«Buongiorno» disse il Babbano.
«Lei è il signor Roberts?»
«Sì, sono io» rispose il signor Roberts. «E voi chi siete?»
«Weasley… due tende, abbiamo prenotato un paio di giorni fa».
«Sì» disse il signor Roberts, consultando una lista appesa alla porta. «Le piazzole sono lassù verso il bosco. Solo per questa notte?»
«Proprio così» disse il signor Weasley.
«Allora paga adesso?»
«Ah… sicuro… certo…» disse il signor Weasley. Si allontanò di qualche passo e fece cenno a Harry di avvicinarsi. «Aiutami, Harry» bisbigliò, estraendo un mazzetto di banconote babbane dalla tasca e cominciando a sfogliarle. «Questo è da… da… dieci? Ah, sì, adesso vedo i numeri… allora questo è da cinque?»
«Da venti» lo corresse Harry sottovoce, ben sapendo che il signor Roberts cercava di non perdersi una parola.
«Ah, sì, allora questo è… non so, questi pezzetti di carta…»
«Straniero?» chiese il signor Roberts mentre il signor Weasley tornava con i soldi giusti.
«Straniero?» ripeté il signor Weasley, perplesso.
«Lei non è il primo ad aver problemi con i soldi» spiegò il signor Roberts, esaminando il signor Weasley da vicino. «Dieci minuti fa due tipi hanno cercato di pagarmi con delle monete d’oro grandi come coprimozzi».
«Davvero?» disse il signor Weasley nervoso.
Il signor Roberts frugò in un barattolo, cercando il resto.
«Mai stato così pieno» disse all’improvviso, guardando di nuovo verso il campo nebbioso. «Centinaia di prenotazioni. Di solito la gente arriva e basta…»
«Vanno bene?» chiese il signor Weasley, la mano tesa ad aspettare il resto, che il signor Roberts non gli diede.
«Sì» disse pensieroso. «Gente da ogni dove. Un sacco di stranieri. E non solo stranieri. Bizzarri, capito? C’è un tipo che va in giro con un kilt e un poncho».
«Non dovrebbe?» chiese ansiosamente il signor Weasley.
«È come una specie di… non so… come una specie di raduno» disse il signor Roberts. «Hanno l’aria di conoscersi tutti. Come una gran festa».
In quel momento, un mago con i pantaloni alla zuava apparve dal nulla vicino al signor Roberts.
« Oblivion! » disse in tono secco, puntandogli contro la bacchetta. Immediatamente gli occhi del signor Roberts diventarono vacui, le sue sopracciglia si spianarono e uno sguardo di sognante indifferenza cadde sul suo viso. Harry riconobbe gli effetti dell’Incantesimo di Memoria.
«Una mappa del campeggio per voi» disse tranquillamente il signor Roberts al signor Weasley. «E il suo resto».
«Grazie mille» disse il signor Weasley.
Il mago con i pantaloni alla zuava li accompagnò verso il cancello del campeggio. Sembrava sfinito; aveva il mento blu di barba non fatta e profonde ombre viola sotto gli occhi. Una volta fuori dalla portata del signor Roberts, bisbigliò al signor Weasley: «Mi sta dando un sacco di problemi. Ha bisogno di un Incantesimo di Memoria dieci volte al giorno per starsene tranquillo. E Ludo Bagman non mi dà certo una mano. Va in giro a parlare di Bolidi e Pluffe a voce altissima, e non ci pensa proprio alla sicurezza anti-Babbani. Cielo, sarò felice quando tutto questo sarà finito. Ci vediamo più tardi. Arthur».
E si Smaterializzò.
«Ma il signor Bagman non è il Direttore dei Giochi e degli Sport Magici?» chiese Ginny con aria sorpresa. «Dovrebbe saperlo che non si parla di Bolidi coi Babbani in circolazione, vero?»
«Dovrebbe» disse il signor Weasley sorridendo e guidandoli attraverso il cancello su per il campeggio, «ma Ludo è sempre stato un po’… be’… rilassato in fatto di sicurezza. In compenso non si potrebbe desiderare un Direttore dell’Ufficio per lo Sport più entusiasta. Giocava a Quidditch nella Nazionale Inglese, sapete. Ed è stato il miglior Battitore che le Vespe di Winbourne abbiano mai avuto».
