Joanne Rowling - Harry Potter e la camera dei segreti

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Harry Potter e la camera dei segreti: краткое содержание, описание и аннотация

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Continuano le avventure dell’apprendista stregone più famoso del mondo. Lo avevamo lasciato alla bizzarra Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, dove aveva sconfitto il terribile Lord Voldemort. Lo ritroviamo ora alle prese con alcuni insegnanti come il severissimo professor Piton o come il vanesio professor Allock. Ma, soprattutto, alle prese con una serie di strani episodi che cominciano a capitare nella scuola. Molti studenti cadono vittime di un incantesimo che li trasforma in pietra: la causa sembra essere una terrificante creatura che si nasconde nella misteriosa Camera dei Segreti…

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Harry inciampò. Cadde di peso sulla pietra e sentì in bocca il sapore del sangue. Il serpente era a pochi metri da lui, lo sentiva avvicinarsi.

Proprio sopra di lui si udì un sibilo lacerante, poi Harry fu colpito da qualcosa di molto pesante che lo schiacciò contro la parete. Aspettò di sentire le zanne del serpente affondargli nella carne, ma il sibilo si fece sempre più furibondo e qualcosa si dibatté violentemente fra le colonne.

Fu più forte di lui. Aprì gli occhi quel tanto che bastava per dare un’occhiata alla scena.

L’immenso serpente dal lucente corpo verde fiele, grosso come il tronco di una quercia, si era rizzato e la sua grossa testa massiccia ondeggiava fra le colonne, come se fosse ubriaco. Harry tremava: non appena il mostro si fosse girato era pronto a richiudere gli occhi; ma proprio in quel momento vide cos’era stato a distrarlo.

Fanny gli volteggiava sopra la testa, e il Basilisco cercava furiosamente di addentarla con le zanne lunghe e sottili come sciabole.

La fenice scese in picchiata. Il suo lungo becco d’oro scomparve e un attimo dopo un torrente di sangue nero schizzò sul pavimento. Il serpente menava colpi con la coda; mancò di poco Harry, e prima che il ragazzo facesse in tempo a chiudere gli occhi si voltò. Harry lo fissò e vide che la fenice gli aveva perforato gli occhi gialli e sporgenti; il sangue colava a fiotti sul pavimento e il mostro, agonizzante, sputava.

« No! » Harry udì Riddle gridare. « Lascia perdere l’uccello! Lascia perdere l’uccello’. Il ragazzo è dietro di te! Puoi ancora fiutarlo! Uccidilo! »

Il serpente accecato si dimenò, confuso, ma ancora micidiale. Fanny gli volteggiava sopra la testa: aveva ripreso a cantare la sua arcana melodia, colpendo il naso squamoso del mostro che continuava a sanguinare dagli occhi trafitti.

«Aiutatemi, aiutatemi!» mormorò Harry disperato. «Qualcuno mi aiuti!»

Ancora una volta, la coda del serpente sferzò il pavimento. Harry la schivò. Poi fu colpito in faccia da un oggetto morbido.

Il Basilisco gli aveva fatto volare tra le braccia il Cappello Parlante. Harry lo afferrò. Era tutto quel che gli rimaneva, l’unica e ultima possibilità. Se lo cacciò in testa e poi si buttò a terra, dove rimase steso, mentre la coda del Basilisco continuava a infierire su di lui.

« Aiutami… aiutami… » pensava Harry tenendo gli occhi chiusi, sotto il cappello. « Ti prego, aiutami! »

Il cappello non rispose, ma si contrasse, come strizzato da una mano invisibile.

Un oggetto duro e pesante cadde sulla testa di Harry, facendolo quasi svenire. Tramortito, afferrò il cappello per la punta per sfilarselo dalla testa ma così facendo sentì sotto le mani qualcosa di lungo e duro.

Dentro al cappello era apparsa una spada d’argento lucente, con l’impugnatura tempestata di rubini grossi come un uovo.

« Ammazza il ragazzo! Lascia stare l’uccello! Il ragazzo è dietro di te! Annusa… fiuta! »

Harry balzò in piedi, pronto al combattimento. La testa del Basilisco ciondolava, il corpo si afflosciava e si attorcigliava, sbattendo contro i pilastri. Harry vide le immense cavità sanguinanti di quelli che erano stati i suoi occhi, vide la sua bocca spalancarsi tanto da inghiottirlo tutto intero, mostrando una fila di denti lunghi come la sua spada, sottili, lucidi, velenosi…

Il Basilisco fece un balzo in avanti, alla cieca. Harry lo schivò, facendolo sbattere contro la parete. Quello fece un altro balzo, e la sua lingua biforcuta sferzò il fianco del ragazzo. Harry sollevò la spada con entrambe le mani.

