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Joanne Rowling: Harry Potter e la camera dei segreti

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Joanne Rowling Harry Potter e la camera dei segreti
  • Название:
    Harry Potter e la camera dei segreti
  • Автор:
  • Издательство:
    Salani
  • Жанр:
  • Год:
    1999
  • Город:
    Milano
  • Язык:
    Итальянский
  • ISBN:
    978-88-7782-703-6
  • Рейтинг книги:
    4 / 5
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Harry Potter e la camera dei segreti: краткое содержание, описание и аннотация

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Continuano le avventure dell’apprendista stregone più famoso del mondo. Lo avevamo lasciato alla bizzarra Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, dove aveva sconfitto il terribile Lord Voldemort. Lo ritroviamo ora alle prese con alcuni insegnanti come il severissimo professor Piton o come il vanesio professor Allock. Ma, soprattutto, alle prese con una serie di strani episodi che cominciano a capitare nella scuola. Molti studenti cadono vittime di un incantesimo che li trasforma in pietra: la causa sembra essere una terrificante creatura che si nasconde nella misteriosa Camera dei Segreti…

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«Professor Silente» disse in gran fretta, «la prego, posso restituire il diario al signor Malfoy?»

«Certamente, Harry» disse calmo Silente. «Ma sbrigati. Ricordati del banchetto».

Harry afferrò il diario e si precipitò fuori della stanza. Si udivano ancora le grida di dolore di Dobby, che si allontanavano lungo il corridoio. Rapido, sperando che il suo piano funzionasse, si tolse una scarpa, si sfilò il calzino sudicio e infangato e ci infilò dentro il diario. Poi spiccò una corsa lungo il corridoio immerso nel buio.

Li raggiunse in cima alle scale.

«Signor Malfoy!» ansimò, frenando la corsa con uno scivolone. «Ho qui una cosa per lei».

E gli mise in mano di prepotenza il calzino puzzolente.

«Ma cosa diavolo…?»

Malfoy estrasse il diario dal calzino, che gettò via, poi guardò furibondo ora il libretto tutto stracciato ora Harry.

«Uno di questi giorni farai la stessa misera fine dei tuoi genitori, Harry Potter» disse a bassa voce. «Anche loro erano due stupidi ficcanaso!»

Si voltò per andarsene.

«Vieni, Dobby! Ti ho detto, vieni

Ma l’elfo non si mosse. Teneva in mano il disgustoso calzino di Harry e lo contemplava come se fosse stato un tesoro inestimabile.

«Il padrone ha dato a Dobby un calzino» disse l’elfo estasiato. «Il padrone lo ha dato a Dobby» ripeté.

«Che cosa ti prende?» sbottò Malfoy. «Che cosa stai dicendo?»

«Dobby ha un calzino» fece ancora l’elfo, incredulo. «Il padrone l’ha tirato e Dobby l’ha preso, e così, Dobby… Dobby è libero ».

Lucius Malfoy rimase impietrito, fissando l’elfo. Poi si scagliò contro Harry.

«Per colpa tua ho perso il mio servitore!»

Ma Dobby esclamò: «Non farà del male a Harry Potter!»

Si udì uno scoppio fragoroso e Malfoy si ritrovò scaraventato all’indietro. Precipitò per le scale, ruzzolando tre gradini alla volta e atterrando come un ammasso informe sul pianerottolo. Si rialzò, livido in volto, e tirò fuori la bacchetta magica, ma Dobby alzò un lungo dito minaccioso.

«Se ne vada» disse in tono feroce, puntandogli il dito contro. «Non torcerà neanche un capello a Harry Potter. Se ne vada immediatamente».

A Malfoy non restava altra scelta. Con un ultimo sguardo furibondo, si avvolse stretto nel mantello e scomparve rapidamente.

«Harry Potter ha liberato Dobby» strillava l’elfo levando lo sguardo verso Harry, mentre la luce della luna, dalla finestra più vicina, si rifletteva nei suoi occhi a palla. «Harry Potter ha liberato Dobby!»

«E il minimo che potessi fare per te, Dobby» gli disse Harry sorridendo. «Basta che mi prometti di non cercare mai più di salvarmi la vita».

Il brutto viso marrone dell’elfo si apri d’un tratto in un ampio sorriso tutto denti.

«Devo chiederti soltanto una cosa, Dobby» disse Harry mentre l’elfo si infilava il calzino con mani tremanti. «Mi avevi detto che tutto questo non aveva niente a che fare con Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato, ti ricordi? Bene…»

«Era un indizio, signore» disse Dobby spalancando gli occhi come se fosse la cosa più ovvia. «Dobby le stava dando un indizio. Prima di cambiare nome, l’Oscuro Signore poteva essere nominato senza paura, capisce?»

