinò l’alpino dalla barba secca e rada. – Non vieni? – disse. – Vai –. Ero solo.

Dalla trincea sentivo i passi degli alpini che si allontanavano. Erano vuote le tane. Sulla paglia che una volta era il tetto di un’isba giacevano calze sporche, pacchetti vuoti di sigarette, cucchiai, lettere gualcite: sui pali di sostegno erano inchiodate cartoline con fiori, fidanzati, paesi di montagna e bambini. Ed erano vuote le tane, vuote, vuote di tutto e io ero come le tane. Ero solo sulla trincea e guardavo nella notte buia. Non pensavo a nulla. Stringevo forte il mitragliatore. Premetti il grilletto, sparai tutto un caricatore; ne sparai un altro e piangevo mentre sparavo. Saltai nella trincea, entrai nella tana di Pintossi a prendere lo zaino. Vi erano delle bombe a mano e le gettai nella stufa. Levai ad altre bombe le due sicurezze e le posai piano sul fondo della trincea.

Mi incamminai verso la valletta. Incominciava a nevicare. Piangevo senza sapere che piangevo e nella notte nera sentivo solo i miei passi nel camminamento buio.

Nella mia tana, inchiodato ad un palo, rimaneva il presepio in rilievo che mi aveva mandato la ragazza per il giorno di Natale.

PARTE SECONDA

LA SACCA

Prima di arrivare al fosso anticarro raggiunsi la squadra di Pintossi. Camminavano curvi, silenziosi. Ogni tanto qualcuno imprecava ma era uno sfogo per la disperazione che gravava dentro. Dove si andrà ora? Si accorgeranno i russi che abbiamo abbandonato il caposaldo? E ci inseguiranno subito? Resteremo prigionieri?

Mi fermavo ad ascoltare e guardavo indietro. Era tutto nero, era tutto silenzio.

Al fosso anticarro alcuni alpini della centotredici armi d’accompagnamento mettevano le mine. – Presto, – ci dissero, – siete gli ultimi. Dobbiamo distruggere la passerella.

Quando passai la passerella e fui di là mi pareva di essere in un altro mondo. Capivo che non sarei piú ritornato in quel villaggio sul Don; che stavo per staccarmi dalla Russia e dalla terra di «quel villaggio». Ora sarà ricostruito, i girasoli saranno ritornati a fiorire negli orti attorno alle isbe e il vecchio con la barba bianca come lo zio Jeroska, avrà ripreso a pescare nel suo fiume. Noi, scavando i camminamenti, trovavamo tra la neve e la terra patate e verze; ora avranno tutto livellato e vangando a primavera avranno trovato i bossoli vuoti delle armi italiane. I ragazzi giocheranno con quei bossoli, e io vorrei dir loro: «Vedete, anch’io fui qui, dormivo là sotto di giorno e di notte andavo per i vostri orti che non c’erano piú. Avete trovato l’àncora?»

Ad un certo punto dovevo incontrare la compagnia che mi aspettava; la trovai piú avanti; alle cucine. Quando il capitano sentí che arrivavo, venne verso di me imprecando e calpestando con ira la neve. Mi mise l’orologio sotto il naso dicendomi: – Guarda, cretino, abbiamo piú di un’ora di ritardo. Siamo gli ultimi. Non potevi sbrigati prima? – Tentai di dire qualcosa per spiegarmi, ma mi impose di tacere. – Vai col tuo plotone, – disse.

Ritrovai il mio plotone mitraglieri. Eravamo contenti di ritrovarci, ma non c’eravamo tutti. Il tenente Sarpi non era piú con noi; qualche altro, ferito, era all’ospedale. Antonelli mi si avvicinò: – é finita questa volta, – disse, – è finita –. Ci incamminammo per la strada che avevamo percorso quando ai primi di dicembre eravamo venuti a dare il cambio al Valcismon della Julia. Un pezzo da 75/13 sparò qualche colpo. Si andava con la testa bassa, uno dietro l’altro, muti come ombre. Era freddo, molto freddo, ma, sotto il peso dello zaino pieno di munizioni, si sudava. Ogni tanto qualcuno cadeva sulla neve e si rialzava a fatica. Si levò il vento. Dapprima quasi insensibile, poi forte sino a diventare tormenta. Veniva libero, immenso, dalla steppa senza limiti. Nel buio freddo trovava noi, povere piccole cose sperdute nella guerra, ci scuoteva, ci faceva barcollare. Bisognava tenere forte la coperta che ci riparava la testa e le spalle. Ma la neve entrava da sotto e pungeva il viso, il collo, i polsi come aghi di pino. Si camminava uno dietro l’altro con la testa bassa. Sotto la coperta e sotto il camice bianco si sudava ma bastava fermarsi un attimo per tremare dal freddo. Ed era molto freddo. Lo zaino pieno di munizioni a ogni passo aumentava di peso; pareva, da un momento all’altro, di dover schiantare come un abete giovane carico di neve. Ora mi butto sulla neve e non mi alzo piú, è finita. Ancora cento passi e poi butto via le munizioni. Ma non finisce mai questa notte e questa tormenta? Ma si camminava. Un passo dietro l’altro, un passo dietro l’altro, un passo dietro l’altro. Pareva di dover sprofondare con la faccia dentro la neve e soffocare con due coltelli piantati sotto le ascelle. Ma quando finisce? Alpi, Albania, Russia. Quanti chilometri? Quanta neve? Quanto sonno? Quanta sete? é stato sempre cosí?

Читать дальше
Тёмная тема

Шрифт:

Сбросить

Интервал:

Закладка:

Сделать

Похожие книги на «Il sergente nella neve»

Представляем Вашему вниманию похожие книги на «Il sergente nella neve» списком для выбора. Мы отобрали схожую по названию и смыслу литературу в надежде предоставить читателям больше вариантов отыскать новые, интересные, ещё не прочитанные произведения.


Mario Puzo: Los tontos mueren
Los tontos mueren
Mario Puzo
Марио Ригони Стерн: Сержант в снегах
Сержант в снегах
Марио Ригони Стерн
Elizabeth Gilbert: Stern Men
Stern Men
Elizabeth Gilbert
Mario Vargas Llosa: A Fish in the Water: A Memoir
A Fish in the Water: A Memoir
Mario Vargas Llosa
Mario Bellatin: Jacob the Mutant
Jacob the Mutant
Mario Bellatin
Mario Puzo: Fools die
Fools die
Mario Puzo
Отзывы о книге «Il sergente nella neve»

Обсуждение, отзывы о книге «Il sergente nella neve» и просто собственные мнения читателей. Оставьте ваши комментарии, напишите, что Вы думаете о произведении, его смысле или главных героях. Укажите что конкретно понравилось, а что нет, и почему Вы так считаете.