Ma poi tacque, perché un dubbio gli si era riaffacciato alla mente.
«Professore» riprese di nuovo dopo un istante. «Il Cappello Parlante mi disse che io… che… sarei stato bene fra i Serpeverde. Per un po’ tutti hanno pensato che fossi io l’erede di Serpeverde… perché parlo il Serpentese…»
«Harry, tu parli il Serpentese» disse calmo Silente, «perché Voldemort — che è l’ultimo discendente rimasto di Salazar Serpeverde — parla il Serpentese. A meno che io non mi sbagli di grosso, la notte in cui ti ha lasciato quella cicatrice ti ha trasmesso alcuni dei suoi poteri. Anche se di certo non ne aveva intenzione…»
«Voldemort ha messo un pezzetto di sé dentro di me ?» chiese Harry trasecolato.
«Si direbbe proprio di sì».
«Allora è vero che dovrei stare con i Serpeverde!» disse Harry guardando Silente disperato. «Il Cappello Parlante ha visto in me il potere di Serpeverde e…»
«Ti ha assegnato al Grifondoro» disse Silente sempre calmo. «Ascoltami bene, Harry. Si dà il caso che tu abbia molte qualità che Salazar Serpeverde apprezzava nei suoi alunni, che selezionava accuratamente. Il dono molto raro del Serpentese… intraprendenza… determinazione… un certo disprezzo per le regole» soggiunse, e ancora una volta i suoi baffi vibrarono. «E tuttavia, il Cappello Parlante ti ha assegnato al Grifondoro. Tu sai perché. Pensaci».
«Lo ha fatto» disse Harry con la delusione nella voce, «perché gli ho chiesto io di non andare fra i Serpeverde…»
« Appunto » disse Silente ancora una volta tutto raggiante. «Il che ti rende assai diverso da Tom Riddle. Sono le scelte che facciamo, Harry, che dimostrano quel che siamo veramente, molto più delle nostre capacità». Harry sedeva immobile, esterrefatto. «Se vuoi una prova che appartieni al Grifondoro, ti consiglio di dare un’occhiata più da vicino a questo ».
Così dicendo, si avvicinò alla scrivania della McGranitt, prese la spada d’argento macchiata di sangue e gliela porse. Come inebetito, Harry la rivoltò; i rubini mandavano bagliori luminosi alla luce del fuoco. Fu allora che vide il nome inciso proprio sotto l’elsa.
Godric Grifondoro.
«Soltanto un vero Grifondoro avrebbe potuto estrarla dal cappello, Harry» disse semplicemente Silente.
Per un minuto nessuno dei due disse una parola. Poi Silente aprì uno dei cassetti della scrivania e ne estrasse una penna d’oca e una bottiglia d’inchiostro.
«Quello di cui hai bisogno, Harry, è un buon pasto e una buona dormita. Ti consiglio di scendere per il banchetto, mentre io scrivo ad Azkaban: è urgente che il nostro guardiacaccia torni. E poi devo anche buttare giù un’inserzione per la Gazzetta del Profeta » aggiunse pensieroso. «Ci servirà un nuovo insegnante di Difesa contro le Arti Oscure. Poveri noi! Li perdiamo uno dopo l’altro, non ti pare?»
Harry si alzò e raggiunse la porta. Aveva appena allungato la mano sulla maniglia che quella si spalancò con tale violenza da mandarlo a sbattere contro la parete.
Sulla soglia c’era Lucius Malfoy con la faccia contorta dalla rabbia. E rannicchiato sotto il suo braccio, tutto avvolto in bende, c’era Dobby.
«Buona sera, Lucius» lo salutò Silente con tono affabile.
Malfoy si precipitò dentro quasi travolgendo Harry. Dobby lo seguiva a passettini, aggrappato all’orlo del suo mantello, con uno sguardo di terrore servile.
«Allora!» esclamò Lucius Malfoy fissando Silente con i suoi occhi gelidi. «È tornato. I consiglieri l’avevano sospeso, e tuttavia lei ha creduto bene di tornare a Hogwarts».
