A metà delle scale, Gazza e la Umbridge sembravano paralizzati dall’orrore. Harry vide una delle girandole più grandi decidere che le occorreva più spazio di manovra e roteare verso di loro con un sibilo sinistro. I due si chinarono di scatto con uno strillo atterrito e la girandola sfrecciò fuori dalla finestra alle loro spalle. Nel frattempo, diversi draghi e un grosso pipistrello violetto che emetteva minacciosi sbuffi di fumo approfittarono della porta aperta in fondo al corridoio per svignarsela verso il secondo piano.
«Svelto, Gazza!» strillò la Umbridge. «Se non facciamo qualcosa si spargeranno per tutta la scuola… Stupeficium! »
Uno zampillo di luce rossa scaturì dalla punta della sua bacchetta e centrò un razzo… ma invece di bloccarsi, quello esplose con tanta violenza da aprire un foro nel quadro di una strega dall’aria melensa in mezzo a un campo; la strega riuscì a fuggire appena in tempo, per riapparire pochi secondi dopo schiacciata nel quadro vicino, dove due maghi impegnati in una partita a carte si alzarono galantemente per farle posto.
«Non usi gli Schiantesimi, Gazza!» urlò la Umbridge a voce abbastanza alta da farsi sentire da tutti, anche se l’incantesimo era stato opera sua.
«Ha ragione, Preside!» ansimò Gazza, che essendo un Magonò non sarebbe riuscito a Schiantare un bel niente. Si tuffò in un vicino ripostiglio, ne riemerse con una scopa e cominciò ad agitarla verso i fuochi turbinanti: nel giro di pochi istanti, la scopa era in fiamme.
Harry aveva visto abbastanza; ridendo, corse verso una porta nascosta dietro un arazzo poco più avanti nel corridoio. Nel passaggio trovò anche Fred e George, che ascoltavano gli strilli della Umbridge e di Gazza soffocando a stento le risate.
«Notevole» commentò Harry piano, sorridendo. «Davvero notevole… di questo passo manderete in rovina il dottor Filibuster…»
«Lo spero» sussurrò George, asciugandosi le lacrime. «Oh, mi auguro che provi a farli Evanescere… a ogni tentativo si moltiplicano per dieci».
I fuochi d’artificio continuarono a sfrigolare e a dilagare per tutta la scuola, ma anche se erano decisamente rumorosi, in particolare i petardi, gli altri insegnanti non parvero preoccupati.
«Ma guarda» commentò sarcastica la professoressa McGranitt quando un drago entrò nella sua aula, sparando botti e sputando fiamme. «Signorina Brown, le dispiacerebbe correre a informare la Preside che abbiamo in classe un fuoco d’artificio fuggiasco?»
Il risultato fu che la professoressa Umbridge passò il suo primo pomeriggio da Preside correndo qua e là per rispondere agli appelli degli altri insegnanti, nessuno dei quali sembrava in grado di liberarsi dei fuochi d’artificio senza il suo aiuto. Mentre tornava alla Torre di Grifondoro alla fine delle lezioni, fu con immensa soddisfazione che Harry vide una Umbridge arruffata e sporca di fuliggine uscire barcollando, la faccia lucida di sudore, dall’aula del professor Vitious.
«Mille grazie, professoressa!» le gridò dietro il professor Vitious con la sua vocetta stridula. «Naturalmente avrei potuto sbarazzarmi da solo di quei bengala, ma non ero sicuro di averne l’autorità». E sorridendo le chiuse la porta dell’aula sulla faccia ringhiosa.
Quella sera, Fred e George furono accolti da eroi nella sala comune di Grifondoro. Perfino Hermione si fece largo tra la folla per congratularsi con loro.
«Erano fantastici, quei fuochi» disse ammirata.
«Grazie». George sembrava al tempo stesso sorpreso e compiaciuto. «I Fuochi Forsennati Weasley. Purtroppo abbiamo dato fondo a tutte le nostre scorte; adesso ci toccherà ricominciare da capo».
