George Martin - Tempesta di spade. I fiume della guerra. I portale delle tenebre.
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- Название:Tempesta di spade. I fiume della guerra. I portale delle tenebre.
- Автор:
- Издательство:Mondadori
- Жанр:
- Год:2002
- Город:Milano
- ISBN:88-04-50359-9
- Рейтинг книги:3 / 5. Голосов: 1
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Tempesta di spade. I fiume della guerra. I portale delle tenebre.: краткое содержание, описание и аннотация
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Merrett non era morto, ma i suoi giorni di battaglia si erano conclusi. Perfino il più debole colpo alla testa gli provocava atroci dolori, facendolo lacrimare. In simili circostanze, gli aveva detto lord Sumner non senza gentilezza, il cavalierato era fuori questione. Per cui era stato rimandato alle Torri Gemelle, a sopportare il velenoso disprezzo di lord Walder.
Da quel momento in poi, la malasorte di Merrett non aveva fatto altro che peggiorare, in qualche modo, suo padre era riuscito ad arrangiargli un buon matrimonio: sposare una delle figlie di lord Darry, quando i Darry ancora godevano del favore di re Aerys. A differenza dei Frey, sempre ambigui, i Darry erano tra i più fedeli alleati dei Targaryen. Posizione che, alla fine della rivolta guidata da Robert Baratheon, Eddard Stark e Jon Arryn, aveva finito con il costare loro metà delle terre, la maggior parte delle ricchezze e quasi tutto il potere che avevano. Quanto alla lady sua moglie, fin dall’inizio aveva giudicato Merrett una grossa delusione, insistendo per anni a sfornargli solamente figlie femmine — tre delle quali erano vissute, una era morta nel venire alla luce, un’altra non aveva superato l’infanzia — prima di dargli finalmente l’agognato maschio. La sua primogenita si era rivelata una puttana fatta e finita, la secondogenita una golosa senza freni. Ami si era fatta sorprendere nelle stalle intenta a farsi scopare da tre stallieri simultaneamente, per cui Merrett non aveva avuto altra scelta se non darla in sposa a un fottuto cavaliere di ventura, un idiota di nome ser Pate della Forca Blu. Merrett era ormai certo che le cose non potessero mettersi peggio di così. Sbagliato. Perché a un certo punto quell’idiota di ser Pate si era messo in testa di dare lustro al proprio nome sconfiggendo sul campo ser Gregor Clegane. Ami, novella vedova, se ne era tornata di corsa al tetto natio, con profondo sconforto di Merrett e grande delizia di tutti gli stallieri delle Torri Gemelle.
Merrett aveva osato sperare che la sua malasorte stesse finalmente cambiando, quando Roose Bolton aveva deciso di prendere in moglie la sua Walda al posto di una cugina più snella e decisamente più attraente. L’alleanza con Forte Terrore era cruciale per la Casa Frey e la carnosa ragazza stava contribuendo a consolidarla. Merrett era stato certo che questo contasse qualcosa. Il vecchio lord Walder non ci aveva messo molto per riportarlo alla dura realtà. «Credi davvero che al lord mignatta freghi qualcosa se Walda è tua figlia? Credi davvero che si sia detto: “ Feh , Merrett Frey testa di somaro, quale padrino più perfetto per la mia prole?” Imbecille! La tua cara Walda non è altro che una scrofa ammantata di seta, ecco perché Bolton ha scelto lei. Né io intendo dirti grazie, scemo. Questa stessa alleanza l’avremmo pagata la metà, se solo quella porcella all’ingrasso di tua figlia fosse riuscita a mettere giù il cucchiaio della crema, di quando in quando!»
Al danno era venuta ad aggiungersi la beffa finale, elargita con un sorriso, quando Lothar lo Storpio aveva convocato Merrett per discutere delle sue mansioni al matrimonio di Roslin. «Ognuno di noi avrà un ruolo, stabilito dal dono di nozze» gli aveva detto il suo claudicante fratellastro. «Tu avrai un’unica missione, Merrett. Credimi, sei perfetto per condurla a compimento. Voglio che sia tua cura fare sì che il Grande Jon Umber sia così ubriaco da non riuscire nemmeno a reggersi in piedi, figurarsi a combattere con la spada in pugno.»
