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Joanne Rowling: Harry Potter e la camera dei segreti

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Joanne Rowling Harry Potter e la camera dei segreti
  • Название:
    Harry Potter e la camera dei segreti
  • Автор:
  • Издательство:
    Salani
  • Жанр:
  • Год:
    1999
  • Город:
    Milano
  • Язык:
    Итальянский
  • ISBN:
    978-88-7782-703-6
  • Рейтинг книги:
    4 / 5
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Harry Potter e la camera dei segreti: краткое содержание, описание и аннотация

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Continuano le avventure dell’apprendista stregone più famoso del mondo. Lo avevamo lasciato alla bizzarra Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, dove aveva sconfitto il terribile Lord Voldemort. Lo ritroviamo ora alle prese con alcuni insegnanti come il severissimo professor Piton o come il vanesio professor Allock. Ma, soprattutto, alle prese con una serie di strani episodi che cominciano a capitare nella scuola. Molti studenti cadono vittime di un incantesimo che li trasforma in pietra: la causa sembra essere una terrificante creatura che si nasconde nella misteriosa Camera dei Segreti…

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SON IO LORD VOLDEMORT

«Vedi?» bisbigliò. «Era un nome che già usavo a Hogwarts, ma naturalmente soltanto con gli amici più intimi. Credi forse che intendessi usare per sempre lo sporco nome da Babbano di mio padre? Io, che per parte di madre ho nelle vene il sangue di Salazar Serpeverde? Io, chiamarmi con il nome di uno stupido Babbano qualunque, che mi aveva abbandonato ancor prima che nascessi solo perché aveva scoperto che sua moglie era una strega? No, Harry. Mi sono creato un nuovo nome, un nome che, quando fossi diventato il più grande stregone di tutti i tempi, al solo pronunciarlo avrebbe fatto tremare tutti i maghi della terra!»

A Harry parve che il cervello gli si fosse inceppato. Fissava con sguardo ottuso Riddle, l’orfano cresciuto per uccidere i suoi genitori, e tanti altri ancora… Finalmente si costrinse a parlare.

«Non è vero» disse, e la sua voce pacata tradiva l’odio.

«Non è vero cosa?» chiese Riddle.

«Non sei il più grande mago di tutti i tempi» disse Harry con il respiro affannoso. «Spiacente di deluderti, ma il più grande mago al mondo è Albus Silente. Tutti lo dicono. Anche quando eri forte, non hai mai osato prendere il potere a Hogwarts. Silente ti capì al volo, quando eri a scuola, e ancor oggi ti fa paura, ovunque tu continui a nasconderti».

Scomparso il sorriso dal volto, Riddle divenne molto brutto.

«È bastato il ricordo di me a cacciare Silente da questo castello!» sibilò.

«Non credere che se ne sia andato come pensi!» ribatté Harry. Stava parlando a vanvera, col solo desiderio di spaventare Riddle; sperava che le sue parole fossero vere, ma non osava crederci.

Riddle fece per aprire bocca, ma si fermò.

Da qualche parte risuonò una musica. Riddle si guardò intorno, scrutando con gli occhi la camera vuota. La musica risuonò più forte. Aveva un che di misterioso, di ultraterreno, faceva correre i brividi lungo la schiena; Harry sentì rizzarsi i capelli in testa e il cuore allargarsi come se fosse raddoppiato di volume. Poi la musica raggiunse un volume cosi alto che se la sentì vibrare dentro la cassa toracica; fu allora che, sulla sommità della colonna più vicina, eruppe una fiamma.

Apparve un uccello vermiglio delle dimensioni di un cigno, che riempiva la stanza del suo canto arcano, fino alle volte del soffitto. Aveva una coda d’oro scintillante lunga quanto quella di un pavone e due artigli, anche quelli d’oro lucente, tra cui stringeva un fagotto cencioso.

Un attimo dopo volò in direzione di Harry. Lasciò cadere ai suoi piedi l’involto stracciato, poi atterrò pesantemente sulla sua spalla, ripiegando le grandi ali. Sollevando lo sguardo, Harry vide che aveva un lungo becco aguzzo, anch’esso dorato, e piccoli occhi neri.

L’uccello smise di cantare. Immobile e tiepido, sfiorava la guancia di Harry, fissando Riddle.

«È una fenice…» commentò Riddle restituendo all’uccello uno sguardo scaltro.

« Fanny? » sussurrò Harry, e sentì gli artigli d’oro dell’uccello premergli gentilmente la spalla.

«E quello… » proseguì Riddle senza neanche degnare di uno sguardo lo straccio che Fanny aveva lasciato cadere, «quello è il vecchio Cappello Parlante».

Era proprio così. Rattoppato, logoro e sporco, il cappello giaceva immobile ai piedi di Harry.

Riddle ricominciò a ridere: una risata così forte che tutta la stanza buia ne risuonò, come se a ridere fossero dieci Riddle.

