“Prendi una bottiglia di spumante!”, gli gridò Fracchia, e lui cominciò ad armeggiare col tappo. Non era mai riuscito in casa dei vicini di pianerottolo, negli anni passati, a stappare una bottiglia a tempo con l'orologio della televisione: il suo tappo usciva sempre o prima o a notte fonda (e per prima si intendono venti minuti o, alle volte, un'ora). Nell'ansia questa volta diede uno strappo tremendo, innaffiò la moglie e colpì con una tremenda gomitata al naso Fracchia, che iniziò l'anno a pavimento torcendosi dal dolore.
“Andiamo a sparare i petardi!” urlò la signora Trotti, una donna insignificante che Fantozzi aveva trovato carina. L'aveva conosciuta quella sera, era al loro tavolo, ma gli era riuscito di tenere con lei solo una “conversazione incrociata”. Andarono in strada con i petardi. Fantozzi ne prese uno, disse sorridendo alla signora Trotti: “Attenta a dove lo mando” e roteò il braccio con tutta la sua forza. Ma il petardo acceso gli si infilò malignamente nella manica della giacca. Fu una ricerca disperata prima che avvenisse l'esplosione: Fantozzi si denudò quasi completamente mentre intorno a lui si era fatto il vuoto. Trovò il petardo sotto la canottiera. “Guarda dove si è andato ad infilare questo maledetto!” disse Fantozzi allegro anche perché era un po' ubriaco. “Ed è spento anche… guardi,” aggiunse rivolto a Fracchia “vede che è spento?…” Fracchia che era un po' miope accostò l'occhio al petardo spento, mentre si sentì un'esplosione che ruppe tutti i vetri delle case vicine. Rientrarono tremanti e anneriti dalla esplosione. Fantozzi aveva come una spada nella schiena per lo “spifferone” gelato, era per metà unto, imborotalcato come una triglia impanata e mezzo annerito dall'esplosione. La signora Trotti urlò: “Andiamo a vedere il mare!”.
Con la signora Pina si diresse allegro verso la sua utilitaria posteggiata sotto un magnifico palazzo illuminato nel quale c'era una gran festa di ricchi. “Buon anno!” urlò Fantozzi allegro verso le finestre illuminate. Dal terzo piano, secondo una vecchia usanza, piombò sulla macchina una vecchia cucina economica da 2 tonnellate: gliela appiattì come la frittata con cipolle che a lui piaceva tanto. Fantozzi rimase un minuto impietrito, poi cominciò ad inveire in direzione delle finestre. Gridò che era d'accordo con gli studenti che contestavano il lusso borghese. “Fanno bene!” ululava “e farebbero anche meglio a… ” Uscì dalla porta del palazzo un suo direttore superiore che andava a un veglione che gli domandò: “Farebbero bene a far che?…”. “A… studiare” concluse Fantozzi con un tragico sorriso.