COSÌ PARLÒ ZARATHUSTRA Friedrich Nietzsche COSÌ PARLÒ ZARATHUSTRA Un libro per tutti e per nessuno INTRODUZIONE E APPENDICE DI ELISABETTA FOERSTER-NIETZSCHE UNICA EDIZIONE ITALIANA AUTORIZZATA TRADUZIONE DI DOMENICO CIAMPOLI
INTRODUZIONE - L'ORIGINE DI «COSÌ PARLÒ ZARATHUSTRA»
PARTE PRIMA PROLOGO DI ZARATHUSTRA
DELLE TRE METAMORFOSI
DELLE CATTEDRE DELLA VIRTÙ
DI COLORO CHE VIVONO FUORI DEL MONDO
DEGLI SPREZZATORI DEL CORPO
DEI PIACERI E DELLE PASSIONI
DEL PALLIDO DELINQUENTE
DEL LEGGERE E DELLO SCRIVERE
DELL'ALBERO SULLA MONTAGNA
DEI PREDICATORI DELLA MORTE
DELLA GUERRA E DEI GUERRIERI
DEL NUOVO IDOLO
DELLE MOSCHE DEL MERCATO
DELLA CASTITÀ
DELLE MILLE E UNA META
DELL'AMORE DEL PROSSIMO
DEL CAMMINO DEL CREATORE
DELLE GIOVANI E DELLE VECCHIE
DEL MORSO DELLA VIPERA
DEL MATRIMONIO E DEI FIGLI
DELLA LIBERA MORTE
DELLA VIRTÙ DONATRICE
PARTE SECONDA
IL BAMBINO E LO SPECCHIO
SULLE ISOLE FELICI
DEI COMPASSIONEVOLI
DEI PRETI
DEI VIRTUOSI
DELLA PLEBAGLIA
DELLE TARANTOLE
DEI SAGGI ILLUSTRI
IL CANTO NOTTURNO
LA BALLATA
CANTO FUNEBRE
DEL SUPERAMENTO DI SÈ STESSI
GLI UOMINI SUBLIMI
DEL PAESE DELLA CULTURA
DELLA CONOSCENZA IMMACOLATA
DEI DOTTI
DEI POETI
DI GRANDI AVVENIMENTI
L'INDOVINO
DELLA REDENZIONE
DELLA SAGGEZZA UMANA
L'ORA SILENZIOSA
PARTE TERZA
IL VIANDANTE
DELLA VISIONE E DELL'ENIGMA
DELLA BEATITUDINE INVOLONTARIA
PRIMA DEL LEVAR DEL SOLE
DELLA VIRTÙ CHE IMPICCIOLISCE
SUL MONTE DEGLI OLIVI
DI CIÒ CH'È PASSEGGERO
DEGLI APOSTATI
IL RITORNO
DELLE TRE COSE MALVAGIE
DELLO SPIRITO DI GRAVITÀ
DELLE ANTICHE E DELLE NUOVE TAVOLE
IL CONVALESCENTE
IL GRAN DESIDERIO
L'ALTRA BALLATA
PARTE QUARTA ED ULTIMA
IL SACRIFICIO DEL MIELE
IL GRIDO DI SOCCORSO
COLLOQUIO COI RE
LA SANGUISUGA
IL MAGO
FUOR DI SERVIZIO
L'UOMO PIÙ BRUTTO
IL MENDICANTE VOLONTARIO
L'OMBRA
MEZZOGIORNO
IL SALUTO
LA CENA
DELL'UOMO SUPERIORE
IL CANTO DELLA MALINCONIA
DELLA SCIENZA
TRA LE FIGLIE DEL DESERTO
IL RISVEGLIO
LA FESTA DELL'ASINO
IL CANTO D'EBBREZZA
IL SEGNO
FRAMMENTI DI NOTE POSTUME A CHIARIMENTO DELL'OPERA «COSÌ PARLÒ ZARATHUSTRA»
Friedrich Nietzsche
COSÌ PARLÒ ZARATHUSTRA
Un libro per tutti e per nessuno
INTRODUZIONE E APPENDICE DI
ELISABETTA FOERSTER-NIETZSCHE
UNICA EDIZIONE ITALIANA AUTORIZZATA
TRADUZIONE DI DOMENICO CIAMPOLI
INTRODUZIONE - L'ORIGINE DI «COSÌ PARLÒ ZARATHUSTRA»
«Zarathustra» è l'opera personale di mio fratello, storia delle sue intime esperienze, delle sue amicizie, del suo ideale, dei suoi rapimenti, delle sue delusioni e delle sue sofferenze più amare. Ma sopratutto si delinea qui, splendente, l'imagine della sua più alta speranza, del suo fine più determinato. La figura di Zarathustra apparve fin dai suoi primi anni a mio fratello, il quale mi scrisse una volta d'averla già veduta in sogno quand'era bambino. A questa forma di sogno diede, secondo i tempi, nomi differenti; «ma alla fine – è detto in una annotazione posteriore – io diedi la preferenza a un persiano . I persiani hanno, prima, pensato la storia in modo vasto e completo. Un susseguirsi di evoluzioni, ognuna presieduta da un profeta. Ogni profeta ha il suo Hazar ed il suo regno di mille anni ».
