In quel momento, dall’altra estremità della Camera giunse un lamento flebile. Ginny si stava muovendo. Harry le fu subito accanto e lei si mise seduta. I suoi occhi stupefatti andavano dalla grossa sagoma della testa del Basilisco morto a Harry e ai suoi abiti tutti insanguinati, e poi al diario che il ragazzo teneva in mano. Sospirò profondamente e rabbrividì; poi le lacrime cominciarono a rigarle il viso.
«Harry… oh, Harry… ho cercato di dirtelo a colazione, ma non potevo farlo davanti a Percy. Sono stata io, Harry… ma… t-ti g-giuro che n-non volevo. È stato R-Riddle… n-non ce l’ho f-fatta a d-dirgli di n-no… e… come hai fatto ad ammazzare quel coso? D-dov’è Riddle? L’ultimo ricordo che ho è di lui che saltava fuori dal diario…»
«Non ti preoccupare» disse Harry sollevando il piccolo volume e mostrando a Ginny il buco prodotto dalla zanna. «Riddle è finito. Guarda! Lui e il Basilisco: sono finiti. Vieni, Ginny, usciamo di qui…»
«Mi cacceranno dalla scuola!» singhiozzava Ginny mentre Harry la aiutava a rimettersi in piedi a fatica. «E pensare che non vedevo l’ora di venire a Hogwarts fin da quando c’era Bill, e ora dovrò andarmene… c-che cosa diranno papà e mamma ?»
Volteggiando all’ingresso della Camera, Fanny li stava aspettando. Harry sospinse Ginny verso l’uscita. Nell’oscurità che risuonava di echi, scavalcarono le spire inanimate del Basilisco morto e poi ripercorsero il tunnel. Harry udi la porta di pietra richiudersi alle loro spalle con un lieve sibilo.
Percorrevano ormai da qualche minuto la galleria avvolta nell’oscurità quando Harry senti in lontananza un rumore di massi spostati lentamente.
«Ron!» gridò affrettando il passo. «Ginny sta bene! È qui con me!»
Gli rispose il grido soffocato dell’amico e dopo l’ultima curva scorsero la sua faccia ansiosa scrutare attraverso il grosso varco che era riuscito ad aprire nel mucchio di massi.
« Ginny! » Ron allungò un braccio attraverso il varco per aiutarla a passare per prima. «Sei viva! Non riesco a crederci! Cos’è successo?»
Cercò di abbracciarla, ma Ginny lo tenne a distanza, sempre singhiozzando.
«Ma stai benone, Ginny» disse Ron raggiante. «È tutto finito, è… E quell’uccello da dove viene?»
Fanny aveva seguito Ginny attraversando il varco.
«È di Silente» spiegò Harry facendosi piccolo piccolo per sgusciare dall’apertura.
«E come mai tu hai una spada ?» chiese Ron sbirciando l’arma lucente che Harry teneva in mano.
«Te lo spiegherò quando saremo usciti da qui» disse Harry lanciando un’occhiata a Ginny.
«Ma…»
«Più tardi» tagliò corto Harry. Non gli pareva una buona idea dire a Ron chi aveva aperto la Camera, perlomeno non davanti a Ginny. «E Allock dov’è?»
«Là dentro» disse Ron con un sorriso, indicando col capo la parte superiore della galleria, in direzione delle condutture. «È in condizioni pietose. Vieni a vedere».
Guidati da Fanny, le cui ali illuminavano di un tenue bagliore dorato l’oscurità, rifecero il percorso fino all’imboccatura del tubo. Lì stava seduto Gilderoy Allock, canticchiando placidamente fra sé e sé.
«Ha perso la memoria» spiegò Ron. «L’Incantesimo di Memoria ha avuto un effetto boomerang. Ha colpito lui, anziché noi. Non ha la più pallida idea di chi sia, di dove si trovi, o di chi siamo noi. Gliel’ho detto io di aspettare qui. E un pericolo per se stesso».
Allock li guardò tutti con aria amabile.
«Salve» disse. «Strano posto, non vi pare? E voi, abitate qui?»
«No» rispose Ron guardando Harry e sollevando le sopracciglia.
Harry si chinò e guardò su per il tubo lungo e buio.
«Hai pensato come facciamo a risalire?» chiese a Ron.
