Paolo Villaggio - Caro direttore, ci scrivo…

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Caro direttore, ci scrivo…: краткое содержание, описание и аннотация

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E in Libano, che è successo? E ditecelo una buona volta, no? Era la Svizzera del Medio Oriente. Cristiani, cristiani maroniti, musulmani, sciiti, sunniti e ebrei vivevano da duemila anni come fratelli e buoni vicini di bottega; poi Israele ci ha buttato dentro nei campi profughi l'intero popolo palestinese, ed è successo il finimondo.

E come se noi mandassimo via tutti gli abitanti di Merano, di Bressanone e di Bolzano e dell'Alto Adige a vivere in campi per profughi a Innsbruck, o peggio a Lubiana.

Di quello che succede in Italia non ci capisco (o meglio non ci voglio capire) proprio niente.

Ci dicono che hanno rubato il rubabile, però li vedo sempre tutti lì a ringhiare ben saldi aggrappati ai loro posti di furto totale.

Ci hanno costruito autostrade faraoniche e tangenziali (scusate il doppio senso), ci obbligano a desiderare le macchine, e macchine sempre più veloci, sempre più costose, e ora che fanno? Di colpo ce le tolgono quattro ore al dì, come medici condotti, con la scusa dell'inquinamento; e con il nuovo codice ci invitano ad andar piano. Questa è la cosa che mi fa più soffrire, perché io sono come tutti noi sudditi un represso, e quindi un pirata della strada, e non mi stanco di ripetere che non mi sono mai allacciato una cintura.

E infine, se volessi dare un bacetto a mia figlia quando la porto a scuola, è vero che mi arrestano? Ma vi sembra vita questa? Aiutatemi, fate qualcosa, non posso vivere solo di Processi del lunedì, di Ruote del a fortuna, dicendo in giro che Di Pietro ha battuto Mike nell'ascolto ed è l'unico onesto.

Vedete, parlo solo degli altri, perché in effetti di me che cosa posso raccontare? Nulla di nulla, non ho nulla né posso sperare in niente.

Ma aiutatemi! Non lasciatemi morire con la faccia contro la televisione.

P.S.

Mi dica la verità, dottor Poltroni: lei crede veramente che se Spadolini da dietro baciasse la nuca o un orecchio al suo autista, lo porterebbero a Poggioreale?

24 gennaio '93

Chi sbaglia paghi

Una cosa che spero non vi sia sfuggita è l'orgoglio e la soddisfazione che colava dai titoli dei giornali italiani per l'attacco della Santa Alleanza contro Saddam Hussein. Dura punizione a Saddam, titolavano a tutta pagina, Il bandito (o il ladro) di Baghdad subisce una severa lezione. Questo il tono di tutti i fogli conservatori, antiarabi per tradizione.

E fin qui ci siamo.

Ma anche tutti i giornali di quella che era la sinistra illuminata, che difendeva gli interessi degli oppressi dall'arroganza dell'Occidente, usavano gli stessi toni di estremo compiacimento.

E dentro, nei reportage, come già per la guerra del Golfo, tutta una sadica descrizione della straordinaria efficienza di questi gioielli di tecnologia, che sono i missili Tomawak e Cruise.

Si dice che partono dalle portaerei, dalle navi lanciamissili e dai sottomarini, dalle rampe dell'Arabia Saudita e colpiscono il bersaglio con straordinaria precisione anche dopo un'ora e quaranta di percorso.

Questo però non è del tutto vero perché queste macchine perfette sono fallibili.

Su otto rampe di missili antiaerei iracheni, ne hanno colpito solo quattro nel primo raid e nell'attacco alla presunta fabbrica nucleare di Baghdad, hanno anche centrato l'albergo più importante della città: Harun arRashid.

Per errore, sembrava in un primo momento, poi non più, perché pare che sotto ci sia il bunker dove si rifugia il dittatore.

Harun arRashid era un grande califfo, cioè un grande re, un uomo di grande cultura, che legò il suo nome alle Mille e una notte, è come dire da noi Dante Alighieri o Boccaccio.

E come se un missile iracheno colpisse l'Hotel Excelsior di Firenze o il Baglioni di Bologna o il Grand Hotel di Roma, uccidendo due cameriere e uno sguattero.

Nel sospetto, da noi, che ci fosse sotto il rifugio del presidente Scalfaro.