«Vede, Lucius» disse Silente con un sorriso che era l’immagine della serenità, «oggi sono stato contattato dagli altri undici consiglieri. A dire il vero, è stato come essere investiti da una grandinata di gufi. Avevano sentito dire che la figlia di Arthur Weasley era stata uccisa e hanno voluto che io tornassi immediatamente. Sembravano convinti che io fossi l’uomo più adatto a risolvere la situazione. E mi hanno raccontato anche delle strane storie. Sembra che lei abbia minacciato molti di loro di fare un maleficio sulle loro famiglie se non acconsentivano a sospendermi dall’incarico».
Malfoy diventò più pallido del consueto, ma i suoi occhi erano ancora due fessure cariche d’ira.
«Allora… è riuscito a fermare le aggressioni?» disse con un ghigno sarcastico. «Ha preso il colpevole?»
«Certamente» disse Silente con un sorriso.
« E allora? » chiese secco Malfoy. «Chi è?»
«Lo stesso dell’altra volta, Lucius» disse Silente. «Ma questa volta Voldemort ha agito attraverso un’altra persona. Servendosi di questo diario».
Gli porse il libriccino nero forato al centro e rimase a osservare attentamente Malfoy. Harry, invece, osservava Dobby.
L’elfo stava facendo qualcosa di molto strano. Fissava Harry con i suoi grandi occhi, come se volesse fargli capire qualcosa, poi guardava alternativamente il diario e Malfoy e poi si colpiva violentemente la testa con il pugno.
«Vedo…» disse Malfoy lentamente, rivolgendosi a Silente.
«Un piano ingegnoso» proseguì Silente nello stesso tono, continuando a fissarlo dritto negli occhi. «Perché, se Harry, qui…» e Malfoy scoccò un’occhiata fulminea e penetrante al ragazzo, «e il suo amico Ron non avessero trovato questo libro… be’ tutta la colpa sarebbe ricaduta su Ginny Weasley. Nessuno avrebbe potuto dimostrare che lei non avesse agito di sua spontanea volontà…»
Malfoy non disse niente. D’un tratto il suo volto divenne una maschera.
«E immagini» proseguì Silente, «cosa avrebbe potuto succedere dopo… I Weasley sono una delle nostre famiglie di purosangue più in vista. Immagini le conseguenze per Arthur Weasley e la sua Legge per la Protezione dei Babbani se fosse venuto fuori che sua figlia aggrediva e uccideva i figli dei Babbani. Fortunatamente è stato trovato il diario e i ricordi di Riddle ne sono stati cancellati. Chissà, altrimenti, quali avrebbero potuto essere le conseguenze…»
Malfoy si costrinse a parlare.
«Una vera fortuna» disse glaciale.
Ma dietro di lui, Dobby continuava a indicare prima il diario e poi il suo padrone, e a colpirsi la testa.
D’un tratto Harry capi. Fece un cenno all’elfo, che andò a rintanarsi in un angolo prendendo a torcersi le orecchie per punirsi.
«Non vuole sapere in che modo Ginny è venuta in possesso del diario, signor Malfoy?» chiese Harry.
Lucius Malfoy si voltò verso di lui.
«Come faccio a sapere in che modo è finito in mano a quella stupidella?» chiese.
«Perché glielo ha dato lei» disse Harry. «Al Ghirigoro. Lei, signor Malfoy, ha preso il suo vecchio libro di Trasfigurazione e ci ha fatto scivolare dentro il diario, non è forse così?»
Vide i pugni cerei di Malfoy chiudersi e aprirsi convulsamente.
«Dimostralo!» sibilò.
«Oh, nessuno è in grado di farlo» disse Silente sorridendo a Harry. «Non ora che Riddle è scomparso dal libro. D’altro canto le consiglierei, Lucius, di non andare più in giro a distribuire vecchie cose di scuola di Voldemort. Se un’altra ancora dovesse cadere nelle mani di un innocente penso che Arthur Weasley, tanto per dirne una, farebbe di tutto per risalire a lei…»
Lucius Malfoy rimase immobile per un attimo e Harry vide chiaramente la sua mano destra contrarsi come se volesse agguantare la bacchetta magica. Invece si volse all’elfo e disse:
«Ce ne andiamo, Dobby!»
Aprì con malagrazia la porta e quando l’elfo gli si avvicinò correndo, gli assestò un calcio che lo fece volare fuori della stanza. Lo sentirono lamentarsi lungo il corridoio. Harry rimase immobile per un attimo, riflettendo intensamente. Poi gli venne un’idea.
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