J. Rowling - Harry Potter e il calice di fuoco

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Harry Potter e il calice di fuoco: краткое содержание, описание и аннотация

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È un momento cruciale nella vita di Harry: ormai è un mago adolescente, vuole andarsene dalla casa degli odiosi Dursley, vuole sognare la Cercatrice del Corvonero per cui ha una cotta tremenda... Intanto, grandiosi avvenimenti si stanno preparando alla scuola di Hogwarts, dove si svolgerà un torneo tra tutte le più importanti scuole di magia. E nonostante non abbia ancora 16 anni, età per iscriversi alla competizione, Harry viene scelto dal Calice di Fuoco per superare prove terrificanti: si troverà faccia a faccia con la morte, come sempre per colpa del perfido Voldemort; e con l’amore.
Vincitore del premio Hugo per il miglior romanzo in 2001.

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Non ebbero fiato da sprecare per la conversazione quando cominciarono a salire il Col dell’Ermellino, inciampando ogni tanto in tane di coniglio nascoste, scivolando su grosse zolle nere. A ogni respiro l’aria sembrava penetrare come una lama nel petto di Harry, e le gambe stavano cominciando a irrigidirsi quando alla fine i suoi piedi incontrarono un terreno pianeggiante.

«Uff!» disse il signor Weasley ansante, togliendosi gli occhiali e strofinandoli sul golf. «Be’, è andata bene. Abbiamo ancora dieci minuti…»

Hermione superò la cresta della collina per ultima, tenendosi un fianco.

«Ora ci serve solo la Passaporta» disse il signor Weasley, infilando di nuovo gli occhiali e scrutando il terreno intorno. «Non dev’essere grossa… avanti…»

Si sparpagliarono per cercarla. Dopo appena un paio di minuti un grido lacerò l’aria immobile.

«Qui, Arthur! Qui, vecchio mio, l’abbiamo trovata!»

Due alte sagome si stagliavano contro il cielo stellato sull’altro lato della collina.

«Amos!» esclamò il signor Weasley sorridendo mentre avanzava verso l’uomo che aveva gridato. Gli altri lo seguirono.

Il signor Weasley strinse la mano a un mago col volto arrossato e un’ispida barba bruna, che nell’altra mano teneva un vecchio stivale infangato.

«Vi presento Amos Diggory» disse il signor Weasley. «Lavora per l’Ufficio Regolazione e Controllo delle Creature Magiche. E credo che conosciate suo figlio Cedric».

Cedric Diggory era un ragazzo molto bello di circa diciassette anni. Era capitano e Cercatore della squadra di Quidditch della Casa di Tassorosso a Hogwarts.

«Ciao» disse Cedric volgendo lo sguardo intorno.

Tutti risposero «Ciao» tranne Fred e George, che fecero appena un cenno. Non avevano mai veramente perdonato a Cedric di aver sconfitto la loro squadra, Grifondoro, nel primo incontro di Quidditch dell’anno passato.

«Fatto tanta strada, Arthur?» chiese il padre di Cedric.

«Non c’è male» rispose il signor Weasley. «Abitiamo dall’altra parte del villaggio laggiù. E voi?»

«Ci siamo dovuti alzare alle due, vero, Ced? Te lo assicuro, sarò felice quando avrà passato l’esame di Materializzazione. Ma non mi lamento, la Coppa del Mondo di Quidditch non me la perderei per un sacco pieno di galeoni… e in effetti i biglietti costano quasi altrettanto. E tieni conto che me la sono cavata a buon mercato…» Amos Diggory lanciò uno sguardo allegro ai ragazzi. «Sono tutti tuoi, Arthur?»

«Oh, no, solo quelli rossi» disse il signor Weasley indicando i suoi figli. «Questa è Hermione, un’amica di Ron… e Harry, un altro amico…»

«Per la barba di Merlino» esclamò Amos Diggory con gli occhi che gli si allargavano. «Harry? Harry Potter

«Ehm… sì» rispose Harry.

Era ormai abituato alla curiosità della gente e alle occhiate che tutti lanciavano alla sua cicatrice, ma si sentiva sempre a disagio.

«Ced mi ha parlato di te, naturalmente» disse Amos Diggory. «Ci ha detto tutto delle partite che avete giocato l’anno scorso, sai… E io gli ho detto: Ced, questa è una cosa che racconterai ai tuoi nipotini, sì… gli ho detto, hai battuto Harry Potter! »

Harry non riuscì a pensare a una risposta, così restò zitto. Fred e George erano di nuovo imbronciati. Cedric sembrava vagamente imbarazzato.

