George Martin - Il trono di spade

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In una terra fuori dal mondo, dove le estati e gli inverni possono durare intere generazioni, sta per esplodere un immane conflitto. Sul Trono di Spade, nel Sud caldo e opulento, siede Robert Baratheon. L’ha conquistato dopo una guerra sanguinosa, togliendolo all’ultimo, folle re della dinastia Targaryen, i signori dei draghi. Ma il suo potere è ora minacciato: all’estremo Nord la Barriera — una muraglia eretta per difendere il regno da animali primordiali e, soprattutto, dagli Estranei — sembra vacillare. Si dice che gli Estranei siano scomparsi da secoli. Ma se è vero, chi sono quegli esseri con gli occhi così innaturalmente azzurri e gelidi, nascosti tra le ombre delle foreste, che rubano la vita o il sonno a chi ha la mala di incontrarli?

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Si tastò la fronte. Sotto la patina di sudore, la pelle era fresca, la febbre dissipata. Si mise seduta. Ebbe un momento di vertigine, di acuto dolore tra le cosce. Eppure si sentiva forte. «Acqua.» Al suono della sua voce, le ancelle accorsero. «Una caraffa d’acqua» disse loro. «Fredda, se riuscite a trovarla. E frutta. Datteri, direi.»

«Come tu comandi, khaleesi.»

«Voglio ser Jorah.» Si alzò in piedi. Jhiqui le pose sulle spalle una vestaglia di seta. «E un bagno caldo, e Mirri Maz Duur, e anche…» I ricordi le arrivarono addosso tutti assieme e vacillò. «Khal Drogo» si costrinse a dire, piena di angoscia, studiando le espressioni delle ancelle. «Lui è…»

«Il khal vive» rispose con calma Irri… ma c’erano le tenebre nei suoi occhi, e non appena ebbe parlato, corse via a prendere l’acqua.

Dany si rivolse a Doreah: «Dimmi».

«Io… vado a chiamare ser Jorah» disse la ragazza di Lys eseguendo un rapido inchino e fuggendo a sua volta dalla tenda.

Anche Jhiqui sarebbe fuggita se Daenerys non l’avesse afferrata per il polso, impedendole di andare. «Cosa c’è? Devo sapere. Drogo… e mio figlio.» Com’era possibile che solo ora si fosse ricordata del bambino? «Mio figlio… Rhaego… dov’è? Lo voglio.»

«Il piccolo…» L’ancella abbassò lo sguardo, la sua voce divenne un sussurro terrorizzato. «Lui… non è vissuto, khaleesi.»

Daenerys la lasciò andare. “Mio figlio è morto” pensò mentre Jhiqui usciva dalla tenda. In qualche modo, lei sapeva. L’aveva saputo fin dal suo primo risveglio, quando aveva visto gli occhi pieni di lacrime di Jhiqui. No, l’aveva saputo prima del risveglio. Il sogno le tornò alla mente, improvviso e vivido, e ricordò l’uomo alto dalla pelle ramata e dai capelli argentei che svaniva nelle fiamme.

Avrebbe dovuto piangere, lo sapeva, ma i suoi occhi rimasero asciutti come la cenere. Aveva pianto nel sogno, ma a contatto con le sue guance le lacrime erano evaporate. “Tutta la mia sofferenza è bruciata” si disse. Era triste, ma al tempo stesso poteva percepire Rhaego allontanarsi da lei, come se non fosse mai esistito.

Ser Jorah e Mirri Maz Duur la trovarono in piedi di fronte alle altre due uova di drago, quelle ancora nello scrigno. A Dany parvero anch’esse emanare calore, come l’uovo che aveva stretto tra le dita mentre dormiva. Strano, molto strano. «Ser Jorah, avvicinati.» Gli prese la mano e la pose sull’uovo nero dalle sfumature scarlatte. «Cosa senti?»

«Un guscio, duro come roccia.» Il cavaliere era guardingo. «E scaglie.»

«Calore?»

«No. Fredda roccia.» Allontanò la mano. «Principessa, stai bene? È davvero il caso che tu sia in piedi, debole come sei?»

«Debole? No, Jorah, io sono forte.» Ma volle compiacerlo e si adagiò su una pila di cuscini. «Dimmi com’è morto mio figlio.»

«Non è mai stato in vita, mia principessa. Le donne dicono…» La voce gli venne meno e Daenerys si rese conto che il cavaliere appariva assai smagrito e che si muoveva zoppicando.

«Continua. Cosa dicono le donne?»

«Dicono che il bambino era…» Guardò altrove, cupo in volto.

Daenerys attese, ma invano. L’espressione del cavaliere era tetra per la confusione. Sembrava lui stesso mezzo morto.

«Mostruoso» terminò Mirri Maz Duur al suo posto. Il cavaliere era un uomo potente, forte. Eppure, in quel momento, Daenerys capì quanto più forte, potente, crudele e quanto più infinitamente pericolosa fosse la maegi. «Deforme. L’ho tolto io stessa dal tuo grembo. La sua pelle era a scaglie, come quella di un rettile. Era cieco, con un moncherino di coda e piccole ali fibrose simili a quelle di un pipistrello. Quando l’ho toccato, la carne si è distaccata dallo scheletro e l’interno del suo corpo era pieno di vermi e del lezzo della corruzione. Era morto da molto tempo.»

