J. Rowling - Harry Potter e il calice di fuoco

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Harry Potter e il calice di fuoco: краткое содержание, описание и аннотация

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È un momento cruciale nella vita di Harry: ormai è un mago adolescente, vuole andarsene dalla casa degli odiosi Dursley, vuole sognare la Cercatrice del Corvonero per cui ha una cotta tremenda... Intanto, grandiosi avvenimenti si stanno preparando alla scuola di Hogwarts, dove si svolgerà un torneo tra tutte le più importanti scuole di magia. E nonostante non abbia ancora 16 anni, età per iscriversi alla competizione, Harry viene scelto dal Calice di Fuoco per superare prove terrificanti: si troverà faccia a faccia con la morte, come sempre per colpa del perfido Voldemort; e con l’amore.
Vincitore del premio Hugo per il miglior romanzo in 2001.

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Grazie per la tua ultima lettera, quell’uccello era enorme, quasi non passava dalla finestra.

Le cose qui vanno come al solito. La dieta di Dudley non procede troppo bene: ieri la zia lo ha sorpreso mentre si portava di nascosto le ciambelle in camera. Gli hanno detto che gli leveranno la paghetta se continua così, e lui si è arrabbiato sul serio e ha buttato la PlayStation giù dalla finestra. E una specie di computer con cui puoi fare dei giochi. Una cosa piuttosto stupida, perché adesso non ha nemmeno Mega Mutilation Tre per distrarsi.

lo sto bene, soprattutto perché i Dursley sono terrorizzati all’idea che tu possa spuntare all’improvviso e trasformarli tutti in pipistrelli se solo te lo chiedo.

Però questa mattina è successa una cosa strana. La cicatrice mi ha fatto male di nuovo. L’ultima volta è successo quando Voldemort era a Hogwarts. Ma non credo che ora possa essere da queste parti, no? Sai per caso se le cicatrici da anatema possono far male a distanza di anni?

Ti spedirò questa lettera non appena torna Edvige: al momento è fuori a caccia. Salutami Fierobecco.

Harry

Si, pensò Harry, andava bene. Non c’era motivo di parlare del sogno, non voleva sembrare troppo preoccupato. Arrotolò la pergamena e la mise sulla scrivania, da una parte, pronta per il ritorno di Edvige. Poi si alzò, si stiracchiò e aprì di nuovo l’armadio. Senza guardare il proprio riflesso, cominciò a vestirsi prima di scendere a fare colazione.

CAPITOLO 3

L’INVITO

Quando Harry arrivò in cucina, i tre Dursley erano già seduti a tavola. Nessuno di loro alzò gli occhi quando entrò e si sedette. Il faccione rosso di zio Vernon era nascosto dietro il Daily Mail del mattino e zia Petunia stava dividendo in quattro un pompelmo, le labbra contratte sulla dentatura cavallina.

Dudley aveva l’aria arrabbiata e scontrosa, e in qualche modo sembrava prendere ancora più spazio del solito. Il che era tutto dire, visto che da solo occupava sempre un lato intero del tavolo quadrato. Quando zia Petunia posò un quarto di pompelmo non zuccherato nel piatto di Dudley con un tremulo «Ecco, Diddy, tesoro», Dudley la fulminò con lo sguardo. La sua vita aveva preso una piega alquanto sgradevole da quando era tornato a casa per l’estate con il giudizio di fine anno.

Zio Vernon e zia Petunia avevano cercato di trovare delle scuse per i suoi brutti voti, come al solito; zia Petunia insisteva sempre nel dire che Dudley era un ragazzo molto dotato che gli insegnanti non capivano, mentre zio Vernon sosteneva che «comunque non avrebbe voluto per figlio una femminuccia secchiona». In più, ignoravano le accuse di prepotenze riportate nel giudizio: «È un ragazzo vivace, ma non farebbe male a una mosca!» diceva zia Petunia in tono lacrimoso.

Comunque, in fondo alla pagella c’erano alcuni commenti accuratamente stilati dall’infermiera della scuola che nemmeno zio Vernon e zia Petunia poterono liquidare. Per quanto zia Petunia gemesse che Dudley era di costituzione robusta, e che il suo grasso era solo dovuto alla crescita, e che era un ragazzo in via di sviluppo che aveva bisogno di mangiare molto, restava il fatto che i sarti fornitori della scuola non avevano più calzoni alla zuava abbastanza grandi per lui. L’infermiera scolastica aveva visto ciò che gli occhi di zia Petunia — così acuti nell’individuare ditate sulle pareti scintillanti di casa sua, e nell’osservare gli andirivieni dei vicini — semplicemente si rifiutavano di vedere: che, ben lungi dall’aver bisogno di cibo in più, Dudley aveva raggiunto più o meno la taglia e il peso di una giovane orca assassina.

