1 ...6 7 8 10 11 12 ...149 «Credo di sì» disse Harry.
Zio Vernon sbuffò tra i baffi. In circostanze normali avrebbe chiesto che tipo di macchina aveva il signor Weasley; tendeva a giudicare gli altri dalle dimensioni e dal costo delle loro auto. Ma Harry dubitava che a zio Vernon sarebbe piaciuto il signor Weasley anche se fosse arrivato a bordo di una Ferrari.
Harry passò quasi tutto il pomeriggio nella sua camera; non riusciva a sopportare la vista di zia Petunia che ogni pochi secondi spiava attraverso le tendine, come se fosse stato dato l’allarme su un rinoceronte in fuga. Finalmente, alle cinque meno un quarto, Harry scese in salotto.
Zia Petunia stava riordinando freneticamente i cuscini. Zio Vernon fingeva di leggere il giornale, ma i suoi occhietti non si muovevano, e Harry era certo che stesse tendendo le orecchie al massimo, in attesa del rumore di un’auto in arrivo. Dudley era incastrato in una poltrona, seduto sulle mani ciccione, strette saldamente al didietro. Harry non resistette alla tensione; uscì e andò a sedersi sugli scalini dell’ingresso, gli occhi fissi all’orologio e il cuore che batteva forte per l’eccitazione e l’ansia.
Ma le cinque arrivarono e passarono. Zio Vernon, leggermente sudato nel suo completo, aprì la porta, guardò su e giù per la strada, poi ritirò in fretta la testa.
«Sono in ritardo!» grugnì rivolto a Harry.
«Lo so» disse Harry. «Forse… ehm… hanno trovato traffico».
Le cinque e dieci… le cinque e un quarto… ormai anche Harry cominciava a sentirsi in ansia. Alle cinque e mezza, sentì zio Vernon e zia Petunia scambiarsi nervosi borbottii in salotto.
«Non hanno nessuna considerazione».
«Potevamo anche avere un impegno».
«Forse credono che li inviteremo a cena se arrivano in ritardo».
«Be’, non succederà, questo è sicuro» concluse zio Vernon, e Harry lo sentì alzarsi e camminare su e giù per il salotto. «Prenderanno il ragazzo e se ne andranno, non perderemo tempo con loro. Ammesso che vengano, poi. Probabilmente hanno sbagliato giorno. Sospetto che quelli della loro razza non tengano in gran conto la puntualità. O è così, oppure avranno una macchinetta da due soldi che si è rot… AAAAAAARRRRRGH!»
Harry balzò in piedi. Dall’altra parte della porta del salotto venivano i rumori dei tre Dursley che scalpicciavano per la stanza, in preda al panico. Un attimo dopo, Dudley sfrecciò nell’ingresso, terrorizzato.
«Che cosa è successo?» disse Harry. «Cosa c’è?»
Ma Dudley non sembrava in grado di parlare. Con le mani ancora strette al sedere, sparì in cucina in un lampo. Harry si precipitò in salotto.
Da dietro il camino murato, ornato sul davanti da un fuoco finto, provenivano colpi assordanti e un gran tramestio.
«Che cos’è?» boccheggiò zia Petunia, che si era appiattita contro il muro e fissava il fuoco, terrorizzata. «Che cos’è, Vernon?»
La risposta arrivò dopo un attimo. All’interno del camino bloccato risuonarono delle voci.
«Ahia! Fred, no… indietro, indietro, c’è stato un errore… di’ a George di non… AHIA! George, no, non c’è spazio, torna subito indietro e di’ a Ron…»
«Forse Harry ci sente, papà… forse lui può farci uscire…»
Si udì un gran battere di pugni sui pannelli dietro il fuoco elettrico.
«Harry? Harry, ci senti?»
I Dursley accerchiarono Harry come una coppia di iene furibonde.
«Che cosa c’è?» ringhiò zio Vernon. «Che cosa sta succedendo?»
«Loro… sono arrivati con la Polvere Volante» disse Harry reprimendo a fatica la voglia matta di ridere. «Possono viaggiare attraverso i camini… solo che questo è murato… un momento…»
Si avvicinò al camino e gridò attraverso i pannelli: «Signor Weasley? Mi sente?»
I tonfi cessarono. Dall’interno qualcuno disse: «Sst!»
«Signor Weasley, sono Harry… il camino è chiuso. Non potete entrare da qui».