“Le tenebre” pensò Dany, quelle terribili tenebre che nel sogno la inseguivano, pronte a divorarla. Se si fosse voltata indietro, sarebbe stata la sua fine. «Quando ser Jorah mi ha portata in questa tenda, mio figlio era vivo, ed era forte. Potevo sentirlo dentro di me che scalciava per venire alla vita.»

«Può essere stato come tu dici» rispose Mirri Maz Duur. «Ma l’essere che è scaturito dal tuo ventre era ciò che ti ho detto. C’era la morte in questa tenda, khaleesi.»

«Nient’altro che ombre.» La voce di ser Jorah era brusca, eppure Daenerys sentì il dubbio in lui. «Io ho visto, maegi. Ho visto te, da sola, danzare con le ombre.»

«Lunghe sono le ombre proiettate dalla tomba, signore di ferro. Lunghe e oscure. E alla fine, nessuna luce potrà mai dissiparle.»

“È stato ser Jorah a uccidere mio figlio” pensò Daenerys con terribile certezza. Aveva fatto ciò che aveva fatto nel nome dell’affetto, della lealtà. Ma nel farlo, aveva portato lei in un luogo nel quale mai essere umano avrebbe dovuto andare e aveva consegnato suo figlio alle tenebre. Lui stesso aveva questa certezza, la si leggeva nel suo volto grigiastro, nei suoi occhi svuotati, nel suo corpo zoppicante. «Anche tu sei stato toccato dalle ombre, ser Jorah.» Il cavaliere non rispose.

Daenerys tornò a rivolgersi alla sacerdotessa: «Tu mi avevi avvertita che solo la morte può pagare per la vita. Ho creduto che stessi parlando del cavallo».

«No» disse Mirri Maz Duur. «Hai voluto credere alla tua stessa menzogna. Tu sapevi qual era il prezzo.»

L’aveva saputo? Veramente l’aveva saputo? “Voltati indietro, e sarai perduta.” «Quel prezzo è stato pagato» affermò Daenerys. «Il cavallo, mio figlio, Quaro e Qotho, Haggo e Cohollo. Quel prezzo è stato pagato, pagato di nuovo, pagato mille volte.» Si alzò dai cuscini. «Dov’è khal Drogo? Portami da lui, sacerdotessa, maegi, strega del sangue, qualsiasi cosa tu sia. Mostrami khal Drogo. Mostrami ciò che ho comprato pagando con la vita di mio figlio.»

«Come tu comandi, khaleesi» rispose Mirri Maz Duur. «Vieni. Ti condurrò da lui.»

Dany scoprì di essere molto più debole di quanto avesse creduto. Ser Jorah le passò un braccio attorno alla vita e l’aiutò ad alzarsi. «Ci sarà tempo per questo più tardi, mia principessa.»

«Vedrò mio marito adesso, ser Jorah.»

In confronto alla penombra della tenda, il mondo esterno era di un chiarore accecante. Sul paesaggio deserto, arido, il sole splendeva come oro liquefatto. Le sue ancelle l’attendevano con acqua e vino e frutta. Jhogo si accostò a ser Jorah e lo aiutò a sostenerla. Aggo e Rakharo vennero dietro di loro. La luce solare sulla sabbia era brutale e rendeva difficile vedere. Daenerys alzò una mano e si schermò gli occhi. Vide le ceneri di un fuoco spento da molto tempo, qualche cavallo da tiro che vagava alla ricerca di erba, poche tende e stuoie sparse qua e là. Una piccola folla di bambini si radunò a osservarla passare. Più oltre, alcune donne erano al lavoro. Vecchi macilenti, gli occhi opachi rivolti al cielo vuoto color blu profondo, scacciavano debolmente sciami di fameliche mosche del sangue. Un centinaio di persone, forse meno. Dove si erano accampati in quarantamila non rimanevano altro che il vento e la polvere.

«Il khalasar di Drogo è svanito…» disse Daenerys.

«Un khal che non è in grado di cavalcare non è un khal» rispose Jhogo.

«I Dothraki seguono solamente i forti» spiegò ser Jorah. «Sono dolente, mia principessa. È stato impossibile fermarli. Ko Pono è stato il primo ad andarsene, chiamando se stesso khal Pono. L’hanno seguito in tanti. Non c’è voluto molto perché Jhaqo facesse lo stesso. Il resto se n’è andato durante la notte, in bande grandi o piccole. Un tempo esisteva solo il khalasar di Drogo. Ora, al suo posto, sul mare dothraki c’è una dozzina di nuovi khalasar.»

«Sono rimasti i vecchi» intervenne Aggo. «E poi i paurosi, i deboli, i malati. E noi che abbiamo giurato. Noi rimaniamo con te.»

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