«Anche il campo tra i due fiumi è stato annientato» stava dicendo il messaggero. «Mentre cercavano di attraversare, altri Stark hanno attaccato da ovest, due colonne di cavalli corazzati. Ho visto il vessillo con il gigante che spezza le catene di lord Umber, e quello con l’aquila di Jason Mallister, ma era il ragazzo a guidarli. E al suo fianco correva un lupo mostruoso. Io non l’ho visto, ma mi è stato detto che quella belva ha dilaniato almeno quattro uomini, più una dozzina di cavalli. I nostri lancieri hanno formato una barriera e hanno retto alla prima carica, ma quando i Tully li hanno visti in difficoltà, hanno spalancato le porte di Delta delle Acque e lord Tytos Blackwood ha guidato una sortita attraverso il ponte levatoio, prendendoli alle spalle.»
«Che gli dei ci aiutino» esclamò lord Lefford.
«Il Grande Jon Umber ha dato fuoco alle torri d’assedio che stavamo costruendo e lord Blackwood ha trovato ser Edmure Tully, prigioniero assieme a molti altri, e li ha liberati tutti. Il nostro accampamento sud era al comando di ser Forley Prester. Quando si è reso conto che gli altri due accampamenti erano perduti, ha cominciato a ritirarsi in buon ordine, assieme a duemila lancieri e ad altrettanti arcieri, ma il capitano di ventura di Tyrosh che comandava i suoi mercenari ha attaccato i suoi vessilli ed è passato al nemico.»
«Che sia maledetto!» Ser Kevan era più inferocito che sorpreso. «Avevo avvertito Jaime di non fidarsi di quell’uomo. Chi combatte per denaro è leale solo alle proprie tasche!»
Lord Tywin intrecciò le dita e vi appoggiò il mento. Nell’ascoltare, solo i suoi occhi si muovevano. I favoriti dorati incorniciavano una faccia talmente statica che avrebbe potuto essere una maschera, ma Tyrion notò piccolissime gocce di sudore scintillare sulla sua testa rasata.
«Come è potuto accadere?» piagnucolò di nuovo ser Harys Swyft. «Ser Jaime catturato, l’assedio spezzato… è una catastrofe!»
«Tutti noi ti siamo grati per aver portato la nostra attenzione sull’ovvio» lo rimbeccò ser Addam Marbrand. «La domanda è un’altra: che facciamo adesso?»
Ser Harys insistette: «Che cosa possiamo fare? L’esercito di Jaime è stato annientato, o catturato, o messo in fuga. Gli Stark e i Tully sono attestati nel bel mezzo delle nostre linee di rifornimento. Siamo tagliati fuori dall’Occidente! Se vogliono, possono marciare su Castel Granito… e nessuno li fermerebbe. Miei lord, siamo battuti. Dobbiamo chiedere la pace».
«Pace?» Tyrion fece ondeggiare nuovamente il vino, ne bevve una lunga sorsata, poi scaraventò la coppa a disintegrarsi sul pavimento. «Ecco la tua pace, ser Harys. Il mio dolce nipotino l’ha ridotta in mille pezzi nel momento in cui ha deciso di decorare le mura della Fortezza Rossa con la testa di lord Eddard! Ti sarebbe molto più facile bere da quella coppa che convincere Robb Stark a fare la pace adesso. Sta vincendo… o non te ne sei accorto?»
«Due battaglie non fanno una guerra» insisté ser Addam. «E noi siamo tutt’altro che sconfitti. Magari avessi la possibilità di incrociare il mio acciaio con quello del ragazzo Stark!»
«Forse acconsentirebbero a una tregua» propose lord Lefford «e a uno scambio di prigionieri.»
«A meno che non decidano per tre a uno, noi abbiamo ben poco da mettere sul piatto della bilancia» replicò Tyrion, acido. «In cambio di mio fratello cos’abbiamo da offrire, la testa putrefatta di lord Eddard?»
«Ho sentito dire che la regina Cersei detiene le figlie del Primo Cavaliere» fece lord Lefford speranzoso. «Se rendessimo al ragazzo le sue sorelle…»
Ser Addam sbuffò con disprezzo. «Dovrebbe essere un perfetto idiota per scambiare ser Jaime con due ragazzine».
«Allora dobbiamo riscattare ser Jaime» insisté lord Lefford. «Costi quel che costi.»
Tyrion roteò gli occhi. «Se gli Stark dovessero aver bisogno di denaro, possono sempre fondere l’armatura di Jaime.»
«Se chiedessimo una tregua, lo interpreterebbero come un segno di debolezza» disse ser Addam. «Dobbiamo scagliarci contro di loro subito!»