Le concezioni generali di Zarathustra sono, come la figura dell'annunziatore, di origine molto antica. Chi studî attentamente l'opera postuma del 1869-1882 troverà in embrione il ciclo di idee di Zarathustra, come per esempio l'ideale del superuomo che già si rileva in tutti gli scritti dell'autore dall'anno 1873 al 1875. Rimando al primo e secondo volume di questa edizione e cito soltanto i seguenti punti da Noi filologi : «Come si può glorificare e lodare un intero popolo! Sono i solitari, anche presso i greci».
«I greci sono interessanti e importantissimi perchè hanno una moltitudine di grandi solitari. Come fu possibile ciò? Bisogna studiarlo.
«M'interessa unicamente la posizione di un popolo rispetto all'educazione dei singoli; e quella dei greci è certamente molto favorevole allo sviluppo dei singoli, non per la bontà del popolo, ma per la lotta dei cattivi istinti.
« Si può attraverso felici invenzioni educare il grande individuo in modo del tutto differente e più alto di quello nel quale egli fu educato finora attraverso il caso. Vi sono ancora speranze: allevamento dell'uomo importante». (Vol. II, Considerazioni inattuali ).
Nel pensiero dell'allevamento del superuomo appare l'idea giovanile di Nietzsche che « lo scopo dell'umanità è nei suoi più alti esemplari » (oppure come egli dice ancor più chiaramente in Schopenhauer come educatore : «l'umanità deve continuamente lavorare per educare grandi, singoli uomini – e questo e non altro è il suo problema»). Ma gli ideali posti là quali i maggiori non sono più, ora, indicati come i tipi più alti dell'umanità. No, su questo futuro ideale di una futura umanità, il superuomo, il poeta ha ancora disteso il velo del divenire. Chi può sapere fino a quale splendore ed a quale altezza si eleverà! Il poeta esclama perciò, con passione in Zarathustra, dopo aver esaminato il nostro maggiore concetto ideale, quello del Redentore, secondo il nuovo valore della misura:
«Mai ancora ci fu un superuomo. Li vidi nudi entrambi, l'uomo più grande e l'uomo più piccolo: – «S'assomigliano ancora troppo l'un l'altro. In verità, anche il più grande lo trovai – troppo umano!»
«Allevamento del superuomo», questa espressione fu più volte fraintesa. La parola «allevamento» significa: trasformazione attraverso nuove e più alte valutazioni, che devono regnare sull'umanità quali condottieri ed educatori del modo d'agire e della concezione della vita. Il pensiero del superuomo è sopratutto da comprendersi giustamente soltanto in connessione con gli altri insegnamenti dell'autore di Zarathustra: l'ordinamento gerarchico, la volontà di potenza, e la trasmutazione di tutti i valori. Egli suppone che, per il risentimento di un cristianesimo debole e falsato, tutto ciò che era bello, forte, superbo, potente – come le virtù provenienti dalla forza – sia stato proscritto e bandito e che perciò siano diminuite di molto le forze che promuovono e innalzano la vita. Ma ora una nuova tavola di valori dev'essere posta sopra l'umanità, cioè il forte, potente, magnifico uomo fino al suo punto più eccelso, il superuomo, che ci è adesso presentato con travolgente passione quale scopo della nostra vita, della nostra volontà e della nostra speranza. E come l'antico modo di valutare, che pregiava sommi soltanto i deboli, i sofferenti, i caratteri moderati e soccombenti, era necessariamente seguito da una umanità debole, sofferente, moderna; così il nuovo opposto modo di valutare (che si compendia nella sentenza: tutto ciò che nasce dalla forza è buono, ciò che nasce dalla debolezza è cattivo) deve presentare un gagliardo tipo sano, vigoroso, contento di vivere, e una apoteosi della vita.
Ma questo tipo non è un'immagine, la speranza di un avvenire nebuloso e indistinto, lontano ancora migliaia d'anni, non è una nuova specie darwinistica intorno alla quale nulla si può sapere e sulla quale pesa quasi una meschina ridicolaggine, ma dev'essere una possibilità raggiungibile dall'umanità presente con tutte le sue forze spirituali e corporali, e raggiunta attraverso le nuove valutazioni.
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