Paolo Villaggio - Caro direttore, ci scrivo…
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- Название:Caro direttore, ci scrivo…
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E uno Stato clericale che cinicamente chiama i tuoi ospiti drogati e non malati, e se ne frega delle minoranze che sono solo un ingombro, perché senza nessun potere contrattuale.
Uno Stato efficiente nel reprimere, assente nel prevenire.
Tanto varrebbe, allora, essere meno ipocrita e spartanamente, o secondo la più sbrigativa logica nazista, farli fuori tutti questi drogati.
Ma, cornacchie delle scrivanie, sapete almeno cos'è una tossicodipendenza? E che cosa comporta esser tossicodipendenti in uno Stato assente come il nostro? E ora, per di più, con il rischio del 'Aids? Sapete in millesima parte cosa vuol dire per una madre convivere con una tragedia di questo tipo, cioè con un figlio drogato? Vincenzo Muccioli ha convissuto, lottato, vomitato, sofferto per quasi diciotto anni con più di diecimila malati che non erano certo cresciuti alla Bocconi, ma a Poggioreale o nei ghetti.
Signori Boiardi, Eccellenze ed Eminenze dello Stato tangentista che giudicate sui vostri giornali, vi invito con finto rispetto a lasciarlo lavorare in pace.
C'è moltissima gente che ha ancora molto bisogno di lui, abbiate pietà di chi sta per morire e al processo che gli farete inchinatevi, semmai, rispettosi al suo passaggio.
Se poi i metodi di Muccioli non vi convincono, vi consiglio di fare una prova: prendete come ospiti una decina soltanto dei suoi drogati nelle vostre accoglienti case dei Parioli, o di via Borgospesso, o addirittura in corso Solferino: non quando escono puliti da San Patrignano, ma quando vanno a rota e si sono appena diplomati nel magnifico collegio statale dell'Ucciardone.
Alle volte mi viene un sospetto.
I preti sono dei cacciatori di anime: Muccioli gliene sottrae parecchie in un terreno di caccia molto facile e popolato.
E se fossero loro a soffiare sul fuoco del o scandalo? Ripeto, è un semplice sospetto.
Molti laici legalitari, poi, invocano metodi di recupero meno medievali, più scientifici.
Ma alla madre di un tossico che dice: D'accordo, signori, ma in questo modo, per risolvere il mio dramma ci vorranno almeno cinquant'anni, loro rispondono con grande generosità: Possiamo aspettare… noi!.
14 marzo '93Zeffirelli
Caro Direttore, la sparata di Zeffirelli alla conferenza stampa del suo ultimo film è da commentare. Ha detto: Io le donne che abortiscono le condannerei a morte tutte!
Le ipotesi sono tre: o scherza, o è un'uscita premeditata per far notizia, o fa sul serio.
Esaminiamole tutte e tre.
Scherza: questo atteggiamento è giustificato dal suo spiritaccio beffardo fiorentino.
Seconda possibilità, la trovata pubblicitaria: si parla molto di lui anche se male, e si favorisce il lancio di un film piuttosto costoso.
Come invenzione è un po' cinica, ma visto l'esito alterno dei suoi film precedenti, non sempre buono (benché siano prevenduti in tutto il mondo), è giustificata.
Soprattutto quando si conoscono bene le crudeli leggi del mercato americano: un altro tonfo e sei fuorigioco.
Terza possibilità: fa sul serio e qui le cose allora si aggravano.
Dubito che un uomo passionale e fondamentalmente onesto come lui possa avere messo in moto una macchina così diabolica in vista del successo del film.
Credo proprio che Zeffirelli, in maniera provocatoria e iperbolica, abbia detto sinceramente quello che in parte pensa.
In ogni caso, come voi sapete, è successo il finimondo! Tutti a dargli addosso, tutti a dirgli di tutto, non vi dico poi le femministe d'assalto, che come tori ciechi si sono scagliate contro di lui senza minimamente valutare l'aspetto sempre esagerato e provocatorio del suo carattere, e senza mettere in preventivo la possibilità che si prenda gioco di loro.
In fondo lui è fatto così.
È fiorentino, e come tale sempre irresistibilmente attratto al o scontro frontale.
È un uomo di teatro, e quindi enfatizza tutto quello che dice e che fa.
