«Barty Crouch continua a dirmelo» disse Bagman, i tondi occhi sgranati e innocenti, «ma davvero al momento non ho nessuno che mi avanza. Oh… parli del diavolo! Barty!»
Un mago si era appena Materializzato accanto al loro falò, e non avrebbe potuto fare un contrasto maggiore con Ludo Bagman, sdraiato nell’erba con i suoi vecchi vestiti da Vespa. Barty Crouch era un uomo anziano, rigido e impettito, impeccabilmente vestito in completo e cravatta. La scriminatura nei suoi corti capelli grigi era diritta in maniera quasi innaturale e i baffetti a spazzolino avevano l’aria di essere stati spuntati con l’aiuto della riga millimetrata. Le sue scarpe erano lucidate con estrema accuratezza. Harry capì subito perché Percy lo idolatrava: lui era un convinto assertore delle regole e della necessità di seguirle a puntino, e il signor Crouch aveva osservato la regola sull’abbigliamento babbano così coscienziosamente che avrebbe potuto passare per un direttore di banca; Harry dubitava che perfino zio Vernon sarebbe riuscito a riconoscerlo per quello che era.
«Accomodati su un trono d’erba, Barty» disse Ludo allegramente, picchiando con la mano il terreno al suo fianco.
«No, grazie, Ludo» disse Crouch, e c’era una vena d’impazienza nella sua voce. «Ti ho cercato dappertutto. I Bulgari insistono che aggiungiamo altri dodici posti alla Tribuna d’onore».
«Oh, è questo che vogliono» disse Bagman. «Credevo che quel tipo mi stesse chiedendo di prestargli una pinzetta. Parla con un po’ d’accento».
«Signor Crouch!» disse Percy senza fiato, sprofondando in una specie di mezzo inchino che lo fece sembrare gobbo. «Vuole una tazza di te?»
«Oh» rispose il signor Crouch, guardando Percy con lieve sorpresa. «Sì… grazie, Weatherby».
Fred e George quasi soffocarono, il naso nella tazza. Percy, molto rosso attorno alle orecchie, si mise a trafficare col bollitore.
«Oh, e volevo dire due cose anche a te, Arthur» disse il signor Crouch, gli occhi acuti puntati sul signor Weasley. «Alì Bashir è sul sentiero di guerra. Vuole parlarti del tuo embargo sui tappeti volanti».
Il signor Weasley trasse un gran sospiro. «Gli ho mandato un gufo a questo proposito proprio la settimana scorsa. Una volta per tutte: i tappeti sono definiti Prodotto Babbano nel Registro degli Oggetti Incantabili Proibiti, ma lui mi dà retta?»
«Ne dubito» disse il signor Crouch, accettando la tazza che Percy gli porgeva. «Non vede l’ora di esportare qui».
«Be’, non sostituiranno mai le scope in Gran Bretagna, vero?» intervenne Bagman.
«Alì è convinto che ci sia una nicchia di mercato per un veicolo familiare» disse il signor Crouch. «Mi ricordo che mio nonno aveva un Axminster che poteva portare dodici persone… ma è stato prima che i tappeti venissero proibiti, naturalmente».
Lo disse come per chiarire al di là di ogni ragionevole dubbio che tutti i suoi antenati si erano attenuti rigidamente alla legge.
«Allora, hai avuto da fare, Barty?» disse Bagman gioviale.
«Lo puoi ben dire» rispose asciutto il signor Crouch. «Organizzare Passaporte in cinque continenti non è una cosa da niente, Ludo».
«Immagino che sarete tutti e due contenti quando sarà tutto finito» disse il signor Weasley.
Ludo Bagman parve sconvolto. «Contenti! Ma quando mai mi sono divertito così? E poi non è che abbiamo finito, eh, Barty? Eh? Resta ancora parecchio da organizzare, eh?»
Il signor Crouch alzò le sopracciglia rivolto a Bagman.
«Eravamo d’accordo di non annunciarlo finché tutti i dettagli…»
«Oh, i dettagli!» disse Bagman, scacciando via la parola come un nugolo di moscerini. «Hanno firmato, no? Si sono accordati, no? Scommetto quello che vuoi che questi ragazzi lo scopriranno molto presto. Voglio dire, è a Hogwarts che…»
«Ludo, dobbiamo incontrare i Bulgari, lo sai» disse seccamente il signor Crouch, tagliando corto con i commenti di Bagman. «Grazie per il tè, Weatherby».
