Federico Moccia - Scusa ma ti voglio sposare

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"Silenzio. L'imputato è ritenuto… colpevole." E Alex è come impietrito, sbigottito, e si gira, guarda dietro, intorno a sé, ma tutti annuiscono e lui invece cerca spiegazioni.

"Ma come? Perché? Che ho fatto…"

"Cosa non hai fatto…" Pietro gli sorride annuendo, poi gli fa l'occhiolino. "A bello, per noi sei innocente." E lì si è svegliato.

Alex cammina per casa, ormai sono le sette e venti. Pensa e ripensa ma non ne viene a capo. Allora si avvicina al computer. Ma oggi che riunioni abbiamo? Apre la pagina degli appuntamenti. Ah sì, il briefing delle dodici, ma non è poi così importante, e nel pomeriggio il controllo di quei disegni… In quell'istante, come per magia, si accorge che Niki non ha chiuso la sua pagina di Face- book. È un attimo, un momento che sembra un'eternità, un silenzio fatato quasi sospeso prima di prendere la decisione. Sì, sono curioso. Voglio sapere. E allora, improvvisamente debole, avido, meschino, clicca e, pluff, gli si apre un mondo. Una serie di ragazzi mai sentiti e conosciuti e tutti i loro messaggi in bacheca.

"A bella! Che fai, esci? Quando ci vediamo, ma lo sai che sei proprio carina? Ma davvero sei fidanzata o è solo una copertura?" Giorgio, Giovanni, Francesco, Alfio. I nomi più assurdi, i commenti più assurdi, le foto ancora più assurde. Dei tipi con gli occhiali a specchio, la catena d'oro, la canottiera bianca, i jeans calati, il giubbotto di pelle, le cinture con la fibbia enorme, i muscoli pompatissimi. Altri coi capelli lunghi scalati, col ciuffo sugli occhi, magri, con le camicie attillate stile rocker. Qualcuno più intellettuale, con gli occhialini e la faccia anonima. Ma chi è tutta questa gente, chi sono, cosa vogliono e, soprattutto, che ci fanno nello spazio di Niki? Questi sono peggio dei tronisti di Maria! Questi fanno paura, questi non corteggiano, mordono. E Alex sbianca, rivede se stesso all'interno di quell'aula con i suoi avvocati amici e nemici che continuano come prima ad annuire. E improvvisamente capisce il sogno. Colpevole! Sì, colpevole di essertela fatta scappare.

Sedici

Alex fa colazione, barba, doccia, si veste e in un attimo è in macchina. Non può essere… tu, a trentasette anni suonati, che torni a fare questo… No, non può essere. Ma poi un'eco lontana, una frase già sentita. "Ma Alex, l'amore non ha età…" È vero, sorride, è proprio così. Poi sorride un po'"di meno. E vero, non ha età. Nel bene. E nel male.

Il campanello suona. Enrico guarda l'orologio. Bene. Sono arrivate. Va ad aprire. Sul pianerottolo una fila di ragazze sta aspettando. Tanti look e stili diversi. Una bionda con tante treccine e una salopette in jeans. Un'altra col cappello con la tesa blu e un vestitino a fiori. Un'altra ancora sta leggendo un libro e ha le cuffiette alle orecchie. Enrico fa velocemente un conto. Saranno una decina. Bene. Il suo annuncio è stato letto.

La prima ragazza della fila, quella che ha suonato, lo saluta.

"Salve, è qui?"

"Buongiorno! Sì…" risponde Enrico guardandola. Indossa un paio di jeans a due colori, modello skinny, a vita alta, e una maglietta leggera a maniche lunghe, nera e completamente trasparente, con sotto un reggiseno.

"Bene…" lei gli sorride masticando una gomma. "Sono pronta."

"Prego… entri."

La ragazza gli sfila accanto e si ferma in mezzo al salotto. "Dove mi metto?"

Enrico saluta le ragazze sul pianerottolo dicendo che le chiamerà subito dopo e chiude la porta. "Bè, va benissimo lì, al tavolino, almeno stiamo più comodi."

"Ma a me da seduta mica mi riesce…"

Enrico la guarda. E fa la faccia un po'"strana. "In che senso, scusami… Comunque se preferisci in piedi, ok, parliamo in piedi."

La ragazza lo guarda. E sorride. "Bene. Allora, mi chiamo Rachele. Ho vent'anni e canto da quando ne avevo sei."

Enrico l'ascolta. E si gratta un po'"la fronte. "Ah, sì, bene… a Ingrid piacciono le canzoncine."

