Una volta che furono soli, ser Jorah sfoderò la daga. Con abile cautela, con delicatezza sorprendente per un uomo della sua mole, cominciò a rimuovere le foglie annerite e l’impiastro secco dal petto di Drogo. L’argilla era dura come le mura di fango della città degli Uomini agnello, e come quelle mura, non ci volle molto perché andasse in pezzi. Ser Jorah frantumò l’impiastro con la lama, ne staccò i frammenti con le dita, tirò via le foglie una per una. La ferita emanò un lezzo dolciastro, nauseante, così forte che per poco Daenerys non soffocò. Le foglie erano incrostate di sangue e pus, il torace di Drogo era nero, lucente di putrefazione.
«No» sussurrò Daenerys mentre le lacrime le scendevano lungo il viso. «No, dei vi prego, uditemi… No.»
Khal Drogo si agitò, lottando contro un nemico invisibile. Dalla ferita aperta, sgorgò il sangue, un fiotto denso, scuro, infetto.
«Il tuo khal è come già morto, principessa.»
«No! Lui non può, non deve morire. Era solo un taglio.» Daenerys prese una mano del cavaliere, una mano grande, cosparsa di calli, tra le proprie. «Io non lo lascerò morire…»
«Khaleesi, mia principessa, questo ordine è molto oltre il tuo potere.» Ser Jorah rise con amarezza. «Risparmia le lacrime, piccola. Piangi per lui domani, o tra un anno. Adesso non abbiamo il tempo per piangerlo. Dobbiamo andare via in fretta, prima che lui muoia.»
«Andare?» Dany non capiva. «Andare dove?»
«Asshai delle Ombre, direi. È a sud, molto lontano, al limite estremo del mondo conosciuto. Eppure si dice che sia un grandissimo porto. Ad Asshai riusciremo a trovare una nave che ci riporti a Pentos. Sarà un viaggio duro, sappilo. Ti puoi fidare del tuo khas? Verranno con noi?»
«Khal Drogo ha ordinato loro di proteggermi» rispose Daenerys con incertezza. «Ma se lui muore…» Si tastò il ventre. «Io non capisco. Perché dovremmo fuggire? Io sono khaleesi. Porto in me l’erede di khal Drogo. E dopo Drogo, sarà lui khal…»
«Principessa, dammi ascolto.» Ser Jorah corrugò la fronte. «I Dothraki non seguiranno mai un poppante. S’inchinavano alla forza di Drogo, e solo a quella. Morto lui, Jhaqo, Pono e gli altri ko si avventeranno gli uni sugli altri per prendere il suo posto, e questo khalasar finirà con il divorare se stesso. Il vincitore non vorrà rivali. Il piccolo ti verrà strappato nell’attimo in cui verrà alla luce. E verrà gettato in pasto ai cani.»
«Ma perché?» In un gesto d’istintiva protezione, Daenerys si cinse il ventre con le braccia. «Per quale motivo ucciderebbero un neonato?»
«È il figlio di Drogo e le anziane dicono che sarà lo stallone che monta il mondo. È stata questa la loro profezia. Meglio uccidere il bambino subito piuttosto che rischiare di affrontare la sua furia quando sarà diventato adulto.»
Quasi avesse percepito la minaccia, il bimbo scalciò. Dany ricordò ciò che le aveva detto Viserys sulla fine dei figli di Rhaegar a opera dei cani dell’usurpatore. Anche suo figlio era un neonato, eppure l’avevano strappato al seno della madre e gli avevano schiantato il capo contro un muro. Così agivano gli uomini. «Non faranno del male a mio figlio.» gridò «Darò ordine al mio khas di proteggerlo e i cavalieri di sangue di Drogo…»
«Un cavaliere di sangue muore assieme al suo khal.» Ser Jorah la prese per le spalle. «Tu lo sai, piccola. Ti porteranno a Vaes Dothrak, dalle anziane, è questo il loro ultimo dovere verso il khal… E dopo raggiungeranno Drogo nelle regioni della notte.»
Daenerys non aveva alcuna intenzione di tornare a Vaes Dothrak e di passare il resto dei suoi giorni in compagnia di quelle orribili vecchie, ma sapeva che il cavaliere diceva il vero. Khal Drogo era stato molto di più del suo sole-e-stelle: era stato lo scudo che l’aveva protetta. «Non lo abbandonerò» dichiarò con ostinazione, con disperazione, afferrando la mano del suo uomo. «No, non andrò via da lui.»
