J. Rowling - Harry Potter e il calice di fuoco

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Harry Potter e il calice di fuoco: краткое содержание, описание и аннотация

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È un momento cruciale nella vita di Harry: ormai è un mago adolescente, vuole andarsene dalla casa degli odiosi Dursley, vuole sognare la Cercatrice del Corvonero per cui ha una cotta tremenda... Intanto, grandiosi avvenimenti si stanno preparando alla scuola di Hogwarts, dove si svolgerà un torneo tra tutte le più importanti scuole di magia. E nonostante non abbia ancora 16 anni, età per iscriversi alla competizione, Harry viene scelto dal Calice di Fuoco per superare prove terrificanti: si troverà faccia a faccia con la morte, come sempre per colpa del perfido Voldemort; e con l’amore.
Vincitore del premio Hugo per il miglior romanzo in 2001.

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«Che cosa credi che succederà a quelli che vengono esclusi?» mormorò Ron rivolto a Harry, mentre la Veela lasciava cadere il suo foglietto nel Calice. «Credi che torneranno alla loro scuola o resteranno qui a vedere il Torneo?»

«Non lo so» rispose Harry. «Resteranno qui, immagino… Madame Maxime resta per fare il giudice, no?»

Quando tutti gli studenti di Beauxbatons ebbero inserito i loro nomi nel Calice, Madame Maxime li condusse di nuovo fuori, nel parco.

«Allora, dove dormono?» disse Ron, avanzando verso la porta per seguirli con lo sguardo.

Un gran fracasso alle loro spalle annunciò la ricomparsa di Hermione con la scatola di spille CREPA.

«Oh, be’, muoviamoci» disse Ron, correndo giù per i gradini senza togliere gli occhi di dosso alla Veela, che ora era a metà del prato con Madame Maxime.

Mentre si avvicinavano alla capanna di Hagrid al limitare della Foresta Proibita, fu svelato il mistero della sistemazione notturna di Beauxbatons: gli studenti stavano risalendo a bordo della gigantesca carrozza blu polvere, ora parcheggiata a un centinaio di metri dalla porta di casa di Hagrid. I pachidermici cavalli volanti pascolavano in un recinto improvvisato lì accanto.

Harry bussò alla porta di Hagrid, e i latrati tonanti di Thor risposero all’istante.

«Era ora!» esclamò Hagrid, aperta la porta e visto chi bussava. «Credevo che v’eravate scordati dov’è che abito!»

«Abbiamo avuto tanto da fare. Ha…» esordì Hermione, e ammutolì.

Hagrid indossava il suo migliore (e davvero orrendo) vestito marrone peloso, più una cravatta a quadri gialli e arancio. Ma non era questo il peggio; evidentemente aveva cercato di domare le sue chiome, usando dosi abbondanti di quella che sembrava morchia. Ora i capelli erano appiattiti in due ciuffi: forse aveva cercato di farsi la coda come Bill, ma aveva scoperto di averne troppi. Il look non gli donava affatto. Per un momento, Hermione strabuzzò gli occhi, poi, decisa a non commentare, disse: «Ehm… dove sono gli Schiopodi?»

«Là fuori vicino all’orto delle zucche» rispose Hagrid tutto felice. «Stanno diventando grandicelli, ormai devono essere lunghi quasi un metro. C’è solo un problema, hanno cominciato a mangiarsi tra loro».

«Oh, no, davvero?» disse Hermione, tacitando con un’occhiata eloquente Ron che, fissando la stravagante acconciatura di Hagrid, aveva appena aperto la bocca per dire la sua.

«Sì» disse Hagrid malinconico. «Va tutto bene però, adesso li ho messi in vasche separate. Ce n’ho ancora una ventina».

«Be’, meno male» commentò Ron. Hagrid non colse il sarcasmo.

La capanna di Hagrid era in realtà una sola stanza: un letto gigantesco con una coperta patchwork era sistemato in un angolo. Un tavolo di legno e alcune sedie ugualmente smisurate si trovavano davanti al fuoco, sotto un’abbondanza di prosciutti salati e uccelli morti penzolanti dal soffitto. I ragazzi sedettero al tavolo mentre Hagrid preparava il tè. e ben presto furono immersi nell’ennesima discussione sul Torneo Tremaghi. Hagrid sembrava eccitato quanto loro.

«Aspettate» disse con un gran sorriso. «Dovete solo aspettare, vedrete della roba che non avete mai visto. La prima prova… ah, ma non devo dire niente».

«Continua, Hagrid!» lo supplicarono Harry, Ron e Hermione. ma lui si limitò a scuotere la testa sorridendo.

«Non voglio rovinarvi la sorpresa» disse. «Ma sarà uno spettacolo, parola mia. Quei campioni dovranno proprio mettercela tutta. Mai pensavo di vedere un Torneo Tremaghi nella mia vita!»

