George Martin - Il trono di spade

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Il trono di spade: краткое содержание, описание и аннотация

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In una terra fuori dal mondo, dove le estati e gli inverni possono durare intere generazioni, sta per esplodere un immane conflitto. Sul Trono di Spade, nel Sud caldo e opulento, siede Robert Baratheon. L’ha conquistato dopo una guerra sanguinosa, togliendolo all’ultimo, folle re della dinastia Targaryen, i signori dei draghi. Ma il suo potere è ora minacciato: all’estremo Nord la Barriera — una muraglia eretta per difendere il regno da animali primordiali e, soprattutto, dagli Estranei — sembra vacillare. Si dice che gli Estranei siano scomparsi da secoli. Ma se è vero, chi sono quegli esseri con gli occhi così innaturalmente azzurri e gelidi, nascosti tra le ombre delle foreste, che rubano la vita o il sonno a chi ha la mala di incontrarli?

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«Quanto è numeroso il suo esercito?» aveva chiesto Robb.

«Dodicimila fanti distribuiti attorno al castello in tre accampamenti, con i fiumi tra loro.» Ser Brynden aveva sorriso nel modo spigoloso che Catelyn conosceva così bene. «Non c’è altro modo di assediare Delta delle Acque, eppure sarà proprio questa la chiave della loro sconfitta. Hanno anche due o tremila cavalieri.»

«Lo Sterminatore di re ha il triplo dei nostri uomini» aveva rilevato Galbart Glover.

«Vero» aveva concordato ser Brynden. «Tuttavia c’è una cosa che lo Sterminatore di re non ha.»

«E sarebbe?» aveva chiesto Robb.

«La pazienza.»

Da quando avevano superato le Torri Gemelle, l’esercito del Nord si era ingrossato. Da Seagard, lord Jason Mallister aveva guidato le sue forze a incontrarli mentre aggiravano le sorgenti della Forca Blu del Tridente. Altri erano venuti ad aggiungersi: cavalieri solitari, lord minori, soldati privi di comandanti che si erano dispersi quando l’esercito dei Tully era stato sbaragliato sotto le mura di Delta delle Acque. Avevano spinto i cavalli allo stremo per raggiungere quel posto prima che Jaime Lannister fosse informato che stavano arrivando. E adesso erano arrivati.

Catelyn guardò suo figlio montare in sella. Olyvar Frey, due anni più di Robb, ma dieci di meno quanto ad ansie e timori, gli tenne fermo il cavallo, gli affibbiò lo scudo e gli tese l’elmo. Una volta che l’elmo fu abbassato su quel volto che Catelyn amava tanto, in groppa allo stallone grigio vide solo un alto, giovane guerriero. C’era scuro tra gli alberi, le loro chiome intercettavano la luce della luna. Robb si volse a guardarla e dietro la fessura dell’elmo Catelyn non scorse altro che tenebre. «Devo spostarmi sulla prima linea, madre. Mio padre dice sempre che gli uomini ti devono vedere prima della battaglia.»

«E allora va’, figlio. Che ti vedano.»

«Darà loro coraggio» disse Robb.

“E chi lo darà a me, il coraggio?” si chiese lei, ma non lo disse e s’impose di sorridere per lui. Robb fece voltare il grande stallone grigio e lentamente si allontanò da lei; Vento grigio seguiva i suoi passi. Dietro di lui, prese forma la sua Guardia personale di combattimento. Quando Robb aveva costretto Catelyn ad accettare dei protettori, lei aveva insistito che ci fossero protettori anche per lui e i lord alfieri si erano dichiarati d’accordo. Molti dei loro figli avevano reclamato l’onore di cavalcare al fianco del Giovane lupo, come lo chiamavano. Fra i trenta guerrieri della sua Guardia da combattimento c’erano Torrhen Karstark e suo fratello Eddard, Patrek Mallister, Piccolo Jon Umber, Daryn Hornwood, Theon Greyjoy, non meno di cinque membri del vasto gruppo di lord Walder Frey, più uomini in età quali ser Wendel Manderly e Robin Flint. C’era addirittura una donna: Dacey Mormont, figlia maggiore di lady Maege ed erede dell’isola degli Orsi, una snella ragazza alta un metro e ottanta a cui era stata data una mazza ferrata a un’età in cui alla maggior parte delle bambine venivano date le bambole. Alcuni degli altri lord avevano commentato quella scelta con svariati mugugni, ma Catelyn era stata irremovibile. «Non stiamo parlando dell’onore delle vostre nobili Case» aveva dichiarato. «Stiamo parlando di tenere in vita mio figlio.»

“Ma se a tanto si arrivasse, sarebbero sufficienti trenta guerrieri? Sarebbero sufficienti seimila guerrieri?” si chiese.