«Accidenti!» disse la voce del signor Weasley. «Perché diavolo hanno chiuso il camino?»
«Hanno un fuoco elettrico» spiegò Harry.
«Davvero?» disse la voce del signor Weasley, eccitata. « Eclettico, hai detto? Con la spina ? Cielo, devo vederlo… riflettiamo… ahia, Ron!»
La voce di Ron si unì alle altre.
«Che succede qui? C’è qualcosa che non va?»
«Oh, no, Ron» disse la voce di Fred, molto sarcastica. «No, è proprio qui che volevamo finire».
«Sì, ci stiamo divertendo da pazzi qui» disse George: la sua voce suonava soffocata, come se fosse schiacciato contro il muro.
«Ragazzi, ragazzi…» disse il signor Weasley in tono vago. «Sto cercando di pensare a cosa fare… sì… c’è un solo modo… indietro, Harry».
Harry arretrò fino al divano. Zio Vernon, invece, fece un passo avanti.
«Aspettate un momento!» ululò al camino. «Si può sapere che cosa avete intenzione di…»
BANG.
Il fuoco elettrico sfrecciò attraverso la stanza mentre il camino chiuso esplodeva, espellendo il signor Weasley, Fred, George e Ron in una nube di calcinacci e schegge vaganti. Zia Petunia strillò e cadde all’indietro, addosso al tavolino; zio Vernon la afferrò prima che toccasse terra e fissò a bocca spalancata i Weasley, che avevano tutti i capelli rosso vivo, compresi Fred e George, identici fino all’ultima lentiggine.
«Così va meglio» disse il signor Weasley ansante, scrollandosi via la polvere dai lunghi abiti verdi e raddrizzandosi gli occhiali. «Ah… voi dovete essere gli zii di Harry!»
Alto, magro, un po’ calvo, il signor Weasley avanzò verso zio Vernon, la mano tesa, ma zio Vernon arretrò di alcuni passi, trascinando con sé zia Petunia. Zio Vernon era senza parole. Il suo abito migliore era pieno di polvere bianca, che gli copriva baffi e capelli facendolo sembrare più vecchio di trent’anni.
«Ehm… sì… mi dispiace per tutto questo» disse il signor Weasley, abbassando la mano e gettando un’occhiata al camino esploso alle sue spalle. «È tutta colpa mia, non mi è proprio venuto in mente che non saremmo riusciti a uscire dall’altra parte. Vede, ho fatto collegare il suo camino alla Metropolvere, solo per un pomeriggio, sa, per venire a prendere Harry. I camini Babbani di norma non dovrebbero essere collegati, ma ho un contatto utile al Comitato per la Regolamentazione della Metropolvere e lui me l’ha sistemato. Posso rimetterlo a posto in un batter d’occhio, comunque, non si preoccupi. Accenderò il fuoco per rimandare indietro i ragazzi, e poi posso ripararvi il camino prima di Smaterializzarmi».
Harry era pronto a scommettere che i Dursley non avevano capito una sola parola. Erano ancora lì che fissavano il signor Weasley a bocca aperta, folgorati. Zia Petunia si rimise in piedi barcollando, e si nascose dietro a zio Vernon.
«Ciao, Harry!» disse allegramente il signor Weasley. «È pronto il tuo baule?»
«È di sopra» rispose Harry sorridendo in risposta.
«Andiamo a prenderlo» disse subito Fred. Strizzando l’occhio a Harry, lui e George uscirono dalla stanza. Sapevano dov’era la camera di Harry, visto che una volta erano andati a prenderlo nel cuore della notte. Harry sospettava che Fred e George sperassero di dare un’occhiatina a Dudley: ne avevano sentito parlare moltissimo da lui.
«Bene» disse il signor Weasley dondolando un po’ le braccia mentre cercava le parole per rompere quello spiacevole silenzio. «È proprio… ehm… è proprio un bel posticino qui».
Visto che il salotto solitamente immacolato al momento era invaso di polvere e frammenti di mattoni, i Dursley non presero molto bene l’osservazione. Il volto di zio Vernon divenne violetto, e zia Petunia prese a mordersi la lingua, ma sembravano troppo spaventati per dire qualcosa.
Il signor Weasley si stava guardando intorno. Adorava tutto ciò che riguardava i Babbani. Harry vide che moriva dalla voglia di andare a studiare da vicino il televisore e il videoregistratore.
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