Il Basilisco scattò di nuovo, dritto contro di lui. Harry prese lo slancio e gli conficcò la spada nel palato fino all’elsa.

Mentre il sangue caldo gli inzuppava le braccia, avvertì un dolore lancinante proprio sopra al gomito. Una lunga zanna velenosa si stava conficcando sempre più a fondo nel suo braccio e si spezzò dentro, quando il Basilisco si rovesciò sul fianco e ricadde a terra con uno spasimo.

Harry si afflosciò lungo la parete e cadde. Afferrò la zanna che gli spargeva il veleno nel corpo e se la strappò dal braccio. Ma era tardi, lo sapeva. Lento, ma inesorabile, un dolore incandescente si irradiava dalla ferita. Mentre lasciava cadere il frammento di zanna e guardava il suo stesso sangue inzuppargli i vestiti, gli si annebbiò la vista. La stanza si dissolse in un turbinio di colori opachi.

Davanti agli occhi vide una macchia scarlatta e udì accanto a sé un lieve sbattere di ali.

«Fanny?» Aveva la lingua impastata. «Sei stata bravissima, Fanny…» Sentì l’uccello posare la sua splendida testa nel punto in cui era stato ferito dalla zanna del serpente.

Udì un rimbombare di passi e poi un’ombra scura gli si parò davanti.

«Sei spacciato, Harry Potter» disse dall’alto la voce di Riddle. «Spacciato. Anche la fenice di Silente lo sa. Vedi cosa fa, Potter? Piange».

Harry sbatté le palpebre. La testa di Fanny si sfocava e si rimetteva a fuoco davanti ai suoi occhi. Grosse lacrime perlacee scorrevano sulle penne lucenti dell’uccello.

«Ora mi siedo qui e ti guardo morire, Harry Potter. Fai con comodo. Io non ho fretta».

Harry si sentiva intorpidito. Gli pareva che tutto girasse intorno.

«Questa è la fine del famoso Harry Potter» disse la voce lontana di Riddle. «Solo, nella Camera dei Segreti, abbandonato dagli amici, sconfitto finalmente dal Signore Oscuro che così incautamente ha osato sfidare. Presto rivedrai la tua amata madre mezzosangue, Harry… Ti ha regalato dodici anni di vita… ma Lord Voldemort ti ha preso, alla fine, come ben sapevi che sarebbe successo».

Se questo è morire, pensò Harry, non è poi così male. Anche il dolore lo stava abbandonando…

Ma stava morendo davvero? Anziché dissolversi, la Camera sembrava rimettersi a fuoco. Harry scosse lievemente il capo e sentì che Fanny gli teneva ancora la testa poggiata sul braccio. Una macchia perlacea formata dalle sue lacrime luccicava intorno alla ferita… solo che la ferita non c’era più.

«Vattene via, uccellacelo» si udì a un tratto la voce di Riddle. «Allontanati da lui. Ti ho detto di andartene!»

Harry sollevò il capo. Riddle stava puntando la bacchetta magica di Harry contro Fanny; ci fu uno scoppio, come una fucilata, e Fanny si librò di nuovo in aria in una nuvola d’oro e vermiglio.

«Le lacrime della fenice» disse Riddle piano, fissando il braccio di Harry. «Ma certo… poteri taumaturgici… avevo dimenticato…»

Fissò il volto di Harry. «Ma non fa niente. Anzi, io preferisco così. Soltanto tu e io, Harry Potter… tu e io…»

Sollevò la bacchetta.

A quel punto, in un turbine d’ali, Fanny tornò a volteggiare sopra le loro teste e Harry si sentì cadere qualcosa in grembo… il diario.

Per una frazione di secondo Harry e Riddle, con la bacchetta ancora a mezz’aria, lo guardarono. Poi, d’istinto, senza riflettere, come se non avesse avuto altro in mente da sempre, Harry afferrò da terra la zanna del Basilisco e la conficcò nel cuore del libro.

Si udì un grido prolungato, terribile, penetrante. L’inchiostro sgorgò dal diario a fiotti, sulle mani di Harry, inondando il pavimento. Riddle si dimenava e si contorceva, urlando e dibattendosi, e poi…

Era sparito. La bacchetta di Harry cadde a terra poi fu il silenzio. Silenzio, salvo il gocciolio continuo dell’inchiostro che trasudava ancora dal diario. Il veleno del Basilisco, attraversandolo, l’aveva bruciato, producendo un buco che ancora sfrigolava.

Tremante, Harry si alzò. La testa gli girava come se avesse percorso miglia e miglia portato dalla Polvere Volante. Lentamente raccolse la bacchetta magica e il Cappello Parlante poi, con un grosso strattone sfilò la spada dal palato del Basilisco.

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