«Ho capito» disse Harry sfinito. «Ora è meglio che andiamo. C’è un banchetto e ormai la mia amica Hermione dovrebbe essersi risvegliata…»

Dobby gettò le braccia intorno alla vita di Harry e lo strinse forte. «Harry Potter è molto, molto più grande di quanto sapeva Dobby!» singhiozzò. «Addio, Harry Potter!»

E con un ultimo, sonoro schiocco, l’elfo scomparve.

Harry aveva partecipato a molti banchetti a Hogwarts, ma nessuno poteva essere paragonato a quello. Tutti indossavano il pigiama e i festeggiamenti durarono tutta la notte. Non avrebbe saputo dire quale fosse stato il momento più bello. Forse quando Hermione gli era corsa incontro gridando: «Ce l’hai fatta! Ce l’hai fatta!»; oppure quando Justin, alzandosi dal tavolo dei Tassorosso per andargli a stringere la mano, non la finiva più di chiedergli scusa per avere sospettato di lui; o quando era tornato Hagrid, alle tre e mezzo del mattino, e aveva dato a lui e a Ron una pacca sulla spalla così poderosa da mandarli con la faccia dentro al piatto di zuppa inglese; o quando avevano saputo di aver guadagnato quattrocento punti per il Grifondoro, assicurandosi così la vittoria della Coppa per il secondo anno consecutivo. O ancora, quando la professoressa McGranitt si era levata in piedi per annunciare che gli esami erano stati annullati come regalo della scuola («Oh, noi » aveva esclamato Hermione). O quando Silente aveva annunciato che purtroppo il professor Allock non avrebbe potuto tornare a insegnare l’anno seguente, perché doveva andare a recuperare la memoria. Non pochi insegnanti si unirono all’ovazione che accolse questo annuncio.

«Peccato!» disse Ron servendosi un bombolone alla marmellata. «Cominciava a starmi simpatico».

Il resto dell’estate trascorse in un trionfo di sole. Hogwarts era tornata alla normalità con pochi piccoli cambiamenti: le lezioni di Difesa contro le Arti Oscure erano state annullate («tanto, abbiamo fatto un bel po’ di esercizio» aveva commentato Ron con Hermione, contrariata per la notizia) e Lucius Malfoy era stato licenziato dal suo incarico di amministratore della scuola. Draco non se ne andava più in giro tutto tronfio come se fosse il padrone del posto. Al contrario, aveva un’aria risentita e imbronciata. Infine Ginny Weasley era tornata la ragazzina felice che era sempre stata.

Il giorno del rientro a casa con l’Espresso di Hogwarts giunse fin troppo presto. Harry, Ron, Hermione, Fred, George e Ginny occuparono uno scompartimento tutto per loro. Sfruttarono al massimo le ultime ore che gli restavano per sparare magie all’impazzata prima delle vacanze. Giocarono a Spara Schiocco, fecero scoppiare gli ultimi fuochi d’artificio Filibuster di Fred e George e si esercitarono a disarmarsi a vicenda con incantesimi vari. Harry stava diventando un campione in questa specialità.

Erano quasi arrivati alla stazione di King’s Cross quando Harry si ricordò di una cosa.

«Ginny… che cosa hai visto fare a Percy che lui non voleva tu raccontassi a nessuno?»

«Ah, sì!» fece Ginny con una risatina. «Be’… È che Percy ha una ragazza ».

Per lo stupore, Fred fece cadere una pila di libri sulla testa di George.

« Cosa? »

«È il Prefetto dei Corvonero, Penelope Light» disse Ginny. «Ecco a chi scriveva l’estate scorsa. Per tutto l’anno scolastico si sono incontrati in segreto. Un giorno li ho visti che si baciavano in una classe vuota. Lui era così sconvolto quando lei… be’… quando lei è stata aggredita. Non lo prenderete in giro, vero?» aggiunse preoccupata.

«Non ce lo sognamo neanche» disse Fred che aveva l’aria di chi ha scoperto che il suo compleanno è arrivato prima del tempo.

«Certo che no!» confermò George sforzandosi di non ridere.

L’Espresso di Hogwarts rallentò e infine si fermò.

Harry tirò fuori la sua penna d’oca e un pezzo di pergamena, poi si voltò verso Ron e Hermione.

«Questo si chiama numero di telefono» disse a Ron scrivendolo due volte. Poi strappò in due la pergamena e ne consegnò un pezzo a ciascuno. «L’estate scorsa ho spiegato a vostro padre come si usa un telefono, lui saprà come fare. Chiamatemi dai Dursley, d’accordo? Non sopporto proprio l’idea di passare due mesi a parlare soltanto con Dudley…»

«Ma tuo zio e tua zia saranno orgogliosi quando sentiranno quel che hai fatto quest’anno, no?» disse Hermione mentre scendevano dal treno e si univano alla folla radunata davanti alla barriera magica.

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