Così — dopo molte scenate, dopo liti che fecero tremare il pavimento della camera di Harry, e dopo che zia Petunia ebbe versato molte lacrime — il nuovo regime era cominciato. La dieta prescritta dall’infermiera scolastica di Snobkin era stata attaccata al frigorifero, opportunamente svuotato di tutte le cose preferite da Dudley — bevande gassate e dolci, cioccolata e hamburger — e riempito invece di frutta e verdura e del genere di cose che zio Vernon definiva “roba da conigli”. Per non mettere Dudley a disagio, inoltre, zia Petunia aveva insistito che tutta la famiglia seguisse la dieta: così passò un quarto di pompelmo a Harry. Quest’ultimo notò che era molto più piccolo di quello di Dudley. Zia Petunia era convinta che la cosa migliore per far star su di morale Dudley era assicurarsi che almeno mangiasse più di Harry.

Ma zia Petunia non aveva idea di cosa era nascosto sotto l’asse mobile al piano di sopra. Non sospettava minimamente che Harry non stesse affatto seguendo la dieta. Nel momento in cui aveva capito che ci si aspettava che sopravvivesse all’estate sgranocchiando carote, Harry aveva spedito Edvige dai suoi amici con richieste d’aiuto, e loro avevano risposto munificamente all’appello. Edvige era tornata da casa di Hermione con una grossa scatola piena zeppa di merendine senza zucchero (i genitori di Hermione facevano i dentisti). Hagrid, il guardiacaccia di Hogwarts, aveva offerto un sacco pieno dei suoi dolcetti rocciosi fatti in casa (Harry non ne aveva toccato uno: aveva già sperimentato abbastanza la cucina di Hagrid). E la signora Weasley aveva mandato il gufo di famiglia, Errol, con un’enorme torta alla frutta e pasticcini assortiti. Al povero Errol, che era vecchio e debole, ci erano voluti cinque giorni interi per riprendersi dal viaggio. E poi per il suo compleanno (che i Dursley avevano completamente ignorato) aveva ricevuto quattro splendide torte di compleanno, da Ron, da Hermione, da Hagrid e da Sirius. Harry ne aveva ancora due, e così, pregustando una vera colazione una volta tornato di sopra, prese a mangiare il suo pompelmo senza fiatare.

Zio Vernon depose il giornale con un profondo sbuffo di disapprovazione e fissò il suo quarto di pompelmo.

«È tutto?» disse scontroso a zia Petunia.

Zia Petunia gli scoccò uno sguardo severo, e poi fece un cenno verso Dudley, che aveva già finito la sua parte e occhieggiava quella di Harry con uno sguardo molto acido negli occhietti porcini.

Zio Vernon fece un gran sospiro che gli scompigliò i baffoni cespugliosi e prese il cucchiaio.

Suonarono alla porta. Zio Vernon si alzò dalla sedia e attraversò l’ingresso. Veloce come un fulmine, mentre sua madre era alle prese con il bollitore, Dudley rubò il resto del pompelmo di zio Vernon.

Harry senti parlottare, una risatina, e la risposta asciutta dello zio. Poi la porta si chiuse e dall’ingresso giunse un rumore di carta strappata.

Zia Petunia posò la teiera sul tavolo e si guardò intorno incuriosita, cercando zio Vernon. Non dovette aspettare a lungo per scoprire dov’era finito; dopo un minuto circa, eccolo di ritorno. Era livido.

«Tu» abbaiò a Harry. «In salotto. Subito».

Stupito, chiedendosi che cosa diavolo avesse combinato stavolta, Harry si alzò e seguì zio Vernon nella stanza accanto. Zio Vernon chiuse bruscamente la porta dietro di loro.

«Dunque» disse, marciando verso il camino e voltandosi per fronteggiare Harry come se stesse per dichiararlo in arresto. « Dunque ».

Harry avrebbe tanto voluto dire «Dunque che cosa?» ma non credeva che l’umore di zio Vernon dovesse essere messo alla prova la mattina così presto, soprattutto in condizioni di forte stress a causa della mancanza di cibo. Quindi decise di mostrarsi educatamente meravigliato.

«È appena arrivato questo» disse zio Vernon. Sventolò davanti a Harry un foglio di carta da lettera violetto. «Una lettera. Parla di te».

La confusione di Harry crebbe. Chi poteva scrivere di lui a zio Vernon? Chi conosceva che spedisse lettere via postino?

Zio Vernon fissò Harry con severità, poi guardò la lettera e prese a leggere ad alta voce:

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