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J. Rowling: Harry Potter e il calice di fuoco

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J. Rowling Harry Potter e il calice di fuoco
  • Название:
    Harry Potter e il calice di fuoco
  • Автор:
  • Издательство:
    Salani
  • Жанр:
  • Год:
    2001
  • Город:
    Milano
  • Язык:
    Итальянский
  • ISBN:
    88-8451-049-X
  • Рейтинг книги:
    3 / 5
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Harry Potter e il calice di fuoco: краткое содержание, описание и аннотация

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È un momento cruciale nella vita di Harry: ormai è un mago adolescente, vuole andarsene dalla casa degli odiosi Dursley, vuole sognare la Cercatrice del Corvonero per cui ha una cotta tremenda... Intanto, grandiosi avvenimenti si stanno preparando alla scuola di Hogwarts, dove si svolgerà un torneo tra tutte le più importanti scuole di magia. E nonostante non abbia ancora 16 anni, età per iscriversi alla competizione, Harry viene scelto dal Calice di Fuoco per superare prove terrificanti: si troverà faccia a faccia con la morte, come sempre per colpa del perfido Voldemort; e con l’amore.
Vincitore del premio Hugo per il miglior romanzo in 2001.

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«Allora ok» disse Harry allegramente.

Si voltò e si avviò verso la porta del salotto, reprimendo a fatica la voglia di mettersi a saltare e gridare. Ci andava… andava dai Weasley, andava a vedere la Coppa del Mondo di Quidditch!

Fuori nell’ingresso quasi si scontrò con Dudley, che origliava dietro la porta, con la chiara speranza di godersi la sfuriata. E invece Dudley fu scioccato alla vista del sorriso trionfante di Harry.

«Ottima colazione, vero?» disse Harry. «Mi sento pieno come un uovo, e tu?»

E ridendogli in faccia, Harry salì i gradini tre alla volta, e si precipitò nella sua camera.

La prima cosa che vide fu che Edvige era tornata. Appollaiata nella sua gabbia, fissava Harry con gli enormi occhi d’ambra e faceva scattare il becco come faceva sempre quando era irritata per qualcosa. Il motivo della sua irritazione divenne evidente quasi subito.

« Ahia! » disse Harry.

Era stato appena colpito in testa da quella che sembrava una piccola palla da tennis grigia e piumata. Harry si massaggiò vigorosamente, alzando lo sguardo per capire che cosa fosse, e vide un gufo minuscolo, tanto piccolo da entrare nel palmo della sua mano, che svolazzava eccitato per la stanza come un fuoco d’artificio appena acceso. Il gufo aveva lasciato cadere una lettera ai suoi piedi. Si chinò, riconobbe la calligrafia di Ron, poi strappò la busta. Dentro c’era un biglietto scritto di gran fretta.

Harry… PAPÀ HA I BIGLIETTI! Irlanda contro Bulgaria, lunedì sera. Mamma ha scrìtto ai Babbani per chiedergli di lasciarti stare da noi. Forse hanno già ricevuto la lettera. Non so quanto è rapida la posta babbana, ma ho pensato comunque di mandarti questo con Leo.

Harry fissò la parola “Leo”, poi guardò il minuscolo gufo che ora sfrecciava attorno al lampadario sul soffitto. Mai visto niente con un nome così poco appropriato. Forse non riusciva a leggere la calligrafia di Ron. Tornò alla lettera:

Verremo a prenderti, che ai Babbani piaccia o meno, non puoi perderti la Coppa del Mondo, solo che mamma e papà pensano che è meglio se facciamo finta di chiedere il loro permesso prima. Se dicono di sì, manda subito indietro Leo con la risposta, e saremo da te domenica alle cinque. Se dicono di no, rimanda subito Leo e verremo a prenderti domenica alle cinque comunque. Hermione arriva oggi pomeriggio. Percy ha cominciato a lavorare all’Ufficio per la Cooperazione Magica Internazionale. Non parlare assolutamente di Estero quando sarai qui a meno che tu non voglia farti strappar via le mutande dalla noia.

A presto, Ron

«Calmati!» disse Harry, mentre il piccolo gufo volava basso sulla sua testa, ululando come un matto (forse, immaginò Harry, per l’orgoglio di aver recapitato la lettera alla persona giusta). «Vieni qui, devi portare indietro la risposta!»

Il gufo scese svolazzando sulla gabbia di Edvige, che lo guardò gelida, come per sfidarlo ad avvicinarsi.

Harry prese di nuovo la penna d’aquila, afferrò un pezzo di pergamena pulito e scrisse:

Ron, è tutto ok, ì Babbani hanno detto che posso venire. Ci vediamo domani alle cinque. Non vedo l’ora.

Harry

Ripiegò il biglietto fino a farlo diventare piccolissimo e con immensa difficoltà lo legò alla zampa del gufetto che saltellava frenetico. Appena pronto, il gufo parti di nuovo, filò fuori dalla finestra e scomparve.

Harry si voltò verso Edvige.