Rachele lo guarda. "Ingrid? Chi è, un'altra esaminatrice?"

Enrico ride. "Bè, in effetti dovrebbe essere lei a scegliere ma non può… meglio se lo faccio io."

"Ah, ecco… comunque mi piace prevalentemente il pop. E so tutte le canzoni di Elisa e Gianna Nannini a memoria."

Enrico la guarda più attentamente. Questa la butta sul repertorio musicale. Si vede che i bimbi li intrattiene così. "Ok, hai molta esperienza coi bambini?"

"Dici nei cori?"

Enrico alza il sopracciglio. "No, cioè, dico coi bambini. Te la cavi?"

Rachele fa la faccia interdetta. "Ma mi spieghi quale tipo di spettacolo devi fare?"

"Spettacolo?" Enrico la guarda stupito.

"Sì, il provino. Per che spettacolo ci stai selezionando?"

"Qui l'unico spettacolo è mia figlia Ingrid…"

"Tua figlia? Ingrid? Ma scusa…"

"Ma tu Rachele perché sei qui?"

"Come perché! Per il provino di cantante!"

Enrico la guarda. Poi scoppia a ridere. "Di cantante? Guarda che io cerco una babysitter!"

Rachele prende di colpo la sua borsa. La apre. Tira fuori un giornale. "No… ho sbagliato. Che palle!"

"Anche se una babysitter che canta non era una cattiva idea!" dice Enrico.

"Va bè… cavolo però…"

Enrico la vede dispiaciuta. "Dai, ce la farai… sarà per la prossima" e fa il gesto di accompagnarla alla porta. La apre e, mentre sta per uscire, Rachele si volta. "Ma che, per caso conosci qualcuno che cerca una cantante?"

Enrico la guarda e scuote la testa. Rachele si allontana facendo una smorfia. "Va bè."

"Ciao. Chi è la prossima?"

"Io! "

Una ragazza coi capelli corti e rossi si fionda in salotto. Enrico richiude la porta.

"Buonasera, mi chiamo Katiuscia e mi sono permessa di preparare una cosetta…" Tira fuori dallo zainetto due fogli piegati. Li stende. Li guarda con aria seria. Si schiarisce la voce. "Dunque ho

pensato che il ruolo migliore fosse quello di Scarlett Johansson in Il diario di una tata, no? Quando fa Annie Braddock, la giovane laureata che non trova mai lavoro e poi diventa la babysitter di Grayer che ha una mamma straricca e in carriera… Questo è il pezzo di quando sono insieme lei e il bambino, posso farlo qui, in piedi…" Katiuscia parla velocemente e ora sta per recitare qualcosa. Enrico la ferma.

"No no, aspetta aspetta… ma che fai? Mica devi recitare per dimostrarmi se sei adatta o no."

"Come no… e come fai a capire sennò?"

"T'intervisto semplicemente… che orari puoi fare? Perché ho bisogno di qualcuno che stia con Ingrid quasi fino alle sette di sera… insomma, una certa elasticità."

"Ma scusa… Questo non è un provino per il ruolo di babysitter in un film?"

Enrico non ci crede. Ma che gente è venuta? Non ce n'è una che ci pigli. "No, senti, scusa, io sto cercando semplicemente una vera babysitter per mia figlia…"

"Cavolo, ma potevi scriverlo, no?"

"E l'ho scritto infatti! Sul giornale!"

"No, dovevi spiegare bene!"

Non ci posso credere. Enrico decide di tagliare corto. "Ok ok. Dai, fa niente…"

"E farà niente per te, mi sono preparata tutta ieri sera per la parte." Katiuscia prende lo zaino, si sistema e fa per andarsene. "Non si prende in giro la gente così." Ed esce sbattendosi la porta alle spalle. Enrico la segue. Riapre la porta e la vede sparire tutta arrabbiata. Enrico allarga le braccia. "Dai, chi c'è ora…" e una dopo l'altra visiona tutte le ragazze. Parla. Chiede. Almeno queste hanno capito. Delle babysitter vere! Alcune sembrano convincerlo, altre meno, va a prendere Ingrid, fa dei tentativi di socializzazione tra la bambina e le aspiranti babysitter, pensa, valuta, fa ancora domande. A ognuna dice: ti farò sapere. E quando accompagna l'ultima alla porta e lei lo saluta allontanandosi e ringraziando, Enrico nota che sul pianerottolo sta passando una ragazza. Ha in mano due borse della spesa di quelle in stoffa verde e uno zainetto sulle spalle. Sta ascoltando della musica con le cuffiette.

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