Sul serio, Ron, spero che non vorrai condividere gli stessi difetti di Potter: potrebbe essere molto dannoso per le tue prospettive, e sto parlando anche della vita dopo la scuola. Come certo saprai, visto che nostro padre l’ha accompagnato, Potter è stato convocato a un’udienza disciplinare quest’estate, davanti all’intero Wizengamot, e non ne è uscito molto bene. È stato assolto per un puro cavillo, se vuoi saperlo, e molte persone con cui ho parlato rimangono convinte che sia colpevole.
Può darsi che tu abbia paura di tagliare i ponti con lui — so che può essere mentalmente instabile e addirittura violento — ma se ti preoccupa, o se hai individuato nel suo comportamento qualcos’altro che ti turba, insisto perché tu ne parli con Dolores Umbridge, una donna davvero deliziosa che, lo so, sarà solo felice di aiutarti.
Questo mi conduce al secondo consiglio. Come ho accennato prima, la direzione di Silente a Hogwarts potrebbe ben presto finire. La tua fedeltà, Ron, non dovrebbe andare a lui, ma alla scuola e al Ministero. Sono molto dispiaciuto di sapere che finora la professoressa Umbridge incontra assai scarsa cooperazione da parte del corpo insegnanti quando invece si sforza di apportare a Hogwarts quei necessari cambiamenti che il Ministero desidera così ardentemente (anche se dovrebbe trovarlo più facile dalla prossima settimana: di nuovo, leggi La Gazzetta del Profeta domani!) Dirò solo questo: uno studente che ora si dimostrasse volonteroso nell’aiutare la professoressa Umbridge potrebbe essere in un’ottima posizione per diventare Caposcuola entro un paio d’anni!
Mi spiace di non essere riuscito a vederti di più durante l’estate. Mi addolora criticare i nostri genitori, ma temo di non poter più vivere sotto il loro tetto finché continuano a frequentare la folla pericolosa che attornia Silente. (Se scriverai a nostra madre, dille pure che un certo Sturgis Podmore, che è grande amico di Silente, è stato appena spedito ad Azkaban per essere entrato illegalmente nel Ministero. Forse questo aprirà loro gli occhi sulla razza di criminali di basso rango con cui sono in confidenza al momento.) Mi ritengo assai fortunato di essere sfuggito al marchio di promiscuità con questo genere di persone — il Ministro non potrebbe davvero essere più benigno con me — e spero, Ron, che non permetterai ai legami familiari di renderti cieco davanti alla natura malaccorta delle convinzioni e delle azioni dei nostri genitori. Spero sinceramente che col tempo capiranno quanto si sono sbagliati e naturalmente quel giorno sarò pronto ad accettare le loro sincere scuse.
Per favore, rifletti con grandissima attenzione su quanto ti ho detto, soprattutto sulla parte che riguarda Harry Potter, e congratulazioni di nuovo per essere diventato prefetto.
Tuo fratello, Percy
Harry alzò lo sguardo verso Ron.
«Be’» disse, cercando di scherzare, «se vuoi… ehm… che cosa?» — rilesse la lettera di Percy — «Oh, sì, “tagliare i ponti” con me, giuro che non diventerò violento».
«Ridammela» ringhiò Ron, tendendo la mano. «È…» continuò Ron a scatti, strappando a metà la lettera di Percy, «il più grosso» e la strappò in quattro, « idiota » e la strappò in otto, «del mondo». Gettò i pezzi nel fuoco.
«Andiamo, dobbiamo finire questa roba prima dell’alba» disse asciutto a Harry, e trasse di nuovo a sé il foglio del tema per la professoressa Sinistra.
Hermione stava guardando Ron con una strana espressione.
«Oh, datemeli qui» disse all’improvviso.
«Cosa?» chiese Ron.
«Dateli a me, gli do un’occhiata e li correggo» si offrì lei.
«Sul serio? Ah, Hermione, tu ci salvi la vita» disse Ron. «Che cosa posso…?»
«Potete dire: “Promettiamo di non fare mai più i compiti così in ritardo”» rispose lei, allungando le mani per prendere i temi, ma aveva l’aria divertita.
«Un milione di grazie, Hermione» mormorò Harry debolmente. Le diede il suo tema e sprofondò di nuovo nella poltrona, strofinandosi gli occhi.
