«Ciao» disse lei, porgendogli una pila di toast avvolti in un tovagliolo. «Ti ho portato questi… ti va una passeggiata?»
«Buona idea» rispose Harry, grato.
Scesero, attraversarono in fretta l’Ingresso senza guardare dentro la Sala Grande, e ben presto si trovarono a percorrere il prato in direzione del lago, dove era ormeggiata la nave di Durmstrang, sagoma nera riflessa nell’acqua. Era una mattinata gelida, e camminarono mangiando, mentre Harry raccontava a Hermione che cosa era successo esattamente dopo che aveva lasciato il tavolo di Grifondoro la sera prima. Con suo immenso sollievo, Hermione accettò la sua storia senza riserve.
«Be’, naturalmente lo sapevo che non ti eri fatto avanti tu» disse, quando lui ebbe finito di riferirle la scena avvenuta nella stanza accanto alla Sala Grande. «Dovevi vederti quando Silente ha letto il tuo nome! Ma la domanda è: chi è stato a metterlo nel Calice? Perché Moody ha ragione, Harry… non credo che nessuno degli studenti avrebbe potuto farlo… non sarebbero mai stati in grado di imbrogliare il Calice, o scavalcare Silente e i suoi…»
«Hai visto Ron?» la interruppe Harry.
Hermione esitò.
«Ehm… sì… era a colazione» rispose.
«Pensa ancora che sia stato io a dare il mio nome?»
«Be’… no, non credo… non per davvero » disse Hermione imbarazzata.
«Che vuol dire “non per davvero”?»
«Oh, Harry, non hai capito?» disse Hermione accoratamente. «È geloso!»
« Geloso? » esclamò Harry incredulo. «Geloso di cosa? Vuole fare la figura dell’idiota davanti a tutta la scuola, eh?»
«Senti» disse Hermione paziente, «tu sei sempre al centro dell’attenzione, lo sai che è così. Lo so che non è colpa tua» aggiunse in fretta, vedendo che Harry spalancava la bocca infuriato, «lo so che non vai a cercartelo… ma, be’, lo sai, Ron ha tutti quei fratelli con cui competere a casa, e tu sei il suo migliore amico, e sei così famoso — viene sempre messo in disparte quando ci sei tu, e lo sopporta, e non ne parla mai, ma credo che questa sia stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso…»
«Magnifico» disse Harry amaramente. «Davvero magnifico. Digli da parte mia che facciamo cambio quando vuole. Digli da parte mia che è il benvenuto… la gente che sbircia la mia cicatrice ovunque vada…»
«Non gli dirò un bel niente» disse Hermione brusca. «Diglielo tu. È il solo modo di risolvere la faccenda».
«Non ho intenzione di corrergli dietro per dirgli di crescere!» rispose Harry, così forte che parecchi gufi su un albero vicino spiccarono il volo allarmati. «Forse si convincerà che non mi sto divertendo quando mi sarò rotto l’osso del collo o…»
«Non fa ridere» disse Hermione piano. «Non fa ridere neanche un po’». Sembrava estremamente preoccupata. «Harry, stavo pensando… lo sai che cosa dobbiamo fare, vero? Subito, appena torniamo al castello?»
«Sì, dobbiamo dare a Ron un bel calcio nel…»
« Scrivere a Sirius. Devi dirgli che cosa è successo. Ti ha chiesto di tenerlo al corrente di tutto quello che succede a Hogwarts… è come se si aspettasse qualcosa del genere. Ho qui una pergamena e una penna…»
«Piantala!» disse Harry, guardandosi intorno per essere sicuro che nessuno ascoltasse; ma i prati erano deserti. «È tornato solo perché mi faceva male la cicatrice. Probabilmente correrà al castello se gli dico che qualcuno mi ha iscritto al Torneo Tremaghi…»
« Lui vorrebbe che glielo dicessi » disse Hermione con fermezza. «Lo scoprirà comunque…»
«Come?»
«Harry, questa cosa non passerà sotto silenzio» disse Hermione molto seria. «Questo Torneo è famoso, e tu sei famoso, sarei davvero sorpresa se la Gazzetta del Profeta non scrivesse niente su di te… sei già citato in metà dei libri su Tu-Sai-Chi, lo sai… e Sirius preferirebbe saperlo da te, lo so che è così».
