George Martin - Tempesta di spade. I fiume della guerra. I portale delle tenebre.
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- Название:Tempesta di spade. I fiume della guerra. I portale delle tenebre.
- Автор:
- Издательство:Mondadori
- Жанр:
- Год:2002
- Город:Milano
- ISBN:88-04-50359-9
- Рейтинг книги:3 / 5. Голосов: 1
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Anche solo pensarci gli metteva l’ansia addosso. Non poteva permettersi un mal di testa adesso. A nessun costo.
“Se riesco a riportare Petyr a casa sano e salvo, la mia fortuna girerà di colpo.” Aveva con sé l’oro. Tutto quello che doveva fare era salire fino alla cima di Vecchie Pietre, incontrare quei fottuti fuorilegge nel castello in rovina ed effettuare lo scambio. Un semplice pagamento di riscatto. Nemmeno lui sarebbe stato in grado di mandarlo in merda… a meno che non gli fosse venuto un altro mal di testa, così forte da impedirgli di cavalcare. Doveva raggiungere quelle rovine prima del tramonto, non poteva ritrovarsi raggomitolato dal dolore a piagnucolare sul bordo del sentiero. Merrett si passò due dita sulle tempie. “Ancora un giro attorno alla collina e ci sono.” Quando il messaggio era arrivato alle Torri Gemelle e lui si era subito offerto di portare il riscatto, suo padre lo aveva fissato ammiccando. « Tu , Merrett?» Poi era scoppiato a ridergli in faccia, heh heh heh , quella sua sghignazzata nasale. Merrett era stato quasi costretto a implorare perché gli affidassero quella fottuta sacca d’oro.
Movimento. Là, tra i cespugli a lato della strada. Merrett trattenne le redini, mentre l’altra mano correva alla spada. Niente, solo uno scoiattolo.
“Stupido” disse a se stesso, lasciando che la lama rimanesse nel fodero. “I fuorilegge non hanno coda. Inferno fottuto, Merrett, cerca di controllarti.”
Sentiva il cuore battere nel petto, nemmeno fosse una recluta al primo assalto. “Come se questo fosse bosco del Re, e quelli che vado ad affrontare la vecchia fratellanza, non la ridicola banda di straccioni del Lord della Folgore.” Per un momento, fu tentato di ridiscendere al trotto giù per la collina e di andare alla ricerca della taverna più vicina. Con quella sacca di monete d’oro avrebbe potuto comprarsi un bel po’ di birra al malto. Più che a sufficienza per dimenticarsi di Petyr Foruncolo. “Che lo impicchino pure. È stato lui a farsi fregare. Non si merita altro, dopo essere corso dietro a qualche baldracca da soldati come un cervo in calore.”
La testa aveva cominciato a pulsargli. Per adesso in modo lieve, ma Merrett sapeva che ben presto le cose sarebbero peggiorate. Si sfregò la radice del naso. In fondo, però, non aveva il diritto di giudicare Petyr così duramente. “Alla sua età, anch’io facevo lo stesso.” Nel suo caso, tutto quello che ne aveva ricavato era stato lo scolo. Le baldracche avevano un loro fascino, specialmente se uno aveva una faccia come quella di Petyr. Quel povero ragazzo aveva una moglie, certo, ma lei era almeno metà del suo problema. Tanto per cominciare aveva il doppio della sua età. E poi, a dare retta alle chiacchiere, si faceva sbattere anche da Walder, il fratello maggiore di Petyr. Giravano sempre un mucchio di chiacchiere alle Torri Gemelle, e solo una piccola parte rispondeva a verità, ma a questa parte però Merrett credeva. Walder il Nero era il tipo d’uomo che quando voleva una cosa se la prendeva e basta, anche se si trattava della moglie di suo fratello. Si era preso anche la moglie di Edwyn, e questo lo sapevano tutti. Sapevano che Walda la Bianca gli si infilava nel letto, di tanto in tanto. Alcuni arrivavano addirittura a dire che Walder il Nero aveva conosciuto molto meglio del dovuto perfino la settima lady Frey. Nessuna meraviglia che continuasse a rifiutare di sposarsi. Perché comprare una vacca quando tutto attorno c’era un intero branco di giumente che supplicavano solo di essere munte?
Imprecando a denti stretti, Merrett piantò gli speroni nei fianchi del cavallo e continuò a salire la collina. Bersi tutto l’oro nella borsa in birra al malto era una prospettiva quanto mai allettante, ma sapeva che se fosse tornato alle Torri Gemelle senza Petyr Foruncolo era meglio per lui non tornare affatto.
