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Federico Moccia: Scusa ma ti chiamo amore

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"Pietro!"

Pietro si distrae e si gira verso Alessandro. La ragazza ne approfitta subito e mangia al volo la ciliegia, rubandogliela con la bocca dalle mani.

"Ecco, vedi che hai fatto. Mi ha rubato la ciliegia per colpa tua."

La ragazza ride e mastica a bocca aperta, la lingua si tinge di ciliegia e le sue parole si colorano di rosso, di profumo, di desiderio, di sorriso. "Buona! Ho vinto, me ne spetta un'altra. Dai, ciliegia, una tira l'altra, no? Hai detto tu prima..."

"Certo, ecco." Pietro gliene da un'altra e la ragazza russa sputa prima il nocciolo di quella appena finita in un bicchiere lì vicino, facendo centro, poi prende con le mani l'altra e l'addenta. Pietro si avvicina ad Alessandro.

"Ecco, vedi, il gioco è finito. Io volevo continuare a farla soffrire un po... una ciliegia tira l'altra... le veniva sempre più voglia e poi io solo alla fine le davo la ciliegia ma anche pum..." Pietro pizzica Alessandro tra le gambe, "... la bananina!" Pietro ride mentre Alessandro si piega quasi su se stesso.

"Ma quanto sei cretino, eh?"

La ragazza russa scuote la testa e ride, poi mangia libera un'altra ciliegia. Alessandro si avvicina a Pietro e gli dice piano: "Cioè, hai due figli, tra poco fai quarantanni e sei ancora così. Io fra tre anni sarò come te? Sono preoccupato. Molto preoccupato".

"Perché? Guarda che in tre anni possono cambiare tante

cose. Potresti sposarti, avere anche tu un bambino e poi provarci con una straniera... Ce la puoi fare, dai, mi puoi raggiungere, anzi mi puoi anche superare. Me lo hai detto proprio tu! Con quella pubblicità dell'Adidas, Impossible is Nothing, e ti fermi proprio su te stesso? Dai, cazzo, ce la puoi fare. Andiamo a casa tua? Dai, prestamela solo per stasera!"

"Ma che, sei pazzo?"

"Ma sei pazzo tu! Ma quando cazzo mi ricapita una russa così, hai visto quant'è bella?"

Alessandro si sposta di poco dalla spalla di Pietro.

"Sì, in effetti..."

"Che, in effetti, è una sventola da sogno. Una russa, gamba lunghissima. Guarda, guarda come mangia le ciliegie... Pensa quando mangia..." Pietro fa un fischietto pizzicandolo tra le gambe.

"Sì, la bananina. Ahia, e dai, e smettila..."

La russa ride di nuovo. Pietro, per cercare di convincere Alessandro, gli fa vedere una busta all'interno della giacca.

"Guarda qua, ho già finito la relazione di quella causa con la Butch & Butch. Siete di nuovo dentro, avete una clausola di scadenza che vi garantisce per altri due anni. Ho già mandato la raccomandata, dai, la dovevo consegnare non prima di una settimana. E invece te la do stasera. Va bene? Sai che bella figura fai in ufficio. Non sei il capo. Sei il grande capo. In cambio però..."

"Sì, va bene, vieni a bere una cosa a casa mia. E invito anche..." Alessandro indica la russa.

"Bravo, lo vedi che con te le trattative hanno sempre un buon esito?!"

"Guarda però che non è come nell'Ultimo bacio. Io non voglio entrare nei vostri casini, capito? Risolvitela da solo con Susanna e non mi mettere in mezzo."

"Risolvo? Facile. Dico che sono rimasto fino a tardi a casa tua. È la verità, no?"

"Sì, sì... la verità."

"Poi pensa a quanto può essere buona. Altro che quella insalata... Ciliegie, banane e lei. E questa la vera insalata russa."

"Senti, ma perché invece di fare l'avvocato non ti sei dato al cabaret?"

"E tu mi scrivevi i testi?"

"Va be, ti aspetto di là. Vado a salutare Alessia. Ah, piuttosto tu..."

"Sì, sì, lo so, non avrei dovuto dirle di Elena, ma l'ho fatto per te, te lo giuro, vedrai che quando te la farai mi penserai..."

"Macché ti penserò."

"Va be, allora quando te la farai non mi penserai. Ma poi ci ripenserai e comunque capirai che è stato tutto merito mio."

"Allora, non hai capito. Io non avrò una storia con Alessia."

"Scusa, ma perché?"

"Non voglio avere storie sul lavoro."