Risospinse la tazza intatta verso Percy e aspettò che Ludo si alzasse; Bagman si sollevò a fatica, ingollando il tè rimasto, mentre l’oro che aveva in tasca tintinnava allegramente.
«Ci vediamo più tardi!» esclamò. «Sarete su in Tribuna d’onore con me… faccio la telecronaca!» Agitò la mano, Barty Crouch fece un breve cenno ed entrambi si Smaterializzarono.
«Che cosa succederà a Hogwarts. papà?» chiese subito Fred. «Di che cosa stavano parlando?»
«Lo scoprirete presto» disse il signor Weasley sorridendo.
«Sono informazioni riservate fino a quando il Ministero non deciderà di renderle pubbliche» disse Percy rigidamente. «Il signor Crouch ha fatto bene a non rivelarle».
«Oh, stai zitto. Weatherby» disse Fred.
Un senso d’eccitazione quasi palpabile sorse come una nuvola sul campeggio via via che il pomeriggio avanzava. Al tramonto, la stessa immobile aria estiva sembrava vibrare di attesa, e mentre l’oscurità si stendeva come un manto sulle migliaia di maghi in attesa, le ultime tracce di finzione scomparvero: il Ministero parve arrendersi all’inevitabile, e smise di combattere i segni della magia dirompente che ormai apparivano dappertutto.
Venditori ambulanti si Materializzavano ogni pochi metri, trasportando vassoi e spingendo carretti carichi di merci straordinarie. C’erano coccarde luminose — verdi per l’Irlanda, rosse per la Bulgaria — che strillavano i nomi dei giocatori, cappelli a punta verdi coperti di trifogli danzanti, sciarpe bulgare adorne di leoni che ruggivano per davvero, bandiere di entrambi i paesi che suonavano l’inno nazionale quando le agitavi; c’erano modellini di Firebolt che volavano veramente, e pupazzetti da collezione di giocatori celebri che camminavano sul palmo della mano, pavoneggiandosi.
«Ho risparmiato le pagliette tutta l’esiate per questo momento» disse Ron a Harry, mentre con Hermione giravano tra i venditori e compravano souvenir. Ron prese un cappello coi trifogli danzanti e una grossa coccarda verde, ma anche un pupazzetto di Viktor Krum, il Cercatore bulgaro. Il Krum in miniatura camminava avanti e indietro sulla mano di Ron, guardando torvo la coccarda verde sopra di lui.
«Wow, guardate questi!» disse Harry, affrettandosi a raggiungere un carretto stracarico di quelli che sembravano binocoli d’ottone pieni di ogni genere di strani pomoli e rotelle.
«Omniocolo» disse il venditore con foga. «Si può fare il replay dell’azione… passare tutto al rallentatore… e vedere tutto azione per azione, se vi va. È un affare: dieci galeoni l’uno».
«Accidenti, ho già comprato questo» disse Ron indicando il cappello col trifoglio e fissando con desiderio gli Omniocoli.
«Me ne dia tre» disse Harry deciso.
«No… lascia stare» disse Ron arrossendo. Lo metteva in imbarazzo il fatto che Harry, a cui i genitori avevano lasciato una piccola fortuna, fosse molto più ricco di lui.
«Non vi regalerò niente a Natale» gli disse Harry mettendo gli Omniocoli in mano a Ron e Hermione. «Per i prossimi dieci anni, voglio dire».
«Mi sembra più che giusto» disse Ron con un gran sorriso.
«Oooh, grazie, Harry» disse Hermione. «E io prendo i programmi, guardate…»
Fecero ritorno alle tende con le tasche decisamente alleggerite. Bill, Charlie e Ginny esibivano le loro coccarde verdi, e il signor Weasley portava una bandiera irlandese. Fred e George non avevano niente: avevano dato a Bagman tutti i loro soldi.
E poi un gong profondo e sonoro rimbombò da qualche parte oltre i boschi, e in un solo istante lanterne verdi e rosse si accesero tra gli alberi, illuminando il sentiero che portava al campo.
«È ora!» disse il signor Weasley, eccitato come tutti loro. «Avanti, andiamo!»
CAPITOLO 8
LA COPPA DEL MONDO DI QUIDDITCH
Читать дальше
Конец ознакомительного отрывка
Купить книгу