Finirono per pranzare da Hagrid, anche se non mangiarono molto: Hagrid aveva preparato quello che secondo lui era uno stufato di carne, ma dopo che Hermione estrasse un grosso artiglio dalla sua porzione, lei, Harry e Ron persero l’appetito. Però si divertirono a cercare di far dire a Hagrid quali sarebbero state le prove del Torneo, discussero quali dei partecipanti avevano le maggiori possibilità di essere scelti come campioni, e si chiesero se Fred e George erano già stati liberati della barba.

Una pioggia leggera prese a cadere a metà pomeriggio; era molto piacevole star seduti vicino al fuoco, ascoltando il ticchettio morbido delle gocce contro la finestra, guardando Hagrid che si rammendava i calzini e litigava con Hermione a proposito degli elfi domestici — perché si rifiutò categoricamente di unirsi al CREPA quando lei gli mostrò le spille.

«Gli fai solo un dispiacere, Hermione» disse in tono grave, infilando uno spesso filo giallo in un enorme ago di osso. «È nella loro natura curare gli umani, sono fatti così, capito? Li fai infelici se ci porti via il loro lavoro, e li insulti se provi a pagarli».

«Ma Harry ha liberato Dobby, ed era al settimo cielo» obiettò Hermione. «E abbiamo sentito dire che adesso chiede lo stipendio!»

«Sì, be’, ci sono i matti in tutte le razze. Non dico che non c’è il singolo elfo che ci piacerebbe la libertà, ma non riuscirai mai a convincere gli altri, quasi tutti gli altri — no, niente da fare, Hermione».

Hermione parve molto contrariata, e infilò la scatola con le spiile nella tasca del mantello.

Alle cinque e mezza stava calando l’oscurità, e Ron, Harry e Hermione decisero che era ora di tornare al castello per il banchetto di Halloween e, cosa più importante, per assistere alla proclamazione dei campioni delle tre scuole.

«Vengo con voi» disse Hagrid, mettendo via il cucito. «Solo un secondo».

Hagrid si alzò, raggiunse la cassettiera accanto al letto e vi frugò in cerca di qualcosa. Non gli fecero molto caso finché un odore davvero atroce non colpì i loro nasi.

Tossicchiando, Ron disse: «Hagrid, che cos’è?»

«Eh?» disse Hagrid, voltandosi con una grossa bottiglia in mano. «Non vi piace?»

«È dopobarba?» chiese Hermione con voce un po’ soffocata.

«Ehm… Eau de Cologne» borbottò Hagrid. Stava diventando rosso. «Forse è un po’ troppa» disse burbero. «Vado a toglierla, aspettate…»

Si precipitò fuori e lo videro lavarsi vigorosamente nel barile d’acqua fuori dalla finestra.

«Eau de Cologne?» esclamò Hermione stupefatta. « Hagrid? »

«E i capelli, e il vestito?» aggiunse Harry a mezza voce.

«Guardate!» esclamò Ron all’improvviso, indicando fuori.

Hagrid si era appena rialzato e voltato. Se prima era arrossito, non era niente in confronto a quello che gli stava succedendo ora. Alzandosi con molta cautela, in modo che Hagrid non li vedesse, Harry, Ron e Hermione sbirciarono dalla finestra e videro che Madame Maxime e gli studenti di Beauxbatons erano appena usciti dalla carrozza, anche loro diretti al banchetto. Non sentirono le parole di Hagrid, ma si era rivolto a Madame Maxime con lo sguardo rapito e velato che Harry gli aveva visto solo in una circostanza: quando contemplava il cucciolo di drago, Norberto.

«Va al castello con lei!» sbottò Hermione indignata. «Credevo che ci aspettasse…»

Dopo aver degnato la capanna solo di una vaga occhiata, Hagrid marciò su per il prato con Madame Maxime, gli studenti di Beauxbatons al seguito, impegnati a correre per tener dietro alle loro enormi falcate.

«Lei gli piace!» disse Ron incredulo. «Be’, se avranno dei figli, stabiliranno un record mondiale: ci scommetto che i loro bambini peseranno una tonnellata».

Uscirono dalla capanna e si chiusero la porta alle spalle. Fuori era sorprendentemente buio. Stringendosi nei mantelli, s’incamminarono su per i prati.

«Ooh, sono loro, guardate!» sussurrò Hermione.

Il drappello di Durmstrang risaliva dal lago verso il castello. Viktor Krum camminava a fianco di Karkaroff, e gli altri studenti li seguivano in ordine sparso. Eccitato, Ron seguì Krum con gli occhi, ma quest’ultimo non si guardò intorno mentre raggiungeva il portone principale e lo varcava prima di loro.

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