Era mezzanotte passata e la sala comune era deserta, a parte loro tre e Grattastinchi. Gli unici rumori erano quelli della piuma di Hermione che cancellava frasi qua e là sui loro temi, e il fruscio delle pagine mentre controllava varie informazioni nei libri sparsi sul tavolo. Harry era sfinito. Provava anche uno strano senso di nausea e di vuoto allo stomaco, che niente aveva a che vedere con la stanchezza e tutto con la lettera che ormai si arricciava nera nel cuore del fuoco.
Sapeva che metà delle persone a Hogwarts lo considerava strano, perfino pazzo; sapeva che La Gazzetta del Profeta faceva maligne allusioni a lui da mesi, ma vederle scritte così dalla grafia di Percy, sapere che Percy consigliava a Ron di lasciarlo perdere e anche di andare a fare la spia alla Umbridge, gli dava il senso della situazione come nient’altro. Conosceva Percy da quattro anni, era stato a casa sua per le vacanze estive, aveva diviso una tenda con lui alla Coppa del Mondo di Quidditch, si era visto perfino assegnare da lui i pieni voti nella seconda prova del Torneo Tremaghi l’anno prima, eppure ora Percy lo giudicava uno squilibrato, addirittura violento.
Con un moto di comprensione per il suo padrino, Harry pensò che Sirius fosse probabilmente la sola persona davvero in grado di capire che cosa provava al momento, perché si trovava nella stessa situazione. Quasi tutti nel mondo dei maghi lo ritenevano un pericoloso assassino e un grande sostenitore di Voldemort e lui doveva convivere con quel pregiudizio da quattordici anni…
Harry sbatté le palpebre. Aveva appena visto nel fuoco qualcosa che non avrebbe dovuto esserci. Era comparsa in un lampo ed era sparita subito. No… non poteva essere… l’aveva immaginata perché stava pensando a Sirius…
«Bene, ricopia questo» disse Hermione a Ron, spingendo verso di lui il suo tema e un foglio coperto di frasi scritte da lei, «e poi aggiungi questa conclusione».
«Hermione, sei proprio la persona più meravigliosa che abbia mai conosciuto» rispose Ron debolmente, «e se sarò ancora sgarbato con te…»
«…saprò che sei tornato normale» concluse Hermione. «Harry, il tuo va bene, a parte questo pezzetto alla fine, credo che tu debba aver frainteso la professoressa Sinistra: Europa è coperta di ghiaccio, non di ghiaia… Harry?»
Harry era scivolato in ginocchio, accoccolato sul tappeto bruciacchiato e liso a scrutare dentro le fiamme.
«Ehm… Harry?» chiese Ron incerto. «Cosa fai lì per terra?»
«Ho appena visto la testa di Sirius nel fuoco» rispose Harry.
Lo disse piuttosto tranquillamente; dopotutto, aveva visto la testa di Sirius in quello stesso fuoco l’anno prima, e ci aveva anche parlato; tuttavia non poteva essere certo di averla vista davvero, questa volta… era scomparsa così in fretta…
«La testa di Sirius?» ripeté Hermione. «Intendi dire come quando voleva parlarti durante il Torneo Tremaghi? Ma adesso non lo farebbe, sarebbe troppo… Sirius! »
Trattenne il fiato, fissando il fuoco. Ron lasciò cadere la piuma. Lì, al centro delle fiamme danzanti, c’era la testa di Sirius, coi lunghi capelli scuri che ricadevano attorno al viso sorridente.
«Cominciavo a pensare che saresti andato a letto prima che sparissero tutti gli altri» disse. «Ho controllato ogni ora».
«Sei comparso nel fuoco ogni ora?» chiese Harry con una mezza risata.
«Solo per qualche secondo, per vedere se c’era via libera».
«Ma se qualcuno ti avesse visto?» domandò Hermione preoccupata.
«Be’, credo che una ragazza — una del primo anno, a giudicare dall’aspetto — possa avermi intravisto, ma non ti preoccupare» aggiunse Sirius in fretta vedendo Hermione che si premeva una mano sulla bocca, «appena si è voltata di nuovo a guardarmi sono sparito, e scommetto che ha pensato che fossi solo un ceppo dalla forma strana».
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