George Martin - Tempesta di spade. I fiume della guerra. I portale delle tenebre.
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- Название:Tempesta di spade. I fiume della guerra. I portale delle tenebre.
- Автор:
- Издательство:Mondadori
- Жанр:
- Год:2002
- Город:Milano
- ISBN:88-04-50359-9
- Рейтинг книги:3 / 5. Голосов: 1
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Il fuorilegge saltò a terra. Era snello, affilato, con la faccia allungata e i lineamenti furbi, ma la sua bocca era così larga che il sorriso sembrava arrivare fino alle orecchie. Il vento gli trascinava sulla fronte le poche ciocche di sottili capelli castani.
«Ti ricordi di me, mio lord?»
«No» rispose Merrett. «Perché dovrei?»
«Ho cantato al matrimonio di tua figlia. Ecco uno che se la passa bene, avevo pensato. Quel Pate che lei sposò era un mio cugino. Siamo tutti cugini, giù a Settecorrenti. Ma questo non gli impedì di essere un dannato tirchio quando fu il momento di pagarmi.» Il cantastorie alzò le spalle. «Come mai il lord tuo padre non mi ha mai permesso di suonare alle Torri Gemelle? Forse non faccio abbastanza rumore per sua signoria? Gli piace la musica forte, dicono.»
«Hai portato l’oro?» disse una voce diversa, più aspra, più minacciosa.
Merrett sentì la gola diventargli arida di colpo. “Fuorilegge del cazzo. Sempre in agguato tra i cespugli.” Nel bosco del Re era la stessa cosa. Credevi di averne presi cinque, e di colpo, dal nulla, ne spuntavano altri dieci.
Si girò. Erano tutti attorno a lui. Un manipolo male assortito di vecchi dalla pelle dura come il cuoio e di ragazzini imberbi addirittura più giovani di Petyr Foruncolo, tutti quanti con addosso cenci di stoffa grezza, cuoio trattato e parti di armatura appartenute a uomini morti. C’era un’unica donna tra loro, avvolta in un mantello con cappuccio tre volte più grande di lei. Merrett era troppo agitato per contarli, ma gli parvero almeno una dozzina, forse anche di più.»
«Ti ho fatto una domanda.» Quello che gli stava parlando era un uomo grande e grosso, con la barba, i denti anneriti e il naso rotto. Era più alto di Merrett ma decisamente meno grasso. Mezzo elmo gli proteggeva la testa, sulle spalle ampie portava un mantello rattoppato color giallo limone. «Dov’è il nostro oro?»
«Nella mia borsa da sella. Cento dragoni d’oro.» Merrett si schiarì la gola. «Lo avrete dopo che avrò visto Petyr…»
Un tozzo fuorilegge con un occhio solo arrivò fino a lui prima che potesse finire la frase. Come se niente fosse, si mise a frugare nella borsa da sella, trovò la bisaccia con l’oro. Merrett fu sul punto di afferrarlo, ma poi ci ripensò. Il fuorilegge aprì la stringa, tolse una moneta, diede un morso.
«Il sapore è quello giusto.» Soppesò la borsa. «Anche il peso è quello giusto.»
“Si terranno l’oro e si terranno anche Petyr.” Pensiero che gettò Merrett in un panico improvviso. «Il riscatto c’è tutto. Tutto quello che avete chiesto.» Aveva le mani sudate. Se le passò sulle brache. «Chi di voi è Beric Dondarrion?» Prima di diventare un fuorilegge, Dondarrion era stato un lord. Poteva essere ancora un uomo d’onore.
«Sono io» rispose l’uomo con un occhio solo.
«Sei un fottuto bugiardo, Jack» lo rimbeccò il fuorilegge grande e grosso con il mantello color limone. «È il mio turno di essere Beric.»
«Questo allora vuol dire che è il mio turno di essere Thoros di Myr?» Il menestrello rise in faccia a Merrett. «Ecco, mio signore, triste a dirsi, ma la presenza di lord Beric era richiesta altrove. Sono tempi turbolenti, i nostri, con molte battaglie da combattere. Ma noi ci occuperemo di te proprio come avrebbe fatto lui, non avere paura.»
Ma di paura Merrett Frey ne aveva da vendere. Anche la testa gli pulsava. Se il dolore fosse peggiorato, si sarebbe ritrovato a singhiozzare tra le erbacce. «Avete avuto il vostro oro» disse. «Datemi mio nipote e io me ne vado.» In realtà, Petyr Foruncolo era per lui un bisnipote di terzo grado, ma non c’era bisogno di entrare in simili dettagli.
«È nel parco degli dèi» disse l’uomo con il mantello giallo. «Ti portiamo da lui. Notch, prendi il suo cavallo.»