Alle sue spalle, le falde dell’ingresso della tenda si agitarono di nuovo. Dany si voltò. Mirri Maz Duur entrò, esibendosi in un profondo inchino. I lunghi giorni di marcia nella pianura, trascorsi arrancando sulla scia del khalasar, l’avevano ridotta a un’ombra zoppicante. Aveva occhiaie profonde e i suoi piedi erano coperti di vesciche sanguinanti. Dietro di lei venivano Qotho e Haggo con il baule della sacerdotessa. L’istante in cui i cavalieri di sangue videro la ferita sul petto di Drogo, Haggo perse la presa e il baule cadde di schianto al suolo. Qotho bestemmiò in modo talmente osceno da incendiare l’aria.
Mirri Maz Duur studiò Drogo con un’espressione pietrificata, morta. «La ferita si è guastata.»
«Questa è opera tua, maegi» disse Qotho.
Haggo sferrò a Mirri un pugno in piena faccia, facendola crollare a terra. Poi cominciò a prenderla brutalmente a calci.
«Basta così!» urlò Daenerys.
«I calci sono fin troppo pietosi per una maegi.» Qotho afferrò Haggo e lo allontanò dalla donna. «La portiamo fuori. La inchiodiamo al suolo perché ogni guerriero del khalasar possa montarla. E quando loro avranno finito, la lasceremo ai cani. I furetti le strapperanno le viscere, i corvi le beccheranno gli occhi, le mosche del sangue dissemineranno le loro uova nel suo ventre e succhieranno il pus dai suoi seni massacrati…» Con una morsa ferrea, la sua mano si chiuse attorno alla carne molle, cedevole del braccio della sacerdotessa e la tirò in piedi.
«No» ordinò Dany. «Non voglio che le venga fatto del male.»
Le labbra violacee di Qotho si tesero a scoprire i denti anneriti, distorti in un orrido sorriso. «No? Tu dici no a me? Prega invece che non inchiodiamo anche te a fianco della tua maegi. Questa è anche opera tua.»
«Frena la lingua, cavaliere di sangue.» Ser Jorah Mormont lo affrontò, la mano che si serrava sull’elsa della spada. «La principessa è ancora la tua khaleesi.»
«Solo finché vivrà il sangue del mio sangue» rispose Qotho. «Quando Drogo muore, lei non è più niente.»
«Prima di essere khaleesi, io ero il sangue del drago.» Daenerys sentì qualcosa contrarsi dentro di lei. «Ser Jorah, chiama il mio khas.»
«No» rispose Qotho. «Noi andiamo, per ora… khaleesi.»
Haggo lo seguì fuori della tenda, imprecando.
«Da quel cane avremo altri morsi, principessa» disse ser Jorah. «Secondo i Dothraki, un khal e i suoi cavalieri di sangue condividono una sola vita, e Qotho vede la propria avvicinarsi alla fine. Un uomo morto è al di là della paura.»
«Nessuno è morto. Ser Jorah, potrei aver bisogno della tua lama.» Daenerys era molto più terrorizzata di quanto volesse ammettere, perfino con se stessa. «È meglio che tu vada a indossare la tua armatura.»
«Ai tuoi comandi, principessa.» Il cavaliere s’inchinò e lasciò la tenda.
Dany si volse verso Mirri Maz Duur. Gli occhi della sacerdotessa erano guardinghi. «E così hai salvato la mia vita una seconda volta.»
«Ora salva la sua.» Dany accennò a Drogo. «Ti prego…»
«Non chiedere a una schiava» rispose Mirri Maz Duur con durezza. «Ordina.» Andò a inginocchiarsi accanto a Drogo arso dalla febbre sulla stuoia, ed esaminò la ferita al petto. «Chiedere, ordinare… Non ha più nessuna importanza. Il grande guerriero è oltre le abilità dei guaritori.» Mirri aprì un occhio di Drogo. «Ha attenuato il dolore con il latte di papavero.»
«È così» fu costretta ad ammettere Daenerys.
«Che ne è stato della medicazione di ceneri e di pasta contro il prurito e del bendaggio che gli avevo fatto?»
«Bruciava, ha detto. Se l’è strappata via. Le donne delle erbe gliene hanno fatta un’altra, umida e gradevole.»
«Bruciava, è vero. Ma nel fuoco c’è una grande magia di guarigione. Perfino gli uomini privi di peli lo sanno.»
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