«Ho detto al signor Crouch che la finirò per martedì» diceva in tono pomposo. «È un po’ in anticipo, ma mi piace essere tempestivo. Credo che mi sarà grato per averla finita prima del tempo. Voglio dire, al momento da noi c’è così tanto da fare, con tutti i preparativi per la Coppa del Mondo. È che non abbiamo tutto l’appoggio che ci occorre dall’Ufficio per i Giochi e gli Sport Magici. Ludo Bagman…»
«Mi piace Ludo» disse il signor Weasley in tono mite. «È stato lui a procurarci quegli ottimi biglietti per la Coppa. Io gli ho fatto un piccolo favore: suo fratello, Otto, si è messo un po’ nei guai — per via di un tagliaerba con poteri innaturali — e io ho sistemato la cosa».
«Oh, Bagman è piuttosto piacevole, naturalmente» disse Percy sbrigativo, «ma chissà come ha fatto a diventare Direttore dell’Ufficio… se si pensa al signor Crouch! Non ce lo vedo proprio, il signor Crouch, a perdere un membro del nostro Ufficio senza cercare di scoprire che cosa gli è successo. Ma vi rendete conto che Bertha Jorkins è sparita da più di un mese? È andata in vacanza in Albania e non è più tornata…»
«Sì, ne ho parlato con Ludo» disse il signor Weasley, accigliato. «Dice che Bertha si è persa moltissime volte prima d’ora — anche se devo dire che se si trattasse di qualcuno del mio Ufficio, sarei in pensiero…»
«Oh, Bertha è un caso disperato, è vero» disse Percy. «Ho sentito dire che è stata trasferita da un Ufficio all’altro per anni, insomma, dà molti più guai di quanto non valga… ma comunque Bagman dovrebbe cercarla. Il signor Crouch si è interessato personalmente al caso — lei una volta lavorava da noi, sapete, e credo che al signor Crouch piacesse molto — ma Bagman non fa che ridere e dire che probabilmente teneva la cartina a rovescio ed è finita in Australia invece che in Albania. Comunque» Percy fece un gran sospiro e bevve un bel sorso di vino di fior di sambuco, «abbiamo abbastanza da fare all’Ufficio per la Cooperazione Magica Internazionale senza metterci a cercare anche i membri degli altri Uffici. Come sapete, dobbiamo organizzare un altro evento importante dopo la Coppa del Mondo». Si schiarì la gola in tono eloquente e guardò verso l’estremità del tavolo, dov’erano seduti Harry, Ron e Hermione. «Tu sai di cosa parlo, papà». Alzò appena la voce. «La cosa top-secret».
Ron alzò gli occhi al cielo e borbottò a Harry e Hermione: «Vuole che gli chiediamo di che si tratta, fa così fin da quando ha cominciato a lavorare. Probabilmente è una mostra di calderoni col doppio fondo».
Al centro della tavolata, la signora Weasley stava discutendo con Bill per via dell’orecchino, che sembrava un acquisto recente.
«… con quell’orribile zannona, insomma. Bill, che cosa dicono alla banca?»
«Mamma, alla banca non importa niente a nessuno di come mi vesto fintantoché gli porto tanti tesori» disse Bill in tono paziente.
«E i capelli ti vanno dappertutto, caro» disse la signora Weasley sfiorando la bacchetta con affetto. «Vorrei tanto che mi permettessi di dargli un’aggiustatina…»
«A me piacciono» intervenne Ginny, che era seduta accanto a Bill. «Sei così fuori moda, mamma. Comunque, non sono affatto lunghi come quelli del professor Silente…»
Vicino alla signora Weasley, Fred, George e Charlie stavano parlando animatamente della Coppa del Mondo.
«Deve vincere l’Irlanda» disse Charlie a bocca piena tra un boccone di patate e l’altro. «Hanno steso il Perù nelle semifinali».
«Però la Bulgaria ha Viktor Krum» disse Fred.
«Krum è il solo giocatore decente, l’Irlanda ne ha sette» disse Charlie secco. «Vorrei che fosse passata l’Inghilterra, però. È stato imbarazzante, ecco».