"Ma scusa, e con Elena allora?"

"Che c'entra, lei è entrata dopo in azienda. E poi sta completamente da un'altra parte, in un'altra sezione."

"E allora?"

"E allora Alessia è la mia assistente."

"Meglio, scusa, lo potete fare in ufficio. Comodo, no? Vi chiudete dentro e nessuno vi può dire niente."

"Ok, allora facciamo così. Tante grazie fin da adesso, va bene? Vado a salutarla e poi andiamo. Mi sto stancando."

Alessia è in salotto e sta chiacchierando con una sua amica.

"Ciao, Alessia, noi andiamo, ci vediamo domattina in ufficio. So che siamo stati convocati dal vero capo. Ma non so perché."

"Be, domani scopriremo tutto." Alessia si alza e lo bacia su entrambe le guance. "Ok, ciao, grazie che sei passato, mi ha fatto piacere. Salutami il tuo guardaspalle..."

"Sì, il mio spifferatutto. Me lo porto apposta nel caso mi dimenticassi di raccontare qualche cavolo mio a qualcuno..."

Alessia manda indietro la testa e allarga le braccia, come a dire "e dai, perdonalo!"

Alessandro saluta educatamente anche la ragazza sul divano che alza solo il mento come risposta e abbozza un sorriso.

Non c'è più nessuno in giro ancora da salutare. Bene. Alessandro va verso la porta di casa. Alla fine del corridoio, trova Pietro con la russa. Ma non sono soli.

"E loro?"

Due ragazze quasi identiche alla mangiatrice di ciliegie sono in piedi, accanto a Pietro.

"Ha detto che non viene senza le sue amiche. Dai, è solo per bere qualcosa. E poi scusa, non sono le vostre modelle? Per la campagna che state facendo ora? Le hai scelte proprio tu."

"Ho capito, ma io le ho scelte per lavorare."

"Come sei esagerato. Guarda che oggi un sacco di gente si porta il lavoro a casa, sai?"

"Ah, ecco. Scusa, mentre tu lavori, io devo parlare con le altre due? Almeno me ne andavo a letto, no? Domani ho un'alzataccia, sul serio, una riunione importante. Dai, no, non si può fare."

"Ma io come al solito ho pensato a tutto. Guarda qua!"

Andrea Soldini compare alle spalle di Pietro. "Allora andiamo?" Cercando di darsi sicurezza abbraccia una russa e precede Pietro fuori dall'appartamento. Pietro guarda Alessandro e gli fa l'occhietto.

"Visto? Se ne occuperà lui, Soldini, un intrattenitore nato. Stava alla scrivania alla destra di Elena" dice Pietro facendo l'occhietto ad Alessandro.

"Sì, lo so."

"Ma tu te lo ricordavi?"

"Io? No, me l'ha detto lui."

Escono tutti, insieme a un sacchetto di ciliegie che Pietro di nascosto si è messo nella tasca della giacca. Arrivano fuori dal residence e salgono in auto.

"Cavoli! Veramente bella questa Mercedes, è la nuova ML, vero?" Andrea inizia a toccare tutto, poi rimbalza divertito sul sedile anteriore. "È comodissima poi!"

Pietro prende posto in mezzo alle ragazze. "Sì, non è male... ma queste due sono davvero una favola... E poi guar

date qua, et voilà!" e tira fuori dall'interno della giacca una bottiglia di passito, "ancora fredda e appena stappata! Prego" e da un'altra tasca tira fuori dei bicchieri, "scusate eh, sono di plastica. Non si può avere tutto dalla vita ma bisogna aspirare a tutto. Perché la felicità non è un punto d'arrivo, ma uno stile di vita..."

Alessandro guida e lo guarda dallo specchietto retrovisore. "E questa dove l'hai sentita?"

"Mi spiace dirtelo. Da Elena."

Elena. Elena. Elena.

"Ma la sentivi spesso, Elena?"

"Per lavoro, solo e sempre per lavoro, tanto lavoro io." Poi per scherzare Pietro infila una mano tra le gambe di una della russe, ma senza toccarla. La sfiora appena. Solleva la mano come se avesse trovato qualcosa. "Et voilà." Apre la mano. "Una vera ciliegia! Ecco perché sono così dolci!" e la offre all'altra ragazza russa, seduta accanto a lui, che la mangia di gusto. E ride.

"Mmmh, buona."

Pietro alza il sopracciglio. "La serata promette bene."

"Scusa, Alessandro, stiamo andando da te, giusto?" Alessandro annuisce ad Andrea. "E allora?"

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