Un lontano uccello notturno lanciò un debole trillo acuto che cadde come una mano di ghiaccio sul collo di Catelyn. Un altro uccello rispose. Poi un terzo, un quarto. Dopo tutti gli anni trascorsi a Grande Inverno, conosceva bene quei richiami. Averle delle nevi. Se ne vedevano anche nel cuore stesso dell’inverno, quando il parco degli dei era quieto e immobile. Erano uccelli del Nord.

“Stanno arrivando” pensò.

«Stanno arrivando, mia signora.» Hallis Mollen era uomo che sempre dichiarava l’ovvietà. «Che gli dei siano con noi.»

Catelyn annuì mentre attorno a loro i boschi divenivano silenti. E nel silenzio, lei poté udirli, ancora lontani, ma non per molto: martellare di molti zoccoli, tintinnare di spade, di lance, di armature, mormorio di voci, qui una risata, là un’imprecazione.

Interi eoni parvero trascorrere. I suoni si fecero più forti. Lei udì altre risate, un ordine gridato da qualcuno, l’acqua smossa da destrieri al guado nel torrente. Un cavallo sbuffò. Un uomo bestemmiò. E finalmente, tenendo lo sguardo sul fondovalle, Catelyn lo vide… solo per un istante, inquadrato dai rami degli alberi, ma era lui, nessun dubbio. Perfino da quella distanza, ser Jaime Lannister era inconfondibile. Alla luce della luna, la sua armatura e l’oro dei suoi capelli erano argento, il porpora della sua cappa era nero. Non indossava l’elmo.

L’immagine scomparve, l’armatura argentea fu celata dalla foresta. Molti guerrieri lo seguivano, lunghe colonne di cavalieri e mercenari, i tre quarti della cavalleria Lannister.

«Non è uomo da restare a oziare in una tenda mentre i suoi falegnami costruiscono le torri d’assedio» aveva garantito ser Brynden. «Sono già tre volte che guida la cavalleria in azione, per dare la caccia a qualche pattuglia nemica, o prendere d’assalto fortini che rifiutano di cedere.»

Annuendo, Robb aveva studiato la mappa che Brynden Tully aveva tracciato per lui. «Lo attaccherai qui» aveva deciso il Giovane lupo. «Con qualche centinaio di uomini, non di più. Stendardi dei Tully. Quando partirà al vostro inseguimento, noi saremo ad aspettarlo…» il suo indice si era spostato «…qui.»

“Qui” era un sussurro nella notte, era chiaro di luna e tante ombre, era uno spesso strato di foglie cadute, erano pendici coperte di fitta foresta che digradavano dolcemente verso la valle, il sottobosco che si faceva più rado scendendo verso il fiume.

“Qui” era suo figlio Robb sul suo stallone, che si voltava a guardarla un’ultima volta, sollevando la spada in segno di saluto.

“Qui” era il richiamo del corno da guerra di Maege Mormont, una lunga nota bassa che da oriente si addentrò nella valle, annunciando che anche gli ultimi cavalieri delle forze di Jaime erano entrati nella trappola.

Vento grigio sollevò il muso al cielo e ululò, un ululato che parve penetrare in Catelyn Stark e la fece tremare. Era un suono terribile, spaventoso, ma anche musicale. Per un momento, lei provò quasi compassione per i Lannister là sotto. “Questa è dunque la voce della morte” pensò.

HAArooooooooooooooooooooooo.

Da una collina a ovest, fu il corno da guerra del Grande Jon Umber a rispondere. A est e a ovest, furono poi le trombe dei Mallister e dei Frey a urlare vendetta. Anord, dove la valle si stringeva e curvava a gomito, i corni da guerra di lord Karstark aggiunsero le loro voci lugubri, funeree, alle voci del cupo coro. Là sotto, sul fiume, uomini bestemmiarono e cavalli s’impennarono.

La foresta lasciò andare i suoi sussurri, tutti assieme, quando gli arcieri che Robb aveva fatto appostare sugli alberi scoccarono le frecce e la notte fupiena delle urla di uomini e cavalli. Tutto attorno a Catelyn, i guerrieri del Nord sollevarono le lance. Il fango e le foglie cadute che fino a quel momento ne avevano nascosto le punte caddero scoprendo il luccichio dell’acciaio affilato. «Grande Inverno!» gridò Robb mentre le frecce sibilavano di nuovo. Si allontanò da lei al trotto, guidando i suoi uomini giù per la collina.

Catelyn rimase immobile, in sella al cavallo, circondata da Hallis Mollen e dal resto della sua Guardia. E attese, come aveva atteso prima suo padre, poi Brandon, poi Ned. Era sulla sommità dell’altura e gli alberi le nascondevano quasi tutto di ciò che accadeva sotto di lei. Un battito del cuore. Un secondo. Un terzo. E improvvisamente fu come se nel bosco lei e la sua Guardia fossero rimasti soli. I guerrieri erano svaniti, inghiottiti dal verde.

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