Federico Moccia - Scusa ma ti chiamo amore
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Di nuovo. Ma che è uno scherzo? Ma che ce l'avete tutti con
me? "Dai, una volta sei passato anche a trovarla. Io ero quello che aveva la scrivania alla destra di Elena."
"Sì, è vero, ora mi ricordo." Alessandro cerca di essere gentile.
"No, secondo me non te lo ricordi per niente. Comunque, non sto più lì, mi hanno trasferito, cioè mi hanno dato due giorni di vacanza. Domani ho un colloquio perché inizio un nuovo lavoro, sempre all'interno dell'azienda, eh... Ma come mai Elena non è venuta?"
Alessandro non ci crede. Ancora.
"Aveva da lavorare."
"Ah sì, può essere, lei lavorava sempre fino a tardi."
"Come può essere, è."
"Sì sì, certo, dicevo può essere... così, tanto per dire."
Rimangono per un po in silenzio. Alessandro cerca di togliersi da quella situazione fastidiosa.
"Ok, io vado a prendermi qualcosa da bere."
"Bene, io resto qui. Posso chiederti solo una cosa?" Alessandro sospira preoccupato cercando di non darlo a vedere. Spera solo che non gli chieda ancora di Elena.
"Sì certo, dimmi."
"Ma secondo te perché la gente non si ricorda mai di me?"
"Non lo so."
"Ma come, tu che sei un grande pubblicitario, tu che hai indovinato un sacco di campagne, tu che sai sempre tutto... E comunque... io sono Andrea Soldini."
"Piacere, Andrea... E comunque... io non so sempre tutto."
"Sì, va be, insomma, non mi sai dare una spiegazione?"
"Non lo so. Io faccio pubblicità che cercano in qualche modo di far risaltare un prodotto, non posso mica fare uno spot su di te." Andrea abbassa lo sguardo, dispiaciuto. Alessandro si accorge di essere stato scortese e cerca di recuperare. "Cioè, adesso non lo so proprio. In quel senso... Non lo posso fare adesso uno spot su di te. Ora vado a prendermi qualcosa da bere e ci penso, ok?"
Andrea alza il viso e sorride. "Grazie... sul serio, grazie."
Alessandro fa un sospiro. Almeno questa è andata.
"Ok, ora vado davvero a prendermi qualcosa da bere."
"Come no. Vuoi che te lo porto io?"
"No, no, grazie."
Alessandro si allontana. Ma guarda te. Pensa se dovevo venire a una festa proprio stasera e preoccuparmi di uno come questo. Cioè, sarà pure simpatico. Però, mica posso stare a domandarmi perché un uomo non risulta, perché uno non viene ricordato. Dice che stava nella scrivania a destra. Ma non mi sembra neanche che ci fosse una scrivania a destra. Le cose sono due, caro Alex: o avevi occhi solo per Elena o quello è veramente un tipo che passa del tutto inosservato. Spera solo che non ti assegnino mai una campagna pubblicitaria su un prodotto come Andrea Soldini. A questa idea Alessandro si diverte e con quell'unico sorriso della serata va al tavolo del buffet e mangia qualcosa. Lì vicino ci sono due bellissime ragazze straniere che gli sorridono.
"Buono, vero?" gli dice una.
Alessandro fa il suo secondo sorriso della serata. "Sì, buono."
E anche l'altra ragazza gli sorride. "Buono... qui tutto buono." Alessandro sorride anche a lei. Terzo sorriso.
"Sì, buono."
Devono essere russe. Poi si gira. Sul divano, poco lontano da lui, Pietro lo sta guardando. È seduto accanto a una bella ragazza bruna coi capelli lunghi che si piega in avanti e ride per qualcosa che deve aver detto lui. Pietro gli fa l'occhiolino da lontano e alza il bicchiere come per brindare. Muove le labbra tentando un labiale. "Vai forte!"
Alessandro alza la mano come dire "ma va va" e poi si versa un altro bicchiere di muffato e, dopo aver controllato che non ci sia più Andrea sulla sua strada, va sul terrazzo, lasciando a quel tavolo tutti e tre i suoi sorrisi. Si appoggia alla ringhiera coi gomiti e comincia a sorseggiare un po di vino. Buono, così freddo in una serata non troppo calda per essere aprile. Auto lontane, lì, sulla sinistra del Tevere che scorre lento, silenzioso, e dal piccolo terrazzo sembra anche
più pulito. Pensare che adesso potrei essere lì, a navigare verso Ostia, accompagnato da una olà di topi annoiati. Come in quel filmato che si vede sempre a Blob, quel tipo che va sott'acqua, verso il fondo. Oppure come nel finale di Martin Eden, quando lui nuota verso il fondo, morso da un gronco, e vuole morire dopo aver scoperto che la donna che ama è stupida. Stupida. Stupida. Stupida la morte che ci aspetta annoiata. E se mi fossi buttato, sono sicuro che sarei morto, a differenza di James Stewart, magari anche morso da un gronco e da un topo messi insieme... È che il mio angelo se n'è andato da tempo.
