Codaliscia arrossì, ma James sorrise.
«Se ti dà fastidio» disse, infilando di nuovo in tasca il Boccino. Harry ebbe la netta impressione che Sirius fosse il solo a cui James fosse disposto a dare retta.
«Che noia» disse Sirius. «Vorrei che fosse luna piena».
«Tu, forse» brontolò Lupin da dietro il libro. «Dobbiamo ancora fare Trasfigurazione: se ti annoi, puoi interrogarmi. Tieni…» E gli tese il libro.
Ma Sirius sbuffò. «Non ho bisogno di ripassare quella roba, so già tutto».
«Questo ti tirerà su, Felpato» disse James sommesso. «Guarda chi c’è…»
Sirius voltò la testa. E s’immobilizzò come un cane che annusa la preda.
«Eccellente» sussurrò. « Mocciosus ».
Harry si voltò per seguire il suo sguardo.
Piton si era alzato e stava infilando le pergamene del G.U.F.O. nella borsa. Mentre usciva dall’ombra dei cespugli e si avviava sul prato, anche Sirius e James si alzarono.
Lupin e Codaliscia rimasero seduti: Lupin aveva ancora la testa china sul libro, ma gli occhi immobili, e fra le sopracciglia gli era comparsa una ruga sottile; lo sguardo di Codaliscia, invece, guizzava avido da Sirius e James a Piton.
«Tutto bene, Mocciosus?» chiese James ad alta voce.
Piton reagì con rapidità sorprendente, come se si fosse aspettato un attacco: lasciò cadere la borsa, infilò una mano nella veste e aveva già la bacchetta a mezz’aria quando James gridò: « Expelliarmus! »
La bacchetta di Piton fece un volo di tre metri e cadde sull’erba dietro di lui. Sirius sbottò in una risata simile a un latrato.
« Impedimenta! » disse, puntando a sua volta la bacchetta su Piton, e facendolo cadere a terra lungo disteso.
Molti studenti si voltarono e alcuni si avvicinarono. Qualcuno sembrava preoccupato, qualcun altro soltanto divertito.
Piton rimase a terra, ansante, mentre James e Sirius avanzavano verso di lui con le bacchette levate. James lanciava occhiate di sbieco alle ragazze sulla riva. Anche Codaliscia era in piedi ora e dopo aver girato attorno a Lupin per avere una visuale migliore, osservava avido la scena.
«Com’è andato l’esame, Mocciosus?» chiese James.
«Lo tenevo d’occhio, aveva il naso incollato alla pergamena» sogghignò Sirius. «Con tutto l’unto che ci avrà lasciato, non riusciranno a leggere una parola».
Parecchi ragazzi scoppiarono a ridere. A quanto pareva, Piton non era un tipo molto amato. Codaliscia diede in un risolino acuto, Piton tentò di alzarsi, ma l’incantesimo era ancora attivo e perciò non poté fare altro che divincolarsi, come trattenuto da funi invisibili.
«Aspetta… tu» ansimò, alzando su James uno sguardo carico d’odio, «aspetta… e vedrai!»
«Aspettare cosa?» chiese gelido Sirius. «Che cosa farai, Mocciosus, ci userai per soffiarti il naso?»
Dalla bocca di Piton scaturì un torrente d’imprecazioni miste a incantesimi, ma con la bacchetta a tre metri di distanza era impotente.
«Faresti meglio a lavarti la bocca» commentò freddo James. « Gratta e netta! »
Un attimo dopo, una saponosa schiuma rosea eruttò dalle labbra di Piton, provocandogli conati di vomito, soffocandolo…
«Lascialo STARE!»
James e Sirius si voltarono di scatto. La mano libera di James salì subito ad arruffargli i capelli.
A gridare era stata una delle ragazze in riva al lago. Aveva folti capelli rosso scuro che le arrivavano alle spalle e occhi a mandorla di un verde incredibile… gli stessi occhi di Harry.
Sua madre.
«Tutto bene, Evans?» disse James con una voce di colpo più profonda, più matura.
«Lascialo stare» ripeté Lily, fissandolo disgustata. «Che cosa ti ha fatto?»
«Be’…» rispose James, fingendo di ponderare la questione, «è più il fatto che esiste, non so se mi spiego…»
Parecchi studenti risero, Sirius e Codaliscia compresi, ma non Lupin — in apparenza ancora tutto preso dal suo libro — e nemmeno Lily.