«Ne è valsa la pena, però» disse Fred, che stava raccogliendo ordinazioni dai vocianti Grifondoro. «Se vuoi aggiungere il tuo nome alla lista delle prenotazioni, Hermione, sono cinque galeoni per una scatola di Spari Standard e venti per una di Detonazioni Deluxe…»
Hermione tornò al tavolo dove Harry e Ron erano seduti a fissare le loro borse come sperando che i compiti saltassero fuori per farsi da soli.
«Perché non ci prendiamo una sera libera?» suggerì allegramente lei, mentre un razzo Coda d’Argento Weasley sfrecciava davanti alla finestra. «In fondo le vacanze di Pasqua cominciano venerdì e avremo un sacco di tempo per studiare».
«Ti senti bene?» chiese Ron incredulo.
«Ora che me lo fai notare» disse Hermione ridendo, «mi sento un po’… ribelle » .
Un’ora dopo, quando Harry e Ron andarono a letto, in lontananza risuonavano ancora i botti dei fuochi fuggitivi; e mentre si spogliavano, un petardo passò davanti alla Torre tracciando risoluto nel cielo la parola “CACCA”.
Harry s’infilò nel letto sbadigliando. Senza gli occhiali, i fuochi che di tanto in tanto passavano davanti alla finestra gli apparivano come chiazze indistinte, simili a nubi scintillanti, belle e misteriose contro il cielo nero. Si rigirò, chiedendosi che cosa ne pensava la Umbridge del suo primo giorno al posto di Silente e come avrebbe reagito Caramell alla notizia che a Hogwarts regnava il caos. Chiuse gli occhi sorridendo fra sé…
I sibili e i botti dei fuochi d’artificio sembravano allontanarsi… o forse era lui che si allontanava da loro…
Era di nuovo nel corridoio che conduceva all’Ufficio Misteri e si dirigeva a passo svelto verso la solita porta nera… fa’ che si apra… fa’ che si apra…
Si aprì. Era dentro la stanza circolare dalle molte porte… La attraversò senza esitare, spinse una porta identica alla prima, e anche quella si aprì…
Si trovava in una lunga camera rettangolare dove echeggiava uno strano ticchettio meccanico. Sulle pareti danzavano granelli di luce, ma non si fermò a indagare… doveva andare avanti…
C’era un’altra porta davanti a lui… anche questa si spalancò al suo tocco…
Ecco che si trovava in un locale fiocamente illuminato, alto e vasto come una cattedrale, pieno di file e file di scaffali torreggianti, ognuno coperto da piccole, polverose sfere di vetro… l’eccitazione accelerò i battiti del suo cuore… sapeva dove andare… cominciò a correre, e tuttavia i suoi piedi non rimbombavano nell’enorme stanza deserta…
Là dentro c’era qualcosa che lui desiderava, che voleva a tutti i costi…
Qualcosa che lui — o qualcun altro — voleva…
La cicatrice bruciava…
BANG!
Si svegliò di soprassalto, confuso e irritato. Il dormitorio buio echeggiava di risate.
«Forte!» disse Seamus, stagliato contro la finestra. «Credo che una di quelle girandole abbia colpito un razzo… è come se si fossero accoppiati, venite a vedere!»
Harry sentì Ron e Dean alzarsi e correre alla finestra, ma lui rimase a letto, immobile e silenzioso, mentre il dolore alla cicatrice si placava e un’ondata di delusione lo sommergeva. Aveva l’impressione che qualcosa di meraviglioso gli fosse stato strappato di mano all’ultimo momento… c’era arrivato così vicino, stavolta.
Fuori dalle finestre della Torre di Grifondoro svolazzavano porcellini rosei dalle ali argentate. Harry rimase ad ascoltare le grida di esultanza dei compagni nei dormitori ai piani di sotto. E si sentì stringere lo stomaco quando gli venne in mente che la sera dopo lo aspettava un’altra lezione di Occlumanzia.
* * *
Passò il giorno successivo con la paura di quel che avrebbe detto Piton scoprendo quanto si era addentrato nell’Ufficio Misteri durante l’ultimo sogno. Si sentiva tremendamente in colpa per non essersi mai esercitato dall’ultima lezione, e del resto da quando Silente se n’era andato erano successe troppe cose ed era certo che, per quanto potesse sforzarsi, non sarebbe mai riuscito a svuotare la mente. Però dubitava che Piton fosse disposto ad accettare quella scusa.
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