In circostanze normali non avrebbe visto l’ora di parlare con Hagrid, ma Cura delle Creature Magiche voleva dire trovarsi faccia a faccia con i Serpeverde — per la prima volta da quando era diventato campione.
Com’era prevedibile, Malfoy arrivò alla capanna di Hagrid con il consueto ghigno beffardo al suo posto.
«Ah, guardate, ragazzi, c’è il campione» disse a Tiger e Goyle nell’istante in cui arrivò a portata di Harry. «Avete i vostri libri degli autografi? Meglio chiedere una firma adesso, perché dubito che sarà in circolazione ancora a lungo… metà campioni del Tremaghi sono morti… quanto pensi che resisterai, Potter? Dieci minuti dall’inizio della prima prova, scommetto».
Tiger e Goyle scoppiarono docilmente a ridere, ma Malfoy non poté andare avanti perché Hagrid spuntò da dietro la capanna, portando una torre pericolante di cassette, ciascuna delle quali conteneva uno Schiopodo molto grosso. Con orrore della classe, Hagrid spiegò che la ragione per cui gli Schiopodi si ammazzavano a vicenda era un eccesso di energia repressa, e che la soluzione era che ciascuno di loro mettesse un guinzaglio a uno Schiopodo e lo portasse a fare una passeggiatina. La sola cosa buona del progetto fu che distrasse completamente Malfoy da Harry.
«Portare questa roba a passeggio?» ripeté Malfoy disgustato, guardando dentro una delle cassette. «E dove esattamente dovremmo far passare il guinzaglio? Attorno al pungiglione, alla coda esplosiva o alla ventosa?»
«Lì intorno in mezzo» indicò Hagrid. «Ehm… forse è meglio che vi mettete i guanti di pelle di drago, così, per precauzione, insomma. Harry… vieni qui e aiutami con questo grosso qua…»
La vera intenzione di Hagrid era di parlare con Harry lontano dal resto della classe.
Attese finché tutti gli altri furono partiti con i loro Schiopodi, poi si rivolse a Harry e disse, molto serio: «Allora… sei in gara, Harry. Nel Torneo. Campione della scuola».
«Uno dei campioni» lo corresse Harry.
I neri occhi lucidi di Hagrid erano pieni d’ansia sotto le sopracciglia incolte. «Non hai idea di chi ti ci ha messo dentro, Harry?»
«Allora tu ci credi che non sono stato io?» esclamò Harry, nascondendo a fatica un fiotto di gratitudine.
«Ma certo che ci credo» grugnì Hagrid. «Tu dici che non sei stato tu, e io ti credo — e Silente ti crede, ecco».
«Vorrei proprio sapere chi è stato» disse Harry amaramente.
Guardarono tutti e due verso il prato; la classe era sparpagliata, e in grande difficoltà. Gli Schiopodi erano lunghi più di un metro, ed estremamente robusti. Non erano più nudi e privi di colore, ma coperti da una sorta di spessa, lucente corazza grigiastra. Sembravano un incrocio tra scorpioni giganti e granchi oblunghi — ma sempre senza testa o occhi riconoscibili. Erano diventati spaventosamente forti, e molto difficili da controllare.
«Si divertono, eh?» esclamò Hagrid allegramente. Harry dedusse che stava parlando degli Schiopodi, perché i suoi compagni certo non si divertivano: ogni tanto, con un bang preoccupante, una delle code degli Schiopodi esplodeva, sparando la bestia parecchi metri più avanti, e trascinando sulla pancia il malcapitato accompagnatore.
«Ah, io non so, Harry» disse Hagrid all’improvviso con un gran sospiro, tornando a guardarlo preoccupato. «Campione della scuola… sembra che capita tutto a te, vero?»
Harry non rispose. Sì, sembrava che capitasse tutto a lui… era più o meno quello che aveva detto Hermione camminando attorno al lago, ed era questa la ragione, secondo lei, per cui Ron non gli rivolgeva più la parola.
* * *
I giorni che seguirono furono tra i più brutti di Harry a Hogwarts. Era arrivato a sentirsi così male solo durante quei mesi del secondo anno, in cui gran parte della scuola lo aveva sospettato di pietrificare i suoi compagni. Ma allora Ron era suo amico. Harry era convinto che sarebbe riuscito a sopportare il resto della scuola se solo avesse potuto riavere Ron al suo fianco, ma non intendeva cercare di convincerlo a parlargli se lui non voleva. Ora si sentiva solo, con il livore che gli pioveva addosso da tutte le parti.