Per questo viene invitato in tutti i processi del lunedì e appelli del martedì: i conduttori dei programmi vanno sul sicuro, sanno che lui comunque darà spettacolo.
Ma se veramente quel o che dice corrispondesse al suo pensiero, e io, ripeto, non lo credo, e se veramente fosse più reazionario di un gesuita della Santa Inquisizione spagnola o di una massaia rurale dell'Alta Val Brembana, al ora andrebbe un po' compatito.
Il suo infatti non sarebbe un errore ideologico o culturale, ma un delirio mentale giustificatissimo e motivato.
Zeffirelli ha vissuto la sua condizione di diverso durante il fascismo e in quegli anni Cinquanta che del fascismo sono la logica continuazione culturale e ideologica.
E ne è venuto quindi fuori un animo risentito perché ferito profondamente e torturato quotidianamente da compagni di scuola imbecilli e crudeli.
E ora che, nonostante la tintura dei capelli e l'abbronzatura artificiale, dimostra circa settantacinque anni, merita tutta la nostra comprensione.
Bisogna quindi difenderlo a spada tratta, come sto facendo io, e farlo ragionare.
Lui ha l'apertura mentale di una massaia rurale della Valdichiana, il risentimento di una sposa di Maggio abbandonata il giorno delle nozze, la malinconia di una religiosa che non ha potuto prendere gli ordini.
Molti frequentatori della sua splendida villa sull'Appia Antica dicono che lui è uso ricevere a cena vestito da suora elisabettina bigia.
Io capisco tutto fino in fondo, e in questa appassionata arringa di difesa voglio che si tenga conto dell'invidia che lui può avere per tutte le donne che hanno la benedizione di poter rimanere incinte, mentre lui non può.
Ma mettiamo ora, per assurdo, il caso che lui non sia sterile, e che in un malaugurato viaggio di Carnevale a Sarajevo, vestito, come di consueto, da suora elisabettina bigia, sia violentato da due miliziani musulmani (sapete, quella gentaccia feroce che si fa fotografare con la testa mozzata del nemico esibita come trofeo).
Non sarebbe tentato anche lui dalla voglia di abortire? Peccato, in fondo: perché Zeffirelli vestito da suora che allatta un bambino musulmano sarebbe stato degno di una copertina di Novella 2000.
P.S.
Per quanto riguarda l'opportunità, suggerita da Franco Zeffirelli, di ghigliottinare i tangentisti, la tentazione è forte anche da parte di tutti noi.
Ma più cristianamente io proporrei di tenerli alla gogna per dieci giorni in piazza del Popolo. Ovviamente, vestiti da suore elisabettine.
21 marzo '93Italia
Caro Direttore, Le faccio un pettegolezzo, ma mi raccomando, è una confidenza a livello di portineria e non la ripeta a nessuno: lo sa che sono cambiate più cose negli ultimi cinque anni che in tutto il secolo? Tenga le orecchie dritte come una volpe del deserto.
Cominciamo col dire che tutti noi forse non ci siamo resi conto fino in fondo di quello che è successo e sta per succedere in Italia.
In questi ultimi mesi un'autentica rivoluzione, un golpe insperato sta per far cadere un tiranno che sembrava destinato a regnare per almeno~un altro secolo: la partitocrazia.
Amici, stiamo per guarire da una maledettissima peste, dannosissima per il nostro paese: i partiti politici.
Poi è caduto il muro di Berlino, si sono frantumate la Cecoslovacchia e la Jugoslavia monolitica di Tito.
S'è polverizzato l'impero socialista.
A Mosca lo zar Eltsin viene combattuto duramente e la situazione è tragica: a un punto tale che, pur avendo esultato alla caduta del muro, per fermare l'ondata di almeno trenta milioni di russi affamati saremo costretti addirittura a costruire una grande muraglia.
Fortunatamente di quello che succede al di fuori dell'Italia noi abbiamo idee molto vaghe e confuse. Ci sono stati dei massacri in India: uno a Bombay e l'altro a Calcutta.
Nei prossimi quarant'armi in quel grande paese potrebbe esplodere una del e guerre di religione più spaventose della storia del pianeta, e sui nostri giornali se la caveranno con poche righe.
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