«Ti credi divertente, Potter» disse gelida. «Ma sei solo un bullo arrogante e prepotente. Lascialo stare » .
«Solo se esci con me, Evans» replicò rapido James. «Esci con me, e non alzerò mai più la bacchetta su Mocciosus».
Dietro di lui l’Incantesimo di Ostacolo stava svanendo, e sputacchiando bolle di sapone Piton prese a strisciare verso la bacchetta caduta.
«Non accetterei nemmeno se dovessi scegliere fra te e una piovra gigante» replicò Lily.
«Ti è andata male, Ramoso» disse Sirius spiccio, e si voltò verso Piton. «EHI!»
Troppo tardi. Piton aveva già puntato la bacchetta contro James: ne scaturì un lampo di luce, e su una guancia di James comparve un taglio che gli schizzò la veste di sangue. James ruotò su se stesso, partì un secondo lampo di luce e un attimo dopo Piton penzolava per aria all’ingiù, la veste che gli ricadeva sopra la testa mostrando le pallide gambe ossute e un paio di mutande grigiastre.
Un applauso si levò dalla piccola folla; Sirius, James e Codaliscia si rotolavano dalle risate.
«Mettilo giù!» gridò Lily. La sua espressione furiosa aveva per un attimo quasi ceduto il posto al sorriso.
«Ai tuoi ordini». James fece scattare la bacchetta all’insù, e Piton si afflosciò a terra. Districandosi dalla veste, si rialzò rapido, la bacchetta pronta, ma Sirius gridò: « Petrificus Totalus! » e Piton cadde di nuovo, rigido come un palo.
«LASCIATELO STARE!» urlò Lily, ed estrasse a sua volta la bacchetta. James e Sirius la fissarono preoccupati.
«Dài, Evans, non costringermi a farti un incantesimo» disse ansioso James.
«Allora liberalo!»
James sospirò, poi si voltò verso Piton e mormorò un controincantesimo.
«Ecco fatto» disse, mentre Piton si rialzava a fatica. «Ti è andata bene che ci fosse Evans, Mocciosus…»
«Non mi serve l’aiuto di una piccola schifosa Mezzosangue!»
Lily trasalì.
«Molto bene» replicò freddamente. «Vuol dire che in futuro non mi prenderò la briga di aiutarti. E se fossi in te mi laverei le mutande, Mocciosus ».
«Chiedi scusa a Evans!» ruggì James, puntando la bacchetta contro Piton.
«Non voglio che mi chieda scusa perché l’hai costretto tu !» urlò Lily. «Siete uguali, voi due».
«Che cosa?» protestò James. «Io non ti avrei MAI chiamato una… tu-sai-come!»
«Sempre a spettinarti i capelli perché ti sembra affascinante avere l’aria di uno che è appena sceso dalla scopa, sempre a esibirti con quello stupido Boccino e a camminare tronfio nei corridoi e lanciare incantesimi su chiunque ti infastidisca solo perché sei capace… sei così pieno di te che non so come fa la tua scopa a staccarsi da terra! Mi dai la NAUSEA».
Lily si voltò e corse via.
«Evans!» le gridò dietro James. «Ehi, EVANS!»
Lily non si voltò.
«Ma che cos’ha?» bofonchiò James, tentando — senza riuscirci — di comportarsi come se la risposta non avesse per lui alcuna importanza.
«Leggendo fra le righe, amico, direi che secondo lei sei un po’ presuntuoso» rispose Sirius.
«Bene» disse James, che sembrava furibondo. «Bene…»
Saettò un altro lampo di luce, e ancora una volta Piton si ritrovò a mezz’aria, a testa in giù.
«Allora… chi vuole vedermi togliere le mutande a Mocciosus?»
Harry non scoprì mai se James avesse davvero tolto le mutande a Piton, perché una mano gli serrò il braccio come una morsa. Si voltò di scatto per vedere chi lo avesse afferrato e scorse con un brivido di terrore un Piton adulto, pallido di rabbia.
«Ti stai divertendo?»
Si sentì sollevare e la giornata estiva svanì; fluttuava verso l’alto attraverso una tenebra gelida, la mano di Piton sempre stretta attorno al braccio. Poi, con la sensazione di aver fatto una capriola a mezz’aria, atterrò in piedi sul pavimento di pietra del sotterraneo accanto al Pensatoio, nel cupo ufficio dell’attuale insegnante di Pozioni.
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