«Che cosa è successo?» chiese Harry avido, rimpiangendo più che mai l’isolamento dal mondo della magia che subiva a Privet Drive. Harry era un grande appassionato di Quidditch. Giocava come Cercatore nella squadra di Quidditch della Casa di Grifondoro fin dal suo primo anno a Hogwarts e possedeva una Firebolt, una delle migliori scope da corsa del mondo.
«Ha perso con la Transilvania, trecentonovanta a dieci» disse Charlie cupo. «Uno spettacolo agghiacciante. E il Galles ha perso con l’Uganda, e il Lussemburgo ha massacrato la Scozia».
Prima del dolce (gelato di fragola fatto in casa), il signor Weasley fece apparire delle candele per illuminare il giardino sempre più buio, e quando ebbero finito le falene svolazzavano basse sul tavolo e l’aria tiepida era carica degli aromi dell’erba e del caprifoglio. Harry si sentiva molto sazio e in pace col mondo mentre osservava parecchi gnomi filare tra i cespugli di rose, ridendo come matti, con Grattastinchi alle calcagna.
Ron si guardò attentamente intorno per controllare che il resto della famiglia fosse impegnato nelle chiacchiere, poi chiese molto piano a Harry: «Allora… hai ricevuto notizie da Sirius?»
Anche Hermione si guardò attorno e si mise in ascolto.
«Sì» disse Harry in un sussurro, «due volte. Sembra che stia bene. Gli ho scritto l’altroieri. Magari mi risponderà mentre sono qui».
All’improvviso gli venne in mente la ragione per cui aveva scritto a Sirius e per un attimo fu lì lì per raccontare a Ron e Hermione della cicatrice bruciante e del sogno che lo aveva svegliato… Ma non voleva proprio metterli in agitazione in quel momento, non quando lui stesso si sentiva così felice e tranquillo.
«Guardate un po’ l’ora» disse la signora Weasley all’improvviso, dando un’occhiata all’orologio da polso. «Dovreste proprio essere a letto, tutti quanti: dovrete alzarvi all’alba per andare alla Coppa. Harry, se mi lasci la tua lista delle cose di scuola, te le prendo io domani a Diagon Alley, insieme a quelle dei ragazzi. Può darsi che non resti tempo dopo la Coppa del Mondo: l’ultima volta la partita è durata cinque giorni».
«Wow… spero che sia così anche stavolta!» esclamò Harry entusiasta.
«Be’, io no di certo» disse Percy in tono affettato. « Tremo al pensiero di quello che troverei sulla mia scrivania se mancassi cinque giorni dall’ufficio».
«Sì, qualcuno potrebbe scaricarci di nuovo della cacca di drago, eh, Perce?» disse Fred.
«Quello era un campione di fertilizzante dalla Norvegia!» disse Percy diventando paonazzo. «Non era niente di personale !»
«Invece sì» bisbigliò Fred a Harry mentre si alzavano. «Gliel’abbiamo mandata noi».
A Harry pareva di essersi appena coricato quando la signora Weasley lo scrollò per svegliarlo.
«È ora, Harry caro» sussurrò, e si mosse per chiamare Ron.
Harry cercò gli occhiali a tastoni, li inforcò e si sedette. Fuori era ancora buio. Ron borbottò qualcosa mentre sua madre lo svegliava. Ai piedi del suo materasso Harry vide due grosse sagome insonnolite emergere da grovigli di coperte.
«È già ora?» sbadigliò Fred.
Si vestirono in silenzio, troppo intontiti per parlare, poi, sbadigliando e stiracchiandosi, tutti e quattro scesero le scale ed entrarono in cucina.
La signora Weasley stava mescolando il contenuto di un grosso tegame sul fornello, mentre il signor Weasley era seduto a tavola e controllava un fascio di grossi biglietti di pergamena. Alzò gli occhi mentre entravano i ragazzi, e allargò le braccia per farsi vedere: indossava una specie di maglione da golfista e un paio di jeans vecchissimi, un po’ troppo larghi per lui, tenuti su da una spessa cintura di pelle.
«Cosa ne dite?» chiese ansioso. «Dobbiamo viaggiare in incognito… assomiglio a un Babbano, Harry?»
«Sì» disse Harry con un sorriso, «direi proprio di si».
«Dove sono Bill, Charlie e Per-Per-Percy?» chiese George senza riuscire a soffocare un grande sbadiglio.
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