Ron scosse la testa, ma la fenice aveva superato Harry e ora muoveva le ali davanti a lui con gli occhi che brillavano nell’oscurità e agitando le lunghe penne dorate della coda. Harry la guardò incerto.
«Sembra volerti dire di afferrarla…» disse Ron con aria perplessa. «Ma sei troppo pesante perché un uccello riesca a portarti fin lassù».
«Fanny» disse Harry, «non è un uccello qualunque». Si voltò rapido verso gli altri. «Dobbiamo aggrapparci formando una catena. Ginny, dài la mano a Ron. Professor Allock, lei…»
«Ehi, dice a lei» Ron si rivolse aspro ad Allock.
«…lei prenda Ginny per l’altra mano».
Harry si fissò alla cintura la spada e il Cappello Parlante. Ron si mise dietro di lui e lo afferrò per gli abiti, mentre Harry si afferrò alle piume della coda di Fanny che erano stranamente bollenti.
Il corpo dell’uccello si librò con una straordinaria leggerezza e un attimo dopo, con un sibilo, ecco che risalivano in volo la tubatura. Harry sentì Allock, sospeso in aria sotto di lui, esclamare: «Straordinario! Straordinario! Sembra un’autentica magia!» L’aria frizzante sferzava i capelli di Harry. Non avevano fatto in tempo a godersi l’ascensore che era già finita. Tutti e quattro capitombolarono sul pavimento bagnato del gabinetto di Mirtilla Malcontenta, e mentre Allock si raddrizzava il cappello, il sifone che nascondeva la tubatura tornò al suo posto.
Mirtilla strabuzzò gli occhi.
«Siete vivi» disse a Harry con voce inespressiva.
«Non c’è bisogno che ti mostri tanto delusa» disse il ragazzo cupo, ripulendo gli occhiali delle macchie di sangue e di fango.
«Oh, be’… stavo giusto pensando. Se tu fossi morto, sarei stata lieta di ospitarti nel mio gabinetto» disse Mirtilla inargentandosi per l’imbarazzo.
«Bleah!» fu il commento di Ron mentre uscivano dal gabinetto e si incamminavano lungo il corridoio buio e deserto. «Harry! Credo che Mirtilla sia innamorata di te! Ginny, hai una concorrente!»
Ma il volto della ragazzina era ancora rigato da lacrime silenziose.
«Che cosa c’è adesso?» chiese Ron lanciandole un’occhiata trepidante. Harry gli fece segno di lasciarla tranquilla.
Fanny apriva la fila e illuminava il corridoio di una luce dorata. Il piccolo drappello la seguì e poco dopo si ritrovarono tutti fuori dell’ufficio della professoressa McGranitt.
Harry bussò e poi aprì la porta.
Capitolo 18
Un premio per Dobby
Per un attimo regnò il silenzio, mentre Harry, Ron, Ginny e Allock restarono sulla soglia, tutti sporchi e infangati e (come nel caso di Harry) insanguinati. Si udì un grido.
«Ginny!»
Era mamma Weasley, che per tutto quel tempo era rimasta seduta, in lacrime, davanti al camino. Balzò in piedi, seguita dal marito, e insieme si precipitarono verso la figlia.
Ma Harry guardava oltre. Silente era in piedi accanto al camino, chino sulla professoressa McGranitt che ansimava premendosi il petto. Fanny si alzò in volo sfiorando l’orecchio di Harry e andò ad appollaiarsi sulla spalla di Silente; in quello stesso istante, Harry e Ron si ritrovarono tra le braccia di mamma Weasley.
«Tu me l’hai salvata! Tu me l’hai salvata! Come hai fatto?»
«Credo che tutti noi vorremmo saperlo» disse la McGranitt con un filo di voce.
Mamma Weasley lasciò andare Harry, che per un attimo esitò, poi si avvicinò alla scrivania, dove posò il Cappello Parlante, la spada ornata di rubini e quel che rimaneva del diario di Riddle,
Poi cominciò a raccontare. Per circa un quarto d’ora parlò, circondato da un silenzio assorto: raccontò della voce incorporea, di come alla fine Hermione avesse capito che si trattava della voce di un Basilisco, di come lui e Ron avessero seguito i ragni nella foresta; raccontò di Aragog, che gli aveva detto dove era morta l’ultima vittima del Basilisco; di come lui aveva indovinato che la vittima era Mirtilla Malcontenta e che l’ingresso della Camera dei Segreti avrebbe potuto essere nel suo gabinetto…
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