Ma la vogliamo finire una buona volta di fingere di non capire! D'accordo, Saddam è un pericolo per la pace, e per il petrolio soprattutto, ma la sua follia esprime l'orgoglio di tutto il mondo arabo, che in questo secolo è sempre stato umiliato dall'Occidente.

Per quello che riguarda la vicenda di Totò Riina, detto Totò 'u curtu, mi affascina l'amore cieco e devoto di sua moglie. Siete dei carnefici, mio marito è un sant'uomo e quando dice queste cose è come se gridasse ti amo.

Lo considera come un'autentica vittima di una società repressiva, poverino, tutto bunker e famiglia, con serate davanti alla tivù, un gattino bianco da accarezzare sulle ginocchia e Pippo Baudo a Partita doppia.

Singolare anche il discolpone televisivo fatto da Bettino.

L'ho visto su Raidue, quella che era il suo feudo indiscusso (forse lo è ancora, visto tutto lo spazio che gli hanno dato per l'autodifesa).

Anche Amato, il Topo, lo difende.

Bettino non dice non sono stato io! o non sono colpevole! ma non sono stato solo io!; e il Topo, di rincalzo, non è colpevole perché non è il solo.

Questa è una ben strana logica.

Eppure la legge parla chiaro: chiunque commette un delitto, in questo caso corruzione, concussione e furtoni vari ai danni del o Stato, deve essere punito.

D'altronde uno che ruba un'auto a Napoli, mai si sognerebbe di difendersi dicendo: Sì, lo so, ho rubato, ma non ho colpa, perché qui a Napoli lo fanno tutti, e da sempre, anzi si vive solo di questo, perché non c'è altra possibilità!.

Così pure, su scala diversa, è vero che tutti noi non rispettiamo, da sempre, il codice della strada.

Per esempio, io, lo ripeto, sempre sotto quest'aria da brav'uomo, sono un autentico pirata.

Non mi sono mai allacciato una cintura in vita mia, non rispetto i limiti di velocità, passo sempre col rosso, faccio dei sensi vietati paurosi e alle volte cerco di investire le vecchie proprio sulle strisce, e sotto una pioggia battente.

Ora le leggi si sono anche inasprite, dicono che si sono dovuti adeguare alle norme comunitarie europee.

Io non intendo mollare, anche se metteranno la pena di morte per chi non si allaccia le cinture. Fanculo.

Tanto in Italia, si sa, si fanno le leggi, ma non ci sarà mai nessuno che le farà rispettare.

D'altronde: chi non ha come me, obiettivi da centrare, se rispetta le leggi si sente oppresso e ingabbiato.

Quando compie invece delle infrazioni, si sente più libero e quindi più felice.

Capìto qual è la mia filosofia? Predico, predico, faccio la vittima, poi però non rispetto la legge, e non mi sento nemmeno in colpa.

Tenete conto che io sono un animale di una specie così inferiore alla media e ho avuto così poco dalla vita, che merito di non essere punito, e vi prego servilmente e umilmente di concedermi tutta la vostra pietà di esseri superiori.

Senza però esagerare con il perdonismo: sennò poi finite per perdonare anche quelli di Tangentopoli.

31 gennaio'93

Santi

Non è vero che esiste l'altra Italia, quella onesta: se esistesse, avrebbe impedito il formarsi di quella malata.

E non valgono, come antidoto, come vaccino, gli esageratamente santi.

E un'esigenza della coscienza cattolica quella di espiare, di purificarsi.

Qui oggi ci si rifugia nell'alcolismo, nella tossicodipendenza quando si è giovani, o nella follia, nella disonestà e nella santità quando si è vecchi.

A fianco dell'Italia di Tangentopoli, esiste l'Italia santa esibizionista, del volontariato, delle comunità, dei centri di solidarietà.

Temo che in questi càsi l'obiettivo reale sia la vanità dei protagonisti.

Si fa il bene, ma in modo che lo sappiano tutti, mai al buio, di nascosto; si pratica cioè non la bontà, ma la carità e l'elemosina, virtù che, per chi ha dei problemi di identità, sono ferocemente offensive: gratificano chi le pratica, umiliano chi le riceve, perché gli ricordano il suo ruolo nella vita, di sfortunato, di povero, comunque di fallito.

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