Risalirono il campo nebbioso tra lunghe file di tende. Molte avevano un’aria quasi normale; i loro proprietari avevano chiaramente cercato di renderle più babbanesche possibile, ma poi si erano traditi aggiungendo camini, batacchi, o banderuole. Qua e là spuntavano tende così vistosamente magiche che Harry non poteva certo stupirsi se il signor Roberts nutriva dei sospetti. A metà del campo sorgeva una stravagante costruzione di seta a righe simile a un palazzo in miniatura, con parecchi pavoni vivi legati all’ingresso. Un po’ più in là passarono davanti a una tenda con tre piani e parecchie torrette; e ancora oltre c’era una tenda con giardino, completo di vasca per gli uccellini, meridiana e fontana.
«Siamo sempre gli stessi» disse il signor Weasley con un sorriso, «non possiamo fare a meno di esibirci quando ci ritroviamo. Ah, eccoci, guardate, questo è il nostro posto».
Avevano raggiunto il limitare del bosco in cima al campo, e lì c’era uno spazio vuoto, con un piccolo cartello piantato per terra che diceva “Weezly”.
«Non potevamo trovare un posto migliore!» disse allegramente il signor Weasley. «Lo stadio è proprio dall’altra parte del bosco, siamo vicinissimi». Si sfilò lo zaino dalle spalle. «Allora» disse in tono eccitato, «vietato usare magia, e dico sul serio, non quando siamo così tanti in terra babbana. Monteremo queste tende a mano! Non dovrebbe essere troppo difficile… i Babbani lo fanno sempre… senti, Harry, secondo te da dove cominciamo?»
Harry non era mai andato in campeggio in vita sua; i Dursley non lo avevano mai portato in vacanza, preferendo lasciarlo con la signora Figg, un’anziana vicina. Comunque, lui e Hermione scoprirono dove dovevano andare quasi tutti i pali e i picchetti, e anche se il signor Weasley fu più d’intralcio che d’aiuto, perché divenne decisamente sovreccitato quando fu il momento di usare il martelletto, alla fine riuscirono a montare due malinconiche tende a due posti.
Tutti quanti fecero un passo indietro per ammirare la loro opera. Nessuno, guardando quelle tende, avrebbe detto che appartenevano a dei maghi, pensò Harry, ma il guaio era che una volta arrivati Bill, Charlie e Percy, sarebbero stati in dieci. Anche Hermione sembrava aver colto il problema; scoccò uno sguardo interrogativo a Harry mentre il signor Weasley si metteva a quattro zampe ed entrava nella prima tenda.
«Staremo un po’ stretti» gridò, «ma credo che ce la faremo. Venite a dare un’occhiata».
Harry s’infilò carponi sotto il lembo della tenda e rimase a bocca aperta. Era entrato in quello che sembrava un appartamento di tre stanze un po’ vecchiotto, completo di bagno e cucina. Cosa bizzarra, era arredato esattamente allo stesso modo di quello della signora Figg; c’erano foderine all’uncinetto sulle sedie scompagnate, e un forte odore di gatto.
«Be’, non dovremo starci molto» disse il signor Weasley, asciugandosi la pelata con un fazzoletto e dando un’occhiata ai quattro letti a castello stipati nella camera da letto. «Me l’ha prestata Perkins dell’ufficio. Non va quasi più in campeggio, poveraccio, ha la lombaggine». Prese il bollitore polveroso e ci guardò dentro. «Ci servirà dell’acqua…»
«C’è un rubinetto segnato su questa mappa che ci ha dato il Babbano» disse Ron, che aveva seguito Harry dentro la tenda, e sembrava assolutamente indifferente alle sue straordinarie dimensioni interne. «È dall’altra parte del campo».
«Be’, perché tu, Harry e Hermione non andate a prenderci l’acqua, allora?» Il signor Weasley porse loro il bollitore e un paio di pentole. «Intanto noi andremo a raccogliere della legna per il fuoco».
«Ma abbiamo il fornello» disse Ron, «perché non possiamo…»
«Ron, sicurezza anti-Babbani!» disse il signor Weasley, con l’aria di uno che pregusta qualcosa di speciale. «Quando i veri Babbani vanno in campeggio, cucinano sul fuoco all’aperto, li ho visti io!»
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