Ben presto lord Walder Frey avrebbe avuto novantadue anni. Novantadue! Le orecchie avevano cominciato a non funzionargli più tanto bene, gli occhi quasi non funzionavano più del tutto e la sua gotta si era aggravata al punto che quel vecchio doveva essere trasportato a braccia pressoché dovunque. Non poteva reggere ancora per molto, tutti i figli erano d’accordo su questo. “E quando lui se ne sarà andato, tutto cambierà. E non in meglio.” Suo padre era querulo e testardo, volontà di ferro e lingua biforcuta, ma credeva fermamente nel suo dovere di provvedere alla famiglia. A tutta la famiglia, inclusi i componenti che lo avevano adirato o deluso. “Inclusi addirittura quelli di cui non riesce a ricordare neppure il nome.” Nel momento in cui il vecchio non ci fosse stato più però…
Un conto era quando l’erede delle Torri Gemelle era ancora ser Stevron. Per sessant’anni il vecchio aveva preparato Stevron a quel ruolo, martellandogli nel cranio che i legami di sangue rimanevano legami di sangue. Ma poi Stevron era morto in battaglia partecipando alle campagne occidentali del Giovane lupo Robb Stark. «Morto per la troppo lunga attesa» aveva acidamente commentato Lothar lo Storpio quando il corvo messaggero aveva recato la notìzia. I figli di Stevron però erano tutt’altra genia. Il prossimo in linea dinastica era ser Ryman, primogenito di Stevron, un uomo dalla testa dura, ostinato, avido. Dopo Ryman, venivano i suoi figli: Edwyn e Walder il Nero, i quali erano anche peggio di lui. «Per fortuna» era stato un altro commento acido di Lothar lo Storpio «si odiano tra loro addirittura più di quanto odino noi.»
Ma Merrett non era affatto certo che quella fosse davvero una fortuna. In realtà, Lothar stesso poteva essere più pericoloso di tutti e due messi assieme. Lord Walder aveva deciso il bagno di sangue degli Stark alle nozze di Roslin, questo sì, ma era stato Lothar lo Storpio a ordire il complotto assieme a lord Roose Bolton di Forte Terrore. Un complotto così dettagliato da arrivare a decidere quali ballate dovevano essere suonate. Lothar poteva essere un compagno di bevute molto divertente, ma Merrett non era mai stato stupido al punto da commettere l’errore di voltargli le spalle. Alle Torri Gemelle, non ci voleva tanto per imparare un’amara lezione: solo dei veri fratelli di sangue ci si poteva fidare, e non troppo nemmeno di loro.
Nel momento in cui il vecchio avesse tirato le cuoia, sarebbe stato ognuno per sé, figli maschi e figlie femmine. Senza dubbio, il nuovo Signore del Guado avrebbe fatto rimanere alle Torri Gemelle alcuni zii, nipoti e cugini, o più probabilmente quelli che riteneva gli avrebbero fatto comodo. “Il resto di noi verrà sbattuto fuori, e dovremo arrangiarci.”
Prospettiva che preoccupava Merrett molto più di quanto ammettesse a parole. In meno di tre anni avrebbe compiuto quarant’anni, troppo vecchio per mettersi a fare il cavaliere di ventura… perfino se fosse stato un cavaliere, cosa che non era. Non aveva né terre né ricchezze. Possedeva i vestiti che aveva addosso, certo, ma poco altro, neppure il cavallo su cui stava in sella. Non era abbastanza intelligente da diventare un maestro della Cittadella, né abbastanza pio per fare il septon, né abbastanza feroce da offrirsi come mercenario. “L’unico dono che gli dèi mi hanno concesso è il lignaggio, e perfino in quello sono stati avari.” A che cosa serviva essere figlio di una grande e potente Casa dei Sette Regni, quando si era il nono figlio? Se poi si teneva conto anche dei figliastri, fratellastri e nipotastri di altre sei diverse generazioni, Merrett aveva tante possibilità di diventare l’erede delle Torri Gemelle quante ne aveva di essere scelto come Alto Sacerdote del Credo.
“Non ho fortuna” rimuginò con amarezza. “Non ho mai avuto nessuna maledetta fortuna.” Era un uomo grande e grosso, con spalle e torace ampi, anche se di altezza media. Negli ultimi dieci anni, era diventato molle e adiposo, di questo era consapevole, ma quando era giovane, Merrett era stato robusto quasi quanto ser Hosteen, suo fratello maggiore, generalmente considerato il più forte della numerosa prole di lord Walder Frey. Da ragazzo, lo avevano spedito a Crakehall, per servire come paggio nella famiglia di sua madre. Quando il vecchio lord Sumner Crakehall lo elevò a scudiero, tutti erano stati certi che in pochi anni lui sarebbe diventato ser Merrett. Ma poi, a pisciare su quei luminosi orizzonti di trionfo cavalieresco, erano arrivati i fuorilegge della fratellanza di bosco del Re. Mentre il suo collega scudiero Jaime Lannister si copriva di gloria, Merrett Frey aveva prima preso lo scolo da una baldracca, poi era addirittura riuscito a farsi catturare da una donna, Wenda il Daino bianco. Per riaverlo, lord Sumner aveva pagato il riscatto chiesto dai fuorilegge, ma solo pochi giorni dopo, al suo primo scontro con la fratellanza, Merrett aveva ricevuto un colpo di mazza ferrata che gli aveva sfondato l’elmo, lasciandolo privo di conoscenza per quasi due settimane. Tutti lo avevano dato per morto, gli dissero in seguito.
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