«Ok, ok, gli scriverò» disse Harry, gettando l’ultimo pezzo di pane tostato nel lago. Entrambi rimasero a guardarlo galleggiare per un attimo, prima che un grosso tentacolo spuntasse dall’acqua e lo facesse sparire. Poi tornarono al castello.
«Che gufo devo usare?» disse Harry mentre salivano le scale. «Mi ha scritto di non usare più Edvige».
«Chiedi a Ron se ti presta…»
«A Ron non chiedo un bel niente» disse Harry in tono perentorio.
«Be’, allora prendi uno dei gufi della scuola, li possono usare tutti» disse Hennione.
Salirono alla Guferia. Hermione diede a Harry una pergamena, una penna e una boccetta d’inchiostro, poi si mise a passeggiare tra le lunghe file di trespoli, osservando i gufi così diversi, mentre Harry sedeva con la schiena appoggiata al muro e scriveva la sua lettera.
Caro Sirius,
Mi hai detto di tenerti informato su quello che succede a Hogwarts, così eccomi qui. Non so se hai sentito, ma il Torneo Tremaghi si tiene quest’anno e sabato sera sono stato scelto come quarto campione. Non so chi ha messo il mio nome nel Calice di Fuoco, perché non sono stato io. L’altro campione di Hogwarts è Cedric Diggory, di Tassorosso.
A questo punto s’interruppe e ridletté. Avrebbe voluto dirgli del peso terribile che pareva essersi installato nel suo petto dalla sera prima, ma non riusci a trovare le parole per dirlo, così si limitò a intingere di nuovo la penna nell’inchiostro e scrisse:
Spero che tu e Fierobecco stiate bene.
Harry
«Finito» disse a Hennione, alzandosi e spazzolando via la paglia dall’abito. A quell’atto, Edvige scese svolazzando sulla sua spalla, e tese la zampa.
«Non posso mandare te» le disse Harry, cercando con lo sguardo i gufi della scuola. «Devo usare uno di questi…»
Edvige ululò molto forte, e decollò così all’improvviso che i suoi artigli gli penetrarono nella spalla. Si tenne lontana da Harry mentre lui legava la lettera alla zampa di un grosso barbagianni. Quando il barbagianni fu volato via, Harry tese la mano per accarezzare Edvige, ma lei fece scattare il becco con rabbia e volò verso le travi, fuori tiro.
«Prima Ron, poi tu» esclamò Harry con rabbia. « Non è colpa mia » .
* * *
Se Harry aveva pensato che le cose sarebbero migliorate non appena tutti si fossero abituati all’idea che era uno dei campioni, il giorno seguente gli dimostrò quanto si sbagliava. Non poté più evitare il resto della scuola quando ripresero le lezioni — ed era chiaro che il resto della scuola, proprio come i Grifondoro, era convinto che Harry si fosse proposto per il Torneo. A differenza dei Grifondoro, però, non sembravano affatto entusiasti.
I Tassorosso, che di solito erano in ottimi rapporti con i Grifondoro, erano diventati decisamente freddi nei loro confronti: una lezione di Erbologia bastò a dimostrarlo. Evidentemente i Tassorosso sentivano che Harry aveva rubato la gloria al loro campione; un sentimento inasprito, forse, dal fatto che la casa di Tassorosso molto di rado si copriva di gloria, e che Cedric era uno dei pochi ad avergliene conferita, quando aveva battuto Grifondoro a Quidditch. Ernie Macmillan e Justin Finch-Fletchley, con i quali Harry di solito andava molto d’accordo, non gli rivolsero la parola anche se stavano trapiantando Bulbi Balzellanti allo stesso tavolo: in compenso risero in maniera piuttosto sgradevole quando uno dei Bulbi Balzellanti si divincolò dalla presa di Harry e lo schiaffeggiò. Nemmeno Ron gli rivolgeva la parola: Hermione sedeva tra di loro, sforzandosi di fare conversazione, ma anche se tutti e due le rispondevano normalmente, evitavano di guardarsi. Harry pensò che perfino la professoressa Sprite sembrava fredda con lui: ma d’altra parte era la Direttrice della casa di Tassorosso.
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