«Di sicuro i nostri amici a corte potrebbero convincere gli altri a unirsi a noi con truppe fresche» ipotizzò ser Harys. «E qualcuno potrebbe tornare a Castel Granito e arruolare un nuovo esercito.»
Lord Tywin si alzò in piedi. «Hanno mio figlio» disse per la seconda volta, e la sua voce fendette il vociare come una lama che attraversa il lardo. «Fuori di qui. Tutti.»
Tyrion Lannister, obbedienza personificata, si alzò per uscire con gli altri, ma suo padre lo guardò. «Non tu, Tyrion. Tu rimani. Anche tu, Kevan. Tutti gli altri, fuori.»
Tyrion tornò ad accomodarsi, senza parole per lo stupore. Ser Kevan attraversò la stanza diretto alle botti. «Zio» gli disse Tyrion «se tu volessi essere così gentile da…»
«Tieni.» Fu lord Tywin a offrirgli la propria coppa, il vino intatto.
A quel punto, Tyrion rimase veramente sconcertato. Bevve.
«Hai ragione in merito a Stark.» Lord Tywin sedette a sua volta. «Da vivo, lord Eddard sarebbe stato essenziale per negoziare una pace con Grande Inverno e con Delta delle Acque. Pace che ci avrebbe dato il tempo di fare i conti con i fratelli di Robert. Ma da morto…» La sua mano si contrasse a pugno. «Follia. Completa follia.»
«Joffrey non è che un ragazzino» rilevò Tyrion. «Alla sua età, anch’io ho ne ho fatte, di follie.»
Suo padre gli scoccò un’occhiata penetrante. «Suppongo che dovremmo essere grati che non abbia ancora sposato una puttana.»
Tyrion sorseggiò il vino. Chissà come avrebbe reagito suo padre se gli avesse gettato il vino in faccia.
«La nostra situazione è anche peggiore. Ci sono cose che non sai» continuò lord Tywin. «Sembra che abbiamo un nuovo re.»
«Un nuovo… chi?» Ser Kevan fu come folgorato. «Cos’hanno fatto a Joffrey?»
«Niente… per ora.» Un’espressione vagamente nauseata aleggiava sulle labbra sottili di lord Tywin. «Mio nipote continua a sedere sul Trono di Spade, ma l’eunuco continua a ricevere bisbigli dal Sud. Due settimane fa, Renly Baratheon ha sposato Margaery Tyrell ad Alto Giardino e adesso rivendica la corona. Il padre e i fratelli della sposa si sono inginocchiati al suo cospetto e gli hanno giurato fedeltà con le loro spade.»
«Un grave sviluppo.» Le rughe sulla fronte di ser Kevan divennero profonde come crepacci.
«Mia figlia comanda che noi si marci verso Approdo del Re subito, per difendere la Fortezza Rossa contro re Renly e il Cavaliere di fiori.» Le labbra di lord Tywin si strinsero ancora di più. «Mia figlia comanda, m’intendete? Nel nome del re e del Concilio ristretto.»
«E re Joffrey come ha preso la notizia?» Tyrion trovava l’intera situazione intrisa di un cupo umorismo.
«Cersei non ha ancora ritenuto opportuno comunicargliela. Teme che Joffrey potrebbe insistere per marciare di persona contro Renly.»
«Con quale esercito?» chiese Tyrion. «Non vorrai dargli questo, spero.»
«Parla di mettersi alla testa della Guardia cittadina» rispose lord Tywin.
«Se prendesse la Guardia, lascerebbe la città sguarnita» rilevò ser Kevan. «E con Stannis alla Roccia del Drago…»
«Proprio così.» Lord Tywin si concentrò su suo figlio. «Avevo sempre pensato che fossi tu quello dalle idee stravaganti, Tyrion. Sembra che abbia commesso un errore.»
«Padre caro, sembra quasi che tu ma stia facendo un complimento.» Tyrion si protese in avanti. «E qual è la posizione di Stannis? Lui è il più anziano. Che ne pensa dell’iniziativa di Renly?»
«Fin dal principio» disse lord Tywin corrugando la fronte «avevo ritenuto che fosse Stannis a costituire un pericolo più grande di tutti gli altri messi assieme. Eppure lui rimane fermo. Oh, Varys sente bisbigli, certo: Stannis costruisce navi, Stannis assolda mercenari, Stannis fa venire una strega delle ombre da Asshai. Ma qual è il significato di tutto ciò? C’è qualcosa di vero?» Scosse le spalle con irritazione. «Kevan, la mappa.»
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