«Harry è caduto dalla scopa, papà» mormorò. «Te l’ho detto… è stato un incidente…»

«Sì, ma tu non sei caduto, vero?» ruggì Amos in tono gioviale, dando al figlio una manata sulla schiena. «Sempre modesto, il nostro Ced, sempre un signore… ma ha vinto il migliore, sono sicuro che Harry direbbe la stessa cosa, vero? Uno cade dalla scopa, uno resta in sella, non c’è bisogno di essere un genio per dire qual è il più bravo a volare!»

«Dev’essere quasi ora» disse in fretta il signor Weasley, estraendo di nuovo l’orologio. «Sai se stiamo aspettando qualcun altro. Amos?»

«No. i Lovegood sono già qui da una settimana e i Fawcett non sono riusciti a trovare i biglietti» disse il signor Diggory. «Non ce ne sono altri di noi in questa zona, vero?»

«Non che io sappia» rispose il signor Weasley. «Sì, manca un minuto… meglio prepararsi…»

Guardò Harry e Hermione. «Dovete solo toccare la Passaporta, è tutto qui, basterà un dito…»

Con difficoltà, a causa degli zaini gonfi, tutti e nove si strinsero attorno al vecchio stivale che Amos Diggory teneva in mano.

Stavano tutti li in cerchio, mentre una brezza fredda accarezzava la cima della collina. Nessuno parlò. All’improvviso a Harry venne in mente come sarebbe parsa strana la scena se un Babbano fosse salito lassù in quel momento… nove persone, due adulti, aggrappati a quel vecchio, logoro stivale nella semioscurità, in attesa…

«Tre…» mormorò il signor Weasley guardando ancora l’orologio, «due… uno…»

Successe in un attimo. Per Harry fu come se una forza irresistibile lo avesse arpionato all’ombelico, strattonandolo in avanti. I suoi piedi si staccarono da terra, avvertì Ron e Hermione ai suoi fianchi, spalla contro spalla, e tutti sfrecciarono in un ululato di vento e di colore vorticante; il suo indice era incollato allo stivale come trascinato da una calamita, e poi…

I suoi piedi toccarono bruscamente il suolo: Ron gli barcollò addosso e lui cadde; la Passaporta piombò a terra con un tonfo sordo vicino alla sua testa.

Harry guardò in su. Il signor Weasley, il signor Diggory e Cedric erano in piedi, anche se sembravano piuttosto scossi; tutti gli altri erano per terra.

«Era quella delle sette meno cinque da Col dell’Ermellino» disse una voce.

CAPITOLO 7

BAGMAN E CROUCH

Harry si districò da Ron e si alzò in piedi. Erano arrivati su quella che sembrava una striscia deserta di brughiera nebbiosa. Davanti a loro c’era una coppia di maghi stanchi dall’aria scontrosa, uno dei quali reggeva un grosso orologio d’oro, l’altro un grosso rotolo di pergamena e una penna d’aquila. Erano entrambi camuffati da Babbani, anche se maldestramente; l’uomo con l’orologio indossava un completo di tweed con galosce al polpaccio; il suo collega, un kilt e un poncho.

«Buongiorno, Basil» disse il signor Weasley raccogliendo lo stivale e consegnandolo al mago in kilt, che lo gettò in uno scatolone di Passaporte usate accanto a lui; Harry vide un vecchio quotidiano, una lattina vuota e un pallone bucato.

«Salute a te, Arthur» disse stancamente Basil. «Non sei in servizio, eh? Certi hanno tutte le fortune… è tutta la notte che siamo qui… meglio che ti tolga di torno, abbiamo una grossa comitiva in arrivo dalla Foresta Nera con la Passaporta delle sette e un quarto. Aspetta, ora vi trovo il campeggio… Weasley… Weasley…» Consultò la lista sulla pergamena. «A circa cinquecento metri da quella parte, il primo campeggio che incontrate. Il direttore si chiama Roberts. Diggory… secondo campeggio… chiedete del signor Payne».

«Grazie, Basil» disse il signor Weasley, e fece cenno a tutti di seguirlo.

Si avviarono per la brughiera deserta, senza riuscire a vedere granché attraverso la nebbiolina. Dopo circa venti minuti, cominciarono a intravedere una piccola casa di pietra vicino a un cancello. Al di là, Harry distinse a stento le sagome spettrali di centinaia e centinaia di tende, erette sul fianco di un grande campo che saliva dolcemente verso un fitto bosco all’orizzonte. Salutarono i Diggory e si avvicinarono alla casa.

Sulla soglia c’era un uomo che guardava l’accampamento. A Harry bastò un’occhiata per capire che era il solo vero Babbano nel raggio di parecchi chilometri. Li sentì arrivare e si voltò a guardarli.

«Buongiorno!» disse il signor Weasley cordiale.

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