Poteva capire l’atteggiamento dei Tassorosso, anche se non gli piaceva; avevano il loro campione da sostenere. Non si aspettava altro che biechi insulti dai Serpeverde — era estremamente impopolare tra loro e lo era sempre stato, perché con i colori di Grifondoro li aveva battuti un’infinità di volte, sia a Quidditch che nella Coppa delle Case. Ma aveva sperato che i Corvonero sarebbero stati disposti a tifare per lui come per Cedric. Invece no: i Corvonero parevano convinti in gran parte che avesse imbrogliato il Calice solo perché era avido di celebrità.
Poi c’era il fatto che Cedric sembrava un campione, molto più di lui. Straordinariamente bello, con quel naso diritto, i capelli scuri e gli occhi grigi, era difficile dire chi fosse più ammirato in quei giorni, se lui o Viktor Krum. Harry vide addirittura le stesse ragazze del sesto anno che avevano smaniato per l’autografo di Krum supplicare Cedric di firmare le loro borse, un giorno a pranzo.
Nel frattempo non c’era risposta da Sirius, Edvige si rifiutava di avvicinarsi a lui, la professoressa Cooman prediceva la sua morte con ancor più sicurezza del solito, e Harry andò cosi male in Incantesimi di Appello alla lezione del professor Vitious che gli toccarono dei compiti in più: fu l’unico ad averli, oltre Neville.
«Davvero, non è così difficile, Harry» cercò di rassicurarlo Hermione mentre uscivano dalla lezione di Vitious: lei aveva attirato oggetti da tutta la stanza per tutta la lezione, come se fosse stata una calamita per cancellini, cestini della carta straccia e Lunascopi. «È solo che non ti sei concentrato nel modo giusto…»
«Chissà perché» borbottò Harry cupo, mentre Cedric Diggory lo superava, circondato da un bel gruppo di ragazze miagolanti, che guardarono tutte Harry come se fosse uno Schiopodo particolarmente grosso. «Comunque… non c’è problema, eh? Oggi pomeriggio doppie Pozioni, non vedo l’ora…»
La doppia lezione di Pozioni era sempre un’esperienza terribile, ma in quei giorni rasentava la tortura. Essere rinchiusi in una cantina per un’ora e mezza con Piton e i Serpeverde, tutti decisi, a quanto pareva, a fargli pagare l’ardire di essere diventato campione della scuola, era la cosa più orrenda che Harry potesse immaginare, o quasi. Aveva già sofferto per un venerdì, con Hermione seduta accanto a lui che ripeteva “Ignorali, ignorali, ignorali” sottovoce, e non vedeva perché quel giorno le cose avrebbero dovuto andare meglio.
Quando lui e Hermione raggiunsero il sotterraneo di Piton dopo pranzo, scoprirono che i Serpeverde li aspettavano fuori, ognuno con una grossa spilla appuntata sulla divisa in bella vista. Per un folle attimo Harry pensò che si trattasse di spille CREPA — poi si accorse che avevano tutte lo stesso slogan a lettere rosse che brillavano vivaci nel corridoio sotterraneo scarsamente illuminato:
TIFATE PER CEDRIC DIGGORY — IL VERO CAMPIONE DI HOGWARTS!
«Ti piacciono, Potter?» esclamò Malfoy ad alta voce mentre Harry si avvicinava. «E non è tutto: guarda!»
Premette la spilla e lo slogan sparì, sostituito da un altro, questa volta verde:
POTTER FA SCHIFO
I Serpeverde ulularono dalle risate. Anche loro, tutti quanti, premettero le loro spille, finché la frase POTTER FA SCHIFO non scintillò intorno a Harry. Lui sentì il calore invadergli di colpo la faccia e il collo.
«Oh, molto divertente» disse Hermione sarcastica a Pansy Parkinson e alla sua banda di ragazze di Serpeverde, che ridevano più di tutti, «davvero spiritoso » .
Ron era appoggiato al muro con Dean e Seamus. Non rideva, ma non prese nemmeno le parti di Harry.
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