«Ti va di fare un bel viaggetto?» le chiese.

Edvige tubò in tono dignitoso.

«Puoi portare questo a Sirius da parte mia?» disse, prendendo la lettera. «Un attimo che la finisco».

Srotolò di nuovo la pergamena e aggiunse in fretta un poscritto:

Se vuoi metterti in contatto con me, sarò dal mio amico Ron Weasley per il resto dell’estate. Suo padre ci ha trovato i biglietti per la Coppa del Mondo di Quidditch!

Poi legò la lettera alla zampa di Edvige, che rimase insolitamente immobile, come decisa a dimostrargli come dovrebbe comportarsi un vero gufo postino.

«Sarò da Ron quando torni, va bene?» le disse Harry.

Lei gli becchettò affettuosamente il dito, poi, con un morbido fruscio, spalancò le ali enormi e decollò dalla finestra aperta.

Harry la guardò sparire, poi strisciò sotto il letto, sollevò l’asse mobile ed estrasse un grosso pezzo di torta di compleanno. Rimase seduto sul pavimento a mangiarla, assaporando la felicità che lo invadeva. Aveva un dolce, e Dudley non aveva altro che pompelmo, era una bella giornata estiva, avrebbe lasciato Privet Drive l’indomani, la cicatrice era di nuovo perfettamente normale, e avrebbe visto la Coppa del Mondo di Quidditch. Era difficile in quel momento preoccuparsi di qualcosa, perfino di Voldemort.

CAPITOLO 4

RITORNO ALLA TANA

Per le dodici del giorno dopo, il baule di Harry era stipato delle sue cose di scuola e di tutti i suoi più cari averi: il Mantello dell’Invisibilità ereditato da suo padre, il manico di scopa ricevuto in dono da Sirius, la mappa incantata di Hogwarts regalatagli da Fred e George Weasley l’anno prima. Aveva svuotato di tutte le provviste il nascondiglio sotto l’asse mobile, controllato ogni angolo della camera da letto in cerca di libri d’incantesimi o penne d’aquila dimenticate, e staccato il foglio appeso al muro su cui contava i giorni che lo separavano dal primo settembre, la data del suo ritorno a Hogwarts.

L’atmosfera al numero 4 di Privet Drive era estremamente tesa. L’imminente arrivo a casa loro di un assortimento di maghi stava rendendo i Dursley nervosi e irritabili. Zio Vernon apparve decisamente allarmato quando Harry lo informò che i Weasley sarebbero arrivati alle cinque del giorno dopo.

«Spero che tu gli abbia detto di vestirsi come si deve, a quelli là» ringhiò subito. «Ho visto il genere di cose che vi mettete addosso. Sarà meglio che abbiano la decenza di indossare abiti normali, ecco».

Harry ebbe un sinistro presentimento. Di rado aveva visto il signore e la signora Weasley indossare qualcosa che i Dursley avrebbero definito “normale”. I loro figli forse portavano abiti Babbani durante le vacanze, ma il signore e la signora Weasley di solito indossavano lunghe vesti a vari livelli di trascuratezza. Harry non si preoccupava di quello che potevano pensare i vicini, ma piuttosto di quanto i Dursley avrebbero potuto essere sgarbati con i Weasley se questi si presentavano addobbati secondo la loro peggiore idea di maghi.

Zio Vernon si era messo il suo vestito migliore. Ad alcuni questo sarebbe potuto sembrare un gesto di benvenuto, ma Harry sapeva che in realtà zio Vernon voleva apparire impressionante e minaccioso. Dudley, d’altro canto, pareva come rimpicciolito. Non per gli effetti della dieta, ma per il terrore: l’ultima volta che si era imbattuto in un mago adulto ne era uscito con una coda di maiale a cavatappi che gli spuntava dal fondo dei pantaloni, e zia Petunia e zio Vernon avevano dovuto farlo operare in una clinica privata di Londra. Non c’era affatto da stupirsi, quindi, se Dudley continuava a strofinarsi nervosamente la mano sul sedere e si spostava da una stanza all’altra camminando di lato, come per non offrire lo stesso bersaglio al nemico.

Il pranzo fu consumato in un silenzio quasi assoluto. Dudley non protestò nemmeno per il cibo (ricotta e sedano gratinato). Zia Petunia non mangiò nulla. Teneva le braccia incrociate, aveva le labbra strette e sembrava che si masticasse la lingua, come per trattenere la furiosa invettiva che avrebbe tanto voluto scagliare contro Harry.

«Vengono in macchina, vero?» abbaiò zio Vernon attraverso il tavolo.

«Ehm» rispose Harry.

A questo non aveva pensato. Come avrebbero fatto i Weasley a venire a prenderlo? Non avevano più l’auto; la loro vecchia Ford Anglia al momento scorrazzava libera nella Foresta Proibita a Hogwarts. Ma l’anno prima il signor Weasley aveva preso in prestito un’auto del Ministero della Magia; forse avrebbe fatto lo stesso anche stavolta?

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