Con riluttanza, Merrett passò le briglie a un giovane fuorilegge. Che altra scelta aveva? «Il mio otre» disse. «Un sorso di vino, per…»
«Noi non beviamo con quelli come te» lo interruppe in tono deciso l’uomo con il mantello giallo. «Da questa parte. Seguimi…»
Le foglie morte scricchiolavano sotto i loro piedi, e ogni passo era una lancia conficcata nelle tempie di Merrett. Avanzarono in silenzio, con il vento che soffiava su di loro a raffiche. I raggi del sole morente gli ferirono gli occhi mentre scalava le gibbosità coperte di muschio, ultimi resti della fortezza. Al di là, c’era il parco degli dèi.
E c’era anche Petyr Foruncolo. Penzolava dal ramo di una quercia, nodo scorsoio stretto attorno all’esile collo, allungato in modo grottesco. Gli occhi sporgevano dalla faccia diventata nera. Fissavano Merrett in modo accusatorio. “Sei arrivato tardi” sembravano dirgli quegli occhi dilatati. “Troppo tardi.” Ma non era così. Lui non era arrivato tardi!
«Lo avete… ucciso !» disse in un rantolo.
«È proprio furbo come una volpe, questo qui» commentò l’uomo con un occhio solo.
Un intero branco di bisonti stava rombando nel cranio di Merrett. “Madre, abbi misericordia…” «Ho portato l’oro» ripeté.
«È stato gentile da parte tua» disse in tono mellifluo il cantastorie. «Ne faremo buon uso, vedrai.»
Merrett distolse lo sguardo dall’impiccato. Aveva in gola il sapore del fiele. «Voi… voi non avevate il diritto.»
«Avevamo la fune, però» ribatté l’uomo con il mantello giallo. «Quella è abbastanza diritta.»
Due dei fuorilegge afferrarono Merrett per le braccia, gli legarono i polsi dietro la schiena. Lui era troppo sconvolto per opporre qualsiasi resistenza. «No» fu tutto quello che riuscì a dire. «Sono venuto solo per riscattare Petyr. Avevate detto che se aveste avuto l’oro prima del tramonto non gli sarebbe successo niente…»
«Qui ci cogli in fallo, mio signore» disse il cantastorie. «Quella è stata una bugia.»
Il fuorilegge con un occhio solo si fece avanti reggendo un lungo rotolo di fune di canapa. Ne avvolse un’estremità attorno alla gola di Merrett, fece un nodo scorsoio, lo strinse bene poco dietro il suo orecchio. L’altra estremità volò oltre il ramo della quercia. L’uomo con il mantello giallo la afferrò mentre ricadeva.
«Ma che cosa state facendo?» Merrett era consapevole di quanto fosse idiota quella domanda, solo che non riusciva ancora a credere che tutto quello stesse accadendo veramente. «Non oserete impiccare un Frey!»
«Ma tu pensa!» L’uomo con il mantello giallo gli rise in faccia. «Anche il ragazzino con i foruncoli ha detto la stessa cosa.»
“Non parla sul serio. Non può parlare sul serio!” «Mio padre vi pagherà. Io valgo un grosso riscatto, più grosso di quello di Petyr, il doppio di quello di Petyr.»
Il cantastorie sospirò. «Lord Walder sarà anche mezzo cieco e gottoso, ma non è così stupido da abboccare due volte allo stesso amo. La prossima volta, temo che al posto di cento dragoni ci manderà cento spade.»
«Proprio così!» Merrett cercò di suonare minaccioso, ma la voce lo tradì. «Ne manderà mille. E vi ucciderà tutti quanti.»
«Ma prima deve prenderci di spada.» Il cantastorie alzò lo sguardo al povero Petyr. «E non può impiccarci due volte, o sbaglio?» Suonò un accordo malinconico. «Con calma, adesso, non fartela addosso, milord Merrett. Tutto quello che devi fare è rispondere a una domanda, una sola. E io gli dirò di lasciarti andare.»
«Che cosa vuoi sapere?» Merrett era pronto a dirgli qualsiasi cosa, qualsiasi cosa, se la posta in gioco era la sua vita. «Ti dirò la verità, te lo giuro!»
Il fuorilegge gli rivolse un sorriso incoraggiante. «Bene, il caso vuole che stiamo cercando un cane che è scappato.»
«Un cane?» Merrett non capiva più niente. «Quale cane?»
«Uno che risponde al nome di Sandor Clegane. Thoros di Myr sostiene che potrebbe essersi diretto alle Torri Gemelle. Abbiamo trovato i barcaioli che lo hanno traghettato attraverso il Tridente in piena. E poi anche quel povero fesso che Clegane ha rapinato lungo la strada del Re. Non è che per caso alle Nozze rosse tu lo hai visto, eh?»
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