"A che pensi?" Alessia arriva alle sue spalle.
"Io? A niente."
"Ma come a niente. Tu non pensi mai a niente. Il tuo cervello sembra sotto contratto direttamente con la nostra azienda."
"Be, si vede che stasera gli hanno dato la libera uscita."
"Te la dovresti concedere anche tu ogni tanto. Tieni" gli passa un altro bicchiere. "Ero sicura che lo avessi già finito. Questo è un passito di Pantelleria. Ancora più buono, secondo me. Provalo..."
Alessandro lo sorseggia lentamente.
"Sì, buono, è vero. È delicato..."
E un vento leggero, un ponentino malizioso, cerca di creare un po di atmosfera. Anche Alessia si appoggia alla ringhiera e guarda lontano.
"Sai, è così piacevole lavorare con te. Ti guardo, quando sei nella stanza. Passeggi in continuazione, fai dei giri su quel tappeto... sempre circolari, ormai c'hai fatto il solco. Un tondo di Giotto. E intanto guardi verso il soffitto, ma guardi lontano... E come se tu vedessi oltre il soffitto, oltre il palazzo, oltre il cielo, oltre il mare, vedi lontano, vedi cose..."
"Sì, che voi umani... Ma dai, non mi prendere in giro."
"No, sul serio, lo penso. Sei in perfetta armonia col mondo e riesci a ridere di quello che a volte accade e che noi siamo costretti a subire... Come per esempio una storia d'amore che finisce, sono sicura che, anche se fosse la tua, sapresti riderci su."
Alessandro guarda Alessia. Rimangono un po a fissarsi. Poi lei ha un lieve imbarazzo. Alessandro beve un altro sorso del passito che gli ha appena portato e guarda di nuovo tra i tetti delle case.
"Te l'ha detto l'avvocato, vero?"
"Sì, ma ci sarei arrivata da sola. Credo che questa Elena non meriti neanche il tuo "disprezzo sentimentale"."
Alessandro scuote la testa.
"Ti ha detto anche questo." Alessia si accorge che stavolta è lui a essere imbarazzato.
"Dai, capitano, sai quanti ne ho lasciati io... e quanti mi hanno lasciata!"
"No, non lo so. Non c'è nessuno che mi viene a raccontare i fatti tuoi."
"Hai ragione, scusa. Ma non prendertela col tuo amico. Pietro vorrebbe solo vederti di nuovo allegro come sempre. Ha puntato su di me per farti sorridere. Ma forse era meglio se ti mandava una di quelle russe, vero?"
"Ma che dici."
Non c'è niente di peggio, quando stai male e qualcuno vuole che tu ti faccia carico delle sue stupide problematiche. Prima quel tizio che vuoi esser ricordato da tutti. Ecco, vedi, non mi ricordo neanche il nome. Ah sì. Andrea Soldini. E ora invece Alessia e il suo voler essere al centro dell'attenzione. O meglio, essere lei la medicina giusta. Che fatica... Alessandro le si avvicina. Alessia sta guardando dall'altra parte, lontano, verso una strada che sparisce dietro una curva. Alessandro le poggia il braccio sulla spalla. Lei si gira leggera, sorride. Ma lui la precede e le da un bacio sulla guancia.
"Grazie. Sei una medicina portentosa. Vedi, fai effetto dopo pochi secondi... già sorrido."
"Ma vattene!" Alessia sorride e alza le spalle. "Mi prendi sempre in giro."
"Ma no, sul serio."
Alessia lo guarda. "Non c'è niente da fare, voi uomini..."
"Non mi dire la solita frase "siete tutti uguali", perché è uno spot visto e rivisto e da te questo proprio non me lo aspetto."
"Infatti, te ne dico un'altra: voi uomini siete tutti diversa mente vittime di una donna. Ma questo vi serve. E sai perché? Per giustificarvi del male che farete alla prossima." "Ohi, ohi, ohi..." Alessia fa per andarsene, ma Alessandro la ferma.
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