“Invece ho fallito anche in questo.” Aveva messo il gigantesco guerriero del Nord a suo agio al punto da fargli ingollare più vino di tre uomini messi assieme. Eppure, quando era giunto il momento della messa a letto di Roslin e aveva avuto inizio il massacro, il Grande Jon aveva comunque avuto la forza di strappare la spada dal fodero di uno degli armati Frey, spezzandogli anche un braccio. C’erano voluti otto uomini per metterlo ai ferri. E quella lotta era costata la vita di un uomo, due feriti gravi e il povero ser Leslyn Haigh con mezzo orecchio in meno. Nel momento in cui Umber non era più stato in grado di combattere con le mani, aveva combattuto con i denti.
Merrett si fermò per qualche istante, chiudendo gli occhi. La testa adesso gli pulsava come quel tamburo che avevano percosso alle Nozze rosse. Fu costretto a mettercela tutta per non cadere di sella. “Devo andare avanti” impose a se stesso. Se fosse riuscito a riportare a casa Petyr Foruncolo, questo lo avrebbe fatto certamente rientrare nelle grazie di ser Ryman. Petyr sarà anche stato un inetto fessacchiotto, ma non era freddo dentro come Edwyn, né incandescente come Walder il Nero. “Il ragazzo mi sarà grato, e suo padre capirà che sono leale, che sono un uomo che vale la pena di avere vicino.”
Ma solo se fosse riuscito ad arrivare in cima alla collina per il tramonto. Portando l’oro. “Appena in tempo.” Gli serviva qualcosa per calmare il tremore alle mani. Afferrò l’otre d’acqua appeso al pomo della sella, lo stappò, mandò giù una lunga sorsata. Il vino era forte e dolce, così scuro da sembrare nero. Ed era ottimo.
Un tempo, le mura perimetrali di Vecchie Pietre si ergevano lungo tutta la sommità della collina come una corona sulla testa di un re. Quel tempo era passato. Adesso rimanevano solamente le fondamenta, e pochi cumuli di pietre frastagliate, punteggiate dal lichene, alti fino alla cintola di un uomo. Merrett seguì i resti della costruzione fino ad arrivare dove un tempo era sorto il corpo di guardia. Qui le rovine erano più consistenti, tanto da costringerlo a smontare di sella e condurre il palafreno per le briglie. A occidente, il sole era sceso dietro un basso banco di nubi. Ginestre e felci crescevano dappertutto. Una volta all’interno del perimetro, Merrett si ritrovò con le erbacce che gli arrivavano al petto. Allentò la spada all’interno del fodero e si guardò attorno con sospetto. Nessun fuorilegge. “Che sia il giorno sbagliato?” Si fermò a massaggiarsi le tempie con i pollici, ma questo non allentò in alcun modo la pressione dietro gli occhi. “Per i sette fottuti inferi …”
Musica. Proveniva da qualche parte tra le viscere della fortezza distrutta. Una musica fievole, che dilagò fluttuando tra gli alberi.
A dispetto del pesante mantello, Merrett cominciò a rabbrividire. Tolse di nuovo il tappo all’otre e bevve dell’altro vino. “Ma perché non mi rimetto in sella, non cavalco fino a Vecchia Città e mi bevo tutto il contenuto di questa borsa d’oro? Non è mai venuto fuori niente di buono a trattare con i banditi.” Durante la sua cattività con la fratellanza di bosco del Re, quella troia di Wenda gli aveva marchiato a fuoco un daino sulla chiappa. Nessuna meraviglia se sua moglie lo disprezzava. “No, devo giocarmela fino in fondo. Un giorno, Petyr Foruncolo potrebbe diventare il Signore del Guado. Edwyn non ha figli maschi e Walder il Nero solo figli bastardi. Petyr non dimenticherà chi è stato ad andare a riprenderlo.” Merrett bevve un altro sorso, tappò di nuovo l’otre e riprese a condurre il palafreno nel labirinto di pietre, cespugli di ginestre e alberi flagellati dal vento. Seguì il suono della musica attraverso quello che una volta era il cortile del castello.
Il terreno era ricoperto da uno spesso strato di foghe cadute. Parevano soldati rimasti su un campo di battaglia dopo la battaglia. Un uomo che indossava abiti verdi rattoppati e scoloriti era seduto a gambe incrociate su un ancestrale sepolcro corroso dagli elementi, intento a strimpellare un’arpa di legno. La melodia era dolce e triste. Una melodia che Merrett conosceva. Su nelle sale dei re scomparsi, Jenny danzava con i suoi fantasmi…
«Vieni giù di lì» intimò Merrett. «Sei seduto sopra un re.»
«Al vecchio Tristifer non gliene importa più molto del mio culo ossuto. Lo chiamavano il Martello della Giustizia. È passato un bel po’ di tempo da che ha udito qualche nuova canzone.»
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