Karkaroff si voltò e raggiunse la porta con i suoi studenti al seguito. Harry si fermò per cedergli il passo.
«Grazie» disse Karkaroff noncurante, guardandolo appena.
E poi s’immobilizzò. Si voltò di nuovo verso Harry e lo guardò come se non riuscisse a credere ai suoi occhi. Dietro di lui, anche gli studenti di Durmstrang si fermarono. Gli occhi di Karkaroff risalirono lentamente il viso di Harry e indugiarono sulla sua cicatrice. Anche gli studenti di Durmstrang fissavano Harry incuriositi. Con la coda dell’occhio, Harry vide le facce di alcuni illuminarsi di comprensione: il ragazzo con i vestiti macchiati diede un colpetto alla sua vicina e indicò apertamente la fronte di Harry.
«Sì, è Harry Potter» disse una voce ringhiosa alle loro spalle.
Il professor Karkaroff si voltò di scatto. Malocchio Moody era là, appoggiato pesantemente al bastone, l’occhio magico che fissava malevolo il Preside di Durmstrang.
Il colore svanì dal viso di Karkaroff. I suoi lineamenti si torsero in una terribile smorfia di rabbia e paura.
«Tu!» esclamò, fissando Moody come se avesse visto un fantasma.
«Io» disse Moody arcigno. «E a meno che tu non debba dire qualcosa a Potter, Karkaroff, è il caso che tu ti sposti. Stai bloccando il passaggio».
Era vero; metà degli studenti della Sala ora era in attesa alle loro spalle e si alzavano in punta di piedi per vedere il motivo dell’ingorgo.
Senza dir altro, il professor Karkaroff si portò via i suoi studenti. Moody lo guardò sparire, l’occhio magico puntato sulla sua schiena, un’aria di intenso disgusto sul viso sfigurato.
* * *
Di sabato, in genere, quasi tutti gli studenti facevano colazione tardi. Invece quella mattina Harry, Ron e Hermione non furono i soli ad alzarsi molto prima del solito: quando scesero in Sala d’Ingresso, c’erano già una ventina di persone che girellavano, mangiando toast e osservando il Calice di Fuoco. Stava nel centro della Sala, sullo sgabello che di solito reggeva il Cappello Parlante. Una sottile linea d’oro circolare era disegnata per terra, a circa tre metri dallo sgabello.
«Qualcuno ci ha già messo dentro il suo nome?» chiese Ron impaziente a una del terzo anno.
«Tutti quelli di Durmstrang» rispose lei. «Ma non ho ancora visto nessuno di Hogwarts».
«Scommetto che qualcuno si è segnato ieri sera dopo che eravamo tutti andati a dormire» disse Harry. «Io avrei fatto così… non avrei voluto che tutti mi vedessero. E se il Calice ti risputa subito fuori?»
Qualcuno rise alle spalle di Harry. Voltandosi, vide Fred, George e Lee Jordan che correvano giù dalle scale, tutti e tre molto eccitati.
«Fatto» sussurrò Fred trionfante a Harry, Ron e Hermione. «L’abbiamo appena presa».
«Cosa?» chiese Ron.
«La Pozione Invecchiante, cervellodicacca» disse Fred.
«Una goccia per uno» spiegò George, sfregandosi le mani tutto allegro. «Ci basta essere più grandi solo di pochi mesi».
«Ci divideremo i mille galeoni se vince uno di noi tre» disse Lee, con un gran sorriso.
«Non sono sicura che funzionerà, sapete» intervenne Hermione cauta. «Silente avrà pensato anche a questo».
Fred, George e Lee la ignorarono.
«Pronti?» chiese Fred agli altri due, tremando per l’eccitazione. «Andiamo, allora… vado io per primo…»
Harry guardò affascinato Fred che estraeva dalla tasca un foglietto di pergamena con scritto sopra “Fred Weasley — Hogwarts”. Fred avanzò fino alla linea, e lì rimase, dondolandosi sulle punte dei piedi come un tuffatore che si accinge a un volo di quindici metri. Poi, con gli occhi di tutti i presenti puntati addosso, trasse un gran respiro e superò la linea.
Per un solo istante, Harry fu convinto che avesse funzionato — George lo pensò di sicuro, perché emise un ululato di trionfo e seguì il fratello con un balzo — ma un attimo dopo si udì un forte sfrigolio, ed entrambi i gemelli furono espulsi dal cerchio d’oro come se fossero stati scagliati da un invisibile lanciatore del peso. Atterrarono doloranti a tre metri di distanza sul freddo pavimento di pietra, poi, come se non bastasse, risuonò una forte esplosione ed entrambi si videro spuntare due identiche lunghe barbe bianche.