«Questo è l’aiuto che ti manda Silente? Un uccello canterino e un vecchio cappello! Ti senti coraggioso, Harry Potter? Ti senti al sicuro, adesso?»

Harry non rispose. Non capiva bene di quale utilità potessero essergli Fanny o il Cappello Parlante, ma non era più solo; si sentì tornare dentro il coraggio e aspettò che Riddle finisse di ridere.

«Al lavoro, Harry» disse Riddle, sfoggiando il solito sorriso. «Due volte… nel tuo passato, nel mio futuro… ci siamo incontrati. E per due volte non sono riuscito a ucciderti. Come diavolo hai fatto a sopravvivere? Raccontami tutto. Più a lungo parli» aggiunse piano, «più tardi morirai».

Harry rifletteva freneticamente, valutando le sue possibilità di farcela. Riddle aveva la bacchetta magica. Lui, Harry, aveva Fanny e il Cappello Parlante, ma nessuno dei due gli sarebbe stato di grande aiuto in un duello. La situazione pareva disperata. Ma ogni minuto concesso a Riddle, era un minuto di vita sottratto a Ginny… e poi, tutt’a un tratto, Harry notò che i contorni del suo avversario si facevano più nitidi, più reali. Se dovevano combattere, meglio prima che poi.

«Nessuno sa perché hai perso i tuoi poteri quando mi hai aggredito» disse a un tratto. «Non lo so neanche io. Ma so perché non sei riuscito a uccidermi. Perché mia madre è morta per salvarmi. Mia madre, nata dalla volgare stirpe dei Babbani» aggiunse, tremando d’ira repressa. «È stata lei a impedire che tu mi uccidessi. E io ho visto chi tu sei veramente. Ti ho visto l’anno scorso. Sei un relitto. Più morto che vivo. Ecco dove ti ha portato tutto il tuo potere. Vivi nascosto. Sei brutto, sei un vigliacco!»

Il volto di Riddle si contorse in una smorfia. Poi il ragazzo si costrinse a sorridere: un sorriso orrendo.

«E così tua madre è morta per salvarti? Sì, devo ammettere che si tratta di un potente contro-incantesimo. Ora lo capisco… in fin dei conti, in te non c’è niente di speciale. Me lo chiedevo, capisci? Perché fra noi, Harry Potter, esistono strane somiglianze. Perfino tu devi averle notate. Tutti e due siamo mezzosangue, orfani, e allevati da Babbani. Probabilmente gli unici Rettilofoni che mai abbiano frequentato Hogwarts dai tempi del grande Serpeverde. Anche fisicamente ci assomigliamo un po’… Ma in fondo a salvarti da me è stato solo un caso, un caso fortunato. Era quello che m’interessava sapere».

Harry rimase immobile, teso, aspettando che l’altro sollevasse la bacchetta magica. Ma un bieco sorriso tornò a illuminare il volto di Riddle.

«Ora, Harry, voglio darti una piccola lezione. Misuriamo i poteri di Lord Voldemort, Erede di Salazar Serpeverde e quelli del famoso Harry Potter, munito delle migliori armi che Silente e in grado di offrirgli».

Lanciò uno sguardo divertito a Fanny e al Cappello Parlante poi si allontanò. Harry, con le gambe intorpidite e molli per la paura, lo vide fermarsi fra le due immense colonne e guardare in alto, verso il volto di pietra di Serpeverde, che lo sovrastava nella semioscurità. Riddle spalancò la bocca, e ne uscì un sibilo. Ma Harry capiva quel che stava dicendo.

« Parlami, Serpeverde, tu che sei il più grande dei Quattro di Hogwarts » .

Harry si voltò a guardare la statua, Fanny si dondolava sulla sua spalla.

Il gigantesco volto di pietra di Serpeverde si mosse. Inorridito, Harry vide la sua bocca spalancarsi sempre più fino a diventare un immenso buco nero.

E dentro la bocca qualcosa si mosse. Qualcosa risaliva strisciando dalle profondità delle sue viscere di pietra.

Harry indietreggiò fino a sbattere contro la parete opposta; strinse forte gli occhi e si sentì sfiorare la guancia dall’ala di Fanny che si era alzata in volo. Voleva gridare: «Non lasciarmi!» ma che possibilità aveva una fenice contro il re dei serpenti?

Qualcosa di pesante cadde con un tonfo sul pavimento di pietra: Harry lo senti tremare sotto i piedi. Sapeva quel che stava accadendo, lo intuiva, gli sembrava quasi di vedere il serpente gigantesco srotolarsi dalla bocca di Serpeverde. Poi udì il sibilo di Riddle: « Uccidilo! »

Il Basilisco strisciò verso Harry; il ragazzo sentiva il suo corpo massiccio scivolare pesantemente sul pavimento polveroso. Con gli occhi ancora ben chiusi, cominciò a correre di lato, alla cieca, aiutandosi con le mani per trovare la strada. Riddle rideva…

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