La Sala d’Ingresso rimbombò di risate, a cui si aggiunsero anche quelle di George e Fred, non appena si furono guardati bene in faccia.
«Vi avevo avvertiti» disse una voce profonda e divertita, e tutti si voltarono mentre il professor Silente usciva dalla Sala Grande. Scrutò Fred e George con gli occhi che scintillavano. «Suggerisco a entrambi di andare da Madama Chips. Si sta già occupando della signorina Fawcett di Corvonero e del signor Summers di Tassorosso: anche loro hanno deciso di invecchiarsi un po’. Anche se devo dire che le loro barbe non sono nemmeno remotamente belle come le vostre».
Fred e George si diressero all’infermeria, accompagnati da Lee, che ululava dal ridere, mentre Harry, Ron e Hermione, ridacchiando a loro volta, entrarono per far colazione.
Le decorazioni della Sala Grande quella mattina erano cambiate. Era Halloween: una nuvola di pipistrelli vivi svolazzava sul soffitto incantato, mentre centinaia di zucche intagliate sogghignavano da tutti gli angoli. Harry si diresse verso Dean e Seamus, che stavano discutendo degli studenti di Hogwarts di diciassette anni o più che probabilmente si sarebbero fatti avanti.
«Gira voce che Warrington si sia alzato presto e abbia presentato il suo nome» disse Dean a Harry. «Quello grosso di Serpeverde che sembra un bradipo».
Harry, che aveva giocato a Quidditch contro Warrington, scosse la testa disgustato. «Non possiamo avere un campione di Serpeverde!»
«E tutta Tassorosso parla di Diggory» disse Seamus sprezzante. «Io non pensavo che avrebbe voluto rischiare il suo bel faccino».
«Ascoltate!» esclamò Hermione all’improvviso.
Nell’Ingresso si udirono applausi e grida. Tutti si voltarono sulle sedie e videro entrare Angelina Johnson con un sorriso imbarazzato. Angelina, una ragazza nera alta che giocava da Cacciatrice nella squadra di Quidditch di Grifondoro, li raggiunse, si sedette e disse: «Be’, fatto! Ho appena consegnato il mio nome!»
«Stai scherzando!» disse Ron, colpito.
«Ma allora hai diciassette anni?» le chiese Harry.
«Ma certo che ce li ha. Io non vedo nessuna barba, e tu?» disse Ron.
«Li ho compiuti la settimana scorsa» spiegò Angelina.
«Be’, sono contenta che si presenti qualcuno di Grifondoro» disse Hermione. «Spero davvero che tu ce la faccia, Angelina!»
«Grazie, Hermione» disse Angelina con un sorriso.
«Sì, meglio tu che Bambolo Diggory!» disse Seamus, suscitando gli sguardi truci di parecchi Tassorosso che passavano lì davanti.
«Che cosa facciamo oggi, allora?» chiese Ron a Harry e Hermione quando ebbero finito di fare colazione e uscirono dalla Sala Grande.
«Non siamo ancora andati da Hagrid» propose Harry.
«Ok» disse Ron, «basta che non ci chieda di offrire qualche dito agli Schiopodi».
All’improvviso Hermione s’illuminò di entusiasmo.
«Mi è venuto in mente adesso… non ho ancora chiesto a Hagrid di iscriversi a CREPA!» esclamò. «Aspettatemi, faccio un salto di sopra a prendere le spille, va bene?»
«Ma che razza di…» disse Ron esasperato mentre Hermione correva su per la scalinata di marmo.
«Ehi, Ron» disse Harry all’improvviso. «È la tua amica…»
Gli studenti di Beauxbatons stavano rientrando dal parco, compresa la ragazza che assomigliava a una Veela. I ragazzi accalcati attorno al Calice di Fuoco si ritrassero per lasciarli passare, guardandoli con grande curiosità.
Madame Maxime entrò alle spalle dei suoi studenti e li mise in fila. Uno dopo l’altro, gli allievi di Beauxbatons varcarono la Linea dell’Età e lasciarono cadere i loro pezzetti di pergamena nelle fiamme blu e biancastre. Ogni nome, cadendo nel fuoco, diventava rosso per un attimo e sprizzava scintille.
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